Anche tra i più pacati pensatori, sono pochi coloro che non si siano occasionalmente lasciati sbalordire da una mezza convinzione, vaga eppure eccitante, che il sovrannaturale esista, indotti verso di essa da coincidenze di carattere così apparentemente meraviglioso che, in qualità di pure coincidenze, l’intelletto si era dimostrato incapace di accoglierle.
Tali sentimenti - poiché le mezze convinzioni di cui parlo non possiedono mai la piena forza del pensiero - tali sentimenti vengono di rado soffocati interamente se non attraverso i riferimenti alla scienza del caso, oppure, come essa viene tecnicamente chiamata, al Calcolo delle Probabilità. Ora questo Calcolo è, nella propria essenza, puramente matematico; e perciò abbiamo l’anomalia della più rigida esattezza scientifica applicata alle ombre e alla spiritualità della più intangibile delle speculazioni.
Edgar Allan Poe, Il mistero di Marie Roget
Queste righe di Poe esprimono un’emozione che tutti prima o poi sperimentano nella vita. Ripetutamente, quando nel corso di una conversazione viene fuori l’argomento paranormale, qualcuno viene costretto a raccontare, spesso con esasperante dovizia di particolari, un evento del passato, quando lui o lei furono sconquassati da una coincidenza così straordinaria da sembrare impossibile attribuirla al caso.
“Come lo spieghi, questo?” è l’interrogativo che verrà lanciato all’ascoltatore scettico che si trovi ad essere presente. Nessun discorso, per quanto corposo, sulla probabilità e le statistiche sembra avere un qualunque effetto sulle convinzioni di quella persona.
La grande coincidenza ha lasciato un’impressione indelebile. Sospetto che sarebbe difficile trovare un parapsicologo i cui interessi in questo campo non siano stati fortemente stimolati da una o più di tali esperienze personali.
Prima di discutere la questione che è al centro di questo articolo - il disastro del Titanic fu previsto tramite la percezione extrasensoriale? - diamo uno sguardo alle coincidenze in generale. La cosa più importante da comprendere è che in molti casi di coincidenze sbalorditive è impossibile ipotizzare una stima anche solo approssimativa della loro probabilità. Rappresentano quel tipo di problema che i matematici chiamano non “ben formato”.
Considerate, ad esempio, il tipo più comune di precognizione, il sogno premonitore. Semplicemente, non c’è modo di valutare in che misura tale sogno ricorra in opposizione alle ordinarie leggi della statistica.
Molti sogni contengono una quantità di eventi vagamente definiti e scollegati tra loro. In un sogno precognitivo è impossibile sapere quanti eventi siano stati rapidamente dimenticati perché non avevano alcuna relazione con accadimenti verificatisi durante i periodi di veglia nell’immediato futuro. Immaginiamo che una donna sogni la zia Maria che muore in un incendio. Nello stesso sogno, il marito di zia Maria scampa al fuoco saltando da una finestra e rompendosi una gamba. Pochi giorni dopo si verifica uno dei seguenti avvenimenti: zia Maria muore di malattia, suo marito si frattura un braccio in un incidente d’auto, oppure una casa del vicinato prende fuoco. Se zia Maria muore, la sognatrice potrà dire ai suoi amici che solo pochi giorni prima ha sognato che la zia sarebbe morta. Se il marito della zia si rompe un braccio, la sognatrice potrebbe ricordarsi che in un suo sogno l’uomo si è spezzato un osso, anche se non ricorda bene quale, ma pensa che si trattasse del braccio. E naturalmente se una casa dei dintorni si incendia si ricorderà quell’aspetto del sogno. Altri eventi dello stesso sogno, e potrebbero essercene moltissimi, resteranno completamente dimenticati. Anche se il sogno insisteva solo sui tre eventi menzionati, la semplice presenza di tutti e tre aumenta le probabilità di una significativa correlazione.
La probabilità di almeno una correlazione significativa si impenna in modo ancora maggiore quando consideriamo il tempo trascorso tra un sogno premonitore e l’evento. Molti sogni del genere accadono diversi giorni, a volte anche settimane, prima dell’episodio drammatico. Ciò significa che dobbiamo considerare tutti gli eventi che sono accaduti in tutti i sogni di quella persona nel corso di quel che potrebbe essere un considerevole numero di giorni. Poiché non c’è modo di recuperare le centinaia di eventi che potrebbero essersi manifestati nei sogni durante il periodo precedente l’evento, il compito di stimare la probabilità di una correlazione è senza speranza. C’è ancora molto da tener presente. Ogni notte, in tutto il mondo, miliardi di persone sognano. Non è quindi ovvio che la probabilità di correlazioni degne di nota tra eventi in sogno ed eventi futuri che si verificano in alcuni di questi miliardi di sogni sia estremamente alta? Naturalmente, ogni volta che una correlazione straordinaria si verifica effettivamente, è certo che vi sarà una intensa, incrollabile sensazione di improbabilità nella mente del sognatore.
Con tutto il rispetto per i sogni premonitori che riguardano i grandi disastri da prima pagina, non abbiamo indizio alcuno dei milioni e milioni di volte che la gente sogna una tragedia del genere e non accade nulla. Potete esser certi che ogni volta che una grande nave prende il mare o che un grosso aereo decolla con tanti passeggeri a bordo, non è improbabile che almeno uno di essi - o un parente - possa sognare di una nave che affonda o un aereo che precipita. Una volta che la nave o l’aereo sono arrivati a destinazione sani e salvi, chi mai parlerà di un simile sogno, o addirittura chi se ne ricorderà? Ma se il disastro si verifica, allora il sogno viene ricordato immediatamente, e trasmesso in famiglia ai figli e ai nipoti. I terremoti e le alluvioni compaiono meno spesso nei sogni catastrofici, per l’ovvia ragione che nessuno può stabilire una finestra temporale per un evento del genere. È molto più verosimile che qualcuno abbia un timore inconscio che una persona cara possa morire in occasione di un particolare volo, piuttosto che possa perire in un terremoto. Nondimeno, sarebbe interessante conoscere, cosa naturalmente impossibile, quanto spesso in California sognano il terremoto. Per quanto ne sappiamo, potrebbero essercene migliaia ogni mese di sogni del genere. Prima o poi un terremoto deve verificarsi. Quando lo fa, tutti coloro che hanno sognato un terremoto nel recente passato se ne ricorderanno e avranno un irresistibile impulso a considerare quel sogno come premonitore.
Infine, vale la pena ricordare che dopo ogni grande disastro spunta fuori un curioso tipo di personaggio, ansioso di riconoscimento nella propria comunità, che mentirà su un sogno premonitore. Se la persona in questione è un sensitivo professionista, o ha tra i suoi amici la reputazione di essere un medium, la tentazione di fabbricare un sogno del genere, o di esagerarne uno vero, sarà forte. Anche tra le persone che sono completamente oneste ci sarà la tendenza ad esagerare senza rendersene conto. Dopo aver raccontato un sogno premonitore per l’ennesima volta, non ci ricordiamo più i veri dettagli del sogno, soprattutto se risale a molti anni prima. I sogni sono già difficili da ricordare con accuratezza dieci minuti dopo il risveglio! Non ci si rammenta il sogno vero e proprio, ma immagini che si sono formate nella mente durante le narrazioni precedenti. L’unico modo in cui un sogno che preconizza un disastro possa avere un valore evidente è scriverne i dettagli prima che si verifichi l’evento, e datarli in modo tale che sia possibile controllarli; ad esempio, li si può descrivere in una lettera o pubblicarli prima dell’evento oppure parlarne durante un talk show televisivo o radiofonico.
È straordinariamente difficile, per molti, afferrare il fatto che alcuni eventi improbabili sono estremamente probabili, e in alcuni casi assolutamente certi. Se comprate un biglietto per la lotteria, la probabilità che siate proprio voi a vincere è estremamente bassa. Ma la probabilità che qualcuno vinca è sicura. Se perdete, non avrete difficoltà a comprenderne il perché. Ma, se vincete, l’impulso di attribuire questa buona sorte a qualcosa di paranormale è difficile da tenere a bada. Forse Dio ha risposto ad una vostra preghiera. Forse il numero del biglietto aveva un qualche significato speciale – le sue cifre corrispondevano a un numero telefonico, una data di nascita, un numero civico, un codice di avviamento postale, parte del vostro codice fiscale, un numero che avete sognato, o una dozzina di altre possibilità. Se il vostro numero differisce solo per una cifra dal numero vincente, potreste avere la sensazione che il Fato si sia preso gioco di voi. L’impressione che ne avrete è di essere arrivati estremamente vicini alla vittoria, laddove, in effetti, ogni singolo numero perdente era “vicino” alla vincita esattamente quanto il vostro. Ogni qual volta una coincidenza può verificarsi in una moltitudine di modi possibili, l’occasionale comparsa di una coincidenza forte non è sorprendente. Ciò accade di frequente nell’investigazione scientifica. Uno dei problemi più difficili tra quelli che riguardano il metodo scientifico è trovare buoni sistemi per valutare insoliti schemi di dati, per determinare se sono basati su una legge della natura o non sono altro che le anomalie normalmente attese della coincidenza casuale.
A volte quel che si ritiene essere una coincidenza non si dimostra tale. Un eccellente esempio è il modo in cui le coste orientali delle Americhe sembrano corrispondere alle coste occidentali dell’Europa e dell’Africa. I geologi la ritennero una coincidenza finché non vi furono le prove schiaccianti dell’esistenza di un unico continente che si era diviso e le cui due parti erano scivolate via. Quando si scoprì che i pesi atomici degli elementi erano gli esatti multipli del peso atomico dell’idrogeno, alcuni chimici pensarono ad una coincidenza. Si scoprì che non lo era. Sembrò una notevole coincidenza che la massa gravitazionale di un oggetto in caduta sia esattamente uguale a quella della sua massa inerziale, finché Einstein non spiegò l’equivalenza con la sua teoria generale della relatività.
Casi come questi, e ve ne sono infiniti altri, vengono compensati da episodi in cui una sbalorditiva coincidenza non è altro che casuale. Il mio esempio preferito è il fatto che il disco del sole visto dalla terra sia quasi esattamente delle stesse dimensioni di quello della luna. Inoltre, la luna gira intorno alla terra in circa 30 giorni, e il sole ruota sul proprio asse all’incirca nello stesso periodo. Il diametro dell’orbita terrestre è di circa 186.000.000 miglia, e la luce viaggia a circa 186.000 miglia al secondo. Prese singolarmente, anomalie come queste sembrano considerevoli. Prese nel contesto dei miliardi di modi in cui i dati scientifici hanno correlazioni accidentali, perdono di interesse.
Non apprezzare la frequenza di modelli insoliti, laddove il numero di modelli possibili è elevato, ha un'ovvia ripercussione sulle affermazioni parapsicologiche. È stato notato molte volte che un’enorme quantità di test ESP[1] viene ignorata perché i risultati sono negativi. Alla luce del numero totale di tali test fatti nel mondo ci si aspetterebbe una certa proporzione, anche solo grazie alla legge delle probabilità, che mostri insolite correlazioni. Se si evita di riferire i risultati di un numero elevato di test, l’illusione che dietro le anomalie che vengono pubblicate ci sia l’ESP viene enormemente rafforzata.
I divinatori professionisti, specialmente i ciarlatani matricolati, sono ben coscienti dell’importanza di esprimere molte predizioni. Sanno che i loro colpi a vuoto verranno dimenticati rapidamente mentre quelli a segno saranno ampiamente pubblicizzati. Gli studi effettuati sulle migliaia di predizioni effettuate da Jeane Dixon[2] mostrano una quantità di successi così scarsa che mi meraviglia che nessuno abbia mai suggerito che la causa sia lo “psi negativo[3]”. Quando però vengono elencati solo i suoi successi, l’illusione che quella donna potesse effettivamente prevedere il futuro è forte. I sensitivi che proclamano di poter risolvere i crimini utilizzano una tecnica analoga, parleranno per ore alla centrale di polizia, sparando a raffica centinaia di “impressioni” sul delitto. Se tra di queste vi sono alcuni tiri fortunati, poliziotti ingenui o giornalisti creduloni ne saranno enormemente colpiti. Supponete di ricevere una telefonata da uno sconosciuto, in cui questi vi dice di conoscere il cavallo vincente in una prossima corsa. Il cavallo vince. Più avanti ricevete una seconda telefonata dallo stesso uomo, che vi comunica il vincente in un’altra corsa. Ha ragione un’altra volta. La terza volta che vi chiama, vi offre di vendervi il nome del prossimo vincitore.
Dovreste comprarlo? No, se sapete come sono andati i fatti nella realtà. Per la prima corsa, alla quale partecipavano sette cavalli, l’uomo ha chiamato settanta persone, prendendone i nomi a caso da un elenco telefonico. Ai primi dieci è stato dato il nome del cavallo A; ai secondi dieci il nome del cavallo B, e così via. Naturalmente, a dieci persone è stato dato il cavallo vincente. Nella seconda corsa c’erano dieci cavalli. L’uomo ha quindi chiamato i dieci a cui aveva dato il nome giusto, e a ciascuno di essi ha dato un cavallo diverso. Ovviamente, uno di essi avrà il vincente. Adesso, contatterà questa persona una terza volta, per offrirgli di comprare il nome del cavallo. Non conoscendo i retroscena, sareste inclini a stimare la probabilità che si tratti di un caso attribuendo alle prime due chiamate la possibilità molto bassa di 1/70.
Gli scrittori di fantascienza ottengono spesso più credito di quel che meriterebbero per le loro considerevoli predizioni. H. G. Wells, ad esempio, apre The World Set Free (La liberazione del mondo, 1914) con una descrizione di come venne diviso l’atomo. Il capitolo è una sbalorditiva profezia di quel che poi è realmente accaduto. In più, Wells parla di una guerra mondiale che avviene a metà degli anni ’40, nella quale vengono sganciate “bombe atomiche”. Considerando anche solo quel romanzo, si potrebbe supporre che Wells avesse il dono della profezia paranormale. Wells però fece migliaia di altre predizioni nei suoi libri, molte delle quali erano sbagliate. Non vide alcun futuro per i sottomarini come armi da guerra, ad esempio, e anche in The World Set Free la bomba atomica viene lanciata a mano attraverso una buca nel fondo di un aereo. Considerando i milioni di storie sul futuro che sono state scritte, è forse sorprendente che i centri fortunati non siano di più. Moltissimi scrittori di fantascienza andarono sul sicuro prevedendo che un giorno gli astronauti avrebbero camminato sulla luna. Per quanto ne so, non un solo scrittore ha indovinato che la prima passeggiata lunare sarebbe stata guardata sulla terra attraverso la televisione.
Riguardo le straordinarie coincidenze nella vita di tutti i giorni, non c’è dubbio che ne accadano molte di più di quelle che vengono riconosciute tali. A meno che una coincidenza non sia ovvia, ce la perdiamo semplicemente perché non la cerchiamo. Ricordo un’occasione in cui mia moglie ed io attraversavamo in auto una città sconosciuta. Ci capitò di fare il nome di qualcuno un isolato o due prima di fermarci ad un semaforo rosso. Notai che la strada aveva lo stesso nome della persona di cui stavamo parlando. Quante persone si prendono la briga di far caso al nome di ciascuna stradina laterale che incontrano quando sono in auto? Se lo avessero fatto, avrebbero scoperto dozzine di improbabili correlazioni verbali. Gilbert Chesterton, in un delizioso saggio sulle coincidenze (Alarms and Discursions) disse a modo suo:
A causa del mio interesse per le coincidenze strane e divertenti, ne troverete centinaia in The Magic Numbers of Dr. Matrix, (famosissimo libro di Gardner, N.dR.), ho la tendenza a notarle nella mia vita personale più di quanto faccia la maggior parte della gente. Non riesco a ricordare nessun numero di stanza di albergo o motel che non sia riuscito a memorizzare facilmente a causa di una qualche coincidenza; era un numero primo, o la potenza di un numero, o una sequenza di numeri di qualche tipo (come 3, 6, 9), o le prime cifre decimali del pi o dell’e o di qualche altro numero irrazionale familiare. Trovai un’annotazione nei miei archivi relativa a una bolletta per la fornitura dell’acqua di $ 21.21 che avevo aperto il 21 novembre del 1979. Chiaramente, le probabilità contro questa tripletta di 21 sono alte, ma vi sono così tanti modi in cui schemi senza significato possono farsi notare in numeri casuali che se cominciate a cercarli li troverete ovunque.
Il 15 marzo 1977, quando era Presidente Jimmy Carter, il New York Times pubblicò la seguente storia:
In uno dei miei articoli pubblicati da Scientific American, nella rubrica del Dr. Matrix, facevo la parodia dell’idea che un modello della Grande Piramide contenga forze medianiche. Avevo un numerologo che fabbricava piramidi in un posto vicino Pyramid Lake, in Arizona, e menzionai il fatto che al Presidente Nixon avrebbe potuto far bene andare a sedersi su una di quelle strutture piramidali di roccia. Jeffrey Mishlove, che credeva nella sincronicità paranormale e a quasi tutto quel che riguarda il psi, citava questa rubrica nel suo Roots of Consciousness, uno dei più deliranti libri sul paranormale mai pubblicati. Mishlove riteneva di avermi spinto sul mio stesso petardo[5]. “Lo stesso giorno in cui l’articolo di Gardner ha raggiunto il pubblico” - scriveva - “nei quotidiani di tutto il Paese c’erano immagini del Presidente Nixon in visita alle Grandi Piramidi d’Egitto - una visita organizzata all’improvviso e presumibilmente ignota a Gardner nel momento in cui scriveva la sua storia! Una simile sincronicità sembra incarnare il messaggio che anche il buffone scettico è una parte del ‘puzzle cosmico’”. Mishlove sembrava pensare che avrei dovuto sentirmi imbarazzato. Il mio personale sarcasmo, scriveva, “è il modello stesso della sincronicità medianica.”
Bene, noi poveri scettici vinciamo di rado. Mi sorprende che Mishlove non mi abbia mai attribuito poteri paranormali dal momento che ho fatto predire con successo al Dr. Matrix il milionesimo decimale del pi molto prima che questo fosse determinato da un programma computerizzato. I maghi e i falsi sensitivi sono abili nell’approfittarsi delle coincidenze. Ci sono dozzine di modi in cui duplicare un disegno mediante un trucco, ma un sensitivo di tanto in tanto correrà il rischio e non barerà affatto. Traccerà un disegno di un qualche oggetto, scegliendo qualcosa che sa per esperienza che la gente selezionerà (come una casa, una nave, un gatto e così via). Metterà il disegno a faccia in giù su un tavolo, e poi chiederà a una persona di disegnare qualsiasi cosa desideri. Il disegno del sensitivo sarà esatto una volta su venti; ma, quando lo è, la persona resterà per tutta la vita convinta che il sensitivo possedeva poteri paranormali. Senza conoscere il retroscena dei fallimenti, non c’è modo di stimare la probabilità che una tale corrispondenza non sia dovuta al puro caso.
Quando ero in Marina, durante la Seconda Guerra Mondiale, mi capitava a volte di intrattenere i miei commilitoni con dei trucchi fatti con le carte da gioco. Iniziavo spesso togliendo una carta (scegliendone una che viene nominata spesso, come un asso oppure una figura) e porgendola a qualcuno con la richiesta di non guardarla finché non avesse dichiarato ad alta voce il valore di una qualunque carta che gli passasse per la mente. Se la carta non era quella nominata, me la riprendevo, le davo io stesso un’occhiata (impedendo a chiunque altro di guardarla), esclamavo “Hai assolutamente ragione!” e poi la rimettevo nel mazzo.
Questo faceva immancabilmente ridere e veniva preso come uno scherzo. Ovviamente ero destinato ad indovinare molto più di 1 volta su 52. Non dimenticherò mai un’occasione in cui un marinaio disse: “Jack di Cuori”, e io gli chiesi di rigirare lentamente la sua carta. Era il Jack di Cuori. Il suo viso diventò rosso porpora. Non ho dubbi che abbia continuato a raccontare ai suoi nipotini lo stupendo miracolo che una volta uno strano marinaio gli aveva mostrato durante la guerra.
Nel 1977, un matematico giapponese mi scrisse a proposito di una stupefacente coincidenza accaduta durante un programma educativo trasmesso in televisione. Un illustre matematico della Keio University stava spiegando la probabilità elementare agli studenti delle medie. Per illustrare l’argomento, fece lanciare in aria dal suo assistente otto fiches da poker, ognuna della quali avente una faccia rossa e una bianca. Tutte e otto caddero con lo stesso colore verso l’alto! Potete immaginare quanto sia rimasto sconvolto il professore. La probabilità di un simile evento è di 1/28 oppure poco meno di 0.004. Se un sensitivo fosse stato presente, si sarebbe preso il merito di avere influenzato le fiches tramite la psicocinesi, ma ovviamente prima o poi un evento improbabile deve pur verificarsi.
Eventi casuali spesso mostrano quel che i matematici chiamano clustering[6]. Si spiegano così molti degli esempi di sincronicità che Arthur Koestler enfatizza nel suo libro Coincidence[7]. Se si lanciano migliaia di fagioli su di un tavolo, si distribuiranno in mucchi, e questo tipo di raggruppamento (clumping) viene spesso scambiato, in ambito scientifico e nella vita quotidiana, come uno schema non casuale. Potete dimostrare l’effetto mescolando un mazzo di carte, aprendole poi a ventaglio per mostrare come i colori siano distribuiti. Sarete sorpresi nel notare quanto frequentemente capitino gruppi di carte adiacenti che hanno lo stesso colore. Per una dimostrazione ancora più impressionante, procuratevi una generosa quantità di piccole sfere di due colori. Mescolate una uguale quantità dei due colori e versate la mistura in una bottiglia trasparente. Lo schema che vedrete vi mostrerà un clumping così marcato che anche i fisici potrebbero sospettare che esista attrazione statica tra sfere dello stesso colore.
Un normale raggruppamento può essere estremamente fuorviante nel campo della ricerca statistica. Una città, ad esempio, mostra improvvisamente un’alta incidenza di casi di cancro. C’è qualcosa in atto in quell’area circoscritta che lo provoca, o si tratta solo di raggruppamento casuale? Gli astronomi trovano una vasta chiazza di cielo in cui non vi sono stelle, o una lunga catena di galassie. Si tratta di leggi naturali, oppure è semplice clumping? A volte è difficile da stabilire.
Un parapsicologo riferisce un numero insolito di successi (o insuccessi) in una batteria di 100 test. ESP o clumping? È impossibile dirlo senza conoscere il numero di test condotti, non solo da quel particolare parapsicologo ma anche da altri in tutto il mondo. Se mille scienziati, in diverse parti del pianeta, lanciassero in aria centinaia di monetine, alcuni dei risultati mostrerebbero uno sbalorditivo numero di “croce”. Se ci vengono riportati solo questi test, e non siamo a conoscenza degli altri, sarà impossibile fare una valutazione accurata dei test che ci sono stati riferiti.
Naturalmente, questo vale anche per la ricerca statistica in altre aree della scienza. Le trappole sono tante e sottili. A meno che un esperimento non possa essere replicato con successo molte volte, il risultato potrebbe essere null’altro che un’anomalia statistica. Affermazioni straordinarie su nuove leggi della scienza richiedono prove straordinarie.
Tenendo tutto questo a mente, passiamo ora alle premonizioni sui grandi disastri. Ogni volta in cui si verifica un importante terremoto, un’alluvione, un incendio, un’eruzione vulcanica o l’assassinio di un personaggio pubblico, ci sono sempre dei sensitivi che dichiarano di averlo predetto, e persone che diranno di averlo sognato prima che accadesse o di aver avuto una forte premonizione dell’evento. Quanto sono affidabili, queste affermazioni?
Innanzi tutto, dobbiamo prendere in considerazione la possibilità di una truffa. Certi sensitivi farebbero qualsiasi cosa per falsificare una predizione. Scartata questa ipotesi, restano i casi in cui si registrano effettivamente delle predizioni indovinate. Di nuovo, è difficile fare il calcolo delle probabilità. Il problema non è ben formato perché non sappiamo quante predizioni siano state registrate in qualche modo e poi sono fallite. Un sottoprodotto dell’enorme ondata di interesse per il paranormale è il numero sempre crescente di sensitivi professionisti. Fanno continuamente previsioni: alla radio, in televisione, sui giornali. Sorprende poco che, tra le migliaia di predizioni registrate che vengono fatte ogni anno, ce ne sia qualcuna che si dimostra un notevole successo. Non credo che negli ultimi decenni ci sia stato un solo anno in cui qualche sensitivo, da qualche parte, non abbia predetto un forte terremoto in California. Quando inevitabilmente il “big one” arriverà, qualunque sensitivo che lo abbia previsto ne otterrà merito, e ci si scorderà di tutte le sue predizioni a vuoto.
Veniamo ora all’affondamento del Titanic. Anche se a perdere la vita furono “solo” 1.518 persone, poche se comparate con le decine di migliaia di morti registrati nel più recente terremoto in Cina[8], la storia di quel disastro navale possedeva molti elementi che lo resero insolitamente appetibile per la stampa. Il Titanic era ritenuto inaffondabile. Era un transatlantico simile a un palazzo, sul quale alcune delle persone più ricche del mondo avevano prenotato un posto per il viaggio inaugurale. Una sequenza di negligenze produsse il disastro. Il capitano ignorò le segnalazioni di allerta relative agli iceberg. La velocità della nave fu aumentata per stabilire un record di velocità. La nave possedeva un numero inadeguato di scialuppe di salvataggio. L’equipaggio non era addestrato a fronteggiare le emergenze. Le vedette non erano state munite di binocoli. Un operatore radio di una nave vicina era addormentato e non si accorse dell’SOS. Un’altra nave in zona non rispose tempestivamente quando seppe dell’affondamento. Non fu possibile individuare la responsabilità di una singola persona o gruppo di persone. Più di ogni altro disastro dell’epoca, l’affondamento del Titanic sollevò nella sua forma più essenziale l’antico interrogativo inevaso di qualunque credente: perché Dio permette che si verifichi una simile insensata perdita di vite umane?
Il dottor Ian Stevenson, professore di psichiatria della Scuola di Medicina dell’University of Virginia (Charlottesville, USA) è la persona più influente tra coloro che hanno sostenuto che esistessero ben note premonizioni medianiche del disastro del Titanic. La risposta di Stevenson all’interrogativo inevaso è la reincarnazione del male. Il dottore è meglio noto, nei circoli occultisti, per i suoi molti libri e articoli sui propri sforzi per provare, nel corso di diverse decadi, che alcuni soggetti hanno autentici ricordi di vite passate. Dal suo punto di vista, la legge del Karma è una legge dell’Universo. I mali che accadono sono parte del processo tramite il quale le anime evolvono verso l’alto in una successione di vite che forse non ha fine. Questo, comunque, non è il luogo adatto per discutere la reincarnazione. Prenderemo in considerazione solo i due documenti che Stevenson ha pubblicato che riguardano il Titanic.
Il primo, “A Review and Analysis of Paranormal Experiences Connected with the Sinking of the Titanic” apparve nel Journal of the American Society for Psychical Research (vol. 54, ottobre 1960). Si apre con il riferimento ad una precedente pubblicazione della stessa rivista (luglio 1956) intitolata “Precognition: An Analysis, II” di W. E. Cox, un tempo più noto per i suoi instancabili sforzi profusi per dimostrare che i poteri paranormali di Uri Geller erano autentici. Nel suo articolo del 1956, Cox riferì di un’indagine condotta su 28 gravi incidenti ferroviari avvenuti negli Stati Uniti. I dati grezzi, affermava Cox, mostravano che nei giorni in cui erano accaduti gli incidenti sui treni viaggiava un numero significativamente inferiore di passeggeri. Secondo il ragionamento di Cox, rilanciato da Stevenson, la precognizione inconscia sembrava avere indotto i viaggiatori a rimandare la corsa, senza che questi si rendessero conto della loro percezione extrasensoriale del disastro imminente.
«Si verificò un numero considerevole di esperienze apparentemente paranormali connesse con il drammatico affondamento del Titanic, transatlantico della White Star, avvenuto nell’aprile 1912». Continua Stevenson: «Alcune di esse erano apparentemente precognitive; altre, istanze di percezioni extrasensoriali apparenti contemporanee alla tragedia». L’autore procede poi a fornire una breve storia del disastro, seguito da riassunti delle «più consistenti esperienze paranormali connesse con il disastro».
Una nota chiarisce come Stevenson non fosse del tutto convinto che: «tutte le esperienze abbiano un collegamento con la percezione del paranormale». Egli crede che alcune di esse ce l’abbiano e altre no.
Per Stevenson il primo, e di gran lunga anche il migliore, esempio di precognizione è il racconto breve Futility di Morgan Robertson, pubblicato su una rivista nel 1898, quattordici anni prima del naufragio del Titanic. In particolar modo, Stevenson è colpito da dieci dettagli del racconto di Robertson, basato sul naufragio di una nave immaginaria, il Titan, che mostrano evidenti analogie con l’affondamento del Titanic (circa le coincidenze tra il racconto di Robertson e il naufragio del Titanic vedi l’articolo di Massimo Polidoro a pag. 25, NdR).
Le Esperienze dalla 2 alla 8 che Stevenson adduce come prove sono di natura aneddotica. Ripercorriamole brevemente:
Esperienza 2. Il sig. Middleton cancella il suo viaggio sul Titanic dopo avere ricevuto un telegramma dagli Stati Uniti che gli consiglia, per ragioni legate agli affari, di evitare la partenza. In base ai racconti di amici e parenti, prima del disastro Middleton aveva fatto due sogni in cui vedeva il transatlantico affondare. Occorre però precisare che, all’epoca, essendo molto diffusa la paura che le navi colpissero gli iceberg nell’Atlantico del Nord, sogni del genere saranno stati senz’altro piuttosto frequenti. Nel suo primo sogno, Middleton vide il Titanic galleggiare con la chiglia verso l’alto, ma il transatlantico, come Stevenson fa notare, affondò di prua. Queste discrepanze, secondo Stevenson, sono tipiche dei sogni precognitivi dove accade molto spesso che l’immagine dell’evento venga distorta dal soggetto che la percepisce.
Esperienza 3. La notte del naufragio del Titanic, una donna newyorkese sveglia suo marito e gli racconta di avere sognato la propria madre a bordo di una scialuppa di salvataggio sovraffollata. La madre della donna, sopravvissuta al disastro, aveva prenotato un viaggio sul Titanic senza avvisare la figlia. Il racconto sembra sbalorditivo finché non apprendiamo che il resoconto in questione è tratto da un libro intitolato The Mistery of Dreams (1949) in cui l’autore, W.O. Stevens, si guarda bene dal rivelare i nomi delle due donne! Stevenson, pertanto, si limita a riferirsi alla donna più giovane come «l’amica del signor Stevens».
L’Esperienza 4 non è molto diversa dalle altre. La sig.ra Marshall guarda il Titanic in navigazione in prossimità della propria abitazione sull’Isola di Wight. All’improvviso stringe la mano della figlia e le rivela: «Quella nave affonderà prima di arrivare in America». Sarà la stessa figlia, nel suo libro Far Memory (1956), a narrare questo ricordo dell’infanzia legato al commento materno.
L’Esperienza 5 è il sogno della sig.ra Potter. Qui non c’è traccia dell’acqua, c’è solo «qualcosa come un binario ferroviario sollevato» da cui penzolano delle persone in camicia da notte. In seguito, quando la sig.ra Potter vide la trasposizione pittorica del naufragio del Titanic disse: «È esattamente ciò che avevo visto». Tutto questo è raccontato nel suo libro Beyond the Senses (1939).
Esperienza 6. Il ministro di una chiesa metodista sente l’impulso di far cantare all’assemblea dei fedeli l’inno “Hear, Father, while we pray to Thee, for those in peril on the sea”[9]. In base a quanto afferma R. de W. Miller nel suo libro You Do Take It With You, mentre l’assemblea cantava, i passeggeri del Titanic, riuniti nella sala da pranzo della seconda classe, cantavano lo stesso identico inno e questo avveniva alcune ore prima che la nave sbattesse contro l’iceberg.
Esperienza 7. Pare che prima dell’incidente il sig. Hays, un passeggero del Titanic, abbia vaticinato che un grande disastro marino era alle porte (il che, oggi, equivarrebbe a una profezia del tipo: «è tempo che un terremoto colpisca la California»). Sfortunatamente, dopo l’impatto con l’iceberg, le capacità precognitive del sig. Hays lo abbandonarono; e ciò è confermato dal fatto ch’egli disse: «Questa nave non può affondare» aggiungendo, poco dopo: «Questa nave resisterà per altre otto ore». Com’è noto la nave affondò in meno di due ore. Perché Stevenson si sia preoccupato di riferire quest’episodio resta per me un mistero.
Esperienza 8. Sembra che un veggente di nome Turvey abbia predetto: «Un grande transatlantico scomparirà” e abbia inviato la profezia a una donna che decise di pubblicarla sul giornale spiritista Light (29 giugno, 1912).
Le Esperienze dalla 9 alla 12 coinvolgono tutte il famoso giornalista e spiritista britannico W.T. Stead e meritano una trattazione a parte (anche queste sono affrontate da Polidoro a pag. 25, NdR).
Le esperienze appena elencate sono le dodici prove ritenute rilevanti da Stevenson. Credo che chiunque le consideri attentamente concorderà sul fatto che solo la prima, ovvero il caso del romanzo di Robertson, abbia in sé qualcosa di eccezionale. A queste esperienze, Stevenson ne aggiunge delle altre ancora più inconsistenti e di provenienza varia: secondo i resoconti, una certa signorina Evans, annegata nel disastro, riferì a qualcuno che «un indovino una volta le disse di “stare attenta all’acqua”»; un membro dell’equipaggio disertò il Titanic durante la sosta a Queenstown («non avendo fornito alcuna motivazione» precisa Stevenson «possiamo ipotizzare soltanto ch’egli abbia in qualche modo percepito, seppur inconsciamente, il disastro imminente»[10]); il 12 febbraio un assistente militare del Presidente Taft, il maggiore Butt, scrive una lettera a sua sorella per dirle di non dimenticare il luogo esatto dov’è solito riporre i documenti, nel caso in cui «la vecchia nave coli a picco». Sfortunatamente egli scrisse queste parole prima di raggiungere l’Europa sulla S.S. Berlin e in seguito ritornò sul Titanic dove perì. L’aneddoto è contenuto nel libro in due volumi The Intimate Letter of Archie Butt (1930).
Stevenson è consapevole dell’inconsistenza di quasi tutte le dodici prove. In esse manca: «molto di quel che ci si potrebbe augurare in materia di dettagli ulteriori», e in particolar modo le «dichiarazioni giurate dei testimoni dell’epoca» che riportino le premonizioni prima della notizia dell’avvenuto naufragio della nave. In effetti Stevenson argomenta, con dovizia di particolari, come persino i romanzi di Robertson e Stead possano essere considerati dei semplici esempi di “inferenza razionale” piuttosto che delle precognizioni. Nonostante ciò, Stevenson presenta le sue esperienze come fossero importanti prove a favore della ESP. La sua conclusione finale è apprezzabilmente prudente: «Non lo sapremo mai, ma c’è la possibilità che alcune di queste persone si siano comportate in maniera sensata (come proverebbe il naufragio avvenuto in seguito) in risposta a una precognizione inconscia, pur attribuendo il proprio comportamento a convinzioni irrazionali». Incurante di ogni cautela, Stevenson si interessò così tanto alla possibilità della percezione psichica del disastro del Titanic da scriverci un secondo articolo: “Seven More Paranormal Experiences Associated with the Sinking of the Titanic” (contenuto nella stessa rivista dell’articolo precedente, vol. 59, giugno 1965).
Esperienza 13. Nel 1919 il Journal of the American Society for Psychical Research pubblicò una lettera arrivata in redazione alcune settimane dopo il naufragio del Titanic. L’autore anonimo afferma che la notte del 14 aprile suo padre, defunto, gli apparve in sogno comunicandogli che una nave aveva colpito un iceberg e che molte persone erano morte. Il giornalista che pubblica la lettera aggiunge: «Non sono fornite dimostrazioni, ma un membro fidato della Society conosce perfettamente il sig. M. e lo considera attendibile».
Nel 2002, Barry Karr, il direttore esecutivo del CSICOP, mi mandò a casa di Martin Gardner che aveva deciso di donarci parte della sua documentazione e una raccolta di libri, tutti riguardanti il nostro impegno al Center. Gardner, “padre del moderno movimento scettico”, fu uno dei fondatori del CSICOP, uno scrittore per la Prometheus Books e come me un appassionato del naufragio del Titanic.
Quando arrivai a casa sua a Hendersonville, nella Carolina del Nord, ci mettemmo a scegliere i libri che dovevo portare via. Ero un po’ intimidito, ma dopo un po’ trovai il coraggio di chiedergli del Titanic, lasciandogli intendere che ne ero molto interessato anch'io. Mi disse le stesse cose che avevo trovato nel suo libro: le coincidenze non costituiscono una prova di percezioni extrasensoriali o preveggenza, ma erano piuttosto un prodotto dei tempi. Dichiarò che, statisticamente, è del tutto plausibile il fatto che fosse tutto frutto di coincidenze.
Proseguì dicendomi che esiste un “qualcosa” che ci induce tutti a credere in qualcosa di più grande di noi stessi e coloro che credono nelle percezioni extrasensoriali e in altri fenomeni correlati, portano Futility e gli altri lavori citati nel suo libro come esempi. Mi illustrò allora la teoria della memoria selettiva, per la quale ci ricordiamo solo i successi e non le migliaia di previsioni mancate, il che spiega perché alcune persone credano nei fenomeni paranormali: dimenticano le previsioni sbagliate e ricordano solo quelle indovinate correttamente.
Nel caso del Titanic, esistono moltissime storie di navi che attraversarono l'Atlantico senza colpire alcun iceberg (ma che potrebbero avere avuto un Capitano Smith).
Gli domandai perché il Titanic divenne così popolare per coloro che tentavano di provare l'esistenza di fenomeni paranormali. Replicò chiedendomi perché pensassi che il Titanic avesse assunto tanta rilevanza nella nostra cultura. Siccome io stesso avevo compiuto studi a riguardo, gli risposi che era perché il Titanic aveva segnato la fine di un'era: il disastro colpì tutti gli strati sociali in una volta sola (il microcosmo della società sulla nave) e moltissime mezze verità e leggende circondarono il Titanic.
Chiunque avrebbe potuto trovarvi possibili riferimenti e fonti di interesse. Mi guardò e mi disse che avevo risposto alla mia domanda.
Quando finii di impacchettare i libri e di caricarli, con schedari e scatole, sul mio furgoncino, tornai dentro a salutare. Mi ringraziò, per aver preso in consegna i suoi materiali, con qualcosa in più di una traccia di tristezza. E fu allora che realizzai che quella che avevo inscatolato era una piccola parte di Martin: si stava preparando per un trasloco (per essere vicino al figlio, in Oklahoma, come scoprii più avanti). Poi fui io a ringraziarlo per la sua donazione, rassicurandolo che mi sarei preso molta cura dei suoi libri e dei suoi documenti. Rispose: “Sono certo che lo farai.” Tornai a Buffalo sentendomi davvero fortunato ad avere potuto condividere un po’ di tempo con lui.
Timothy Binga
Timothy Binga è direttore delle Biblioteche del Center for Inquiry ad Amherst, New York. Traduzione di Matilde Anzolin
Esperienza 14. In un articolo del 1923, la sig.ra Henry Sidgwick, ardente spiritista (così come il marito, un famoso filosofo britannico tra i fondatori della Society for Psychical Research), dice di avere ricevuto una lettera da qualcuno che le chiede di sostituire i nomi reali con degli pseudonimi. La lettera (datata 4 luglio 1912) non parla di chi scrive, ma di un’amica che ha perso un fratello sul Titanic. Sembra che il 19 aprile, a pochi giorni dal disastro, la sorella di quest’amica abbia sognato la moglie e la figlia del predestinato fratello che piangevano. Al momento del sogno, sostiene la lettera, la donna non sapeva che il fratello era imbarcato sul Titanic. Poiché non conosciamo i nomi delle persone coinvolte, e la signora Sidgwick sta riportando il contenuto della lettera di una donna, che a sua volta sta riportando il racconto della sorella di un’amica, sembra che l’aneddoto non abbia molti motivi per essere menzionato.
Esperienza 15. Stevenson pubblica la lettera di un attore proveniente da White Cloud in Michigan. L’attore riferisce del sogno di un suo socio, il sig. Black, in cui pare ch’egli abbia visto una grossa nave affondare e centinaia di persone annegare. Lo stesso giorno, più tardi, un impiegato del telegrafo riferisce loro delle centinaia di vittime morte nel disastro del Titanic. Stevenson rivela che i resoconti del 15 aprile erano ottimisti e che l’impiegato del telegrafo potrebbe non essere stato ancora a conoscenza delle centinaia di persone coinvolte nell’incidente. Tuttavia, aggiunge Stevenson, l’impiegato «potrebbe aver avuto una percezione extra-sensoriale del disastro, che ha agito come una sorta di nucleo e di stimolo dell’espressione cosciente». È da notare che Stevenson, piuttosto che interrogarsi sull’attendibilità dei ricordi dell’attore, stiracchia al massimo l’aneddoto per giustificare le gravi incongruità presenti nella storia.
Esperienza 16. Nel 1962, mentre si trovava in Brasile, Stevenson conobbe un uomo che gli raccontò della percezione paranormale che sua madre aveva avuto a proposito del naufragio del Titanic. L’uomo disse di avere appreso la storia dal padre. In base al racconto di questi, la notte del disastro sua moglie ebbe un sogno in cui una grossa nave chiamata Titanic affondava dopo avere colpito un iceberg. Come poteva Stevenson corroborare questo racconto? È semplice, aggiunge di avere ascoltato, come persona informata dei fatti, anche la testimonianza della sorella dell’uomo (che all’epoca del disastro aveva solo quattro anni), la quale confermerebbe l’accuratezza della storia!
Esperienza 17. Una donna inglese scrive a Stevenson per raccontargli di un sogno avuto all’età di quattordici anni. Nel sogno vedeva una nave enorme affondare in un parco arido vicino alla propria casa. Alcuni giorni dopo ricevette la notizia che suo zio, un macchinista impiegato sul Titanic, era annegato. Stevenson evidenzia alcune incongruenze. La donna dice che apprese la notizia attraverso una foto dello zio pubblicata sul Daily Mirror del 15 aprile. In realtà, la foto apparve su una rivista illustrata di nome Sphere il 4 maggio. Nessun quotidiano del mattino riportò la storia del naufragio il 15 aprile perché la notizia non aveva ancora raggiunto l’Inghilterra.
Esperienza 18. Stevenson riceve una lettera da una donna che racconta di una premonizione avuta all’età di undici anni. All’epoca sua madre, la signora Roberts, era in procinto d’imbarcarsi sul Titanic come assistente di bordo, ma lei la pregò di non andare, presentendo fortemente un grave disastro. La signora Roberts s’imbarcò ugualmente e sopravvisse. La donna riferisce anche di un’altra occasione in cui tentò di impedire alla madre d’imbarcarsi, questa volta su una nave ospedale, e di come anche in quel caso sua madre non prestò alcuna attenzione all’avvertimento. Anche la nave ospedale affondò e sua madre si salvò per la seconda volta. Stevenson aggiunge che in effetti una signora Roberts compare sulla lista dei nomi dell’equipaggio del Titanic, ma non fa alcuno sforzo per verificare se effettivamente era poi scampata all’affondamento della nave ospedale.
Esperienza 19. Il necrologio di un certo Colin Macdonald, morto nel 1963, dice che egli rifiutò di unirsi come macchinista all’equipaggio del Titanic dopo avere avuto una premonizione del disastro. Stevenson riesce a rintracciarne la figlia che gli conferma la storia: una sensazione negativa aveva dissuaso l’uomo dall’imbarcarsi.
Nonostante l’inconsistenza di queste esperienze aggiuntive, Stevenson sembra colpito dalla capacità del Titanic di attrarre tutte queste testimonianze rispetto a disastri di portata maggiore. Qual è la ragione di tutto questo? Stevenson ritiene che: «la previsione improvvisa e inaspettata della morte aveva generato un carico emotivo più grande del normale [...] molti studi su dati spontanei ed esperimenti di laboratorio mostrano come la forza dell’emozione sia una caratteristica importante della [...] percezione extra-sensoriale». Inoltre egli è persuaso che le diciannove esperienze da lui riportate dimostrino che «per molti il sonno fornisce condizioni più propizie alla percezione extra-sensoriale rispetto alla veglia». Le incongruità delle testimonianze sono spiegate dal fatto che: «nelle percezioni fisiche i dettagli reali vengono distorti o mescolati dalla mente di chi li percepisce insieme ad altri dettagli ad essi associabili». Nonostante alcune osservazioni scettiche sparse qua e là, non c’è dubbio che Stevenson ritenga le diciannove esperienze prove sorprendenti in favore dell’ESP. Ecco come egli sintetizza il suo pensiero in un articolo sulle premonizioni e i disastri apparso nel Journal of the American Society for Psychical Research nell’aprile del 1970: «Sono riuscito a mettere insieme un numero considerevole di resoconti dimostrabili che attestano la conoscenza extra-sensoriale che queste diciannove persone ebbero del naufragio del Titanic. Di questi, dieci esperienze furono precognitive».
Ho già detto di come Stevenson si fosse meravigliato della mole di esperienze ESP che coinvolsero il Titanic rispetto a disastri peggiori, come ad esempio il naufragio del Lusitania del 1915. Un articolo del 1970 riconferma l’opinione già espressa che, contrariamente al caso del Lusitania e delle altre stragi dovute alle guerre, il naufragio del Titanic fu: «totalmente inaspettato [...] Credo che la totale insospettabilità del naufragio del Titanic possa avere generato uno shock emotivo non riscontrabile in altri disastri meno imprevedibili [...]»
Nello stesso articolo, Stevenson riporta uno studio dello psichiatra inglese J. C. Barker (Journal of the Society for Psychical Research, dicembre 1967) in cui sono presenti le relazioni di circa 35 casi di esperienze precognitive «degne di fiducia» sul disastro avvenuto nel 1966 ad Aberfan, in Galles, dove un cumulo di scorie scivolò giù da una collina uccidendo 144 persone. Tuttavia Stevenson riconosce che prove aneddotiche di questo tipo sono meno attendibili rispetto agli esperimenti di laboratorio; e infatti scrive: «Con tutta probabilità la miglior prova dell’esistenza della precognizione è data dagli esperimenti di [S.G] Soal». Otto anni dopo queste affermazioni, si scoprì che Soal aveva mentito spudoratamente alterando alcuni dei suoi test e rendendo discutibile tutta la sua ricerca.
Il mio personale scetticismo riguardo alla ESP è ben noto. Lascerò ai lettori il compito di decidere se le prove della percezione paranormale del disastro del Titanic siano tali da giustificare un’affermazione così straordinaria, o piuttosto se siamo di fronte al solito miscuglio di aneddoti inaffidabili e coincidenze che possono tranquillamente rientrare nei limiti della normale legge di casualità.
Per quel che riguarda il formidabile fascino mistico sviluppatosi attorno al naufragio del Titanic, non è difficile indovinare il perché della sua persistenza. Essa nasce dal beffardo accostamento tra la titanica presunzione, la certezza di tutte le persone che con esso avevano a che fare che questo enorme museo galleggiante di ferraglia non poteva affondare, e la fulmineità improvvisa con cui questa convinzione è stata infranta. Diversamente da molti altri disastri, questo si sarebbe potuto facilmente evitare se solo non ci fosse stata una tale convergenza di errori umani. Come la caduta di Babele, il naufragio del Titanic può assurgere a simbolo della vacillante superbia degli Stati, con il loro mix sempre uguale di ricchezza, ceto medio e povertà, un tracollo collettivo.
Questo articolo comparve in origine come introduzione del volume The Wreck of the Titanic Foretold? curato dallo stesso Gardner e uscito nel 1986 per la Prometheus Books.
Traduzione di Fara Di Maio e Daniela Corrado
Tali sentimenti - poiché le mezze convinzioni di cui parlo non possiedono mai la piena forza del pensiero - tali sentimenti vengono di rado soffocati interamente se non attraverso i riferimenti alla scienza del caso, oppure, come essa viene tecnicamente chiamata, al Calcolo delle Probabilità. Ora questo Calcolo è, nella propria essenza, puramente matematico; e perciò abbiamo l’anomalia della più rigida esattezza scientifica applicata alle ombre e alla spiritualità della più intangibile delle speculazioni.
Edgar Allan Poe, Il mistero di Marie Roget
Queste righe di Poe esprimono un’emozione che tutti prima o poi sperimentano nella vita. Ripetutamente, quando nel corso di una conversazione viene fuori l’argomento paranormale, qualcuno viene costretto a raccontare, spesso con esasperante dovizia di particolari, un evento del passato, quando lui o lei furono sconquassati da una coincidenza così straordinaria da sembrare impossibile attribuirla al caso.
“Come lo spieghi, questo?” è l’interrogativo che verrà lanciato all’ascoltatore scettico che si trovi ad essere presente. Nessun discorso, per quanto corposo, sulla probabilità e le statistiche sembra avere un qualunque effetto sulle convinzioni di quella persona.
La grande coincidenza ha lasciato un’impressione indelebile. Sospetto che sarebbe difficile trovare un parapsicologo i cui interessi in questo campo non siano stati fortemente stimolati da una o più di tali esperienze personali.
Indice |
A proposito di coincidenze
Prima di discutere la questione che è al centro di questo articolo - il disastro del Titanic fu previsto tramite la percezione extrasensoriale? - diamo uno sguardo alle coincidenze in generale. La cosa più importante da comprendere è che in molti casi di coincidenze sbalorditive è impossibile ipotizzare una stima anche solo approssimativa della loro probabilità. Rappresentano quel tipo di problema che i matematici chiamano non “ben formato”.
Considerate, ad esempio, il tipo più comune di precognizione, il sogno premonitore. Semplicemente, non c’è modo di valutare in che misura tale sogno ricorra in opposizione alle ordinarie leggi della statistica.
Molti sogni contengono una quantità di eventi vagamente definiti e scollegati tra loro. In un sogno precognitivo è impossibile sapere quanti eventi siano stati rapidamente dimenticati perché non avevano alcuna relazione con accadimenti verificatisi durante i periodi di veglia nell’immediato futuro. Immaginiamo che una donna sogni la zia Maria che muore in un incendio. Nello stesso sogno, il marito di zia Maria scampa al fuoco saltando da una finestra e rompendosi una gamba. Pochi giorni dopo si verifica uno dei seguenti avvenimenti: zia Maria muore di malattia, suo marito si frattura un braccio in un incidente d’auto, oppure una casa del vicinato prende fuoco. Se zia Maria muore, la sognatrice potrà dire ai suoi amici che solo pochi giorni prima ha sognato che la zia sarebbe morta. Se il marito della zia si rompe un braccio, la sognatrice potrebbe ricordarsi che in un suo sogno l’uomo si è spezzato un osso, anche se non ricorda bene quale, ma pensa che si trattasse del braccio. E naturalmente se una casa dei dintorni si incendia si ricorderà quell’aspetto del sogno. Altri eventi dello stesso sogno, e potrebbero essercene moltissimi, resteranno completamente dimenticati. Anche se il sogno insisteva solo sui tre eventi menzionati, la semplice presenza di tutti e tre aumenta le probabilità di una significativa correlazione.
La probabilità di almeno una correlazione significativa si impenna in modo ancora maggiore quando consideriamo il tempo trascorso tra un sogno premonitore e l’evento. Molti sogni del genere accadono diversi giorni, a volte anche settimane, prima dell’episodio drammatico. Ciò significa che dobbiamo considerare tutti gli eventi che sono accaduti in tutti i sogni di quella persona nel corso di quel che potrebbe essere un considerevole numero di giorni. Poiché non c’è modo di recuperare le centinaia di eventi che potrebbero essersi manifestati nei sogni durante il periodo precedente l’evento, il compito di stimare la probabilità di una correlazione è senza speranza. C’è ancora molto da tener presente. Ogni notte, in tutto il mondo, miliardi di persone sognano. Non è quindi ovvio che la probabilità di correlazioni degne di nota tra eventi in sogno ed eventi futuri che si verificano in alcuni di questi miliardi di sogni sia estremamente alta? Naturalmente, ogni volta che una correlazione straordinaria si verifica effettivamente, è certo che vi sarà una intensa, incrollabile sensazione di improbabilità nella mente del sognatore.
Con tutto il rispetto per i sogni premonitori che riguardano i grandi disastri da prima pagina, non abbiamo indizio alcuno dei milioni e milioni di volte che la gente sogna una tragedia del genere e non accade nulla. Potete esser certi che ogni volta che una grande nave prende il mare o che un grosso aereo decolla con tanti passeggeri a bordo, non è improbabile che almeno uno di essi - o un parente - possa sognare di una nave che affonda o un aereo che precipita. Una volta che la nave o l’aereo sono arrivati a destinazione sani e salvi, chi mai parlerà di un simile sogno, o addirittura chi se ne ricorderà? Ma se il disastro si verifica, allora il sogno viene ricordato immediatamente, e trasmesso in famiglia ai figli e ai nipoti. I terremoti e le alluvioni compaiono meno spesso nei sogni catastrofici, per l’ovvia ragione che nessuno può stabilire una finestra temporale per un evento del genere. È molto più verosimile che qualcuno abbia un timore inconscio che una persona cara possa morire in occasione di un particolare volo, piuttosto che possa perire in un terremoto. Nondimeno, sarebbe interessante conoscere, cosa naturalmente impossibile, quanto spesso in California sognano il terremoto. Per quanto ne sappiamo, potrebbero essercene migliaia ogni mese di sogni del genere. Prima o poi un terremoto deve verificarsi. Quando lo fa, tutti coloro che hanno sognato un terremoto nel recente passato se ne ricorderanno e avranno un irresistibile impulso a considerare quel sogno come premonitore.
Infine, vale la pena ricordare che dopo ogni grande disastro spunta fuori un curioso tipo di personaggio, ansioso di riconoscimento nella propria comunità, che mentirà su un sogno premonitore. Se la persona in questione è un sensitivo professionista, o ha tra i suoi amici la reputazione di essere un medium, la tentazione di fabbricare un sogno del genere, o di esagerarne uno vero, sarà forte. Anche tra le persone che sono completamente oneste ci sarà la tendenza ad esagerare senza rendersene conto. Dopo aver raccontato un sogno premonitore per l’ennesima volta, non ci ricordiamo più i veri dettagli del sogno, soprattutto se risale a molti anni prima. I sogni sono già difficili da ricordare con accuratezza dieci minuti dopo il risveglio! Non ci si rammenta il sogno vero e proprio, ma immagini che si sono formate nella mente durante le narrazioni precedenti. L’unico modo in cui un sogno che preconizza un disastro possa avere un valore evidente è scriverne i dettagli prima che si verifichi l’evento, e datarli in modo tale che sia possibile controllarli; ad esempio, li si può descrivere in una lettera o pubblicarli prima dell’evento oppure parlarne durante un talk show televisivo o radiofonico.
È straordinariamente difficile, per molti, afferrare il fatto che alcuni eventi improbabili sono estremamente probabili, e in alcuni casi assolutamente certi. Se comprate un biglietto per la lotteria, la probabilità che siate proprio voi a vincere è estremamente bassa. Ma la probabilità che qualcuno vinca è sicura. Se perdete, non avrete difficoltà a comprenderne il perché. Ma, se vincete, l’impulso di attribuire questa buona sorte a qualcosa di paranormale è difficile da tenere a bada. Forse Dio ha risposto ad una vostra preghiera. Forse il numero del biglietto aveva un qualche significato speciale – le sue cifre corrispondevano a un numero telefonico, una data di nascita, un numero civico, un codice di avviamento postale, parte del vostro codice fiscale, un numero che avete sognato, o una dozzina di altre possibilità. Se il vostro numero differisce solo per una cifra dal numero vincente, potreste avere la sensazione che il Fato si sia preso gioco di voi. L’impressione che ne avrete è di essere arrivati estremamente vicini alla vittoria, laddove, in effetti, ogni singolo numero perdente era “vicino” alla vincita esattamente quanto il vostro. Ogni qual volta una coincidenza può verificarsi in una moltitudine di modi possibili, l’occasionale comparsa di una coincidenza forte non è sorprendente. Ciò accade di frequente nell’investigazione scientifica. Uno dei problemi più difficili tra quelli che riguardano il metodo scientifico è trovare buoni sistemi per valutare insoliti schemi di dati, per determinare se sono basati su una legge della natura o non sono altro che le anomalie normalmente attese della coincidenza casuale.
A volte quel che si ritiene essere una coincidenza non si dimostra tale. Un eccellente esempio è il modo in cui le coste orientali delle Americhe sembrano corrispondere alle coste occidentali dell’Europa e dell’Africa. I geologi la ritennero una coincidenza finché non vi furono le prove schiaccianti dell’esistenza di un unico continente che si era diviso e le cui due parti erano scivolate via. Quando si scoprì che i pesi atomici degli elementi erano gli esatti multipli del peso atomico dell’idrogeno, alcuni chimici pensarono ad una coincidenza. Si scoprì che non lo era. Sembrò una notevole coincidenza che la massa gravitazionale di un oggetto in caduta sia esattamente uguale a quella della sua massa inerziale, finché Einstein non spiegò l’equivalenza con la sua teoria generale della relatività.
Casi come questi, e ve ne sono infiniti altri, vengono compensati da episodi in cui una sbalorditiva coincidenza non è altro che casuale. Il mio esempio preferito è il fatto che il disco del sole visto dalla terra sia quasi esattamente delle stesse dimensioni di quello della luna. Inoltre, la luna gira intorno alla terra in circa 30 giorni, e il sole ruota sul proprio asse all’incirca nello stesso periodo. Il diametro dell’orbita terrestre è di circa 186.000.000 miglia, e la luce viaggia a circa 186.000 miglia al secondo. Prese singolarmente, anomalie come queste sembrano considerevoli. Prese nel contesto dei miliardi di modi in cui i dati scientifici hanno correlazioni accidentali, perdono di interesse.
Non apprezzare la frequenza di modelli insoliti, laddove il numero di modelli possibili è elevato, ha un'ovvia ripercussione sulle affermazioni parapsicologiche. È stato notato molte volte che un’enorme quantità di test ESP[1] viene ignorata perché i risultati sono negativi. Alla luce del numero totale di tali test fatti nel mondo ci si aspetterebbe una certa proporzione, anche solo grazie alla legge delle probabilità, che mostri insolite correlazioni. Se si evita di riferire i risultati di un numero elevato di test, l’illusione che dietro le anomalie che vengono pubblicate ci sia l’ESP viene enormemente rafforzata.
I divinatori professionisti, specialmente i ciarlatani matricolati, sono ben coscienti dell’importanza di esprimere molte predizioni. Sanno che i loro colpi a vuoto verranno dimenticati rapidamente mentre quelli a segno saranno ampiamente pubblicizzati. Gli studi effettuati sulle migliaia di predizioni effettuate da Jeane Dixon[2] mostrano una quantità di successi così scarsa che mi meraviglia che nessuno abbia mai suggerito che la causa sia lo “psi negativo[3]”. Quando però vengono elencati solo i suoi successi, l’illusione che quella donna potesse effettivamente prevedere il futuro è forte. I sensitivi che proclamano di poter risolvere i crimini utilizzano una tecnica analoga, parleranno per ore alla centrale di polizia, sparando a raffica centinaia di “impressioni” sul delitto. Se tra di queste vi sono alcuni tiri fortunati, poliziotti ingenui o giornalisti creduloni ne saranno enormemente colpiti. Supponete di ricevere una telefonata da uno sconosciuto, in cui questi vi dice di conoscere il cavallo vincente in una prossima corsa. Il cavallo vince. Più avanti ricevete una seconda telefonata dallo stesso uomo, che vi comunica il vincente in un’altra corsa. Ha ragione un’altra volta. La terza volta che vi chiama, vi offre di vendervi il nome del prossimo vincitore.
Dovreste comprarlo? No, se sapete come sono andati i fatti nella realtà. Per la prima corsa, alla quale partecipavano sette cavalli, l’uomo ha chiamato settanta persone, prendendone i nomi a caso da un elenco telefonico. Ai primi dieci è stato dato il nome del cavallo A; ai secondi dieci il nome del cavallo B, e così via. Naturalmente, a dieci persone è stato dato il cavallo vincente. Nella seconda corsa c’erano dieci cavalli. L’uomo ha quindi chiamato i dieci a cui aveva dato il nome giusto, e a ciascuno di essi ha dato un cavallo diverso. Ovviamente, uno di essi avrà il vincente. Adesso, contatterà questa persona una terza volta, per offrirgli di comprare il nome del cavallo. Non conoscendo i retroscena, sareste inclini a stimare la probabilità che si tratti di un caso attribuendo alle prime due chiamate la possibilità molto bassa di 1/70.
Gli scrittori di fantascienza ottengono spesso più credito di quel che meriterebbero per le loro considerevoli predizioni. H. G. Wells, ad esempio, apre The World Set Free (La liberazione del mondo, 1914) con una descrizione di come venne diviso l’atomo. Il capitolo è una sbalorditiva profezia di quel che poi è realmente accaduto. In più, Wells parla di una guerra mondiale che avviene a metà degli anni ’40, nella quale vengono sganciate “bombe atomiche”. Considerando anche solo quel romanzo, si potrebbe supporre che Wells avesse il dono della profezia paranormale. Wells però fece migliaia di altre predizioni nei suoi libri, molte delle quali erano sbagliate. Non vide alcun futuro per i sottomarini come armi da guerra, ad esempio, e anche in The World Set Free la bomba atomica viene lanciata a mano attraverso una buca nel fondo di un aereo. Considerando i milioni di storie sul futuro che sono state scritte, è forse sorprendente che i centri fortunati non siano di più. Moltissimi scrittori di fantascienza andarono sul sicuro prevedendo che un giorno gli astronauti avrebbero camminato sulla luna. Per quanto ne so, non un solo scrittore ha indovinato che la prima passeggiata lunare sarebbe stata guardata sulla terra attraverso la televisione.
Riguardo le straordinarie coincidenze nella vita di tutti i giorni, non c’è dubbio che ne accadano molte di più di quelle che vengono riconosciute tali. A meno che una coincidenza non sia ovvia, ce la perdiamo semplicemente perché non la cerchiamo. Ricordo un’occasione in cui mia moglie ed io attraversavamo in auto una città sconosciuta. Ci capitò di fare il nome di qualcuno un isolato o due prima di fermarci ad un semaforo rosso. Notai che la strada aveva lo stesso nome della persona di cui stavamo parlando. Quante persone si prendono la briga di far caso al nome di ciascuna stradina laterale che incontrano quando sono in auto? Se lo avessero fatto, avrebbero scoperto dozzine di improbabili correlazioni verbali. Gilbert Chesterton, in un delizioso saggio sulle coincidenze (Alarms and Discursions) disse a modo suo:
La vita è piena di una pioggia incessante di piccole coincidenze; troppo piccole per valer la pena di nominarle tranne che per uno scopo speciale, spesso addirittura troppo trascurabili per essere notate, non più di quanto possiamo notare un fiocco di neve che cade su di un altro. È questo che dona una spaventosa plausibilità a tutte le false dottrine e alle manie del male. Vi sono sempre argomenti accidentali che fanno da sostegno a qualsiasi cosa. Se dicessi improvvisamente che la verità storica è pronunciata generalmente da uomini dai capelli rossi, non ho dubbi che basterebbe una riflessione di dieci minuti (alla quale evito di indulgere) per fornirmi un bell’elenco di esempi a supporto della mia affermazione.
Ricordo una turbolenta lite a proposito di Bacone e Shakespeare, nella quale mi offrii piuttosto casualmente di dimostrare che Lord Rosebery aveva scritto le parole di W. B. Yeats. Non avevo neanche finito di dirlo che un torrente di coincidenze si affollò nella mia mente.
Feci notare, ad esempio, che il lavoro principale di Yeats era “The Secret Rose”, che potrebbe essere facilmente parafrasato in “The Quiet or Modest Rose”[4]; e quindi, ovviamente, in Primrose. Un secondo dopo vidi lo stesso suggerimento nella combinazione di “rose” e “bury”. Se avessi insistito sull’argomento, chissà che non sarei diventato, a quest’ora, un maniaco delirante.
Ricordo una turbolenta lite a proposito di Bacone e Shakespeare, nella quale mi offrii piuttosto casualmente di dimostrare che Lord Rosebery aveva scritto le parole di W. B. Yeats. Non avevo neanche finito di dirlo che un torrente di coincidenze si affollò nella mia mente.
Feci notare, ad esempio, che il lavoro principale di Yeats era “The Secret Rose”, che potrebbe essere facilmente parafrasato in “The Quiet or Modest Rose”[4]; e quindi, ovviamente, in Primrose. Un secondo dopo vidi lo stesso suggerimento nella combinazione di “rose” e “bury”. Se avessi insistito sull’argomento, chissà che non sarei diventato, a quest’ora, un maniaco delirante.
A causa del mio interesse per le coincidenze strane e divertenti, ne troverete centinaia in The Magic Numbers of Dr. Matrix, (famosissimo libro di Gardner, N.dR.), ho la tendenza a notarle nella mia vita personale più di quanto faccia la maggior parte della gente. Non riesco a ricordare nessun numero di stanza di albergo o motel che non sia riuscito a memorizzare facilmente a causa di una qualche coincidenza; era un numero primo, o la potenza di un numero, o una sequenza di numeri di qualche tipo (come 3, 6, 9), o le prime cifre decimali del pi o dell’e o di qualche altro numero irrazionale familiare. Trovai un’annotazione nei miei archivi relativa a una bolletta per la fornitura dell’acqua di $ 21.21 che avevo aperto il 21 novembre del 1979. Chiaramente, le probabilità contro questa tripletta di 21 sono alte, ma vi sono così tanti modi in cui schemi senza significato possono farsi notare in numeri casuali che se cominciate a cercarli li troverete ovunque.
Il 15 marzo 1977, quando era Presidente Jimmy Carter, il New York Times pubblicò la seguente storia:
Si chiama James Earl Carter. Indossa blue jeans, è stato coltivatore di noccioline in Georgia, frequenta la chiesa battista, ha una figlia di nome Amy che va alle scuole pubbliche. Ma non vive alla Casa Bianca. Questo Mr. Carter è un elettricista che adesso abita a Kenner, un sobborgo di New Orleans. Sì, “tutti ci scherzano su, e dico sempre che per quanto ne so non sono un suo parente”, dichiara Mr. Carter.
In uno dei miei articoli pubblicati da Scientific American, nella rubrica del Dr. Matrix, facevo la parodia dell’idea che un modello della Grande Piramide contenga forze medianiche. Avevo un numerologo che fabbricava piramidi in un posto vicino Pyramid Lake, in Arizona, e menzionai il fatto che al Presidente Nixon avrebbe potuto far bene andare a sedersi su una di quelle strutture piramidali di roccia. Jeffrey Mishlove, che credeva nella sincronicità paranormale e a quasi tutto quel che riguarda il psi, citava questa rubrica nel suo Roots of Consciousness, uno dei più deliranti libri sul paranormale mai pubblicati. Mishlove riteneva di avermi spinto sul mio stesso petardo[5]. “Lo stesso giorno in cui l’articolo di Gardner ha raggiunto il pubblico” - scriveva - “nei quotidiani di tutto il Paese c’erano immagini del Presidente Nixon in visita alle Grandi Piramidi d’Egitto - una visita organizzata all’improvviso e presumibilmente ignota a Gardner nel momento in cui scriveva la sua storia! Una simile sincronicità sembra incarnare il messaggio che anche il buffone scettico è una parte del ‘puzzle cosmico’”. Mishlove sembrava pensare che avrei dovuto sentirmi imbarazzato. Il mio personale sarcasmo, scriveva, “è il modello stesso della sincronicità medianica.”
Bene, noi poveri scettici vinciamo di rado. Mi sorprende che Mishlove non mi abbia mai attribuito poteri paranormali dal momento che ho fatto predire con successo al Dr. Matrix il milionesimo decimale del pi molto prima che questo fosse determinato da un programma computerizzato.
Una tavola di Ken Marshall, artista specializzato nell'illustrare con fedeltà ogni momento del naufragio, che qui documenta il momento dell'inclinazione fatale del Titanic
Quando ero in Marina, durante la Seconda Guerra Mondiale, mi capitava a volte di intrattenere i miei commilitoni con dei trucchi fatti con le carte da gioco. Iniziavo spesso togliendo una carta (scegliendone una che viene nominata spesso, come un asso oppure una figura) e porgendola a qualcuno con la richiesta di non guardarla finché non avesse dichiarato ad alta voce il valore di una qualunque carta che gli passasse per la mente. Se la carta non era quella nominata, me la riprendevo, le davo io stesso un’occhiata (impedendo a chiunque altro di guardarla), esclamavo “Hai assolutamente ragione!” e poi la rimettevo nel mazzo.
Questo faceva immancabilmente ridere e veniva preso come uno scherzo. Ovviamente ero destinato ad indovinare molto più di 1 volta su 52. Non dimenticherò mai un’occasione in cui un marinaio disse: “Jack di Cuori”, e io gli chiesi di rigirare lentamente la sua carta. Era il Jack di Cuori. Il suo viso diventò rosso porpora. Non ho dubbi che abbia continuato a raccontare ai suoi nipotini lo stupendo miracolo che una volta uno strano marinaio gli aveva mostrato durante la guerra.
Nel 1977, un matematico giapponese mi scrisse a proposito di una stupefacente coincidenza accaduta durante un programma educativo trasmesso in televisione. Un illustre matematico della Keio University stava spiegando la probabilità elementare agli studenti delle medie. Per illustrare l’argomento, fece lanciare in aria dal suo assistente otto fiches da poker, ognuna della quali avente una faccia rossa e una bianca. Tutte e otto caddero con lo stesso colore verso l’alto! Potete immaginare quanto sia rimasto sconvolto il professore. La probabilità di un simile evento è di 1/28 oppure poco meno di 0.004. Se un sensitivo fosse stato presente, si sarebbe preso il merito di avere influenzato le fiches tramite la psicocinesi, ma ovviamente prima o poi un evento improbabile deve pur verificarsi.
Eventi casuali spesso mostrano quel che i matematici chiamano clustering[6]. Si spiegano così molti degli esempi di sincronicità che Arthur Koestler enfatizza nel suo libro Coincidence[7]. Se si lanciano migliaia di fagioli su di un tavolo, si distribuiranno in mucchi, e questo tipo di raggruppamento (clumping) viene spesso scambiato, in ambito scientifico e nella vita quotidiana, come uno schema non casuale. Potete dimostrare l’effetto mescolando un mazzo di carte, aprendole poi a ventaglio per mostrare come i colori siano distribuiti. Sarete sorpresi nel notare quanto frequentemente capitino gruppi di carte adiacenti che hanno lo stesso colore. Per una dimostrazione ancora più impressionante, procuratevi una generosa quantità di piccole sfere di due colori. Mescolate una uguale quantità dei due colori e versate la mistura in una bottiglia trasparente. Lo schema che vedrete vi mostrerà un clumping così marcato che anche i fisici potrebbero sospettare che esista attrazione statica tra sfere dello stesso colore.
Un normale raggruppamento può essere estremamente fuorviante nel campo della ricerca statistica. Una città, ad esempio, mostra improvvisamente un’alta incidenza di casi di cancro. C’è qualcosa in atto in quell’area circoscritta che lo provoca, o si tratta solo di raggruppamento casuale? Gli astronomi trovano una vasta chiazza di cielo in cui non vi sono stelle, o una lunga catena di galassie. Si tratta di leggi naturali, oppure è semplice clumping? A volte è difficile da stabilire.
Un parapsicologo riferisce un numero insolito di successi (o insuccessi) in una batteria di 100 test. ESP o clumping? È impossibile dirlo senza conoscere il numero di test condotti, non solo da quel particolare parapsicologo ma anche da altri in tutto il mondo. Se mille scienziati, in diverse parti del pianeta, lanciassero in aria centinaia di monetine, alcuni dei risultati mostrerebbero uno sbalorditivo numero di “croce”. Se ci vengono riportati solo questi test, e non siamo a conoscenza degli altri, sarà impossibile fare una valutazione accurata dei test che ci sono stati riferiti.
Naturalmente, questo vale anche per la ricerca statistica in altre aree della scienza. Le trappole sono tante e sottili. A meno che un esperimento non possa essere replicato con successo molte volte, il risultato potrebbe essere null’altro che un’anomalia statistica. Affermazioni straordinarie su nuove leggi della scienza richiedono prove straordinarie.
Disastri e premonizioni
Tenendo tutto questo a mente, passiamo ora alle premonizioni sui grandi disastri. Ogni volta in cui si verifica un importante terremoto, un’alluvione, un incendio, un’eruzione vulcanica o l’assassinio di un personaggio pubblico, ci sono sempre dei sensitivi che dichiarano di averlo predetto, e persone che diranno di averlo sognato prima che accadesse o di aver avuto una forte premonizione dell’evento. Quanto sono affidabili, queste affermazioni?
Innanzi tutto, dobbiamo prendere in considerazione la possibilità di una truffa. Certi sensitivi farebbero qualsiasi cosa per falsificare una predizione. Scartata questa ipotesi, restano i casi in cui si registrano effettivamente delle predizioni indovinate. Di nuovo, è difficile fare il calcolo delle probabilità. Il problema non è ben formato perché non sappiamo quante predizioni siano state registrate in qualche modo e poi sono fallite. Un sottoprodotto dell’enorme ondata di interesse per il paranormale è il numero sempre crescente di sensitivi professionisti. Fanno continuamente previsioni: alla radio, in televisione, sui giornali. Sorprende poco che, tra le migliaia di predizioni registrate che vengono fatte ogni anno, ce ne sia qualcuna che si dimostra un notevole successo. Non credo che negli ultimi decenni ci sia stato un solo anno in cui qualche sensitivo, da qualche parte, non abbia predetto un forte terremoto in California. Quando inevitabilmente il “big one” arriverà, qualunque sensitivo che lo abbia previsto ne otterrà merito, e ci si scorderà di tutte le sue predizioni a vuoto.
Veniamo ora all’affondamento del Titanic. Anche se a perdere la vita furono “solo” 1.518 persone, poche se comparate con le decine di migliaia di morti registrati nel più recente terremoto in Cina[8], la storia di quel disastro navale possedeva molti elementi che lo resero insolitamente appetibile per la stampa. Il Titanic era ritenuto inaffondabile. Era un transatlantico simile a un palazzo, sul quale alcune delle persone più ricche del mondo avevano prenotato un posto per il viaggio inaugurale. Una sequenza di negligenze produsse il disastro. Il capitano ignorò le segnalazioni di allerta relative agli iceberg. La velocità della nave fu aumentata per stabilire un record di velocità. La nave possedeva un numero inadeguato di scialuppe di salvataggio. L’equipaggio non era addestrato a fronteggiare le emergenze. Le vedette non erano state munite di binocoli. Un operatore radio di una nave vicina era addormentato e non si accorse dell’SOS. Un’altra nave in zona non rispose tempestivamente quando seppe dell’affondamento. Non fu possibile individuare la responsabilità di una singola persona o gruppo di persone. Più di ogni altro disastro dell’epoca, l’affondamento del Titanic sollevò nella sua forma più essenziale l’antico interrogativo inevaso di qualunque credente: perché Dio permette che si verifichi una simile insensata perdita di vite umane?
Il dottor Ian Stevenson, professore di psichiatria della Scuola di Medicina dell’University of Virginia (Charlottesville, USA) è la persona più influente tra coloro che hanno sostenuto che esistessero ben note premonizioni medianiche del disastro del Titanic. La risposta di Stevenson all’interrogativo inevaso è la reincarnazione del male. Il dottore è meglio noto, nei circoli occultisti, per i suoi molti libri e articoli sui propri sforzi per provare, nel corso di diverse decadi, che alcuni soggetti hanno autentici ricordi di vite passate. Dal suo punto di vista, la legge del Karma è una legge dell’Universo. I mali che accadono sono parte del processo tramite il quale le anime evolvono verso l’alto in una successione di vite che forse non ha fine. Questo, comunque, non è il luogo adatto per discutere la reincarnazione. Prenderemo in considerazione solo i due documenti che Stevenson ha pubblicato che riguardano il Titanic.
Le “profezie” sul Titanic
Il primo, “A Review and Analysis of Paranormal Experiences Connected with the Sinking of the Titanic” apparve nel Journal of the American Society for Psychical Research (vol. 54, ottobre 1960). Si apre con il riferimento ad una precedente pubblicazione della stessa rivista (luglio 1956) intitolata “Precognition: An Analysis, II” di W. E. Cox, un tempo più noto per i suoi instancabili sforzi profusi per dimostrare che i poteri paranormali di Uri Geller erano autentici. Nel suo articolo del 1956, Cox riferì di un’indagine condotta su 28 gravi incidenti ferroviari avvenuti negli Stati Uniti. I dati grezzi, affermava Cox, mostravano che nei giorni in cui erano accaduti gli incidenti sui treni viaggiava un numero significativamente inferiore di passeggeri. Secondo il ragionamento di Cox, rilanciato da Stevenson, la precognizione inconscia sembrava avere indotto i viaggiatori a rimandare la corsa, senza che questi si rendessero conto della loro percezione extrasensoriale del disastro imminente.
«Si verificò un numero considerevole di esperienze apparentemente paranormali connesse con il drammatico affondamento del Titanic, transatlantico della White Star, avvenuto nell’aprile 1912». Continua Stevenson: «Alcune di esse erano apparentemente precognitive; altre, istanze di percezioni extrasensoriali apparenti contemporanee alla tragedia». L’autore procede poi a fornire una breve storia del disastro, seguito da riassunti delle «più consistenti esperienze paranormali connesse con il disastro».
Una nota chiarisce come Stevenson non fosse del tutto convinto che: «tutte le esperienze abbiano un collegamento con la percezione del paranormale». Egli crede che alcune di esse ce l’abbiano e altre no.
Per Stevenson il primo, e di gran lunga anche il migliore, esempio di precognizione è il racconto breve Futility di Morgan Robertson, pubblicato su una rivista nel 1898, quattordici anni prima del naufragio del Titanic. In particolar modo, Stevenson è colpito da dieci dettagli del racconto di Robertson, basato sul naufragio di una nave immaginaria, il Titan, che mostrano evidenti analogie con l’affondamento del Titanic (circa le coincidenze tra il racconto di Robertson e il naufragio del Titanic vedi l’articolo di Massimo Polidoro a pag. 25, NdR).
Le Esperienze dalla 2 alla 8 che Stevenson adduce come prove sono di natura aneddotica. Ripercorriamole brevemente:
Esperienza 2. Il sig. Middleton cancella il suo viaggio sul Titanic dopo avere ricevuto un telegramma dagli Stati Uniti che gli consiglia, per ragioni legate agli affari, di evitare la partenza. In base ai racconti di amici e parenti, prima del disastro Middleton aveva fatto due sogni in cui vedeva il transatlantico affondare. Occorre però precisare che, all’epoca, essendo molto diffusa la paura che le navi colpissero gli iceberg nell’Atlantico del Nord, sogni del genere saranno stati senz’altro piuttosto frequenti. Nel suo primo sogno, Middleton vide il Titanic galleggiare con la chiglia verso l’alto, ma il transatlantico, come Stevenson fa notare, affondò di prua. Queste discrepanze, secondo Stevenson, sono tipiche dei sogni precognitivi dove accade molto spesso che l’immagine dell’evento venga distorta dal soggetto che la percepisce.
Esperienza 3. La notte del naufragio del Titanic, una donna newyorkese sveglia suo marito e gli racconta di avere sognato la propria madre a bordo di una scialuppa di salvataggio sovraffollata. La madre della donna, sopravvissuta al disastro, aveva prenotato un viaggio sul Titanic senza avvisare la figlia. Il racconto sembra sbalorditivo finché non apprendiamo che il resoconto in questione è tratto da un libro intitolato The Mistery of Dreams (1949) in cui l’autore, W.O. Stevens, si guarda bene dal rivelare i nomi delle due donne! Stevenson, pertanto, si limita a riferirsi alla donna più giovane come «l’amica del signor Stevens».
L’Esperienza 4 non è molto diversa dalle altre. La sig.ra Marshall guarda il Titanic in navigazione in prossimità della propria abitazione sull’Isola di Wight. All’improvviso stringe la mano della figlia e le rivela: «Quella nave affonderà prima di arrivare in America». Sarà la stessa figlia, nel suo libro Far Memory (1956), a narrare questo ricordo dell’infanzia legato al commento materno.
L’Esperienza 5 è il sogno della sig.ra Potter. Qui non c’è traccia dell’acqua, c’è solo «qualcosa come un binario ferroviario sollevato» da cui penzolano delle persone in camicia da notte. In seguito, quando la sig.ra Potter vide la trasposizione pittorica del naufragio del Titanic disse: «È esattamente ciò che avevo visto». Tutto questo è raccontato nel suo libro Beyond the Senses (1939).
Esperienza 6. Il ministro di una chiesa metodista sente l’impulso di far cantare all’assemblea dei fedeli l’inno “Hear, Father, while we pray to Thee, for those in peril on the sea”[9]. In base a quanto afferma R. de W. Miller nel suo libro You Do Take It With You, mentre l’assemblea cantava, i passeggeri del Titanic, riuniti nella sala da pranzo della seconda classe, cantavano lo stesso identico inno e questo avveniva alcune ore prima che la nave sbattesse contro l’iceberg.
Esperienza 7. Pare che prima dell’incidente il sig. Hays, un passeggero del Titanic, abbia vaticinato che un grande disastro marino era alle porte (il che, oggi, equivarrebbe a una profezia del tipo: «è tempo che un terremoto colpisca la California»). Sfortunatamente, dopo l’impatto con l’iceberg, le capacità precognitive del sig. Hays lo abbandonarono; e ciò è confermato dal fatto ch’egli disse: «Questa nave non può affondare» aggiungendo, poco dopo: «Questa nave resisterà per altre otto ore». Com’è noto la nave affondò in meno di due ore. Perché Stevenson si sia preoccupato di riferire quest’episodio resta per me un mistero.
Esperienza 8. Sembra che un veggente di nome Turvey abbia predetto: «Un grande transatlantico scomparirà” e abbia inviato la profezia a una donna che decise di pubblicarla sul giornale spiritista Light (29 giugno, 1912).
Le Esperienze dalla 9 alla 12 coinvolgono tutte il famoso giornalista e spiritista britannico W.T. Stead e meritano una trattazione a parte (anche queste sono affrontate da Polidoro a pag. 25, NdR).
Le esperienze appena elencate sono le dodici prove ritenute rilevanti da Stevenson. Credo che chiunque le consideri attentamente concorderà sul fatto che solo la prima, ovvero il caso del romanzo di Robertson, abbia in sé qualcosa di eccezionale. A queste esperienze, Stevenson ne aggiunge delle altre ancora più inconsistenti e di provenienza varia: secondo i resoconti, una certa signorina Evans, annegata nel disastro, riferì a qualcuno che «un indovino una volta le disse di “stare attenta all’acqua”»; un membro dell’equipaggio disertò il Titanic durante la sosta a Queenstown («non avendo fornito alcuna motivazione» precisa Stevenson «possiamo ipotizzare soltanto ch’egli abbia in qualche modo percepito, seppur inconsciamente, il disastro imminente»[10]); il 12 febbraio un assistente militare del Presidente Taft, il maggiore Butt, scrive una lettera a sua sorella per dirle di non dimenticare il luogo esatto dov’è solito riporre i documenti, nel caso in cui «la vecchia nave coli a picco». Sfortunatamente egli scrisse queste parole prima di raggiungere l’Europa sulla S.S. Berlin e in seguito ritornò sul Titanic dove perì. L’aneddoto è contenuto nel libro in due volumi The Intimate Letter of Archie Butt (1930).
Stevenson è consapevole dell’inconsistenza di quasi tutte le dodici prove. In esse manca: «molto di quel che ci si potrebbe augurare in materia di dettagli ulteriori», e in particolar modo le «dichiarazioni giurate dei testimoni dell’epoca» che riportino le premonizioni prima della notizia dell’avvenuto naufragio della nave. In effetti Stevenson argomenta, con dovizia di particolari, come persino i romanzi di Robertson e Stead possano essere considerati dei semplici esempi di “inferenza razionale” piuttosto che delle precognizioni. Nonostante ciò, Stevenson presenta le sue esperienze come fossero importanti prove a favore della ESP. La sua conclusione finale è apprezzabilmente prudente: «Non lo sapremo mai, ma c’è la possibilità che alcune di queste persone si siano comportate in maniera sensata (come proverebbe il naufragio avvenuto in seguito) in risposta a una precognizione inconscia, pur attribuendo il proprio comportamento a convinzioni irrazionali». Incurante di ogni cautela, Stevenson si interessò così tanto alla possibilità della percezione psichica del disastro del Titanic da scriverci un secondo articolo: “Seven More Paranormal Experiences Associated with the Sinking of the Titanic” (contenuto nella stessa rivista dell’articolo precedente, vol. 59, giugno 1965).
Esperienza 13. Nel 1919 il Journal of the American Society for Psychical Research pubblicò una lettera arrivata in redazione alcune settimane dopo il naufragio del Titanic. L’autore anonimo afferma che la notte del 14 aprile suo padre, defunto, gli apparve in sogno comunicandogli che una nave aveva colpito un iceberg e che molte persone erano morte. Il giornalista che pubblica la lettera aggiunge: «Non sono fornite dimostrazioni, ma un membro fidato della Society conosce perfettamente il sig. M. e lo considera attendibile».
Quando Martin Gardner mi parlò del Titanic
Nel 2002, Barry Karr, il direttore esecutivo del CSICOP, mi mandò a casa di Martin Gardner che aveva deciso di donarci parte della sua documentazione e una raccolta di libri, tutti riguardanti il nostro impegno al Center. Gardner, “padre del moderno movimento scettico”, fu uno dei fondatori del CSICOP, uno scrittore per la Prometheus Books e come me un appassionato del naufragio del Titanic.
Quando arrivai a casa sua a Hendersonville, nella Carolina del Nord, ci mettemmo a scegliere i libri che dovevo portare via. Ero un po’ intimidito, ma dopo un po’ trovai il coraggio di chiedergli del Titanic, lasciandogli intendere che ne ero molto interessato anch'io. Mi disse le stesse cose che avevo trovato nel suo libro: le coincidenze non costituiscono una prova di percezioni extrasensoriali o preveggenza, ma erano piuttosto un prodotto dei tempi. Dichiarò che, statisticamente, è del tutto plausibile il fatto che fosse tutto frutto di coincidenze.
Proseguì dicendomi che esiste un “qualcosa” che ci induce tutti a credere in qualcosa di più grande di noi stessi e coloro che credono nelle percezioni extrasensoriali e in altri fenomeni correlati, portano Futility e gli altri lavori citati nel suo libro come esempi. Mi illustrò allora la teoria della memoria selettiva, per la quale ci ricordiamo solo i successi e non le migliaia di previsioni mancate, il che spiega perché alcune persone credano nei fenomeni paranormali: dimenticano le previsioni sbagliate e ricordano solo quelle indovinate correttamente.
Nel caso del Titanic, esistono moltissime storie di navi che attraversarono l'Atlantico senza colpire alcun iceberg (ma che potrebbero avere avuto un Capitano Smith).
Gli domandai perché il Titanic divenne così popolare per coloro che tentavano di provare l'esistenza di fenomeni paranormali. Replicò chiedendomi perché pensassi che il Titanic avesse assunto tanta rilevanza nella nostra cultura. Siccome io stesso avevo compiuto studi a riguardo, gli risposi che era perché il Titanic aveva segnato la fine di un'era: il disastro colpì tutti gli strati sociali in una volta sola (il microcosmo della società sulla nave) e moltissime mezze verità e leggende circondarono il Titanic.
Chiunque avrebbe potuto trovarvi possibili riferimenti e fonti di interesse. Mi guardò e mi disse che avevo risposto alla mia domanda.
Quando finii di impacchettare i libri e di caricarli, con schedari e scatole, sul mio furgoncino, tornai dentro a salutare. Mi ringraziò, per aver preso in consegna i suoi materiali, con qualcosa in più di una traccia di tristezza. E fu allora che realizzai che quella che avevo inscatolato era una piccola parte di Martin: si stava preparando per un trasloco (per essere vicino al figlio, in Oklahoma, come scoprii più avanti). Poi fui io a ringraziarlo per la sua donazione, rassicurandolo che mi sarei preso molta cura dei suoi libri e dei suoi documenti. Rispose: “Sono certo che lo farai.” Tornai a Buffalo sentendomi davvero fortunato ad avere potuto condividere un po’ di tempo con lui.
Timothy Binga
Timothy Binga è direttore delle Biblioteche del Center for Inquiry ad Amherst, New York. Traduzione di Matilde Anzolin
Esperienza 14. In un articolo del 1923, la sig.ra Henry Sidgwick, ardente spiritista (così come il marito, un famoso filosofo britannico tra i fondatori della Society for Psychical Research), dice di avere ricevuto una lettera da qualcuno che le chiede di sostituire i nomi reali con degli pseudonimi. La lettera (datata 4 luglio 1912) non parla di chi scrive, ma di un’amica che ha perso un fratello sul Titanic. Sembra che il 19 aprile, a pochi giorni dal disastro, la sorella di quest’amica abbia sognato la moglie e la figlia del predestinato fratello che piangevano. Al momento del sogno, sostiene la lettera, la donna non sapeva che il fratello era imbarcato sul Titanic. Poiché non conosciamo i nomi delle persone coinvolte, e la signora Sidgwick sta riportando il contenuto della lettera di una donna, che a sua volta sta riportando il racconto della sorella di un’amica, sembra che l’aneddoto non abbia molti motivi per essere menzionato.
Esperienza 15. Stevenson pubblica la lettera di un attore proveniente da White Cloud in Michigan. L’attore riferisce del sogno di un suo socio, il sig. Black, in cui pare ch’egli abbia visto una grossa nave affondare e centinaia di persone annegare. Lo stesso giorno, più tardi, un impiegato del telegrafo riferisce loro delle centinaia di vittime morte nel disastro del Titanic. Stevenson rivela che i resoconti del 15 aprile erano ottimisti e che l’impiegato del telegrafo potrebbe non essere stato ancora a conoscenza delle centinaia di persone coinvolte nell’incidente. Tuttavia, aggiunge Stevenson, l’impiegato «potrebbe aver avuto una percezione extra-sensoriale del disastro, che ha agito come una sorta di nucleo e di stimolo dell’espressione cosciente». È da notare che Stevenson, piuttosto che interrogarsi sull’attendibilità dei ricordi dell’attore, stiracchia al massimo l’aneddoto per giustificare le gravi incongruità presenti nella storia.
Esperienza 16. Nel 1962, mentre si trovava in Brasile, Stevenson conobbe un uomo che gli raccontò della percezione paranormale che sua madre aveva avuto a proposito del naufragio del Titanic. L’uomo disse di avere appreso la storia dal padre. In base al racconto di questi, la notte del disastro sua moglie ebbe un sogno in cui una grossa nave chiamata Titanic affondava dopo avere colpito un iceberg. Come poteva Stevenson corroborare questo racconto? È semplice, aggiunge di avere ascoltato, come persona informata dei fatti, anche la testimonianza della sorella dell’uomo (che all’epoca del disastro aveva solo quattro anni), la quale confermerebbe l’accuratezza della storia!
Esperienza 17. Una donna inglese scrive a Stevenson per raccontargli di un sogno avuto all’età di quattordici anni. Nel sogno vedeva una nave enorme affondare in un parco arido vicino alla propria casa. Alcuni giorni dopo ricevette la notizia che suo zio, un macchinista impiegato sul Titanic, era annegato. Stevenson evidenzia alcune incongruenze. La donna dice che apprese la notizia attraverso una foto dello zio pubblicata sul Daily Mirror del 15 aprile. In realtà, la foto apparve su una rivista illustrata di nome Sphere il 4 maggio. Nessun quotidiano del mattino riportò la storia del naufragio il 15 aprile perché la notizia non aveva ancora raggiunto l’Inghilterra.
Esperienza 18. Stevenson riceve una lettera da una donna che racconta di una premonizione avuta all’età di undici anni. All’epoca sua madre, la signora Roberts, era in procinto d’imbarcarsi sul Titanic come assistente di bordo, ma lei la pregò di non andare, presentendo fortemente un grave disastro. La signora Roberts s’imbarcò ugualmente e sopravvisse. La donna riferisce anche di un’altra occasione in cui tentò di impedire alla madre d’imbarcarsi, questa volta su una nave ospedale, e di come anche in quel caso sua madre non prestò alcuna attenzione all’avvertimento. Anche la nave ospedale affondò e sua madre si salvò per la seconda volta. Stevenson aggiunge che in effetti una signora Roberts compare sulla lista dei nomi dell’equipaggio del Titanic, ma non fa alcuno sforzo per verificare se effettivamente era poi scampata all’affondamento della nave ospedale.
Esperienza 19. Il necrologio di un certo Colin Macdonald, morto nel 1963, dice che egli rifiutò di unirsi come macchinista all’equipaggio del Titanic dopo avere avuto una premonizione del disastro. Stevenson riesce a rintracciarne la figlia che gli conferma la storia: una sensazione negativa aveva dissuaso l’uomo dall’imbarcarsi.
Nonostante l’inconsistenza di queste esperienze aggiuntive, Stevenson sembra colpito dalla capacità del Titanic di attrarre tutte queste testimonianze rispetto a disastri di portata maggiore. Qual è la ragione di tutto questo? Stevenson ritiene che: «la previsione improvvisa e inaspettata della morte aveva generato un carico emotivo più grande del normale [...] molti studi su dati spontanei ed esperimenti di laboratorio mostrano come la forza dell’emozione sia una caratteristica importante della [...] percezione extra-sensoriale». Inoltre egli è persuaso che le diciannove esperienze da lui riportate dimostrino che «per molti il sonno fornisce condizioni più propizie alla percezione extra-sensoriale rispetto alla veglia». Le incongruità delle testimonianze sono spiegate dal fatto che: «nelle percezioni fisiche i dettagli reali vengono distorti o mescolati dalla mente di chi li percepisce insieme ad altri dettagli ad essi associabili». Nonostante alcune osservazioni scettiche sparse qua e là, non c’è dubbio che Stevenson ritenga le diciannove esperienze prove sorprendenti in favore dell’ESP. Ecco come egli sintetizza il suo pensiero in un articolo sulle premonizioni e i disastri apparso nel Journal of the American Society for Psychical Research nell’aprile del 1970: «Sono riuscito a mettere insieme un numero considerevole di resoconti dimostrabili che attestano la conoscenza extra-sensoriale che queste diciannove persone ebbero del naufragio del Titanic. Di questi, dieci esperienze furono precognitive».
Ho già detto di come Stevenson si fosse meravigliato della mole di esperienze ESP che coinvolsero il Titanic rispetto a disastri peggiori, come ad esempio il naufragio del Lusitania del 1915. Un articolo del 1970 riconferma l’opinione già espressa che, contrariamente al caso del Lusitania e delle altre stragi dovute alle guerre, il naufragio del Titanic fu: «totalmente inaspettato [...] Credo che la totale insospettabilità del naufragio del Titanic possa avere generato uno shock emotivo non riscontrabile in altri disastri meno imprevedibili [...]»
Nello stesso articolo, Stevenson riporta uno studio dello psichiatra inglese J. C. Barker (Journal of the Society for Psychical Research, dicembre 1967) in cui sono presenti le relazioni di circa 35 casi di esperienze precognitive «degne di fiducia» sul disastro avvenuto nel 1966 ad Aberfan, in Galles, dove un cumulo di scorie scivolò giù da una collina uccidendo 144 persone. Tuttavia Stevenson riconosce che prove aneddotiche di questo tipo sono meno attendibili rispetto agli esperimenti di laboratorio; e infatti scrive: «Con tutta probabilità la miglior prova dell’esistenza della precognizione è data dagli esperimenti di [S.G] Soal». Otto anni dopo queste affermazioni, si scoprì che Soal aveva mentito spudoratamente alterando alcuni dei suoi test e rendendo discutibile tutta la sua ricerca.
Il mio personale scetticismo riguardo alla ESP è ben noto. Lascerò ai lettori il compito di decidere se le prove della percezione paranormale del disastro del Titanic siano tali da giustificare un’affermazione così straordinaria, o piuttosto se siamo di fronte al solito miscuglio di aneddoti inaffidabili e coincidenze che possono tranquillamente rientrare nei limiti della normale legge di casualità.
Per quel che riguarda il formidabile fascino mistico sviluppatosi attorno al naufragio del Titanic, non è difficile indovinare il perché della sua persistenza. Essa nasce dal beffardo accostamento tra la titanica presunzione, la certezza di tutte le persone che con esso avevano a che fare che questo enorme museo galleggiante di ferraglia non poteva affondare, e la fulmineità improvvisa con cui questa convinzione è stata infranta. Diversamente da molti altri disastri, questo si sarebbe potuto facilmente evitare se solo non ci fosse stata una tale convergenza di errori umani. Come la caduta di Babele, il naufragio del Titanic può assurgere a simbolo della vacillante superbia degli Stati, con il loro mix sempre uguale di ricchezza, ceto medio e povertà, un tracollo collettivo.
Questo articolo comparve in origine come introduzione del volume The Wreck of the Titanic Foretold? curato dallo stesso Gardner e uscito nel 1986 per la Prometheus Books.
Traduzione di Fara Di Maio e Daniela Corrado
Note
1) Acronimo di Extra Sensorial Perception, Percezione Extra Sensoriale (ndT)
2) Jeane Dixon (1904-1997) astrologa e sensitiva statunitense tra le più note del 20mo secolo, anche grazie ad una rubrica fissa sull’astrologia, poche previsioni “esatte” ben pubblicizzate e un’autobiografia best seller. Il matematico John Allen Paulos coniò il termine “effetto Jeane Dixon” in riferimento alla tendenza di diffondere le poche previsioni corrette ignorando le innumerevoli altre a vuoto. La profezia più nota è quella relativa a John Fitzgerald Kennedy. Nel 1956, senza specificare però quando o dove, la Dixon predisse che “un Presidente sarebbe stato ucciso o sarebbe morto mentre era in carica”. (NdT)
3) La presunta capacità paranormale di non indovinare neanche un risultato, a dispetto delle statistiche e delle leggi di probabilità. È invocato spesso per spiegare l’insuccesso di medium e sensitivi. (NdT)
4) The secret rose, in italiano La rosa segreta, che potrebbe essere facilmente parafrasato in “La rosa tranquilla oppure modesta”; e quindi, ovviamente, in “primula”. “Rose” (rosa) e “bury” (sepoltura) possono far pensare ad un fiore nascosto, seppellitosi per non farsi notare. (NdT)
5) Il senso della frase è “la mia arma si è ritorta contro di me”; l’espressione è citata anche da Shakespeare nell’Amleto. (NdT)
6) Analisi dei gruppi (NdT).
7) Le radici del caso, Astrolabio Ubaldini, 1972.
8) Poiché l’intervento di Martin Gardner è dell’autunno del 1985, l’autore si riferisce sicuramente al terremoto che il 28 luglio del 1976 colpì la regione del Tangshan. Una stima ufficiale parlava di circa 242.000 vittime, quelle ufficiose portavano il totale intorno alle 700.000. Il sisma, ritenuto il più grave del 20mo secolo per numero di vittime, fu di magnitudo 7,8. Il terremoto fu preceduto da molti segni “premonitori”, tra cui fughe di gas e comportamenti anomali degli animali. Un funzionario dell’agenzia nazionale cinese per i terremoti avvertì che un fortissimo terremoto avrebbe colpito la zona tra il 26 luglio e il 5 agosto. Una sola contea accolse l’avvertimento; i suoi funzionari, rischiando personalmente gravi sanzioni, fecero evacuare l’area, salvando così più di 470.000 persone. (NdT, fonte Wikipedia)
9) Letteralmente: “Ascolta, o Padre, la preghiera che Ti rivolgiamo per coloro che sono in pericolo sul mare” (NdT)
10) Si trattava del fuochista John Coffey, imbarcatosi a Southampton sul Titanic e poi sceso di nascosto a Queenstown: nel suo caso, però, non si trattò di precognizione ma semplicemente del tentativo (riuscito) di scroccare un viaggio di ritorno gratis per l’Irlanda, dove Coffey viveva.