A metà del 1700 i fenomeni connessi con l’elettricità e il magnetismo erano al centro dell’attenzione e si segnavano le prime pietre miliari degli studi in tal campo.
Fu in questo contesto che Franz Anton Mesmer (1733-1815), medico viennese, appassionato di esoterismo e alchimia, elaborò quello che fu chiamato in seguito “mesmerismo”.
Mesmer si era laureato in medicina con una tesi sugli “influssi dei corpi celesti sulla salute dell’uomo” ed era un sostenitore delle teorie vitalistiche, secondo le quali i processi organici sarebbero da attribuirsi a un “fluido vitale” che permea l’intero universo. Così come le forze di gravità agiscono sui pianeti e la forza magnetica attira la limatura di ferro verso una calamita, esisteva secondo lui una forza, anch’essa invisibile, chiamata “magnetismo animale”, che scorre attraverso tutti gli esseri viventi. Egli riteneva che la forza gravitazionale, elettrica, magnetica e il magnetismo animale fossero differenti manifestazioni di un unico fluido che attraversa tutto l’universo.
Mesmer concepì una fisiologia in cui alla base del corretto funzionamento dell’organismo vi è lo scorrimento armonioso del flusso del magnetismo animale. Se lo scorrimento di tale flusso è bloccato o difficoltoso si hanno malattie e disfunzioni, che vanno curate sbloccando il flusso.
Su questa idea basò un metodo di cura che consisteva nell’applicazione di calamite sulle parti del corpo interessate, insieme all’imposizione di mani irraggianti energie benefiche, bagni collettivi in grandi tinozze, dette baquet, riempite di “acque magnetizzate”, e addirittura pratiche con cui giungeva all’induzione di stati di coscienza alterati, detti “sonnambulismo artificiale”.
Il successo della sua terapia fu molto ampio negli ambienti nobiliari e altoborghesi, da Vienna a Parigi, fino a trasformarsi in una diffusissima moda. Addirittura le nobildonne vestivano “abiti magnetizzati” e mangiavano in “piatti magnetizzati”.
Per accontentare tutti, Mesmer iniziò ben presto a organizzare sedute terapeutiche collettive, a cui partecipavano fino a una ventina di persone. Le persone si sedevano intorno ai baquet, e impugnavano le sottili sbarre metalliche che da essi fuoriuscivano, appoggiandole ai “poli mesmerici” del proprio corpo. Le reazioni erano varie: chi sudava, chi vomitava, chi gridava o piangeva, chi tremava o sveniva. Al termine della seduta molti dichiaravano di essere guariti.
Al crescere della sua fama, Mesmer inventava terapie sempre più stravaganti, in ambienti molto suggestivi, con musiche celestiali e atmosfere soffuse. Diventò così uno degli uomini più controversi dell’epoca, tra lodi appassionate e accuse di ciarlataneria che lo posero al centro della satira dell’epoca (persino Mozart lo prese bonariamente in giro nella sua opera buffa “Così fan tutte”). Non mancò la reazione scettica da parte di medici e scienziati, i quali convinsero il re Luigi XVI a istituire una Commissione reale che verificasse le affermazioni di Mesmer.
La Commissione fu composta anche da nomi famosi come Benjamin Franklin, il maggior esperto di elettricità dell’epoca, e Antoine-Laurent Lavoisier, fondatore della chimica moderna.
Mesmer attribuiva al suo operato il merito di veri e propri miracoli, come restituire la vista ai ciechi, ma ammetteva che le sue cure funzionavano soprattutto per le malattie di origine nervosa.
I membri della commissione capirono subito che, in una prima fase delle loro ricerche, non dovevano preoccuparsi dell’origine del magnetismo animale, bensì dovevano verificarne l’esistenza attraverso l’analisi dei presunti effetti fisici sugli oggetti, che erano alla base delle affermazioni sui poteri curativi del mesmerismo.
Mesmer non collaborò in prima persona alle sperimentazioni, ma lasciò che fosse un suo studente, Charles Delson, a prendere il suo posto. Una mossa astuta, che gli consentì, in seguito, di sostenere che se gli esperimenti avevano fallito era perché Delson non aveva agito nel modo corretto.
La cura delle malattie fu subito vista come una strada impervia per verificare la validità delle teorie di Mesmer, in quanto troppo lunga e incerta: si era consapevoli, infatti, che molti fattori potevano influire sulla guarigione di una malattia e che non si poteva escludere con certezza che le guarigioni fossero spontanee. All’inizio del rapporto che fu stilato alla fine dell’indagine si legge infatti: «le osservazioni nei secoli provano, e i medici riconoscono, che la sola natura senza bisogno di trattamenti medici cura un gran numero di pazienti. Se il magnetismo fosse inefficace il suo uso lascerebbe i pazienti nelle mani della natura. [...] È un errore credere che questo tipo di prova sia inconfutabile; nulla prova senza alcun dubbio che il medico o la medicina curino i malati. Il trattamento delle malattie può fornire soltanto risultati che sono sempre incerti e spesso erronei»[1].
Gli sperimentatori cominciarono il test utilizzando sé stessi come cavie: cercarono di magnetizzarsi, unendosi con bacchette, cordicelle e pollici, secondo le istruzioni di Delson, ma senza risultati.
Osservarono allora dei trattamenti fatti su altri soggetti e subito notarono la differenza tra le sedute di gruppo e quelle private fatte da loro: in queste ultime regnavano la calma e silenzio, mentre nelle prime c’era movimento, agitazione e avvenivano molteplici reazioni, dalle crisi più violente a perturbazioni dello stato normale del corpo e della psiche.
Decisero di proseguire nella loro indagine magnetizzando sette pazienti della classe sociale meno abbiente. Gli effetti della “cura” furono diversi: tre dissero di aver percepito qualcosa, gli altri quattro nulla. Il passo successivo fu quello di effettuare lo stesso esperimento su pazienti scelti nell’ambiente dell’alta società, in quanto i Commissari ritenevano che l’intelligenza di questi ultimi avrebbe permesso loro di discutere e descrivere meglio le proprie sensazioni. Nessuno di loro riportò cambiamenti significativi.
I Commissari constatarono quindi che i tre soggetti della classe inferiore erano i soli ad aver percepito qualcosa, mentre quelli del ceto superiore non avevano sentito nulla. La spiegazione che ne diedero fu la seguente: «Assumiamo il punto di vista di un popolano ignorante colpito dalla malattia e desideroso di star meglio, portato in pompa magna di fronte a un consesso composto in parte da medici, dove viene somministrato un nuovo trattamento che egli crede in grado di riprodurre risultati portentosi. Aggiungiamo che il paziente viene remunerato per la sua collaborazione e che crede di compiacerci se sostiene di sentire qualche effetto e avremo una spiegazione naturale per questi effetti. Per lo meno avremo una ragione legittima per dubitare che la causa reale di questi effetti sia il magnetismo»[1].
Anche l’esperimento con un bambino, il quale si suppose non avesse idee preconcette, non portò risultati.
L’idea che il mesmerismo fosse soltanto effetto placebo iniziava a rivelarsi sempre più fondata, visto che esso sembrava privo di validità per quei pazienti che vi si sottoponevano con scetticismo. I commissari dovevano, quindi, trovare un modo per respingere o confermare l’ipotesi che l’immaginazione giocasse un ruolo predominante.
Franklin e Lavoisier prepararono diversi esperimenti in cui i soggetti credevano di ricevere il trattamento, ma in realtà non lo ricevevano, mentre altri ricevevano il trattamento senza saperlo. Il risultato non lasciò dubbi: «fa tutto l’immaginazione, il magnetismo è irrilevante»[1]. Giunsero inoltre alla conclusione che gli effetti erano più marcati durante i trattamenti di gruppo grazie alla suggestione che contagiava i partecipanti, amplificandone le emozioni. Alla fine del rapporto che la commissione presentò si legge: «nulla prova l’esistenza del fluido del magnetismo animale; questo fluido privo di esistenza è perciò privo di utilità; gli effetti violenti osservati nel trattamento di gruppo sono determinati dal contatto, dall’immaginazione messa in azione e dall’imitazione involontaria che ci porta nostro malgrado a ripetere ciò che colpisce i nostri sensi»[1].
Fu in questo contesto che Franz Anton Mesmer (1733-1815), medico viennese, appassionato di esoterismo e alchimia, elaborò quello che fu chiamato in seguito “mesmerismo”.
Mesmer si era laureato in medicina con una tesi sugli “influssi dei corpi celesti sulla salute dell’uomo” ed era un sostenitore delle teorie vitalistiche, secondo le quali i processi organici sarebbero da attribuirsi a un “fluido vitale” che permea l’intero universo. Così come le forze di gravità agiscono sui pianeti e la forza magnetica attira la limatura di ferro verso una calamita, esisteva secondo lui una forza, anch’essa invisibile, chiamata “magnetismo animale”, che scorre attraverso tutti gli esseri viventi. Egli riteneva che la forza gravitazionale, elettrica, magnetica e il magnetismo animale fossero differenti manifestazioni di un unico fluido che attraversa tutto l’universo.
Mesmer concepì una fisiologia in cui alla base del corretto funzionamento dell’organismo vi è lo scorrimento armonioso del flusso del magnetismo animale. Se lo scorrimento di tale flusso è bloccato o difficoltoso si hanno malattie e disfunzioni, che vanno curate sbloccando il flusso.
Su questa idea basò un metodo di cura che consisteva nell’applicazione di calamite sulle parti del corpo interessate, insieme all’imposizione di mani irraggianti energie benefiche, bagni collettivi in grandi tinozze, dette baquet, riempite di “acque magnetizzate”, e addirittura pratiche con cui giungeva all’induzione di stati di coscienza alterati, detti “sonnambulismo artificiale”.
Il successo della sua terapia fu molto ampio negli ambienti nobiliari e altoborghesi, da Vienna a Parigi, fino a trasformarsi in una diffusissima moda. Addirittura le nobildonne vestivano “abiti magnetizzati” e mangiavano in “piatti magnetizzati”.
Per accontentare tutti, Mesmer iniziò ben presto a organizzare sedute terapeutiche collettive, a cui partecipavano fino a una ventina di persone. Le persone si sedevano intorno ai baquet, e impugnavano le sottili sbarre metalliche che da essi fuoriuscivano, appoggiandole ai “poli mesmerici” del proprio corpo. Le reazioni erano varie: chi sudava, chi vomitava, chi gridava o piangeva, chi tremava o sveniva. Al termine della seduta molti dichiaravano di essere guariti.
Al crescere della sua fama, Mesmer inventava terapie sempre più stravaganti, in ambienti molto suggestivi, con musiche celestiali e atmosfere soffuse. Diventò così uno degli uomini più controversi dell’epoca, tra lodi appassionate e accuse di ciarlataneria che lo posero al centro della satira dell’epoca (persino Mozart lo prese bonariamente in giro nella sua opera buffa “Così fan tutte”). Non mancò la reazione scettica da parte di medici e scienziati, i quali convinsero il re Luigi XVI a istituire una Commissione reale che verificasse le affermazioni di Mesmer.
La Commissione fu composta anche da nomi famosi come Benjamin Franklin, il maggior esperto di elettricità dell’epoca, e Antoine-Laurent Lavoisier, fondatore della chimica moderna.
Mesmer attribuiva al suo operato il merito di veri e propri miracoli, come restituire la vista ai ciechi, ma ammetteva che le sue cure funzionavano soprattutto per le malattie di origine nervosa.
I membri della commissione capirono subito che, in una prima fase delle loro ricerche, non dovevano preoccuparsi dell’origine del magnetismo animale, bensì dovevano verificarne l’esistenza attraverso l’analisi dei presunti effetti fisici sugli oggetti, che erano alla base delle affermazioni sui poteri curativi del mesmerismo.
Mesmer non collaborò in prima persona alle sperimentazioni, ma lasciò che fosse un suo studente, Charles Delson, a prendere il suo posto. Una mossa astuta, che gli consentì, in seguito, di sostenere che se gli esperimenti avevano fallito era perché Delson non aveva agito nel modo corretto.
La cura delle malattie fu subito vista come una strada impervia per verificare la validità delle teorie di Mesmer, in quanto troppo lunga e incerta: si era consapevoli, infatti, che molti fattori potevano influire sulla guarigione di una malattia e che non si poteva escludere con certezza che le guarigioni fossero spontanee. All’inizio del rapporto che fu stilato alla fine dell’indagine si legge infatti: «le osservazioni nei secoli provano, e i medici riconoscono, che la sola natura senza bisogno di trattamenti medici cura un gran numero di pazienti. Se il magnetismo fosse inefficace il suo uso lascerebbe i pazienti nelle mani della natura. [...] È un errore credere che questo tipo di prova sia inconfutabile; nulla prova senza alcun dubbio che il medico o la medicina curino i malati. Il trattamento delle malattie può fornire soltanto risultati che sono sempre incerti e spesso erronei»[1].
Gli sperimentatori cominciarono il test utilizzando sé stessi come cavie: cercarono di magnetizzarsi, unendosi con bacchette, cordicelle e pollici, secondo le istruzioni di Delson, ma senza risultati.
Osservarono allora dei trattamenti fatti su altri soggetti e subito notarono la differenza tra le sedute di gruppo e quelle private fatte da loro: in queste ultime regnavano la calma e silenzio, mentre nelle prime c’era movimento, agitazione e avvenivano molteplici reazioni, dalle crisi più violente a perturbazioni dello stato normale del corpo e della psiche.
Decisero di proseguire nella loro indagine magnetizzando sette pazienti della classe sociale meno abbiente. Gli effetti della “cura” furono diversi: tre dissero di aver percepito qualcosa, gli altri quattro nulla. Il passo successivo fu quello di effettuare lo stesso esperimento su pazienti scelti nell’ambiente dell’alta società, in quanto i Commissari ritenevano che l’intelligenza di questi ultimi avrebbe permesso loro di discutere e descrivere meglio le proprie sensazioni. Nessuno di loro riportò cambiamenti significativi.
I Commissari constatarono quindi che i tre soggetti della classe inferiore erano i soli ad aver percepito qualcosa, mentre quelli del ceto superiore non avevano sentito nulla. La spiegazione che ne diedero fu la seguente: «Assumiamo il punto di vista di un popolano ignorante colpito dalla malattia e desideroso di star meglio, portato in pompa magna di fronte a un consesso composto in parte da medici, dove viene somministrato un nuovo trattamento che egli crede in grado di riprodurre risultati portentosi. Aggiungiamo che il paziente viene remunerato per la sua collaborazione e che crede di compiacerci se sostiene di sentire qualche effetto e avremo una spiegazione naturale per questi effetti. Per lo meno avremo una ragione legittima per dubitare che la causa reale di questi effetti sia il magnetismo»[1].
Anche l’esperimento con un bambino, il quale si suppose non avesse idee preconcette, non portò risultati.
L’idea che il mesmerismo fosse soltanto effetto placebo iniziava a rivelarsi sempre più fondata, visto che esso sembrava privo di validità per quei pazienti che vi si sottoponevano con scetticismo. I commissari dovevano, quindi, trovare un modo per respingere o confermare l’ipotesi che l’immaginazione giocasse un ruolo predominante.
Franklin e Lavoisier prepararono diversi esperimenti in cui i soggetti credevano di ricevere il trattamento, ma in realtà non lo ricevevano, mentre altri ricevevano il trattamento senza saperlo. Il risultato non lasciò dubbi: «fa tutto l’immaginazione, il magnetismo è irrilevante»[1]. Giunsero inoltre alla conclusione che gli effetti erano più marcati durante i trattamenti di gruppo grazie alla suggestione che contagiava i partecipanti, amplificandone le emozioni. Alla fine del rapporto che la commissione presentò si legge: «nulla prova l’esistenza del fluido del magnetismo animale; questo fluido privo di esistenza è perciò privo di utilità; gli effetti violenti osservati nel trattamento di gruppo sono determinati dal contatto, dall’immaginazione messa in azione e dall’imitazione involontaria che ci porta nostro malgrado a ripetere ciò che colpisce i nostri sensi»[1].
Note
1) Rapporto dei Commissari incaricati dal Re di esaminare il magnetismo animale, Stampato con ordine reale n. 4 a Parigi dalla Casa Editrice Reale nel 1784. È possibile leggere una traduzione del rapporto sul numero 50 di “Scienza&Paranormale”.