Non so se quella notte sia stata più faticosa per Armstrong e Aldrin o per me (o per Tito Stagno che la seguiva per tutti noi). Erano esattamente quarant'anni fa, nel momento in cui scrivo, e io mi trovavo in campagna nel Monferrato.
Naturalmente quella sera siamo rimasti attaccati tutti alla televisione sino alle dieci e rotti, quando l'Eagle è atterrato ovvero allunato. Poi i bambini erano piccoli, non si sapeva quando gli astronauti sarebbero sbarcati, si faceva tardi, e a poco a poco tutti quelli che erano con me sono andati a dormire, tanto sulla Luna si era già arrivati. Io invece sono rimasto sveglio sino alle 4,56 e anche dopo, quando gli astronauti hanno finalmente messo piede sul suolo.
Non valeva la pena di andare a dormire perché dovevo poi partire in macchina per Firenze dove alle undici avevo un seminario. Così ai primi chiarori dell'alba ho spento la tv, ho bevuto quattro caffè forti, e sono salito in macchina. Dovevo puntare su Milano e di lì prendere l'autostrada del Sole. Dopo qualche chilometro su una strada campestre non asfaltata ho bucato. Drogato, addormentato, rinstupidito, ho dovuto prendere il cric e cambiare la gomma, e poi guidare sino a Firenze. Una notte indimenticabile.
E ora mi vengono a dire che era tutta una montatura. La storia in verità è vecchia, ma ovviamente si riaccende con la celebrazione del quarantennio. Bart Sibrel, uno dei sostenitori della teoria del complotto, ha persino affrontato tempo fa Aldrin, imponendogli di giurare sulla bibbia che sulla Luna c'era stato, e si è preso un pugno in faccia. Vero.
I termini della teoria del complotto sono noti. Così come la distruzione delle torri gemelle non è stata opera di fondamentalisti arabi ma di Bush, (senza calcolare che se la cosa l'avesse organizzata un casinista come Bush le torri sarebbero ancora in piedi), parimenti il viaggio sulla Luna non è mai avvenuto: si è trattato di un montaggio televisivo fatto in studio e tutto il mondo c'è cascato.
I teorici del complotto portano prove fotografiche (ombre sbagliate, bandiere che si muovono al vento eccetera), la Nasa ha risposto con argomentazioni convincenti, la prova migliore che l'allunaggio è avvenuto, si dice, è che tutta l'impresa ha coinvolto centomila o più persone ed è impossibile che nessuno abbia mai aperto bocca. A parte queste lepidezze la prova scientificamente inoppugnabile è una sola: gli unici che potevano controllare se lo sbarco era avvenuto (perché avevano già inviato lassù delle telecamere e avevano altre sofisticate possibilità di monitoraggio), e gli unici che avevano tutto l'interesse a sbugiardare gli americani, erano i russi. Se i russi sono stati zitti significa che lo sbarco sulla Luna era vero. Fine del dibattito.
Fine del dibattito a fil di logica, ma non a filo di credulità. Basta controllare quante trasmissioni televisive vanno in onda con indagini su misteri e complotti triti e ritriti, dai cerchi nel grano all'Atlantide, dal Graal alle trame dei Templari, da non siamo soli nell'universo a essi sono tra noi, per rendersi conto di come il mercato della credulità renda sempre moltissimo – altrimenti non si spiegherebbe come mai torme di turisti vanno a Parigi a visitare i luoghi del Codice da Vinci, come se la gente percorresse la Toscana per trovare il Campo dei Miracoli dove Pinocchio ha seppellito le sue monete.
Perché la gente ha bisogno di misteri in cui credere? A parte la frase citatissima di Chesterton (da che la gente non crede più in Dio, non è che non creda più a nulla ma al contrario crede a tutto), pare che uno degli istinti della nostra specie sia rifiutare le spiegazioni economiche per cercarne altre più complesse e consolatorie. Nel senso che se a qualcuno è andato male un affare, o un esame, non accetta la spiegazione più ovvia (che è stata colpa sua) ma pensa che la colpa sia stata di qualcun altro che gli voleva male. E se la persona amata ci ha piantato non è perché si è stancata di noi che siamo passabilmente noiosi, ma perché un rivale le ha propinato un filtro amoroso.
Vi ricordate il caso Moro? Che all'epoca esistessero dei trenta-quarantenni che dirigevano un'industria o che prendevano il premio Nobel non è stato sufficiente a spiegare come mai degli altri trenta-quarantenni fossero riusciti a mettere a segno con indubbia efficienza il rapimento di via Fani. Eh no, si diceva, ci deve essere dietro la mano di qualcuno più saggio e astuto, il Grande Vecchio. Il sospetto era ovviamente sbagliato, perché il Grande Vecchio stava all'epoca studiando il modo di far lacrimare una madonna pellegrina.
Pubblicato su L'Espresso del 24 luglio 2009. Si ringrazia l'autore per aver concesso il diritto di riproduzione.
Naturalmente quella sera siamo rimasti attaccati tutti alla televisione sino alle dieci e rotti, quando l'Eagle è atterrato ovvero allunato. Poi i bambini erano piccoli, non si sapeva quando gli astronauti sarebbero sbarcati, si faceva tardi, e a poco a poco tutti quelli che erano con me sono andati a dormire, tanto sulla Luna si era già arrivati. Io invece sono rimasto sveglio sino alle 4,56 e anche dopo, quando gli astronauti hanno finalmente messo piede sul suolo.
Non valeva la pena di andare a dormire perché dovevo poi partire in macchina per Firenze dove alle undici avevo un seminario. Così ai primi chiarori dell'alba ho spento la tv, ho bevuto quattro caffè forti, e sono salito in macchina. Dovevo puntare su Milano e di lì prendere l'autostrada del Sole. Dopo qualche chilometro su una strada campestre non asfaltata ho bucato. Drogato, addormentato, rinstupidito, ho dovuto prendere il cric e cambiare la gomma, e poi guidare sino a Firenze. Una notte indimenticabile.
E ora mi vengono a dire che era tutta una montatura. La storia in verità è vecchia, ma ovviamente si riaccende con la celebrazione del quarantennio. Bart Sibrel, uno dei sostenitori della teoria del complotto, ha persino affrontato tempo fa Aldrin, imponendogli di giurare sulla bibbia che sulla Luna c'era stato, e si è preso un pugno in faccia. Vero.
I termini della teoria del complotto sono noti. Così come la distruzione delle torri gemelle non è stata opera di fondamentalisti arabi ma di Bush, (senza calcolare che se la cosa l'avesse organizzata un casinista come Bush le torri sarebbero ancora in piedi), parimenti il viaggio sulla Luna non è mai avvenuto: si è trattato di un montaggio televisivo fatto in studio e tutto il mondo c'è cascato.
I teorici del complotto portano prove fotografiche (ombre sbagliate, bandiere che si muovono al vento eccetera), la Nasa ha risposto con argomentazioni convincenti, la prova migliore che l'allunaggio è avvenuto, si dice, è che tutta l'impresa ha coinvolto centomila o più persone ed è impossibile che nessuno abbia mai aperto bocca. A parte queste lepidezze la prova scientificamente inoppugnabile è una sola: gli unici che potevano controllare se lo sbarco era avvenuto (perché avevano già inviato lassù delle telecamere e avevano altre sofisticate possibilità di monitoraggio), e gli unici che avevano tutto l'interesse a sbugiardare gli americani, erano i russi. Se i russi sono stati zitti significa che lo sbarco sulla Luna era vero. Fine del dibattito.
Fine del dibattito a fil di logica, ma non a filo di credulità. Basta controllare quante trasmissioni televisive vanno in onda con indagini su misteri e complotti triti e ritriti, dai cerchi nel grano all'Atlantide, dal Graal alle trame dei Templari, da non siamo soli nell'universo a essi sono tra noi, per rendersi conto di come il mercato della credulità renda sempre moltissimo – altrimenti non si spiegherebbe come mai torme di turisti vanno a Parigi a visitare i luoghi del Codice da Vinci, come se la gente percorresse la Toscana per trovare il Campo dei Miracoli dove Pinocchio ha seppellito le sue monete.
Perché la gente ha bisogno di misteri in cui credere? A parte la frase citatissima di Chesterton (da che la gente non crede più in Dio, non è che non creda più a nulla ma al contrario crede a tutto), pare che uno degli istinti della nostra specie sia rifiutare le spiegazioni economiche per cercarne altre più complesse e consolatorie. Nel senso che se a qualcuno è andato male un affare, o un esame, non accetta la spiegazione più ovvia (che è stata colpa sua) ma pensa che la colpa sia stata di qualcun altro che gli voleva male. E se la persona amata ci ha piantato non è perché si è stancata di noi che siamo passabilmente noiosi, ma perché un rivale le ha propinato un filtro amoroso.
Vi ricordate il caso Moro? Che all'epoca esistessero dei trenta-quarantenni che dirigevano un'industria o che prendevano il premio Nobel non è stato sufficiente a spiegare come mai degli altri trenta-quarantenni fossero riusciti a mettere a segno con indubbia efficienza il rapimento di via Fani. Eh no, si diceva, ci deve essere dietro la mano di qualcuno più saggio e astuto, il Grande Vecchio. Il sospetto era ovviamente sbagliato, perché il Grande Vecchio stava all'epoca studiando il modo di far lacrimare una madonna pellegrina.
Pubblicato su L'Espresso del 24 luglio 2009. Si ringrazia l'autore per aver concesso il diritto di riproduzione.