Di solito questa rubrica si occupa di scetticismo in generale e non di questioni interne al CICAP, ma in questo numero faccio un’eccezione perché l’assemblea dei soci del 2013, che si terrà a Fossano (CN) il 4 e 5 maggio prossimi, arriva in un momento cruciale della nostra storia. All’inizio di quest’anno le iscrizioni al CICAP erano scese sotto il livello di guardia e per garantire la sopravvivenza del Comitato abbiamo proposto una campagna adesioni con l’obiettivo di arrivare a 500 nuovi soci entro il mese di maggio. La campagna sta andando benissimo, tanto che al momento di andare in stampa abbiamo già raggiunto l’obiettivo con tre mesi di anticipo sul previsto, e di questo ringraziamo di cuore tutti i nostri sostenitori, vecchi e nuovi. D’altra parte l’annuncio del calo di iscrizioni ha suscitato una proficua discussione sull’efficacia delle nostre attività. Ecco perché l’assemblea di Fossano sarà l’occasione giusta per fare il punto sul nostro lavoro, per capire che cosa sta funzionando bene, che cosa si può migliorare e dove invece abbiamo commesso degli errori e dobbiamo aggiustare il tiro: è importante quindi che i soci partecipino e contribuiscano. Speriamo di essere in tanti. Ci saranno molti argomenti da discutere. Mi limito qui a quello più pertinente a questa rubrica: l’oggetto delle nostre indagini. Ha senso che nel 2013 il CICAP si identifichi ancora con il termine “paranormale”? Dovremmo ridefinire i nostri obiettivi?
Come osservato anche in questa rubrica, l’ampliamento del campo di azione c’è già stato nei fatti, anche se non ancora nel nome del Comitato. Oggi su Query trattiamo temi come il riscaldamento globale, le vaccinazioni, la fusione fredda, che difficilmente avrebbero trovato spazio vent’anni fa su Scienza & Paranormale, e il cambiamento è ancora più evidente su Query Online, dove l’astrologia e lo spiritismo hanno lasciato la maggior parte dello spazio alle bufale giornalistiche (come i continui allarmismi su terremoti, asteroidi e catastrofi varie), alle teorie del complotto (come quella delle scie chimiche) e alle diatribe scientifiche (come quelle sull’aggressività dell’industria farmaceutica). Probabilmente, senza abbandonare i nostri temi storici sui quali abbiamo la responsabilità di fare un servizio utile e che non fa nessun altro, allargheremo ulteriormente i nostri orizzonti in futuro: per esempio, ci piacerebbe occuparci di temi legati alla storia, come il negazionismo della Shoah, se riusciremo a farlo con il dovuto approfondimento.
I fondamenti di queste credenze non sono dissimili da quelli che già conosciamo, di conseguenza non sono cambiati i nostri obiettivi, anche se naturalmente abbiamo cercato di affinarli grazie all’esperienza maturata: continuiamo a tutelare i consumatori dalle truffe, a combattere la disinformazione, a divulgare il metodo scientifico partendo dai casi in cui viene applicato male, e così via.
Il dubbio, quindi, non è sul fatto che il CICAP si debba evolvere per restare al passo coi tempi, ma sul come mantenere, all’interno di un’evoluzione che è già in corso, un’identità ben definita che ci aiuti sia a coordinarci all’interno sia ad accreditarci con il pubblico.
Insomma, all’inizio eravamo quelli che smascheravano i falsi maghi: un’etichetta che forse ci stava un po’ stretta, ma che ci garantiva solidarietà pressoché universale, dato che i nostri obiettivi erano credenze pittoresche ma che la maggior parte delle persone non prendeva molto sul serio. Ora che cerchiamo di smentire false credenze anche in altri settori, tocchiamo argomenti che stanno davvero a cuore a chiunque, perché parliamo di problemi concreti come la salute (pensiamo alle teorie alternative sull’AIDS o sulle vaccinazioni), l’ambiente (il riscaldamento globale), l’energia (la fusione fredda), e così via. Analizzare questi temi è obiettivamente più difficile, perché richiede maggiori competenze specialistiche e spirito critico a trecentosessanta gradi. Ecco che sono all’ordine del giorno le accuse di essere al servizio delle multinazionali, così come quelle di perseguire un’agenda occulta (recentemente sono stato definito un “fascista pompiere”, qualsiasi cosa ciò significhi), fino alle minacce fisiche. E dato che le affermazioni che indaghiamo non sempre sono immediatamente riconoscibili come infondate, diventa più difficile riconoscere il criterio con cui le scegliamo, cioè quello di analizzare le affermazioni scientificamente controverse da qualunque parte provengano: non si contano le lettere di protesta del tipo «Apprezzo moltissimo il lavoro che fate per smascherare le bufale, ma avete preso un granchio con una teoria scientificamente fondata come la teoria X» (dove X cambia ogni volta).
La discussione sul nostro campo di interessi è sempre aperta, ma onestamente non ridiscuteremo il mandato del CICAP dalle fondamenta. A differenza degli scettici di lingua anglosassone, che proprio in questo periodo si stanno chiedendo se allargare il dominio dell’indagine scettica a campi come le religioni, l’economia o la politica, noi su questi temi abbiamo già fatto la nostra scelta. Non ci occupiamo di discutere di opzioni politiche o di fedi religiose, anche se non abbiamo remore a intervenire quando l’economia, la politica o la religione sconfinano nelle pseudoscienze o nel paranormale. Non vogliamo nemmeno attribuirci il ruolo di “difensori della scienza”: promuoviamo il metodo scientifico come il miglior strumento di cui disponiamo per accertare la verità nell’ambito di ciò che è empiricamente indagabile, ma siamo perfettamente consapevoli che la scienza non risolve tutti i problemi e che la comunità scientifica è tutt’altro che infallibile.
Infine, non vogliamo vincolare le scelte individuali. Quello degli scettici è un movimento variegato, nel quale gli individui tengono molto alla propria indipendenza intellettuale. Qualunque cosa decida il CICAP sul proprio mandato, questo non cambierà in modo significativo l’attività di Paolo Attivissimo, di Gigi Garlaschelli, di Medbunker o del vostro scettico preferito. In altre parole, questa discussione non serve per dire ai nostri singoli soci di che cosa si devono interessare (tanto farebbero comunque di testa loro!), ma per capire tutti insieme qual è la strategia migliore per il CICAP come associazione. All’assemblea dei soci cercheremo quindi il modo migliore per definire e formalizzare l’ampliamento degli argomenti di nostro interesse e di conseguenza per definire in modo chiaro la nostra identità alla luce di questo cambiamento.
Che cosa ne pensate? Proviamo a parlarne insieme. Scrivetemi a [email protected] o a CICAP, casella postale 847, 35100 Padova: mi piacerebbe poter riportare nel prossimo numero di questa rubrica le conclusioni di una fruttuosa discussione all’assemblea dei soci ma anche usare in futuro questo spazio come un luogo dove confrontare le idee e continuare a ragionare insieme sul CICAP.
Come osservato anche in questa rubrica, l’ampliamento del campo di azione c’è già stato nei fatti, anche se non ancora nel nome del Comitato. Oggi su Query trattiamo temi come il riscaldamento globale, le vaccinazioni, la fusione fredda, che difficilmente avrebbero trovato spazio vent’anni fa su Scienza & Paranormale, e il cambiamento è ancora più evidente su Query Online, dove l’astrologia e lo spiritismo hanno lasciato la maggior parte dello spazio alle bufale giornalistiche (come i continui allarmismi su terremoti, asteroidi e catastrofi varie), alle teorie del complotto (come quella delle scie chimiche) e alle diatribe scientifiche (come quelle sull’aggressività dell’industria farmaceutica). Probabilmente, senza abbandonare i nostri temi storici sui quali abbiamo la responsabilità di fare un servizio utile e che non fa nessun altro, allargheremo ulteriormente i nostri orizzonti in futuro: per esempio, ci piacerebbe occuparci di temi legati alla storia, come il negazionismo della Shoah, se riusciremo a farlo con il dovuto approfondimento.
I fondamenti di queste credenze non sono dissimili da quelli che già conosciamo, di conseguenza non sono cambiati i nostri obiettivi, anche se naturalmente abbiamo cercato di affinarli grazie all’esperienza maturata: continuiamo a tutelare i consumatori dalle truffe, a combattere la disinformazione, a divulgare il metodo scientifico partendo dai casi in cui viene applicato male, e così via.
Il dubbio, quindi, non è sul fatto che il CICAP si debba evolvere per restare al passo coi tempi, ma sul come mantenere, all’interno di un’evoluzione che è già in corso, un’identità ben definita che ci aiuti sia a coordinarci all’interno sia ad accreditarci con il pubblico.
Insomma, all’inizio eravamo quelli che smascheravano i falsi maghi: un’etichetta che forse ci stava un po’ stretta, ma che ci garantiva solidarietà pressoché universale, dato che i nostri obiettivi erano credenze pittoresche ma che la maggior parte delle persone non prendeva molto sul serio. Ora che cerchiamo di smentire false credenze anche in altri settori, tocchiamo argomenti che stanno davvero a cuore a chiunque, perché parliamo di problemi concreti come la salute (pensiamo alle teorie alternative sull’AIDS o sulle vaccinazioni), l’ambiente (il riscaldamento globale), l’energia (la fusione fredda), e così via. Analizzare questi temi è obiettivamente più difficile, perché richiede maggiori competenze specialistiche e spirito critico a trecentosessanta gradi. Ecco che sono all’ordine del giorno le accuse di essere al servizio delle multinazionali, così come quelle di perseguire un’agenda occulta (recentemente sono stato definito un “fascista pompiere”, qualsiasi cosa ciò significhi), fino alle minacce fisiche. E dato che le affermazioni che indaghiamo non sempre sono immediatamente riconoscibili come infondate, diventa più difficile riconoscere il criterio con cui le scegliamo, cioè quello di analizzare le affermazioni scientificamente controverse da qualunque parte provengano: non si contano le lettere di protesta del tipo «Apprezzo moltissimo il lavoro che fate per smascherare le bufale, ma avete preso un granchio con una teoria scientificamente fondata come la teoria X» (dove X cambia ogni volta).
La discussione sul nostro campo di interessi è sempre aperta, ma onestamente non ridiscuteremo il mandato del CICAP dalle fondamenta. A differenza degli scettici di lingua anglosassone, che proprio in questo periodo si stanno chiedendo se allargare il dominio dell’indagine scettica a campi come le religioni, l’economia o la politica, noi su questi temi abbiamo già fatto la nostra scelta. Non ci occupiamo di discutere di opzioni politiche o di fedi religiose, anche se non abbiamo remore a intervenire quando l’economia, la politica o la religione sconfinano nelle pseudoscienze o nel paranormale. Non vogliamo nemmeno attribuirci il ruolo di “difensori della scienza”: promuoviamo il metodo scientifico come il miglior strumento di cui disponiamo per accertare la verità nell’ambito di ciò che è empiricamente indagabile, ma siamo perfettamente consapevoli che la scienza non risolve tutti i problemi e che la comunità scientifica è tutt’altro che infallibile.
Infine, non vogliamo vincolare le scelte individuali. Quello degli scettici è un movimento variegato, nel quale gli individui tengono molto alla propria indipendenza intellettuale. Qualunque cosa decida il CICAP sul proprio mandato, questo non cambierà in modo significativo l’attività di Paolo Attivissimo, di Gigi Garlaschelli, di Medbunker o del vostro scettico preferito. In altre parole, questa discussione non serve per dire ai nostri singoli soci di che cosa si devono interessare (tanto farebbero comunque di testa loro!), ma per capire tutti insieme qual è la strategia migliore per il CICAP come associazione. All’assemblea dei soci cercheremo quindi il modo migliore per definire e formalizzare l’ampliamento degli argomenti di nostro interesse e di conseguenza per definire in modo chiaro la nostra identità alla luce di questo cambiamento.
Che cosa ne pensate? Proviamo a parlarne insieme. Scrivetemi a [email protected] o a CICAP, casella postale 847, 35100 Padova: mi piacerebbe poter riportare nel prossimo numero di questa rubrica le conclusioni di una fruttuosa discussione all’assemblea dei soci ma anche usare in futuro questo spazio come un luogo dove confrontare le idee e continuare a ragionare insieme sul CICAP.