Paradossalmente, chi nega che l’Intelligent Design sia una pseudoscienza un po’ di ragione ce l’ha. L’Intelligent Design, infatti, non è una pseudoscienza tradizionale, come l’astrologia o le medicine alternative; è una pseudoscienza sui generis, simile ad altre che si sono sviluppate negli ultimi decenni, come la fantarcheologia o il negazionismo dell’Olocausto. La cosa divertente, per un movimento che si oppone alla teoria di Darwin, è che queste deviazioni dallo stereotipo della pseudoscienza sono probabilmente il risultato di un’evoluzione avvenuta in risposta alle critiche e alle obiezioni del mondo scientifico.
Le pseudoscienze tradizionali sono esplicite e dirette: forniscono una precisa descrizione della realtà, basata magari sul pensiero magico o su concetti ormai abbandonati dalla comunità scientifica, ma che viene dichiarata apertamente e che è capace di esprimere previsioni sul futuro, anche se in termini non scientifici: basta pensare agli oroscopi o alla legge dei simili di Hahnemann.
Il problema, dal punto di vista degli pseudoscienziati, è che queste affermazioni si possono criticare sul piano teorico o verificare con esperimenti controllati.
Se invece di formulare una propria versione dei fatti, però, ci si limita a criticare quella scientifica, ecco che essere presi con le mani nel sacco dell’irrazionalità diventa molto più difficile.
Ed è esattamente questo che fa l’Intelligent Design:
È ovvio che se l’Intelligent Design si sbilanciasse su qualcuno di questi punti, sarebbe soggetto alle stesse critiche che subiscono l’astrologia e l’omeopatia. Ma oltre a mettersi al riparo dalle obiezioni, tanta reticenza sulla propria versione dei fatti ha anche un’altra funzione: permette di tenere insieme opinioni incompatibili, dal creazionismo letterale secondo la Bibbia all’evoluzione guidata da un progetto, perché questi punti di vista hanno in comune soltanto l’opposizione alla visione scientifica dell’evoluzione.
Riunite così le proprie forze, il fronte dell’Intelligent Design si concentra sul compito puramente negativo di contestare gli aspetti meno intuitivi dell’evoluzione: non è possibile che gli esseri viventi siano il prodotto di una serie di mutazioni causali, non è possibile che il passaggio a organismi sempre più complessi sia avvenuto senza un progetto preciso, eccetera.
Questo tipo di ragionamento viene chiamato “argomento dell’incredulità” («Non vorrete farmi credere che le cose sono davvero andate così?») ed è ricorrente nelle pseudoscienze contemporanee:
L’efficacia retorica dell’argomento dell’incredulità consiste nel sopprimere il secondo termine di paragone. Se mi concentro sugli aspetti poco chiari o poco intuitivi di una teoria posso riuscire a farla apparire poco credibile, specialmente se mi aiuto con descrizioni incomplete e faziose dei fatti. Ma il punto è che qualsiasi teoria diventa poco credibile se viene presentata in questo modo: quello che dovrei fare per essere obiettivo è confrontare la sua credibilità con quella della teoria concorrente. L’idea che ci siamo evoluti per caso può essere difficile da mandare giù, ma l’idea che il Creatore sia intervenuto qua e là per formare una alla volta tutti i miliardi di specie viventi che abitano la Terra è davvero più plausibile?
La tecnica di omettere il termine di paragone è conosciuta e adoperata dai partiti di opposizione in tutto il mondo. Dimostrare che il governo non si sta comportando bene è abbastanza facile: tutto un altro paio di maniche è, messi nelle stesse condizioni, riuscire a fare di meglio.
L’Intelligent Design, insomma, non è una teoria organica; ma in compenso ha i requisiti classici della “teoria del complotto”, cioè:
Andrea Ferrero
Ingegnere Thales Alenia Space
Socio effettivo del CICAP
Le pseudoscienze tradizionali sono esplicite e dirette: forniscono una precisa descrizione della realtà, basata magari sul pensiero magico o su concetti ormai abbandonati dalla comunità scientifica, ma che viene dichiarata apertamente e che è capace di esprimere previsioni sul futuro, anche se in termini non scientifici: basta pensare agli oroscopi o alla legge dei simili di Hahnemann.
Il problema, dal punto di vista degli pseudoscienziati, è che queste affermazioni si possono criticare sul piano teorico o verificare con esperimenti controllati.
Se invece di formulare una propria versione dei fatti, però, ci si limita a criticare quella scientifica, ecco che essere presi con le mani nel sacco dell’irrazionalità diventa molto più difficile.
Ed è esattamente questo che fa l’Intelligent Design:
- non dice esplicitamente (anche se per la verità lo lascia capire senza troppi sforzi di immaginazione) chi sia il responsabile dell’evoluzione biologica: sarà un dio antropomorfo come nella tradizione ebraico-cristiana, un’intelligenza aliena come nella religione raeliana, o magari un mostro di spaghetti volante come nella parodia dei pastafariani? Le argomentazioni dell’Intelligent Design sono così vaghe che a rigor di logica non permettono di escludere nessuna di queste ipotesi;
- non dice come avverrebbe il legame tra la volontà intelligente e il mondo materiale, problema spinoso perché di questo legame non è mai stata trovata la minima traccia diretta;
- non fa previsioni su cosa, a parità di condizioni, possa avvenire di diverso rispetto a quanto previsto dalla teoria dell’evoluzione. Di conseguenza non può essere messo alla prova o, se vogliamo parlare difficile, non è popperianamente falsificabile.
È ovvio che se l’Intelligent Design si sbilanciasse su qualcuno di questi punti, sarebbe soggetto alle stesse critiche che subiscono l’astrologia e l’omeopatia. Ma oltre a mettersi al riparo dalle obiezioni, tanta reticenza sulla propria versione dei fatti ha anche un’altra funzione: permette di tenere insieme opinioni incompatibili, dal creazionismo letterale secondo la Bibbia all’evoluzione guidata da un progetto, perché questi punti di vista hanno in comune soltanto l’opposizione alla visione scientifica dell’evoluzione.
Riunite così le proprie forze, il fronte dell’Intelligent Design si concentra sul compito puramente negativo di contestare gli aspetti meno intuitivi dell’evoluzione: non è possibile che gli esseri viventi siano il prodotto di una serie di mutazioni causali, non è possibile che il passaggio a organismi sempre più complessi sia avvenuto senza un progetto preciso, eccetera.
Questo tipo di ragionamento viene chiamato “argomento dell’incredulità” («Non vorrete farmi credere che le cose sono davvero andate così?») ed è ricorrente nelle pseudoscienze contemporanee:
- i negazionisti non dicono che gli Ebrei morti nell’Olocausto siano stati zero, mille o centomila, ma che non possono essere stati sei milioni;
- i fantarcheologi non dicono che le linee di Nazca o le piramidi siano opera di civiltà ignote, ma che non possono essere state costruite dai popoli antichi;
- i “cerchiologi” non dicono che i crop circle siano creati dagli UFO, ma che sono troppo complessi per essere realizzati da mano umana;
- i complottisti dell’11 settembre non dicono che gli attentati alle Torri Gemelle siano stati organizzati dal governo americano, ma che non possono essere stati compiuti da al Qaeda.
L’efficacia retorica dell’argomento dell’incredulità consiste nel sopprimere il secondo termine di paragone. Se mi concentro sugli aspetti poco chiari o poco intuitivi di una teoria posso riuscire a farla apparire poco credibile, specialmente se mi aiuto con descrizioni incomplete e faziose dei fatti. Ma il punto è che qualsiasi teoria diventa poco credibile se viene presentata in questo modo: quello che dovrei fare per essere obiettivo è confrontare la sua credibilità con quella della teoria concorrente. L’idea che ci siamo evoluti per caso può essere difficile da mandare giù, ma l’idea che il Creatore sia intervenuto qua e là per formare una alla volta tutti i miliardi di specie viventi che abitano la Terra è davvero più plausibile?
La tecnica di omettere il termine di paragone è conosciuta e adoperata dai partiti di opposizione in tutto il mondo. Dimostrare che il governo non si sta comportando bene è abbastanza facile: tutto un altro paio di maniche è, messi nelle stesse condizioni, riuscire a fare di meglio.
L’Intelligent Design, insomma, non è una teoria organica; ma in compenso ha i requisiti classici della “teoria del complotto”, cioè:
- sostiene l’esistenza di una cospirazione vastissima e occulta: la schiacciante maggioranza degli scienziati rifiuterebbe l’ID perché contrastante con il paradigma dominante del materialismo, anziché semplicemente perché è sbagliato;
- non ha elementi concreti a proprio favore: la teoria dell’evoluzione può avere delle pecche, ma dove sono le prove di interventi soprannaturali nella storia della vita sulla Terra?
- ignora sistematicamente i dati di fatto che la confuterebbero: se la causa del rifiuto è l’ideologia materialista, perché l’Intelligent Design viene respinto anche da parecchi uomini di chiesa, come i firmatari del “Clergy Letter Project”, da scienziati che hanno una forte fede religiosa, come il biologo Ken Miller e molti altri, e in generale da migliaia di scienziati che appartengono a culture, religioni e sistemi politici diversi sotto ogni altro punto di vista?
Andrea Ferrero
Ingegnere Thales Alenia Space
Socio effettivo del CICAP