I miracoli non esistono

Il tentativo di Boiron di intimidire un blog critico verso l'omeopatia fa venire qualche dubbio anche a uno strenuo difensore delle medicine alternative?

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Leggete qui: «Da anni alcuni medici di chiara fama scrivono peste e corna dell’omeopatia e la Boiron non ha mai pensato alle vie legali, né tantomeno ha voluto sfidare in campo aperto gli oppositori producendo i risultati delle sue ricerche... finché i produttori, i medici, i ricercatori che sostengono le MNC (medicine non convenzionali, N.d.R.) non si difenderanno con forza e in campo aperto, sarà un gioco da bambini metterli alla berlina».

E ora il quiz: di chi è questa frase? Piero Angela, Silvio Garattini o Michael Shermer? Nessuno dei tre. Questo drastico giudizio sulla mancanza di prove scientifiche a supporto dell’omeopatia è del giornalista Gugliemo Pepe, fondatore e per molti anni direttore di Salute, supplemento settimanale del quotidiano La Repubblica. La cosa sorprendente è che Pepe è stato da sempre un fiero sostenitore dell’omeopatia e delle terapie alternative in genere, tanto che anche nel pezzo da cui è tratta la citazione si presenta come un «difensore dell’omeopatia». Per capire quale miracolo ha provocato in lui questa improvvisa consapevolezza è allora necessario fare un passo indietro.

Nel mese di luglio di quest’anno Samuele Riva, un giovano ingegnere informatico, pubblica sul suo blog, blogzero, due post sull’omeopatia in cui presenta, con argomenti che ben conosciamo, le ragioni per cui l’omeopatia non ha alcuna credibilità da un punto di vista scientifico. In quei pezzi, partendo da un’introduzione storica su Hannemann e sulle sue teorie mai dimostrate, spiega come il principio della diluizione infinitesima non abbia senso da un punto di vista chimico, semplicemente perché implica la mancanza di principi attivi. E se non c’è niente nell’acqua che si beve significa che ci si convince di utilizzare una terapia, ma si sta solo... bevendo acqua. Fin qui, come si diceva, argomenti ben noti a chi legge Query. Da anni aspettiamo, infatti, una risposta alla sfida lanciata da Luigi Garlaschelli agli omeopati italiani: riuscite a distinguere una boccetta che contiene solo acqua distillata da una boccetta in cui oltre all’acqua distillata c’è uno dei vostri principi attivi in diluizione omeopatica? Per presentare la sua critica Riva si concentra in particolare sull’Oscillococcinum, un prodotto della multinazionale francese Boiron. Dopo pochi giorni, il provider che ospita il blog riceve una lettera dell’amministratore delegato di Boiron Italia, Silvia Nencini, che gli «intima» di rimuovere gli articoli ritenendoli «non veritieri, infondati e diffamatori» e di inibire ogni accesso del blog all’autore dei post minacciando in caso contrario l’avvio di un’azione legale. Il povero Riva rimane molto sorpreso del fatto che degli articoli pubblicati su un blog frequentato da poche centinaia di visitatori provochino la reazione di un colosso industriale di più di 4.000 dipendenti, ma allo stesso tempo deve in qualche modo rispondere alle minacce di Boiron. Decide allora di togliere dagli articoli incriminati i riferimenti all’azienda e ai suoi prodotti, ma anche di denunciare sul suo stesso blog l’intimidazione degli avvocati della multinazionale. La sua vicenda comincia a rimbalzare nella rete trovando molta solidarietà, fino ad attirare l’attenzione di alcune importanti testate come Wired, e poi addirittura di uno dei più prestigiosi giornali scientifici al mondo, il British medical journal. Ciò che viene rimproverato a Boiron è di aver provato a ottenere con la forza quel che non riesce ad ottenere con la ragione. Invece di produrre argomenti (e prove scientifiche) da opporre alle affermazioni di Riva, ha provato a cancellare le critiche contando sul fatto che, per quieto vivere, il provider avrebbe tolto dei contenuti giudicati scomodi. La reazione della rete e l’attenzione mediatica che si è accesa su questa vicenda di tentata censura hanno però provocato esattamente l’effetto contrario: i riflettori si sono accesi, i visitatori al blog sono aumentati in maniera impressionante e lo stesso amministratore delegato di Boiron il 24 agosto ha dovuto scrivere a Riva una nuova lettera in cui dichiara: «abbiamo sbagliato».

Fin qui la vicenda, su cui decide di intervenire Pepe con un pezzo apparso sul sito di Repubblica il 18 agosto e intitolato “Facile accusare l’omeopatia”. In quell’articolo, il giornalista ricostruisce brevemente la vicenda e poi ne offre una sua chiave di lettura. Inizia con una tesi complottista, spiegando ai suoi lettori che lui pensa che «tutta questa vicenda sia stata creata ad arte, per mettere in difficoltà la medicina omeopatica». Il successo del complotto sarebbe legato al fatto che la povera Boiron è stata una «vittima poca accorta del sistema mediatico». Si tratta di una interessante operazione di ribaltamento della realtà: un’azienda con un ufficio marketing molto importante che le garantisce ogni anno 500 milioni di euro di fatturato, che investe ogni anno milioni di euro in campagne pubblicitarie per promuovere i propri prodotti, che monitora costantemente la rete e reagisce non appena un piccolo blog nomina i suoi prodotti, insomma un gigante della comunicazione diventa nell’articolo un soggetto sprovveduto, che casca nel complotto organizzato da un blogger poco più che ventenne per mettere in difficoltà l’omeopatia. Il pezzo di Pepe prosegue poi con il riconoscimento che alla Boiron son mancati gli argomenti giusti per rispondere agli articoli di Riva perché in effetti di buoni studi da presentare a sostegno dei suoi prodotti non ne ha, o perlomeno non ne ha ancora mostrati. Questo, che dovrebbe costituire una ragione razionale e sufficiente per interrogarsi sull’opportunità di parlare bene dell’omeopatia non basta però al nostro Pepe, il quale si proclama infatti un «difensore dell’omeopatia e dell’Oscillococcinum, il prodotto messo all’indice dal blogger, avendone verificato l’efficacia, non su di me che pratico la medicina integrata (scelgo, in base ai consigli medici, tra farmaci allopatici e MNC) bensì sui miei familiari. E da anni l’Oscillococcinum è nell’armadietto delle medicine di casa». E tanto basta: perché perdere tempo con sperimentazioni cliniche su numeri adeguati, test in doppio cieco, confronti con un placebo? Certo, si tratta esattamente degli strumenti di cui si è dotata la medicina per dirsi scientifica e basata su evidenze, ma per Pepe evidentemente si è trattato di un gigantesco abbaglio, molto meglio chiedere in giro a parenti e amici per verificare l’efficacia di un prodotto. Intendiamoci: ciascuno per sé è liberissimo di decidere che terapia usare anche sulla base delle testimonianze di parenti e amici. Diverso però è affrontare una discussione pubblica usando questi argomenti, perché tra le scelte soggettivamente assunte e gli argomenti con cui dibattere esistono delle differenze. “Piace a me, quindi è vero” non è semplicemente un argomento. Ma è nel finale dell’articolo che si opera un altro ribaltamento della realtà. Pepe scrive infatti: «Vorrei invitare il blogger che é riuscito a scatenare il caso e anche altri blogger ad esercitarsi sui farmaci allopatici: perché se il prodotto omeopatico non é efficace, almeno non é dannoso. Ebbene quante medicine “tradizionali”, allopatiche, provocano scompensi, sono pericolose, causano danni talvolta irreparabili, perfino mortali? Tante, troppe». In questo paragrafo sono presenti due argomenti diversi. Il primo è costruito in maniera davvero curiosa perché l’autore ammette che si tratta di prodotti inefficaci, mentre poche righe prima aveva scritto che funzionavano, e poi ‘compensa’ questa inefficacia con la mancanza di effetti collaterali. Ma siccome si sta parlando di (presunti) farmaci, il fatto di rinunciare a terapie provate per usare dei prodotti omeopatici che non possono guarire è in sé un danno per i consumatori/pazienti. L’altro argomento che usa Pepe è un tipico esempio di ‘benaltrismo’: invece di attaccare l’omeopatia in quanto scientificamente inconsistente bisognerebbe fare ben altro, e cioè occuparsi di farmaci perché i farmaci hanno effetti collaterali.

Qui si fa finta di non vedere che esiste una letteratura crescente sui problemi legati ai farmaci e che la consapevolezza degli effetti collaterali è ben presente, tanto che la legge prevede che siano dettagliatamente indicati nelle confezioni di ogni prodotto. Ma soprattutto si prova a spostare l’attenzione, il che non ha senso perché se anche un blog decidesse di pubblicare ogni giorno articoli sugli effetti collaterali dei farmaci questo non renderebbe in alcun modo più efficace l’omeopatia.

Insomma il miracolo non è avvenuto, neppure questa vicenda ha fatto venire meno la fede del nostro difensore dell’omeopatia.
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