Nel dicembre 1962, proprio mentre i “terrestri” si stavano entusiasmando per la straordinaria impresa scientifica del satellite americano Mariner II che passava vicino al pianeta Venere, il vicepresidente del governo venusiano sulla Terra compariva davanti al tribunale austriaco di Wiener Neustadt per rispondere di una banalissima accusa di truffa.
Karl Mekis, il cinquantunenne imputato, cercò in tutti i modi di far capire ai giudici quanto fosse assurdo, in quel momento storico delle relazioni tra Venere e la Terra, trattare come un comune delinquente uno dei rappresentanti venusiani sul nostro pianeta, ma le sue proteste non approdarono ad alcun risultato concreto e le relazioni Venere-Terra si aprirono ufficialmente con una condanna a cinque anni di carcere.
Karl Mekis, come si conveniva al suo ruolo di rappresentante venusiano sulla Terra, era un personaggio dal passato assai avventuroso. Viennese di nascita, allo scoppio del secondo conflitto mondiale si arruolò nelle SS hitleriane: poco si sa delle sue imprese belliche fino alla fine della guerra, quando buttata la nera divisa alle ortiche riuscì a farsi passare per un profugo cecoslovacco, collezionando alcune condanne per contrabbando.
Nel 1954 s’imbarcò alla volta di Santiago del Cile, e a bordo della nave incontrò un certo Franz Weber Richter, un giovanotto che gli confidò di essere nientemeno che l’unico figlio di Adolf Hitler.
L’ex-SS si mise sull’attenti di fronte all’erede del Führer e non ebbe dubbi quando il Richter gli disse che il suo famigerato padre gli aveva affidato il compito di proseguire la sua opera. Non esitò nemmeno a credere allo straordinario racconto con cui Richter volle convincerlo a mettersi al suo seguito. L’erede del Führer gli confidò di essere stato spedito su Venere nel 1943 e di essere tornato sulla Terra dopo diciotto mesi con l’incarico di formare lo SGRMT (Super governo della repubblica mondiale della Terra) che avrebbe dovuto predisporre l’arrivo dei venusiani.
Mekis fu nominato seduta stante vicepresidente della repubblica mondiale e cominciò, insieme col suo capo, a cercare nuovi adepti. I primi a essere interpellati furono gli ex-nazisti fuggiti in Sudamerica dopo la fine della guerra: la loro adesione fu entusiasta e, soprattutto, molto produttiva per i due che raccolsero forti somme. La capitale provvisoria della nascente repubblica mondiale fu stabilita a Santiago, quindi Richter e Mekis tornarono in Europa trovando anche qui molte adesioni e, soprattutto, cospicui aiuti monetari.
A un certo punto Mekis pensò di tornare nel paese natio e da Roma, città scelta come capitale provvisoria europea, partì alla volta dell’Austria. Anche qui la sua propaganda fu proficua ma, purtroppo, la polizia austriaca si ricordò dei suoi trascorsi quando alcuni dei suoi sostenitori, forse un po’ più furbi degli altri, sporsero denuncia per truffa. Mekis aveva promesso lo sbarco dei primi dischi volanti venusiani all’aeroporto berlinese di Tempelhof, ma l’impresa del Mariner scosse molte fedi e coscienze.
Arrestato e portato davanti al tribunale di Wiener Neustadt, Karl Mekis sostenne fino in fondo la sua parte di vicepresidente plenipotenziario del governo venusiano e fu tenacemente difeso da parecchi sostenitori fanatici. I giudici però non si lasciarono convincere e, incuranti delle rappresaglie tremende minacciate dai venusiani, lo condannarono a cinque anni.
Karl Mekis, il cinquantunenne imputato, cercò in tutti i modi di far capire ai giudici quanto fosse assurdo, in quel momento storico delle relazioni tra Venere e la Terra, trattare come un comune delinquente uno dei rappresentanti venusiani sul nostro pianeta, ma le sue proteste non approdarono ad alcun risultato concreto e le relazioni Venere-Terra si aprirono ufficialmente con una condanna a cinque anni di carcere.
Karl Mekis, come si conveniva al suo ruolo di rappresentante venusiano sulla Terra, era un personaggio dal passato assai avventuroso. Viennese di nascita, allo scoppio del secondo conflitto mondiale si arruolò nelle SS hitleriane: poco si sa delle sue imprese belliche fino alla fine della guerra, quando buttata la nera divisa alle ortiche riuscì a farsi passare per un profugo cecoslovacco, collezionando alcune condanne per contrabbando.
Nel 1954 s’imbarcò alla volta di Santiago del Cile, e a bordo della nave incontrò un certo Franz Weber Richter, un giovanotto che gli confidò di essere nientemeno che l’unico figlio di Adolf Hitler.
L’ex-SS si mise sull’attenti di fronte all’erede del Führer e non ebbe dubbi quando il Richter gli disse che il suo famigerato padre gli aveva affidato il compito di proseguire la sua opera. Non esitò nemmeno a credere allo straordinario racconto con cui Richter volle convincerlo a mettersi al suo seguito. L’erede del Führer gli confidò di essere stato spedito su Venere nel 1943 e di essere tornato sulla Terra dopo diciotto mesi con l’incarico di formare lo SGRMT (Super governo della repubblica mondiale della Terra) che avrebbe dovuto predisporre l’arrivo dei venusiani.
Mekis fu nominato seduta stante vicepresidente della repubblica mondiale e cominciò, insieme col suo capo, a cercare nuovi adepti. I primi a essere interpellati furono gli ex-nazisti fuggiti in Sudamerica dopo la fine della guerra: la loro adesione fu entusiasta e, soprattutto, molto produttiva per i due che raccolsero forti somme. La capitale provvisoria della nascente repubblica mondiale fu stabilita a Santiago, quindi Richter e Mekis tornarono in Europa trovando anche qui molte adesioni e, soprattutto, cospicui aiuti monetari.
A un certo punto Mekis pensò di tornare nel paese natio e da Roma, città scelta come capitale provvisoria europea, partì alla volta dell’Austria. Anche qui la sua propaganda fu proficua ma, purtroppo, la polizia austriaca si ricordò dei suoi trascorsi quando alcuni dei suoi sostenitori, forse un po’ più furbi degli altri, sporsero denuncia per truffa. Mekis aveva promesso lo sbarco dei primi dischi volanti venusiani all’aeroporto berlinese di Tempelhof, ma l’impresa del Mariner scosse molte fedi e coscienze.
Arrestato e portato davanti al tribunale di Wiener Neustadt, Karl Mekis sostenne fino in fondo la sua parte di vicepresidente plenipotenziario del governo venusiano e fu tenacemente difeso da parecchi sostenitori fanatici. I giudici però non si lasciarono convincere e, incuranti delle rappresaglie tremende minacciate dai venusiani, lo condannarono a cinque anni.