L'ultimo libro di Massimo Polidoro, Il sesto senso, è dedicato, come recita il sottotitolo, agli "strani fenomeni di vita quotidiani". Il prolifico autore (ha all'attivo più di una decina di libri) è segretario nazionale del CICAP. Il comitato, e in generale tutti gli scettici, vengono talvolta accusati di chiusura mentale e di voler negare a priori l'esistenza di ogni fenomeno paranormale. Polidoro smentisce questo gratuito luogo comune fin dall'introduzione al libro. Con riferimento alle opposte posizioni di chi crede o rigetta acriticamente il paranormale, afferma infatti: "Personalmente, non mi sento vicino a nessuna di queste due posizioni. Ritengo molto più utile adottare una via intermedia tra credenti e miscredenti: dei credenti mi piace seguire l'interesse e la curiosità per tutto quanto sembra andare contro le leggi di Natura, senza però condividerne la fede cieca; dei miscredenti, invece, faccio mio l'atteggiamento critico, senza adottare il cinismo di qualcuno".
Al di là di ogni pregiudiziale e con atteggiamento obiettivo, l'autore passa quindi a esaminare numerosissimi casi di fenomeni insoliti che chiunque di noi, prima o poi, sperimenta di persona nella propria vita. Le tematiche trattate sono sei e danno il titolo ad altrettanti capitoli: "I sogni premonitori", "Presagi telepatici", "L'esperienza del déjà vu", "Contatti con l'aldilà?", "Ai confini del sonno", "L'illusione del paranormale". Completano l'opera due appendici in cui, rispettivamente, si traccia un'interessante valutazione storico-critica della parapsicologia e si forniscono al lettore utili indicazioni per approfondire le tematiche trattate.
Attraverso l'esame di numerosi casi assolutamente autentici, Polidoro utilizza le proprie competenze psicologiche (è laureato in psicologia all'Università di Padova) e la propria esperienza (da oltre dieci anni si occupa dell'argomento paranormale) per mostrare come di fronte ai fenomeni più insoliti e apparentemente inspiegabili si possa sempre trovare una interpretazione plausibile e perfettamente naturale. Come egli stesso sostiene parafrasando Sherlock Holmes, infatti, "prima di parlare di paranormale bisogna esaurire tutte le ipotesi normali". Un utile esercizio che raccomando al lettore consiste nel provare da solo a trovare una possibile spiegazione, prima di leggere la "soluzione" fornita.
Leggendo Il sesto senso mi è venuta alla mente una frase contenuta nel romanzo vittoriano La fiera delle vanità di William Makepeace Thackeray: "Quando si vive di presentimenti, capita per forza che qualcuno si avveri". Chi interpreta come paranormali certi fenomeni lo fa commettendo semplicemente diversi errori psicologici e di valutazione. La tentazione di chiarire questa affermazione con esempi tratti dal libro è forte, tuttavia mi trattengo per non rovinare al lettore il gusto di scoprirli da solo. Mi limito a dire che, molto spesso, certe interpretazioni errate derivano dalla maniera sbagliata di formulare certe domande. Ad esempio, a proposito dei cosiddetti déjà vu, Polidoro cita lo psicologo Graham Reed il quale sostiene che anziché porsi la domanda sbagliata "Come è possibile che riconosca questa situazione come familiare, quando so di non essere mai stato qui prima?" occorre porsi la domanda corretta: "Perché provo questo senso di familiarità in una situazione che mi è completamente nuova?". In altri casi sono determinanti il ruolo delle aspettative, gli insidiosi errori della percezione o della memoria, certe tendenze della nostra mente (come la pareidolia, ovvero la tendenza a identificare forme significative in stimoli vaghi e casuali) o, ancora, semplici errori di giudizio.
Come afferma Tullio Regge nella prefazione al libro "La stessa definizione di paranormale ha carattere storico". Molti fenomeni un tempo ritenuti straordinari hanno successivamente ricevuto un'interpretazione perfettamente naturalistica. La nostra mente e la nostra psicologia presentano sicuramente ancora molti lati oscuri, ma un'analisi approfondita di numerosi fenomeni sorprendenti sulla base delle conoscenze attuali consente tranquillamente di evitare di ricorrere a ipotesi paranormali.
Nella nostra società sono moltissime le persone che credono nel paranormale (Polidoro a questo proposito cita diversi sondaggi piuttosto significativi). Questo dato deve fare riflettere chiunque si preoccupi delle sorti culturali della popolazione. Polidoro, a proposito della credenza nello spiritismo, cita un brano del famoso fisico ottocentesco Michael Faraday che si occupò del problema: "Ora, che cos'altro può sottendere ciò se non il fatto che la società, generalmente parlando, non solo ignora l'educazione al giudizio, ma ignora persino la propria ignoranza?". È piuttosto disarmante constatare che a distanza di oltre un secolo le parole di Faraday siano ancora drammaticamente attuali.
Evidentemente le nostre istituzioni scolastiche non forniscono un'adeguata "educazione al giudizio". Nelle nostre scuole è oramai di moda parlare di educazione alla salute, alla legalità, alla mondialità, di educazione ambientale, sessuale, stradale ecc. Nessuno dei nostri legislatori ha mai pensato di introdurre una "educazione al senso critico" che, sicuramente, è prioritaria e trasversale rispetto a tutte le altre "educazioni". Questa rappresenta una forte esigenza cui le istituzioni scolastiche dovrebbero al più presto far fronte. Terminando la sua prefazione, Tullio Regge auspica che il libro di Polidoro venga letto dai suoi colleghi scienziati. Dal canto mio, visto che opero all'interno della scuola, non mi resta che augurarmi che il libro venga letto dai miei colleghi insegnanti e che ne facciano tesoro per la loro attività didattica.
Al di là di ogni pregiudiziale e con atteggiamento obiettivo, l'autore passa quindi a esaminare numerosissimi casi di fenomeni insoliti che chiunque di noi, prima o poi, sperimenta di persona nella propria vita. Le tematiche trattate sono sei e danno il titolo ad altrettanti capitoli: "I sogni premonitori", "Presagi telepatici", "L'esperienza del déjà vu", "Contatti con l'aldilà?", "Ai confini del sonno", "L'illusione del paranormale". Completano l'opera due appendici in cui, rispettivamente, si traccia un'interessante valutazione storico-critica della parapsicologia e si forniscono al lettore utili indicazioni per approfondire le tematiche trattate.
Attraverso l'esame di numerosi casi assolutamente autentici, Polidoro utilizza le proprie competenze psicologiche (è laureato in psicologia all'Università di Padova) e la propria esperienza (da oltre dieci anni si occupa dell'argomento paranormale) per mostrare come di fronte ai fenomeni più insoliti e apparentemente inspiegabili si possa sempre trovare una interpretazione plausibile e perfettamente naturale. Come egli stesso sostiene parafrasando Sherlock Holmes, infatti, "prima di parlare di paranormale bisogna esaurire tutte le ipotesi normali". Un utile esercizio che raccomando al lettore consiste nel provare da solo a trovare una possibile spiegazione, prima di leggere la "soluzione" fornita.
Leggendo Il sesto senso mi è venuta alla mente una frase contenuta nel romanzo vittoriano La fiera delle vanità di William Makepeace Thackeray: "Quando si vive di presentimenti, capita per forza che qualcuno si avveri". Chi interpreta come paranormali certi fenomeni lo fa commettendo semplicemente diversi errori psicologici e di valutazione. La tentazione di chiarire questa affermazione con esempi tratti dal libro è forte, tuttavia mi trattengo per non rovinare al lettore il gusto di scoprirli da solo. Mi limito a dire che, molto spesso, certe interpretazioni errate derivano dalla maniera sbagliata di formulare certe domande. Ad esempio, a proposito dei cosiddetti déjà vu, Polidoro cita lo psicologo Graham Reed il quale sostiene che anziché porsi la domanda sbagliata "Come è possibile che riconosca questa situazione come familiare, quando so di non essere mai stato qui prima?" occorre porsi la domanda corretta: "Perché provo questo senso di familiarità in una situazione che mi è completamente nuova?". In altri casi sono determinanti il ruolo delle aspettative, gli insidiosi errori della percezione o della memoria, certe tendenze della nostra mente (come la pareidolia, ovvero la tendenza a identificare forme significative in stimoli vaghi e casuali) o, ancora, semplici errori di giudizio.
Come afferma Tullio Regge nella prefazione al libro "La stessa definizione di paranormale ha carattere storico". Molti fenomeni un tempo ritenuti straordinari hanno successivamente ricevuto un'interpretazione perfettamente naturalistica. La nostra mente e la nostra psicologia presentano sicuramente ancora molti lati oscuri, ma un'analisi approfondita di numerosi fenomeni sorprendenti sulla base delle conoscenze attuali consente tranquillamente di evitare di ricorrere a ipotesi paranormali.
Nella nostra società sono moltissime le persone che credono nel paranormale (Polidoro a questo proposito cita diversi sondaggi piuttosto significativi). Questo dato deve fare riflettere chiunque si preoccupi delle sorti culturali della popolazione. Polidoro, a proposito della credenza nello spiritismo, cita un brano del famoso fisico ottocentesco Michael Faraday che si occupò del problema: "Ora, che cos'altro può sottendere ciò se non il fatto che la società, generalmente parlando, non solo ignora l'educazione al giudizio, ma ignora persino la propria ignoranza?". È piuttosto disarmante constatare che a distanza di oltre un secolo le parole di Faraday siano ancora drammaticamente attuali.
Evidentemente le nostre istituzioni scolastiche non forniscono un'adeguata "educazione al giudizio". Nelle nostre scuole è oramai di moda parlare di educazione alla salute, alla legalità, alla mondialità, di educazione ambientale, sessuale, stradale ecc. Nessuno dei nostri legislatori ha mai pensato di introdurre una "educazione al senso critico" che, sicuramente, è prioritaria e trasversale rispetto a tutte le altre "educazioni". Questa rappresenta una forte esigenza cui le istituzioni scolastiche dovrebbero al più presto far fronte. Terminando la sua prefazione, Tullio Regge auspica che il libro di Polidoro venga letto dai suoi colleghi scienziati. Dal canto mio, visto che opero all'interno della scuola, non mi resta che augurarmi che il libro venga letto dai miei colleghi insegnanti e che ne facciano tesoro per la loro attività didattica.