La scuola italiana, si sa, ha moltissimi problemi e sulle pagine di questa rubrica ce ne siamo più volte occupati. Desta quindi non poca perplessità il fatto che, anziché concentrarsi sulle criticità reali, vi siano persone che intraprendono iniziative e battaglie per cercare di rimediare a problemi che di fatto non esistono. Ci riferiamo alle tante proteste che in diverse parti d’Italia si stanno sollevando contro la presunta introduzione nelle scuole della cosiddetta «ideologia del gender».
In Veneto, ad esempio, il Consiglio regionale ha approvato la mozione (presentata dal consigliere Sergio Berlato di Fratelli d’Italia) che obbliga le scuole a «non introdurre ideologie pericolose per lo sviluppo degli studenti quali l’ideologia gender»[1]. Sempre in Veneto, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro ha inviato una circolare al personale docente di asili nido e scuole dell’infanzia per fare ritirare 49 testi che affrontano il tema della discriminazione delle differenze. L’iniziativa del sindaco ha avuto un grande clamore mediatico, soprattutto perché ha suscitato le dure proteste della nota rockstar inglese Elton John[2].
Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha dichiarato:
Uno dei motivi di preoccupazione ci viene dalla sistematica diffusione, a partire da luoghi che, come la scuola, dovrebbero rappresentare un modello in senso contrario, dell'ideologia del gender: il sesso di una persona non le sarebbe dato da ciò che essa è costitutivamente, ma sarebbe oggetto di una libera scelta di ognuno[3].
Lo stesso papa Bergoglio, durante l’udienza tenuta mercoledì 15 aprile 2015, ha affermato:
Mi chiedo se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza perché non sa più confrontarsi con essa[4].
Ma questa “ideologia o teoria del gender” esiste davvero? E se sì, di cosa si tratta? Diciamo subito che questo fantomatico nemico contro il quale si concentrano tante energie non esiste[5]. E a dirlo è la comunità scientifica. Ad esempio, l’Associazione Italiana di Psicologia (AIP), in un suo documento ufficiale, ha dichiarato testualmente:
Oggi si assiste all'organizzazione di iniziative e mobilitazioni che, su scala locale e nazionale, tendono a etichettare gli interventi di educazione alle differenze di genere e di orientamento sessuale nelle scuole italiane come pretesti per la divulgazione di una cosiddetta "ideologia del gender". L'AIP ritiene opportuno intervenire per rasserenare il dibattito nazionale sui temi della diffusione degli studi di genere e orientamento sessuale nelle scuole italiane e per chiarire l'inconsistenza scientifica del concetto di “ideologia del gender”.
[...] Favorire l'educazione sessuale nelle scuole e inserire nei progetti didattico-formativi contenuti riguardanti il genere e l'orientamento sessuale non significa promuovere un'inesistente “ideologia del gender”, ma fare chiarezza sulle dimensioni costitutive della sessualità e dell'affettività, favorendo una cultura delle differenze e del rispetto della persona umana in tutte le sue dimensioni e mettendo in atto strategie preventive adeguate ed efficaci capaci di contrastare fenomeni come il bullismo omofobico, la discriminazione di genere, il cyberbullismo. La seria e appropriata diffusione di tali studi attraverso corrette metodologie didattico-educative può dunque offrire occasioni di crescita personale e culturale ad allievi e personale scolastico e a contrastare le discriminazioni basate sul genere e l'orientamento sessuale nei contesti scolastici, valorizzando una cultura dello scambio, della relazione, dell'amicizia e della nonviolenza.
Tutto quindi nasce da un profondo equivoco. Se l’«ideologia del gender» non esiste, come afferma la stessa AIP:
Esistono, al contrario, studi scientifici di genere, meglio noti come Gender Studies che, insieme ai Gay and Lesbian Studies, hanno contribuito in modo significativo alla conoscenza di tematiche di grande rilievo per molti campi disciplinari (dalla medicina alla psicologia, all'economia, alla giurisprudenza, alle scienze sociali) e alla riduzione, a livello individuale e sociale, dei pregiudizi e delle discriminazioni basati sul genere e l'orientamento sessuale.
Le evidenze empiriche raggiunte da questi studi mostrano che il sessismo, l'omofobia, il pregiudizio e gli stereotipi di genere sono appresi sin dai primi anni di vita e sono trasmessi attraverso la socializzazione, le pratiche educative, il linguaggio, la comunicazione mediatica, le norme sociali. Il contributo scientifico di questi studi si affianca a quanto già riconosciuto, da ormai più di quarant'anni, da tutte le associazioni internazionali, scientifiche e professionali, che promuovono la salute mentale (tra queste, l'American Psychological Association, l'American Psychiatric Association, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ecc.), le quali, derubricando l'omosessualità dal novero delle malattie, hanno ribadito una concezione dell'omosessualità come variante normale non patologica della sessualità umana[6].
Se l’equivoco può essere derivato da semplice ignoranza e/o superficialità, sicuramente in malafede sono però i presunti contenuti che gli oppositori dell’inesistenze «ideologia del gender» le hanno gratuitamente attribuito. In diversi documenti e video propagandistici, infatti, si è fatto del vero e proprio terrorismo psicologico rivolgendosi alle famiglie, sostenendo che l’«ideologia del gender» vorrebbe introdurre nelle scuole interventi di educazione alla genitalità, mascherata da educazione all’affettività, che si vorrebbero organizzare corsi di masturbazione per i bambini, che tali interventi didattici farebbero aumentare gli stupri tra i giovani, il consumo di pornografia e il rischio di gravidanze tra le adolescenti e, infine, che l’obiettivo ultimo dell’«ideologia del gender» sarebbe la distruzione della famiglia tradizionale. Si tratta di affermazioni del tutto prive di ogni fondamento fattuale[7] che denotano solamente il furore ideologico e sessuofobico di chi le propaganda.
Quindi, se di ideologia si vuole parlare, casomai essa si ritrova proprio in chi si scaglia contro l’inesistente «ideologia del gender». E si tratta, purtroppo, di un’ideologia più diffusa di quanto si pensi. Chi scrive recentemente ha avuto in tal senso un’esperienza abbastanza sconcertante. Su una mailing list alla quale è iscritto (e alla quale partecipano diversi fisici, chimici, ingegneri, medici, molti dei quali docenti universitari), qualcuno ha invitato a firmare una petizione contro un provvedimento europeo[8] che avrebbe contribuito a diffondere l’«ideologia del gender» nelle scuole. Il sottoscritto, che ha fatto educatamente notare la totale inesistenza dell’«ideologia del gender», è stato oggetto di violenti attacchi. Francamente l’unica attenuante che ho saputo trovare per giustificare il comportamento di queste persone è l’età media, piuttosto avanzata. Evidentemente quando si parla di sessualità e di questioni morali, l’emotività delle persone e gli stereotipi che hanno acquisito nel corso della loro vita superano di gran lunga la razionalità.
In Veneto, ad esempio, il Consiglio regionale ha approvato la mozione (presentata dal consigliere Sergio Berlato di Fratelli d’Italia) che obbliga le scuole a «non introdurre ideologie pericolose per lo sviluppo degli studenti quali l’ideologia gender»[1]. Sempre in Veneto, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro ha inviato una circolare al personale docente di asili nido e scuole dell’infanzia per fare ritirare 49 testi che affrontano il tema della discriminazione delle differenze. L’iniziativa del sindaco ha avuto un grande clamore mediatico, soprattutto perché ha suscitato le dure proteste della nota rockstar inglese Elton John[2].
Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha dichiarato:
Uno dei motivi di preoccupazione ci viene dalla sistematica diffusione, a partire da luoghi che, come la scuola, dovrebbero rappresentare un modello in senso contrario, dell'ideologia del gender: il sesso di una persona non le sarebbe dato da ciò che essa è costitutivamente, ma sarebbe oggetto di una libera scelta di ognuno[3].
Lo stesso papa Bergoglio, durante l’udienza tenuta mercoledì 15 aprile 2015, ha affermato:
Mi chiedo se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza perché non sa più confrontarsi con essa[4].
Ma questa “ideologia o teoria del gender” esiste davvero? E se sì, di cosa si tratta? Diciamo subito che questo fantomatico nemico contro il quale si concentrano tante energie non esiste[5]. E a dirlo è la comunità scientifica. Ad esempio, l’Associazione Italiana di Psicologia (AIP), in un suo documento ufficiale, ha dichiarato testualmente:
Oggi si assiste all'organizzazione di iniziative e mobilitazioni che, su scala locale e nazionale, tendono a etichettare gli interventi di educazione alle differenze di genere e di orientamento sessuale nelle scuole italiane come pretesti per la divulgazione di una cosiddetta "ideologia del gender". L'AIP ritiene opportuno intervenire per rasserenare il dibattito nazionale sui temi della diffusione degli studi di genere e orientamento sessuale nelle scuole italiane e per chiarire l'inconsistenza scientifica del concetto di “ideologia del gender”.
[...] Favorire l'educazione sessuale nelle scuole e inserire nei progetti didattico-formativi contenuti riguardanti il genere e l'orientamento sessuale non significa promuovere un'inesistente “ideologia del gender”, ma fare chiarezza sulle dimensioni costitutive della sessualità e dell'affettività, favorendo una cultura delle differenze e del rispetto della persona umana in tutte le sue dimensioni e mettendo in atto strategie preventive adeguate ed efficaci capaci di contrastare fenomeni come il bullismo omofobico, la discriminazione di genere, il cyberbullismo. La seria e appropriata diffusione di tali studi attraverso corrette metodologie didattico-educative può dunque offrire occasioni di crescita personale e culturale ad allievi e personale scolastico e a contrastare le discriminazioni basate sul genere e l'orientamento sessuale nei contesti scolastici, valorizzando una cultura dello scambio, della relazione, dell'amicizia e della nonviolenza.
Tutto quindi nasce da un profondo equivoco. Se l’«ideologia del gender» non esiste, come afferma la stessa AIP:
Esistono, al contrario, studi scientifici di genere, meglio noti come Gender Studies che, insieme ai Gay and Lesbian Studies, hanno contribuito in modo significativo alla conoscenza di tematiche di grande rilievo per molti campi disciplinari (dalla medicina alla psicologia, all'economia, alla giurisprudenza, alle scienze sociali) e alla riduzione, a livello individuale e sociale, dei pregiudizi e delle discriminazioni basati sul genere e l'orientamento sessuale.
Le evidenze empiriche raggiunte da questi studi mostrano che il sessismo, l'omofobia, il pregiudizio e gli stereotipi di genere sono appresi sin dai primi anni di vita e sono trasmessi attraverso la socializzazione, le pratiche educative, il linguaggio, la comunicazione mediatica, le norme sociali. Il contributo scientifico di questi studi si affianca a quanto già riconosciuto, da ormai più di quarant'anni, da tutte le associazioni internazionali, scientifiche e professionali, che promuovono la salute mentale (tra queste, l'American Psychological Association, l'American Psychiatric Association, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ecc.), le quali, derubricando l'omosessualità dal novero delle malattie, hanno ribadito una concezione dell'omosessualità come variante normale non patologica della sessualità umana[6].
Se l’equivoco può essere derivato da semplice ignoranza e/o superficialità, sicuramente in malafede sono però i presunti contenuti che gli oppositori dell’inesistenze «ideologia del gender» le hanno gratuitamente attribuito. In diversi documenti e video propagandistici, infatti, si è fatto del vero e proprio terrorismo psicologico rivolgendosi alle famiglie, sostenendo che l’«ideologia del gender» vorrebbe introdurre nelle scuole interventi di educazione alla genitalità, mascherata da educazione all’affettività, che si vorrebbero organizzare corsi di masturbazione per i bambini, che tali interventi didattici farebbero aumentare gli stupri tra i giovani, il consumo di pornografia e il rischio di gravidanze tra le adolescenti e, infine, che l’obiettivo ultimo dell’«ideologia del gender» sarebbe la distruzione della famiglia tradizionale. Si tratta di affermazioni del tutto prive di ogni fondamento fattuale[7] che denotano solamente il furore ideologico e sessuofobico di chi le propaganda.
Quindi, se di ideologia si vuole parlare, casomai essa si ritrova proprio in chi si scaglia contro l’inesistente «ideologia del gender». E si tratta, purtroppo, di un’ideologia più diffusa di quanto si pensi. Chi scrive recentemente ha avuto in tal senso un’esperienza abbastanza sconcertante. Su una mailing list alla quale è iscritto (e alla quale partecipano diversi fisici, chimici, ingegneri, medici, molti dei quali docenti universitari), qualcuno ha invitato a firmare una petizione contro un provvedimento europeo[8] che avrebbe contribuito a diffondere l’«ideologia del gender» nelle scuole. Il sottoscritto, che ha fatto educatamente notare la totale inesistenza dell’«ideologia del gender», è stato oggetto di violenti attacchi. Francamente l’unica attenuante che ho saputo trovare per giustificare il comportamento di queste persone è l’età media, piuttosto avanzata. Evidentemente quando si parla di sessualità e di questioni morali, l’emotività delle persone e gli stereotipi che hanno acquisito nel corso della loro vita superano di gran lunga la razionalità.
Note
1) A. Corlazzoli, “Regione Veneto, ok a mozione anti-teoria gender nelle scuole: «Favorisce abusi sessuali e pedofilia»”, Il Fatto Quotidiano, 4 settembre 2015: http://tinyurl.com/pp9c9qv ;
2) C. Daina, “Gender, Brugnaro: «Ho ritirato i libri dalle scuole perché i genitori devono avere voce in capitolo sull’educazione dei figli»”, Il Fatto Quotidiano, 18 agosto 2015: http://tinyurl.com/obvk7qz ; “Libri gender, Elton John contro il sindaco di Venezia: «Brugnaro bifolco e bigotto»”, Corriere del Veneto, 17 agosto 2015: http://tinyurl.com/p6sutf4 ;
3) A. Bagnasco, La scienza a servizio della vita e di una società autenticamente umana (Relazione d'apertura del convegno per il decennale dell'associazione Scienza & Vita, Roma 29 maggio 2015): http://tinyurl.com/p9ybxwr ;
4) “Papa: «Teoria gender espressione di frustrazione che cancella differenze», la Repubblica, 15 aprile 2015: http://tinyurl.com/os5aoa4 ;
5) C. Lalli, “Tutti pazzi per il gender”, Internazionale, 31 marzo 2015: http://tinyurl.com/pzksqum ;
6) “Sulla rilevanza scientifica degli studi di genere e orientamento sessuale e sulla loro diffusione nei contesti scolastici italiani”, Associazione Italiana di Psicologia: http://tinyurl.com/owkwg76
7) G. Drogo, “La bufala dell’OMS che vuole insegnare la masturbazione a scuola”, Next quotidiano, 19 giugno 2015: http://tinyurl.com/njxgfhf ;
8) “Progetto di relazione sull'emancipazione delle ragazze attraverso l'istruzione nell'UE (2014/2250(INI)). Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere”. Relatore: Liliana Rodrigues: http://tinyurl.com/ouzxjjr .