In questi ultimi mesi Uri Geller, personaggio che negli anni 70 e 80 ebbe molta fama a livello internazionale per le sue presunte doti di sensitivo, pare essere stato riscoperto dai media italiani. In tutte queste apparizioni si è fatto riferimento ai poteri di Geller come se si trattasse di qualcosa di ovvio e risaputo. Abbiamo allora chiesto a Piero Angela, che sul personaggio ha indagato e scritto molto, di poter riprendere dai suoi scritti alcuni dei ricordi e delle esperienze più significative . È un esercizio di memoria utile a tutti, ma che ci sentiamo di consigliare in particolare a quei giornalisti che a distanza di 20 anni ci ripresentano delle storie che da tempo dovrebbero essere merce scaduta per qualsiasi testata seria.
Nella storia della parapsicologia Uri geller, "l'israeliano che piegava i cucchiaini con la mente", rimarrà certamente uno degli episodi centrali. Mai nessuno prima di lui, infatti, era riuscito a mobilitare l'interesse di tanti parapsicologi, scienziati, prestigiatori, giornalisti e premi Nobel.
Il caso Geller è interessante per molti aspetti, ma in particolare per le autorevoli dichiarazioni di autenticità che sono giunte da ogni parte. Diversi ricercatori hanno dichiarato infatti di averlo esaminato in laboratorio "in condizioni di stretto controllo", confermando che i fenomeni da lui prodotti "non sono spiegabili con le attuali conoscenze scientifiche". Allora per cominciare è molto istruttivo guardare più da vicino questi fenomeni e comparare i risultati ottenuti da Geller e quelli di un celebre prestigiatore come James Randi. Geller riesce a piegare chiavi e cucchiai forniti dagli stessi presenti. Anche Randi. Geller riesce talvolta a piegare le chiavi (a detta dei presenti) senza toccarle: addirittura certe persone dichiararono di "sentire" la chiave piegarsi mentre la stringevano essi stessi in pugno. Anche Randi riesce a produrre questi fenomeni. Geller riesce a far avanzare di colpo un orologio di un'ora. Anche Randi riesce a farlo. Geller riesce a indovinare un disegno che è stato fatto segretamente da qualcuno, poi chiuso in una busta e custodito in tasca: si concentra, chiede alla persona di rifare mentalmente il disegno e lo riproduce, tra lo stupore dei presenti. Anche Randi riesce a rifare la stessa cosa; persino in condizioni più difficili di quelle di Geller. James Randi ha compiuto centinaia di volte questi esperimenti, in pubblico, alla televisione, nelle conferenze e anche nelle università. In tutto ciò, egli assicura, non c'è niente di paranormale, c'è solo la sua abilità di fare trucchi. Il repertorio di Uri Geller, dice Randi, rientra nella normale tecnica del prestigiatore. Randi è il nemico dichiarato di Geller, egli afferma che Geller è solo un buon prestigiatore e nient'altro. E aggiunge che è disonesto impiegare dei trucchi di questo tipo per convincere la gente di possedere facoltà paranormali. In questo modo, dice Randi, non soltanto si prende in giro la gente (e si traggono in inganno onesti scienziati), ma si contribuisce a creare nel pubblico delle credenze in dimensioni e in fenomeni che sono soltanto il frutto di giochi di prestigio.
Naturalmente nasce qui subito una obiezione spontanea: Randi e altri prestigiatori possono benissimo rifare queste cose con dei trucchi, ma ciò non vuol dire necessariamente che Geller faccia dei trucchi. In altre parole: anche se si riesce a fare la stessa cosa con un imbroglio, ciò non significa che Geller abbia imbrogliato. Allora come si fa a sapere se Geller imbroglia oppure no? Qualcuno, racconta il professor Ray Hyman, psicologo all'Università dell'Oregon glielo ha chiesto direttamente: "Un giorno ero a pranzo con Geller e con un rappresentante del dipartimento della Difesa; eravamo allo Stanford Research Institute dove Geller veniva esaminato, e noi eravamo stati invitati perche ci rendessimo conto dei fenomeni che sapeva produrre. Questo funzionario chiese direttamente a Geller: "Lei non ha mai fatto ricorso a trucchi durante le sue dimostrazioni?" Geller diventò serio e disse con profonda convinzione che non aveva mai usato dei trucchi. "se usassi dei trucchi" disse "mentirei a me stesso. Del resto, se fossi sorpreso anche una sola volta a barare sarei finito".
Ecco allora la testimonianza di Sandy Mac Crea, tecnico del suono dell'equipe di una televisione inglese, la Thames television che realizzò un documentario su Uri Geller. "Stavamo filmando Geller in una camera d'albergo, a New York. Sul tavolo c'erano molti oggetti (chiavi, cucchiai, orologi). A un certo momento, mentre il cameraman stava cambiando il film, Geller attirò l'attenzione degli altri su un certo punto del tavolo e forse dimenticò che io ero seduto sul letto dietro di lui; in quel momento io lo vidi fisicamente piegare il cucchiaio con le mani! Non solo, ma poco dopo disse: "Oh, guardate, il cucchiaio si è piegato da solo!" e tutti credettero veramente che si fosse piegato in quel momento, grazie a qualche forza misteriosa. Ho anche la registrazione di queste frasi. Allora decidemmo di controllare meglio Geller. Decidemmo che ognuno di noi avrebbe tenuto d'occhio un solo oggetto che si trovava sul tavolo, in modo da non essere mai distratti. Durante la seduta successiva Geller, come suo solito, passava da un oggetto all'altro, era difficile seguirlo, attirava l'attenzione in vari punti. A un certo momento, però il cameraman vide Geller prendere l'orologio e posarlo varie volte. E si accorse che era riuscito a far avanzare le lancette. Allora il cameraman prese l'orologio e rimise a posto le lancette., senza che Geller se ne accorgesse. Poco dopo Geller lo riprese in mano e fece avanzare nuovamente le lancette e questa volta il cameraman lo vide proprio fisicamente. Allora egli riprese l'orologio di nascosto e riportò indietro le lancette ancora una volta. Quando più tardi Geller riprese in mano l'orologio lo guardò e lo posò, senza dire niente".
C'è anche un altro "corpo del reato" che prova i trucchi di Uri Geller: una fotografia "psichica", o meglio quella che avrebbe dovuto essere una fotografia psichica, che è diventata un documentario lampante dell'imbroglio di Geller. James Randi ci ha parlato di questo "infortunio sul lavoro". "In quell'occasione Geller fu molto sfortunato. Un fotografo americano, Joel Yale, stava realizzando un servizio sui suoi esperimenti. A un certo punto Geller disse: "proviamo a fare una fotografia psichica, cioè una fotografia con l'obiettivo chiuso dal coperchio". Capirà in queste condizioni è ovvio che a noi mortali la fotografia viene tutta nera. Geller, invece, era riuscito altre volte a ottenere fotografie con la sua immagine. Una cosa prodigiosa, naturalmente. Fissarono allora il coperchio dell'obiettivo con del nastro adesivo e Geller si pose la macchina sulla fronte. Dopo alcuni tentativi disse: "Non riesco, lasciamo perdere". Poi si produsse in altri esercizi e a un certo momento chiese al fotografo di andare nella stanza accanto. Geller approfittò di questo momento in cui era rimasto solo per sollevare il coperchio dall'obiettivo, scattarsi una foto e rimettere tutto a posto. Con questo trucco Geller pensava probabilmente di ottenere una foto molto suggestiva e misteriosa: si vedeva una grande zona d'ombra, il tappo a metà sollevato, e sullo sfondo la sua testa che affiorava. Le cose però andarono diversamente. Geller non si rese conto che aveva a che fare con una lente grandangolare, da 17 millimetri. Per sua disgrazia una tale lente aveva ripreso tutta la scena. Nella fotografia si vede infatti non solo la testa di Geller, ma anche l'intero coperchio alzato e persino le dita che tengono il coperchio alzato al momento della foto!"
C'è del resto una storia bellissima, che risale al periodo in cui Uri Geller era poco conosciuto e si esibiva nei teatri di Israele: Geller fu citato in giudizio da un certo Uri Goldstein, il quale reclamò … il rimborso del biglietto! Ecco la ghiotta notizia apparsa nel luglio del 1971 sul Jerusalem Post: "Beersheba – Il Tribunale locale ha confermato l'accusa che Uri Geller (che si autodefinisce dotato di capacità telepatiche) è colpevole di inadempienza contrattuale, nel senso che prometteva di mostrare esperimenti di telepatia, parapsicologia, ipnotismo e psicocinesi, mentre in realtà utilizzava giochi di prestigio e trucchi di scena. Geller è stato condannato a pagare le spese di giudizio e a rimborsare al signor Uri Goldstein – uno studente di ingegneria dell'università del Negev – la cifra da lui pagata per l'acquisto del biglietto".
Questa notizia, naturalmente, non figura nelle biografie ufficiali di Uri Geller.
Nella storia della parapsicologia Uri geller, "l'israeliano che piegava i cucchiaini con la mente", rimarrà certamente uno degli episodi centrali. Mai nessuno prima di lui, infatti, era riuscito a mobilitare l'interesse di tanti parapsicologi, scienziati, prestigiatori, giornalisti e premi Nobel.
Il caso Geller è interessante per molti aspetti, ma in particolare per le autorevoli dichiarazioni di autenticità che sono giunte da ogni parte. Diversi ricercatori hanno dichiarato infatti di averlo esaminato in laboratorio "in condizioni di stretto controllo", confermando che i fenomeni da lui prodotti "non sono spiegabili con le attuali conoscenze scientifiche". Allora per cominciare è molto istruttivo guardare più da vicino questi fenomeni e comparare i risultati ottenuti da Geller e quelli di un celebre prestigiatore come James Randi. Geller riesce a piegare chiavi e cucchiai forniti dagli stessi presenti. Anche Randi. Geller riesce talvolta a piegare le chiavi (a detta dei presenti) senza toccarle: addirittura certe persone dichiararono di "sentire" la chiave piegarsi mentre la stringevano essi stessi in pugno. Anche Randi riesce a produrre questi fenomeni. Geller riesce a far avanzare di colpo un orologio di un'ora. Anche Randi riesce a farlo. Geller riesce a indovinare un disegno che è stato fatto segretamente da qualcuno, poi chiuso in una busta e custodito in tasca: si concentra, chiede alla persona di rifare mentalmente il disegno e lo riproduce, tra lo stupore dei presenti. Anche Randi riesce a rifare la stessa cosa; persino in condizioni più difficili di quelle di Geller. James Randi ha compiuto centinaia di volte questi esperimenti, in pubblico, alla televisione, nelle conferenze e anche nelle università. In tutto ciò, egli assicura, non c'è niente di paranormale, c'è solo la sua abilità di fare trucchi. Il repertorio di Uri Geller, dice Randi, rientra nella normale tecnica del prestigiatore. Randi è il nemico dichiarato di Geller, egli afferma che Geller è solo un buon prestigiatore e nient'altro. E aggiunge che è disonesto impiegare dei trucchi di questo tipo per convincere la gente di possedere facoltà paranormali. In questo modo, dice Randi, non soltanto si prende in giro la gente (e si traggono in inganno onesti scienziati), ma si contribuisce a creare nel pubblico delle credenze in dimensioni e in fenomeni che sono soltanto il frutto di giochi di prestigio.
Naturalmente nasce qui subito una obiezione spontanea: Randi e altri prestigiatori possono benissimo rifare queste cose con dei trucchi, ma ciò non vuol dire necessariamente che Geller faccia dei trucchi. In altre parole: anche se si riesce a fare la stessa cosa con un imbroglio, ciò non significa che Geller abbia imbrogliato. Allora come si fa a sapere se Geller imbroglia oppure no? Qualcuno, racconta il professor Ray Hyman, psicologo all'Università dell'Oregon glielo ha chiesto direttamente: "Un giorno ero a pranzo con Geller e con un rappresentante del dipartimento della Difesa; eravamo allo Stanford Research Institute dove Geller veniva esaminato, e noi eravamo stati invitati perche ci rendessimo conto dei fenomeni che sapeva produrre. Questo funzionario chiese direttamente a Geller: "Lei non ha mai fatto ricorso a trucchi durante le sue dimostrazioni?" Geller diventò serio e disse con profonda convinzione che non aveva mai usato dei trucchi. "se usassi dei trucchi" disse "mentirei a me stesso. Del resto, se fossi sorpreso anche una sola volta a barare sarei finito".
Ecco allora la testimonianza di Sandy Mac Crea, tecnico del suono dell'equipe di una televisione inglese, la Thames television che realizzò un documentario su Uri Geller. "Stavamo filmando Geller in una camera d'albergo, a New York. Sul tavolo c'erano molti oggetti (chiavi, cucchiai, orologi). A un certo momento, mentre il cameraman stava cambiando il film, Geller attirò l'attenzione degli altri su un certo punto del tavolo e forse dimenticò che io ero seduto sul letto dietro di lui; in quel momento io lo vidi fisicamente piegare il cucchiaio con le mani! Non solo, ma poco dopo disse: "Oh, guardate, il cucchiaio si è piegato da solo!" e tutti credettero veramente che si fosse piegato in quel momento, grazie a qualche forza misteriosa. Ho anche la registrazione di queste frasi. Allora decidemmo di controllare meglio Geller. Decidemmo che ognuno di noi avrebbe tenuto d'occhio un solo oggetto che si trovava sul tavolo, in modo da non essere mai distratti. Durante la seduta successiva Geller, come suo solito, passava da un oggetto all'altro, era difficile seguirlo, attirava l'attenzione in vari punti. A un certo momento, però il cameraman vide Geller prendere l'orologio e posarlo varie volte. E si accorse che era riuscito a far avanzare le lancette. Allora il cameraman prese l'orologio e rimise a posto le lancette., senza che Geller se ne accorgesse. Poco dopo Geller lo riprese in mano e fece avanzare nuovamente le lancette e questa volta il cameraman lo vide proprio fisicamente. Allora egli riprese l'orologio di nascosto e riportò indietro le lancette ancora una volta. Quando più tardi Geller riprese in mano l'orologio lo guardò e lo posò, senza dire niente".
C'è anche un altro "corpo del reato" che prova i trucchi di Uri Geller: una fotografia "psichica", o meglio quella che avrebbe dovuto essere una fotografia psichica, che è diventata un documentario lampante dell'imbroglio di Geller. James Randi ci ha parlato di questo "infortunio sul lavoro". "In quell'occasione Geller fu molto sfortunato. Un fotografo americano, Joel Yale, stava realizzando un servizio sui suoi esperimenti. A un certo punto Geller disse: "proviamo a fare una fotografia psichica, cioè una fotografia con l'obiettivo chiuso dal coperchio". Capirà in queste condizioni è ovvio che a noi mortali la fotografia viene tutta nera. Geller, invece, era riuscito altre volte a ottenere fotografie con la sua immagine. Una cosa prodigiosa, naturalmente. Fissarono allora il coperchio dell'obiettivo con del nastro adesivo e Geller si pose la macchina sulla fronte. Dopo alcuni tentativi disse: "Non riesco, lasciamo perdere". Poi si produsse in altri esercizi e a un certo momento chiese al fotografo di andare nella stanza accanto. Geller approfittò di questo momento in cui era rimasto solo per sollevare il coperchio dall'obiettivo, scattarsi una foto e rimettere tutto a posto. Con questo trucco Geller pensava probabilmente di ottenere una foto molto suggestiva e misteriosa: si vedeva una grande zona d'ombra, il tappo a metà sollevato, e sullo sfondo la sua testa che affiorava. Le cose però andarono diversamente. Geller non si rese conto che aveva a che fare con una lente grandangolare, da 17 millimetri. Per sua disgrazia una tale lente aveva ripreso tutta la scena. Nella fotografia si vede infatti non solo la testa di Geller, ma anche l'intero coperchio alzato e persino le dita che tengono il coperchio alzato al momento della foto!"
C'è del resto una storia bellissima, che risale al periodo in cui Uri Geller era poco conosciuto e si esibiva nei teatri di Israele: Geller fu citato in giudizio da un certo Uri Goldstein, il quale reclamò … il rimborso del biglietto! Ecco la ghiotta notizia apparsa nel luglio del 1971 sul Jerusalem Post: "Beersheba – Il Tribunale locale ha confermato l'accusa che Uri Geller (che si autodefinisce dotato di capacità telepatiche) è colpevole di inadempienza contrattuale, nel senso che prometteva di mostrare esperimenti di telepatia, parapsicologia, ipnotismo e psicocinesi, mentre in realtà utilizzava giochi di prestigio e trucchi di scena. Geller è stato condannato a pagare le spese di giudizio e a rimborsare al signor Uri Goldstein – uno studente di ingegneria dell'università del Negev – la cifra da lui pagata per l'acquisto del biglietto".
Questa notizia, naturalmente, non figura nelle biografie ufficiali di Uri Geller.