Un piccolo baluardo nella tempesta scatenata dal caso Di Bella. I lettori scaraventati su isole deserte e senza speranza dai libri biografici che si occupano delle gesta da presunto paladino dell'umanità del professore modenese (Di Bella: l'uomo, la cura la speranza, Vincenzo Brancatisano, Positive Press, 158 pagine, 22.000 lire e Guarire si può con il metodo Di Bella, a cura della Associazione nazionale famiglie contro il cancro, Monduzzi editore, 154 pagine, 19.000 lire) possono trovare conforto in un libriccino di poche pagine ma di buona sostanza, che può fungere da bussola in questi momenti tristi, privati a quanto pare del ben dell'intelletto. Medicine & miracoli, dal siero Bonifacio al caso Di Bella (Avverbi edizioni, 158 pagine, 12.000 lire) di Edoardo Altomare, oncologo e giornalista scientifico, spesso presente sulla pagina scientifica dell'Unità, che tanta fortuna ha avuto e che ora purtroppo è stata soppressa, non è un libro conclusivo ma chiaro e onesto. Vuole raccontare fatti e lo fa in maniera rapida, utilizzando il metodo del contrappunto giornalistico: sfilano, infatti, i testimoni degli eventi, le cui dichiarazioni, in parte raccolte dall'autore stesso e in parte spigolate dall'ampia letteratura laica di questi ultimi mesi, servono non solo a spiegare a tutti concetti talvolta intricati, ma anche a dare vitalità al racconto.
La posizione di Altomare è chiara: basta scorrere l'Indice, che nasce dalle cure improprie contro il cancro, passa all'identikit del ciarlatano, per arrivare al siero di Bonifacio e all'UK101 e sfociare nell'apoteosi dibelliana. Nel cuore del libro si ritrova anche un'intervista al professor Di Bella, svolta in tempi ancora acerbi, nell'agosto dello scorso anno nella quale si può trovare qualche accenno alle motivazioni della sua presunta cura, più che i toni polemici dei mesi successivi. Alla fine dell'agile lettura resta purtroppo un vuoto: non si fa cenno al ruolo svolto dai mass media. Ci sono solo brevi riferimenti quando si sostiene, in più occasioni, che le cure miracolose vengono sempre sostenute da giornali e televisioni. Nulla però si commenta riguardo al comportamento dei giornalisti italiani nella battaglia Di Bella, del loro pressappochismo e della loro abitudine a sposare in maniera acefala ogni causa ritengano utile per fare notizia. Non si può evitare di riflettere su questo aspetto che è uno dei più preoccupanti in tutta la storia infinita che ha legato e legherà tra loro i nomi di Rosy Bindi e Luigi Di Bella.
da Tempo Medico 13.5.98