Un digiuno lungo 13 anni
Ho letto la storia di Alexandrina Maria da Costa, originaria di Balasar in Portogallo e beatificata da Giovanni Paolo II nel 2003, che dichiara di avere digiunato costantemente durante gli ultimi 13 anni della sua vita. Quello che mi ha lasciato perplesso è il fatto che è stata tenuta sotto osservazione medica per quaranta giorni presso l’ospedale di Oporto e i medici hanno dichiarato che lei, oltre all’eucaristia quotidiana, non ha ingerito né cibi né liquidi.
Lorenzo Bartolomei
Rispondono Armando de Vincentiis e Fara Di Maio
La vicenda mistica di Alexandrina (1904-1955) ha inizio all’età di 14 anni. Per sfuggire a un assalto sessuale e conservare la purezza si lancia da una finestra. Il salto ha conseguenze drammatiche: dopo alcuni anni resterà paralizzata a causa delle lesioni riportate. Secondo i suoi agiografi, chiese la guarigione alla Madonna ma ottenne solo di poter accettare le sofferenze e il desiderio di soffrire per la salvezza delle anime. Per 13 anni e 7 mesi – sempre secondo i resoconti agiografici – non ingerì altro che l’eucarestia, senza assumere bevande o altri alimenti e senza espellere nulla dal corpo.
La sorveglianza in ospedale cui fa riferimento il lettore fu voluta dall’Arcivescovo della locale diocesi per verificare la veridicità di quanto veniva affermato da chi era vicino alla donna e cioè che questa non riuscisse a ritenere altro che un po’ d’acqua. Alexandrina si assoggettò solo per obbedienza e con atteggiamento vittimistico.
Nella sua autobiografia la donna riferisce di aver spesso desiderio di cibo, ma di non riuscire a soddisfarlo perché la vista o l’ingestione di alimenti le provocavano il vomito. Se confrontiamo la sua figura con quella di una persona anoressica dei nostri giorni, la fenomenologia clinica è senza dubbio sovrapponibile. Ci sono delle condizioni anoressiche che alcuni clinici definiscono (anche se con tono ironico) da "combattimento", ossia delle battaglie contro qualsiasi cibo. Nonostante queste battaglie l’anoressica sopravvive per anni perché assume piccolissime dosi di ciò che, arbitrariamente, è stato deciso di non considerare come cibo. Per cui un pezzo di verdura, o una piccola quantità di qualche bevanda zuccherata, fa sì che si mantenga in vita, pur raggiungendo pesi minimi da record. Molte storie di Sante mistiche sono caratterizzate dalla fenomenologia anoressica; il più delle volte non era tanto il sacrificio a Dio la causa di questo comportamento ma una forma di protesta sociale, l’unica che era permessa poiché contornata da un alone di religiosità. Il rifiuto del cibo rappresentava l’espressione di una autonomia, la rivalsa verso dettami familiari e sociali: se non posso controllare la mia vita, allora controllerò il mio corpo e i miei desideri.
Verso la diagnosi di anoressia mentale era orientato anche il dottor Araujo, a cui si rivolse per un parere il dottor Azevedo che si occupò di organizzare il controllo ospedaliero. Il dottor Azevedo era un fervente cattolico militante e agì di comune accordo con le autorità ecclesiastiche locali.
All’ammissione della paziente, il dottor Araujo esprimeva così il proprio parere sull’origine del fenomeno: «Esame psicologico. Appare subito perfetta, normale intellettualmente, affettivamente e volitivamente, ma si rivela portatrice di un gruppo di idee fisse che vive e sente intensamente e sinceramente, senza ombra di mistificazione o di impostura: idee che determinano la sua astinenza. ...». Durante la permanenza di Alexandrina in Ospedale, secondo quanto si può leggere nei resoconti disponibili, la donna fu sorvegliata 24 ore su 24. La sorveglianza era affidata a donne ritenute di provata serietà, e nel corso della giornata i medici la visitavano a turno.
Nel Referto steso dal prof. dott. Carlo Alberto Lima e dal dott. Azevedo (ma non dal dottor Araujo) il 26 luglio 1943 a Oporto si legge: «Noi sottoscritti... attestiamo che la degente, dal 10 giugno al 20 luglio corrente anno, rimase internata nel «Rifugio della Paralisi Infantile» di Foce del Douro, e sotto la vigilanza fatta, di giorno e di notte, da persone coscienziose e desiderose di scoprire la verità, e che fu constatato che la sua astinenza da solidi e da liquidi fu assoluta durante il suo ricovero. Attestiamo pure che conservò il suo peso, la temperatura, la respirazione, le pressioni, il polso, il sangue, le sue facoltà mentali sensibilmente normali, costanti e lucide; e che non ebbe durante questi 40 giorni nessuna evacuazione di feci né la minima escrezione di urina.»
Va detto che, nonostante la singolarità del fenomeno, il resoconto non venne pubblicato da alcuna rivista scientifica, ma apparve solo in un giornale portoghese alcuni anni dopo i fatti. I risultati delle analisi – menzionate nel certificato a cui sarebbero allegate – non sono stati mostrati alla comunità scientifica. La sorveglianza è avvenuta, come possiamo leggere, a opera di persone “coscienziose”, ma ciò non basta per dare all’esperimento connotazione scientifica. Le sorveglianti avrebbero potuto “imbrogliare” ritenendo di farlo a fin di bene. Fu solo sulla loro testimonianza che i medici stabilirono che la donna non evacuava e non urinava. Bisogna quindi chiedersi non se tale fenomeno sia possibile agli occhi della scienza, ma piuttosto se sia realmente accaduto così come lo si narra.
Un cartomante che mi ha sorpreso
Seguo il CICAP ormai da anni. E da anni mi batto spiegando ai miei amici “creduloni” tutte le verità scientifiche dietro al paranormale (grazie a quello che leggo dai libri e dal vostro sito). Fino a quando un giorno mi sono imbattuto in una mia amica che ha tirato fuori i soliti discorsi sulla tazzina capovolta, il tavolo che levita, eccetera. Ultimamente però si è appassionata alla cartomanzia e frequenta un medium che le sta spiegando le tecniche e che si dice essere molto bravo con il leggere le carte. Più che per curiosità, quasi per fastidio di risentire sempre i soliti discorsi, sono voluto andare anch’io. Ebbene nonostante la mia più completa incredulità, devo ammettere che (tolti i vari discorsi generali come amore e fortuna che per un ragazzo di trent’anni bene o male sono quelli), è riuscito a dirmi un paio di cose della mia infanzia che solo io e mio padre sappiamo (faccio un esempio banale per farvi capire il livello di dettaglio: la teglia di lasagne che mi è caduta durante un viaggio in camper in Austria).
Preciso che questa persona è un completo estraneo e comunque anche la mia amica queste cose di me non le sa (ma non sa – ritornando all’esempio banale – nemmeno che avevo un camper e che ho viaggiato tanto...).
Vorrei sapere che pensate del mio caso e della cartomanzia in generale.
Fabio Fazio
Risponde Fara Di Maio
Nel rispondere a lettere come questa, è d’obbligo una premessa: la fiducia in quel che il lettore dichiara. Non potendo verificare di persona le circostanze, dobbiamo attenerci al resoconto che ne riceviamo, e su tale base esprimere il nostro parere.
Il nostro lettore intuisce che un medium cartomante fornirà al suo cliente alcuni stereotipi ricavati dall’osservazione della persona che ha davanti, che generalmente sono validi per un ampio numero di persone. Le tecniche che vengono messe in atto, quelle della cosiddetta cold reading o lettura a freddo, possono essere però molto più raffinate e complesse (si veda ad esempio il volumetto Manuale di Cold Reading edito dal CICAP). Un bravo medium, attraverso domande ben poste, riesce a far dire al suo cliente molto più di quello che il cliente stesso crederà di aver detto. A volte piccoli dettagli, forniti nel mezzo di un discorso più vasto, non vengono neanche ricordati da chi partecipa alla seduta, ma sono notati e utilizzati abilmente dal cartomante. È ovvio che un dettaglio così preciso come una teglia di lasagne che cade nel camper durante un viaggio in Austria è difficile da ricavare da una lettura a freddo, ma non sappiamo come si sia svolta effettivamente la seduta. È possibile che il medium abbia messo insieme brandelli di conversazione fino a formulare questa affermazione, o una affermazione simile che viene poi ricordata come esatta.
Non sappiamo poi se questo scenario si sia svolto in una piccola realtà locale o in una grande città. I medium, soprattutto quelli più noti, si avvalgono spesso della collaborazione di una rete di “informatori”, quasi sempre insospettabili, che raccolgono e forniscono loro molti dettagli sulla persona che andranno a incontrare. In alcuni paesi di piccole dimensioni capita che il medium si rifiuti di ricevere un suo compaesano adducendo come motivazione che potrebbe essere già a conoscenza di alcuni dettagli e che quindi la seduta sarebbe falsata. Il cliente viene indirizzato a un collega del medium, al quale questi riferisce tutto quel che sa del cliente in questione, ovviamente in gran segreto. La seduta sarà un grande successo, perché il medium effettivamente consultato era un perfetto estraneo di un altro paese.
Per poter esprimere un parere, quindi, dovremmo poter disporre almeno del testo completo della seduta, per analizzarlo alla ricerca di indicazioni sulle tecniche utilizzate, e avere maggiori informazioni sul contesto in cui i fatti sono avvenuti.
Per quanto riguarda la cartomanzia in generale, il nostro parere è che siamo come sempre alla ricerca di fenomeni genuini che, dimostrando di non utilizzare alcun trucco, possano vincere il premio da un milione di dollari messo in palio da James Randi ormai molti anni fa.
In conclusione, un consiglio pratico – già esposto altre volte – a tutti coloro che desiderano provare l’efficacia di esperimenti come quello del bicchierino e del pendolo. È sufficiente capovolgere i cartoncini recanti le lettere o i numeri e mescolarli in modo tale che nessuno sappia a cosa corrispondono, e poi procedere con la seduta. Difficilmente si riuscirà a ottenere parole e risposte coerenti. Il medium e i partecipanti non possono sapere dove sia ciascuna lettera o numero, ma lo spirito evocato dovrebbe saperlo. A volte il medium sostiene che lo spirito si sente offeso per essere stato sfidato; a nostro avviso, dovrebbe piuttosto essere compiaciuto di poter dare una maggiore dimostrazione delle proprie capacità spiritiche. In assenza di punti di riferimento, le spinte muscolari involontarie dei partecipanti (e quelle magari un po’ più volontarie del medium) andranno verso lettere a caso, con buona pace dell’entità che dovrebbe rispondere.
In conclusione, ricordiamo che veggenti e cartomanti (così come i truffatori) sono oggi molto aiutati nel loro compito dai dati che quasi tutti quotidianamente disseminiamo in rete: profilo dei social network, dettagli delle carte di credito, abitudini di consumo e così via. Un recente esempio è un interessante spot pubblicitario belga che invita a essere molto cauti nel custodire le nostre informazioni personali; partendo da stupefacenti sedute di letture della mente, rivela come la magia sia in effetti realizzata tramite l’utilizzo sapiente dei mezzi di comunicazione informatica. Il video è reperibile su YouTube: http://www.youtube.com/watch?v=F7pYHN9iC9I