I gruppi locali del CICAP sono realtà dinamiche: ne nascono di nuovi, altri si rinnovano, e altri ancora possono smettere di essere attivi. In quest’ottica segnaliamo alcune notizie, che per noi rimarranno negli annali del 2013.
La prima novità è l’elezione di nuovi coordinatori in Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia: i nuovi coordinatori sono rispettivamente Luca Boschini, Gigi Cappello e Andrea Salsi.
I coordinatori danno una grande impronta ai gruppi, svolgendo un ruolo organizzativo molto importante sia per le realtà locali sia per l’associazione a livello nazionale. Anche per questo cogliamo qui l’occasione per ringraziare i coordinatori uscenti per il lavoro svolto, auspicando che non smettano mai di dare il loro prezioso aiuto: Francesco Sblendorio, Ivana Taverni e Fabio Pulvirenti.
Una seconda notizia, meno felice, è lo scioglimento del gruppo locale Trentino Alto Adige, deciso dai membri del gruppo stesso quando il coordinatore locale non ha più potuto svolgere questo ruolo. Questo ci ricorda come la partecipazione e la disponibilità di tutti i soci siano qualcosa che non deve mai essere dato per scontato. Ringraziamo qui tutte le persone che hanno contribuito al CICAP TAA dalla sua fondazione nel 2009 fino al 2013, e non perdiamo la speranza che nuovi germogli di attività scettica possano spuntare in futuro nella stessa area.
Infine, una terza novità è che abbiamo deciso di produrre all’inizio di ogni anno un report che documenti le numerose iniziative svolte dal CICAP in tutta Italia nell’anno concluso. Dovreste aver già ricevuto nella vostra casella di posta elettronica quello del 2013: ci auguriamo che vi abbia interessato e che possa offrire spunti e motivazioni per nuove attività!
In questo numero pubblichiamo l’intervista a Luca Boschini, coordinatore CICAP Lombardia e a a Gigi Cappello, coordinatore CICAP Sicilia, nel prossimo numero leggerete l’intervista a Andrea Salsi, coordinatore CICAP Emilia Romagna.
Intervista a Luca Boschini
Coordinatore CICAP Lombardia
Che cosa può trovare nel gruppo Lombardia un socio che si avvicini per la prima volta? E quali sono i vostri piani per il futuro del gruppo lombardo?
In primis oggi siamo un gruppetto di persone affiatate, che amano di tanto in tanto vedersi anche davanti a una pizza e una birra. L’obiettivo numero uno ora è quello di costituire un gruppo più numeroso, attivo e ben coeso.
Per parecchio tempo e per una lunga serie di ragioni le riunioni sono state sporadiche, ma un gruppo, per funzionare, deve svolgere incontri periodici e avere sempre qualcosa “in cantiere”, in modo da far sentire tutti coinvolti. Pertanto, come prima cosa, ci siamo attivati per ottenere una sede nella quale svolgere riunioni regolari. Nel contempo, vorremmo al più presto organizzare un nuovo training per gli aspiranti soci attivi che, nell’esperienza del mio esordio e di altri gruppi, è una formula che funziona per avvicinare nuovi appassionati.
E poi vorremmo lanciare alcune iniziative per le quali servirà certamente l’aiuto di nuovi soci. Pensiamo a un “tour della Milano misteriosa”, da organizzare insieme a una guida locale, prendendo come spunto il libro di Massimo Polidoro “Milano insolita e segreta”.
Poi abbiamo alcune nuove conferenze da “lanciare”, prima provandole tra di noi e poi proponendole di fronte a un vero pubblico. Inoltre, riceviamo di continuo e-mail da persone che ci sottopongono fotografie, filmati e racconti di fatti insoliti di cui sono stati testimoni: ci piacerebbe mettere in piedi un gruppetto in grado di rispondere in modo competente alla maggior parte di queste richieste.
A proposito di indagini, ho sentito che è in uscita il tuo libro sui cosmonauti perduti, edito dal CICAP: ce ne vuoi parlare?
Volentieri! Tutto è iniziato nel 2011, durante le celebrazioni per il cinquantenario del primo volo spaziale di Yurij Gagarin: in quel periodo, le note trasmissioni sui misteri, ma anche la stampa generalista, hanno rilanciato le vecchie voci sul fatto che Gagarin non sarebbe stato il primo uomo nello spazio, e che vi sarebbero stati molti cosmonauti morti durante i primi tentativi svolti in Unione Sovietica. I fratelli Judica Cordiglia, due radio-ascoltatori torinesi che all’epoca avevano captato le presunte comunicazioni dallo spazio di queste vittime nascoste, furono intervistati e ribadirono con forza i loro sospetti. La cosa mi ha incuriosito perché, benché la Russia dopo la caduta dell’URSS avesse aperto molti archivi storici, non parevano esistere pubblicazioni che trattassero in modo esaustivo tutte quelle leggende.
Così, approfittando della mia conoscenza del settore aerospaziale, del russo e di parecchi amici madrelingua in quel Paese, ho iniziato a indagare, guardando i filmati d’epoca e leggendo la documentazione storica emersa di recente, e naturalmente i libri e i nastri prodotti dai “credenti”.
Sono stati quasi tre anni di duro lavoro ma mi si è aperto un “nuovo mondo” incredibilmente affascinante: quelle dei cosmonauti fantasma sono effettivamente solo leggende, ma sono venuto a conoscenza di decine di mistificazioni create in quegli anni di “guerra fredda” sia da un blocco che dall’altro, ai fini di propaganda, e che tuttora sono credute vere dal grande pubblico.
Una piccola indagine è diventata alla fine un tomo di quasi 500 pagine, ma spero che anche i lettori trovino intrigante questo tema, così come lo è stato per me.
Ma tutto questo come è iniziato? Quando sei entrato nel CICAP?
Era, se non vado errato, il 2003 o il 2004. Massimo Polidoro invitò i simpatizzanti interessati a contribuire al gruppo lombardo a mangiare una pizza una sera a Milano. Io all’epoca non ero nemmeno abbonato alla rivista del CICAP, ma lo era il circolo astrofili di cui facevo parte e seguivo abbastanza regolarmente l’attività del CICAP attraverso internet, per cui decisi di partecipare alla cena. Seguirono un paio di incontri pomeridiani, una specie di training per gli aspiranti nuovi soci attivi, e da lì prese il via l’avventura dell’attuale gruppo lombardo.
Ad essere sincero però, io non sono mai stato molto interessato a un ruolo organizzativo o di coordinamento: la mia vera passione sono le indagini. Ho cominciato a darmi da fare attivamente quando, parlando con Francesco Grassi, emerse la considerazione che nessuno in Italia si era mai occupato in modo sistematico del fenomeno delle “sfere di luce” avvistate dagli astronauti in orbita. Dato che sono un astrofilo da oltre 20 anni e che lavoro in campo aerospaziale, iniziai ad interessarmi all’argomento, che poi è diventato una delle mie conferenze più “gettonate”, che ci viene richiesta sovente anche al di fuori dalla Lombardia.
Intervista a Gigi Cappello
Coordinatore CICAP Sicilia
Da semplice curioso sei entrato prima fra i volontari attivi del gruppo, poi anche nella redazione di Queryonline, e ora sei coordinatore del gruppo. Come è iniziata e cosa ha significato finora per te questa esperienza?
Ho scoperto di essere un grande arrampicatore sociale... No, ovviamente scherzo! Seguivo da diversi anni e con curiosità le attività del CICAP, ma per parecchio tempo sono rimasto indeciso sulla possibilità o meno di partecipare attivamente. Avrei potuto dare effettivamente una mano? Poi mi sono convinto, invertendo il mio pensiero: avrei potuto imparare molto dal CICAP, rimboccandomi le maniche. Sono un fisico sperimentale, ho a che fare quotidianamente con gli strumenti della scienza, ma doverli applicare nei casi per così dire “di confine” ti aiuta a capirli fino in fondo. Da socio ho voluto prendere parte quanto più attivamente possibile alle attività sia del gruppo locale che del comitato nazionale. Ho partecipato a convegni nazionali e assemblee dei soci: lì ho conosciuto e stretto rapporti con soci di tutta Italia e con i membri del direttivo. Su consiglio di Fara Di Maio (amica del gruppo locale e da tempo nella redazione di Query), che conosceva bene la mia passione per la divulgazione, sono entrato nella redazione di Queryonline. È un’esperienza molto formativa, che mi consente di “stare in prima linea” e scambiare idee con persone straordinarie. Per quanto riguarda il gruppo locale, infine, nell’ultimo anno ci sono stati numerosi cambiamenti. La necessità di intensificare le nostre attività e di far crescere il gruppo ci ha spinti all’elezione di un nuovo direttivo. Sono stato scelto come coordinatore. È di certo un ruolo di cui sento il peso, ma so di essere aiutato da persone davvero in gamba: primo fra tutti Fabio Pulvirenti, fra i fondatori del gruppo e adesso presidente, da cui eredito il ruolo di coordinatore, ma anche Fara e Andrea Guarneri, consiglieri nonché soci di vecchia data, che riusciranno certamente ad indirizzare il gruppo nella giusta direzione.
Quale è la realtà oggi del CICAP in Sicilia? Dove e come è possibile collaborare?
Il gruppo locale siciliano esiste dal 2008 e ha svolto finora numerose interessanti attività: di molte potete leggere nel nostro sito regionale. La nostra sede si trova a Paternò, nella zona di Catania, dove oggi vive una buona parte di noi; poi c’è un bel gruppetto di soci a Enna e per il resto siamo dispersi in tutte le province. Di recente abbiamo deciso di tentare un “salto di qualità”. Stiamo intensificando la nostra partecipazione a eventi pubblici e promuoviamo nuove indagini. Non siamo un gruppo grande, ma di certo non manca l’entusiasmo. Sicuramente più che in altre regioni d’Italia, in Sicilia si soffrono gli effetti di alcune storiche limitazioni. La nostra è una regione molto grande e con notevoli problemi di trasporti: per questo è difficile, a volte quasi impossibile, incontrarsi di persona con una certa frequenza. Per il gruppo locale questa rappresenta una sfida che vogliamo vincere: vogliamo che il gruppo dia efficaci strumenti di collaborazione e coesione fra soci. Per questo motivo al momento della affiliazione, il nuovo socio viene inserito in una mailing list, che è il vero cuore delle nostre comunicazioni: lì si discute e ci si mette d’accordo su come e quando riunirsi. Le riunioni avvengono principalmente via Skype, anche se invitiamo i soci che abitano vicini a incontrarsi di persona.
Per riuscire nei nostri obiettivi è necessario raggiungere una “massa critica”. La campagna per le adesioni promossa dal CICAP ad inizio 2013 è stata utilissima da questo punto di vista. Adesso stiamo pensando ad attività per coinvolgere attivamente i soci siciliani che ancora non afferiscono al gruppo locale, nonché a farci conoscere all’esterno. Molte cose stanno bollendo in pentola! Voglio rivolgere un messaggio a quanti credono che il loro contributo possa essere troppo piccolo o addirittura inutile: il CICAP è fatto di gente comune. C’è lo scienziato in grado di redigere un protocollo, l’umanista in grado di fare una corretta ricerca delle fonti. Ma ci vuole anche lo studente con un po’ di tempo libero che possa occuparsi degli aspetti organizzativi di un evento, o di chi si prenda l’incarico di fare fotografie o allestire una sede. Non ci si deve preoccupare a priori di non avere abbastanza tempo o molte competenze tecniche: un gruppo serve a questo!
Fra le attività che avete svolto finora localmente, c’è qualche episodio che ti ha colpito particolarmente?
Sono entrato a far parte del gruppo locale a fine 2010. Allora il gruppo aveva appena portato a termine una importante prova in doppio cieco su un sedicente rabdomante e nel frattempo erano in corso alcune interessanti indagini su del materiale fotografico. Per quanto riguarda la prima attività, ho avuto modo di leggere il materiale prodotto e notare la serietà e lo spirito di squadra con cui i miei neo-compagni avevano lavorato. Sulla seconda indagine mi sono invece buttato a capofitto: avevo delle idee interessanti e non ho avuto il timore di esporle, benché conoscessi molti dei soci solo da pochi minuti: da subito con loro mi sono trovato a mio agio. Alla fine quelle idee si sono rivelate decisive. È stato davvero un gran benvenuto, qualcosa che, nel perfetto stile CICAP, va oltre le semplici parole! Poi sono venute altre indagini ed altre attività. Ad esempio la partecipazione, pochi mesi fa, all’evento nazionale “Italia unita per la corretta informazione scientifica”. In quel caso tutti noi abbiamo percepito il valore sociale del nostro lavoro e, benché in quel momento i soci disponibili fossero pochi, ci siamo adoperati, ciascuno con le proprie competenze, per la riuscita dell’evento.
Quali programmi avete per il prossimo futuro?
Come dicevo abbiamo parecchie idee. Alcune di queste ci sembravano quasi impossibili fino a qualche tempo fa. Da poco abbiamo intrecciato delle collaborazioni che ci consentiranno di disporre di sale conferenze e di spazi espositivi. Stiamo quindi pensando ad esempio alla realizzazione di una mostra sul “paranormale fotografico” e ad una serie di incontri introduttivi alle attività del CICAP, del genere già testato con successo da altri gruppi locali. Qualora riuscissimo a raccogliere sufficienti risorse poi ci piacerebbe mettere su un archivio del luoghi misteriosi di Sicilia; un’opera complessa ma davvero interessante. Infine vorremmo portare qui il corso CICAP per investigatori del mistero, magari con una formula compressa in una settimana estiva. In fondo la Sicilia è un bel posto in cui passare le ferie d’agosto!
La prima novità è l’elezione di nuovi coordinatori in Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia: i nuovi coordinatori sono rispettivamente Luca Boschini, Gigi Cappello e Andrea Salsi.
I coordinatori danno una grande impronta ai gruppi, svolgendo un ruolo organizzativo molto importante sia per le realtà locali sia per l’associazione a livello nazionale. Anche per questo cogliamo qui l’occasione per ringraziare i coordinatori uscenti per il lavoro svolto, auspicando che non smettano mai di dare il loro prezioso aiuto: Francesco Sblendorio, Ivana Taverni e Fabio Pulvirenti.
Una seconda notizia, meno felice, è lo scioglimento del gruppo locale Trentino Alto Adige, deciso dai membri del gruppo stesso quando il coordinatore locale non ha più potuto svolgere questo ruolo. Questo ci ricorda come la partecipazione e la disponibilità di tutti i soci siano qualcosa che non deve mai essere dato per scontato. Ringraziamo qui tutte le persone che hanno contribuito al CICAP TAA dalla sua fondazione nel 2009 fino al 2013, e non perdiamo la speranza che nuovi germogli di attività scettica possano spuntare in futuro nella stessa area.
Infine, una terza novità è che abbiamo deciso di produrre all’inizio di ogni anno un report che documenti le numerose iniziative svolte dal CICAP in tutta Italia nell’anno concluso. Dovreste aver già ricevuto nella vostra casella di posta elettronica quello del 2013: ci auguriamo che vi abbia interessato e che possa offrire spunti e motivazioni per nuove attività!
In questo numero pubblichiamo l’intervista a Luca Boschini, coordinatore CICAP Lombardia e a a Gigi Cappello, coordinatore CICAP Sicilia, nel prossimo numero leggerete l’intervista a Andrea Salsi, coordinatore CICAP Emilia Romagna.
Intervista a Luca Boschini
Coordinatore CICAP Lombardia
Che cosa può trovare nel gruppo Lombardia un socio che si avvicini per la prima volta? E quali sono i vostri piani per il futuro del gruppo lombardo?
In primis oggi siamo un gruppetto di persone affiatate, che amano di tanto in tanto vedersi anche davanti a una pizza e una birra. L’obiettivo numero uno ora è quello di costituire un gruppo più numeroso, attivo e ben coeso.
Per parecchio tempo e per una lunga serie di ragioni le riunioni sono state sporadiche, ma un gruppo, per funzionare, deve svolgere incontri periodici e avere sempre qualcosa “in cantiere”, in modo da far sentire tutti coinvolti. Pertanto, come prima cosa, ci siamo attivati per ottenere una sede nella quale svolgere riunioni regolari. Nel contempo, vorremmo al più presto organizzare un nuovo training per gli aspiranti soci attivi che, nell’esperienza del mio esordio e di altri gruppi, è una formula che funziona per avvicinare nuovi appassionati.
E poi vorremmo lanciare alcune iniziative per le quali servirà certamente l’aiuto di nuovi soci. Pensiamo a un “tour della Milano misteriosa”, da organizzare insieme a una guida locale, prendendo come spunto il libro di Massimo Polidoro “Milano insolita e segreta”.
Poi abbiamo alcune nuove conferenze da “lanciare”, prima provandole tra di noi e poi proponendole di fronte a un vero pubblico. Inoltre, riceviamo di continuo e-mail da persone che ci sottopongono fotografie, filmati e racconti di fatti insoliti di cui sono stati testimoni: ci piacerebbe mettere in piedi un gruppetto in grado di rispondere in modo competente alla maggior parte di queste richieste.
A proposito di indagini, ho sentito che è in uscita il tuo libro sui cosmonauti perduti, edito dal CICAP: ce ne vuoi parlare?
Volentieri! Tutto è iniziato nel 2011, durante le celebrazioni per il cinquantenario del primo volo spaziale di Yurij Gagarin: in quel periodo, le note trasmissioni sui misteri, ma anche la stampa generalista, hanno rilanciato le vecchie voci sul fatto che Gagarin non sarebbe stato il primo uomo nello spazio, e che vi sarebbero stati molti cosmonauti morti durante i primi tentativi svolti in Unione Sovietica. I fratelli Judica Cordiglia, due radio-ascoltatori torinesi che all’epoca avevano captato le presunte comunicazioni dallo spazio di queste vittime nascoste, furono intervistati e ribadirono con forza i loro sospetti. La cosa mi ha incuriosito perché, benché la Russia dopo la caduta dell’URSS avesse aperto molti archivi storici, non parevano esistere pubblicazioni che trattassero in modo esaustivo tutte quelle leggende.
Così, approfittando della mia conoscenza del settore aerospaziale, del russo e di parecchi amici madrelingua in quel Paese, ho iniziato a indagare, guardando i filmati d’epoca e leggendo la documentazione storica emersa di recente, e naturalmente i libri e i nastri prodotti dai “credenti”.
Sono stati quasi tre anni di duro lavoro ma mi si è aperto un “nuovo mondo” incredibilmente affascinante: quelle dei cosmonauti fantasma sono effettivamente solo leggende, ma sono venuto a conoscenza di decine di mistificazioni create in quegli anni di “guerra fredda” sia da un blocco che dall’altro, ai fini di propaganda, e che tuttora sono credute vere dal grande pubblico.
Una piccola indagine è diventata alla fine un tomo di quasi 500 pagine, ma spero che anche i lettori trovino intrigante questo tema, così come lo è stato per me.
Ma tutto questo come è iniziato? Quando sei entrato nel CICAP?
Era, se non vado errato, il 2003 o il 2004. Massimo Polidoro invitò i simpatizzanti interessati a contribuire al gruppo lombardo a mangiare una pizza una sera a Milano. Io all’epoca non ero nemmeno abbonato alla rivista del CICAP, ma lo era il circolo astrofili di cui facevo parte e seguivo abbastanza regolarmente l’attività del CICAP attraverso internet, per cui decisi di partecipare alla cena. Seguirono un paio di incontri pomeridiani, una specie di training per gli aspiranti nuovi soci attivi, e da lì prese il via l’avventura dell’attuale gruppo lombardo.
Ad essere sincero però, io non sono mai stato molto interessato a un ruolo organizzativo o di coordinamento: la mia vera passione sono le indagini. Ho cominciato a darmi da fare attivamente quando, parlando con Francesco Grassi, emerse la considerazione che nessuno in Italia si era mai occupato in modo sistematico del fenomeno delle “sfere di luce” avvistate dagli astronauti in orbita. Dato che sono un astrofilo da oltre 20 anni e che lavoro in campo aerospaziale, iniziai ad interessarmi all’argomento, che poi è diventato una delle mie conferenze più “gettonate”, che ci viene richiesta sovente anche al di fuori dalla Lombardia.
Intervista a Gigi Cappello
Coordinatore CICAP Sicilia
Da semplice curioso sei entrato prima fra i volontari attivi del gruppo, poi anche nella redazione di Queryonline, e ora sei coordinatore del gruppo. Come è iniziata e cosa ha significato finora per te questa esperienza?
Ho scoperto di essere un grande arrampicatore sociale... No, ovviamente scherzo! Seguivo da diversi anni e con curiosità le attività del CICAP, ma per parecchio tempo sono rimasto indeciso sulla possibilità o meno di partecipare attivamente. Avrei potuto dare effettivamente una mano? Poi mi sono convinto, invertendo il mio pensiero: avrei potuto imparare molto dal CICAP, rimboccandomi le maniche. Sono un fisico sperimentale, ho a che fare quotidianamente con gli strumenti della scienza, ma doverli applicare nei casi per così dire “di confine” ti aiuta a capirli fino in fondo. Da socio ho voluto prendere parte quanto più attivamente possibile alle attività sia del gruppo locale che del comitato nazionale. Ho partecipato a convegni nazionali e assemblee dei soci: lì ho conosciuto e stretto rapporti con soci di tutta Italia e con i membri del direttivo. Su consiglio di Fara Di Maio (amica del gruppo locale e da tempo nella redazione di Query), che conosceva bene la mia passione per la divulgazione, sono entrato nella redazione di Queryonline. È un’esperienza molto formativa, che mi consente di “stare in prima linea” e scambiare idee con persone straordinarie. Per quanto riguarda il gruppo locale, infine, nell’ultimo anno ci sono stati numerosi cambiamenti. La necessità di intensificare le nostre attività e di far crescere il gruppo ci ha spinti all’elezione di un nuovo direttivo. Sono stato scelto come coordinatore. È di certo un ruolo di cui sento il peso, ma so di essere aiutato da persone davvero in gamba: primo fra tutti Fabio Pulvirenti, fra i fondatori del gruppo e adesso presidente, da cui eredito il ruolo di coordinatore, ma anche Fara e Andrea Guarneri, consiglieri nonché soci di vecchia data, che riusciranno certamente ad indirizzare il gruppo nella giusta direzione.
Quale è la realtà oggi del CICAP in Sicilia? Dove e come è possibile collaborare?
Il gruppo locale siciliano esiste dal 2008 e ha svolto finora numerose interessanti attività: di molte potete leggere nel nostro sito regionale. La nostra sede si trova a Paternò, nella zona di Catania, dove oggi vive una buona parte di noi; poi c’è un bel gruppetto di soci a Enna e per il resto siamo dispersi in tutte le province. Di recente abbiamo deciso di tentare un “salto di qualità”. Stiamo intensificando la nostra partecipazione a eventi pubblici e promuoviamo nuove indagini. Non siamo un gruppo grande, ma di certo non manca l’entusiasmo. Sicuramente più che in altre regioni d’Italia, in Sicilia si soffrono gli effetti di alcune storiche limitazioni. La nostra è una regione molto grande e con notevoli problemi di trasporti: per questo è difficile, a volte quasi impossibile, incontrarsi di persona con una certa frequenza. Per il gruppo locale questa rappresenta una sfida che vogliamo vincere: vogliamo che il gruppo dia efficaci strumenti di collaborazione e coesione fra soci. Per questo motivo al momento della affiliazione, il nuovo socio viene inserito in una mailing list, che è il vero cuore delle nostre comunicazioni: lì si discute e ci si mette d’accordo su come e quando riunirsi. Le riunioni avvengono principalmente via Skype, anche se invitiamo i soci che abitano vicini a incontrarsi di persona.
Per riuscire nei nostri obiettivi è necessario raggiungere una “massa critica”. La campagna per le adesioni promossa dal CICAP ad inizio 2013 è stata utilissima da questo punto di vista. Adesso stiamo pensando ad attività per coinvolgere attivamente i soci siciliani che ancora non afferiscono al gruppo locale, nonché a farci conoscere all’esterno. Molte cose stanno bollendo in pentola! Voglio rivolgere un messaggio a quanti credono che il loro contributo possa essere troppo piccolo o addirittura inutile: il CICAP è fatto di gente comune. C’è lo scienziato in grado di redigere un protocollo, l’umanista in grado di fare una corretta ricerca delle fonti. Ma ci vuole anche lo studente con un po’ di tempo libero che possa occuparsi degli aspetti organizzativi di un evento, o di chi si prenda l’incarico di fare fotografie o allestire una sede. Non ci si deve preoccupare a priori di non avere abbastanza tempo o molte competenze tecniche: un gruppo serve a questo!
Fra le attività che avete svolto finora localmente, c’è qualche episodio che ti ha colpito particolarmente?
Sono entrato a far parte del gruppo locale a fine 2010. Allora il gruppo aveva appena portato a termine una importante prova in doppio cieco su un sedicente rabdomante e nel frattempo erano in corso alcune interessanti indagini su del materiale fotografico. Per quanto riguarda la prima attività, ho avuto modo di leggere il materiale prodotto e notare la serietà e lo spirito di squadra con cui i miei neo-compagni avevano lavorato. Sulla seconda indagine mi sono invece buttato a capofitto: avevo delle idee interessanti e non ho avuto il timore di esporle, benché conoscessi molti dei soci solo da pochi minuti: da subito con loro mi sono trovato a mio agio. Alla fine quelle idee si sono rivelate decisive. È stato davvero un gran benvenuto, qualcosa che, nel perfetto stile CICAP, va oltre le semplici parole! Poi sono venute altre indagini ed altre attività. Ad esempio la partecipazione, pochi mesi fa, all’evento nazionale “Italia unita per la corretta informazione scientifica”. In quel caso tutti noi abbiamo percepito il valore sociale del nostro lavoro e, benché in quel momento i soci disponibili fossero pochi, ci siamo adoperati, ciascuno con le proprie competenze, per la riuscita dell’evento.
Quali programmi avete per il prossimo futuro?
Come dicevo abbiamo parecchie idee. Alcune di queste ci sembravano quasi impossibili fino a qualche tempo fa. Da poco abbiamo intrecciato delle collaborazioni che ci consentiranno di disporre di sale conferenze e di spazi espositivi. Stiamo quindi pensando ad esempio alla realizzazione di una mostra sul “paranormale fotografico” e ad una serie di incontri introduttivi alle attività del CICAP, del genere già testato con successo da altri gruppi locali. Qualora riuscissimo a raccogliere sufficienti risorse poi ci piacerebbe mettere su un archivio del luoghi misteriosi di Sicilia; un’opera complessa ma davvero interessante. Infine vorremmo portare qui il corso CICAP per investigatori del mistero, magari con una formula compressa in una settimana estiva. In fondo la Sicilia è un bel posto in cui passare le ferie d’agosto!