Come ci siamo detti tante volte, in questi 22 anni di attività del Comitato le nostre attività, oltre ad essersi moltiplicate, si sono molto estese. Nella sua – lasciatemi dire sempre interessante e stimolante – rubrica in questo numero, Andrea Ferrero osserva che se per anni ci siamo principalmente occupati di paranormale classico, nel tempo abbiamo capito che poteva essere utile e sensato dedicarci anche a quei fenomeni di confine come le pseudoscienze che potevano essere utilmente analizzate in maniera critica e razionale e che andavano assumendo una diffusione e un rilievo crescenti presso l’opinione pubblica.
Questo non implica la volontà di mettere da parte il filone originario da cui è nata l’attività del Comitato: le storie di medium, sedute spiritiche, ectoplasmi e tavolini che ballano continuano a piacerci molto e, come nota ancora Andrea, il loro impatto sul pubblico si mantiene intatto. In questo senso rappresentano sempre un modo utile per parlare e ragionare di scienza e di metodo scientifico partendo dall’analisi di fenomeni curiosi quando non affascinanti. Per questa ragione la copertina di questo numero è dedicata al caso di una medium di Boston molto nota e altrettanto controversa, Mina Stinson Crandon conosciuta più comunemente come Margery, della quale non ci eravamo mai occupati sulle pagine di questa rivista nonostante la sua vicenda abbia rappresentato una pietra miliare nella storia della ricerca paranormale. Basti solo pensare che nei primi anni 20 del secolo scorso Margery sembrava sul punto di conquistare un premio di ben 5.000 dollari messo in palio dalla prestigiosa rivista scientifica Scientific American per chi fosse stato in grado di produrre un autentico fenomeno paranormale in una condizione di controllo. E per capire l’autorevolezza della commissione incaricata di svolgere tale controllo bisogna ricordare che tra i suoi componenti figurava il celeberrimo Harry Houdini; il quale sul caso di Margery finì anche per scontrarsi con l’altrettanto celebre creatore di Sherlock Holmes, il romanziere Arthur Conan Doyle. Insomma gli ingredienti per un racconto interessante ci sono tutti. Se poi aggiungete il fatto che Massimo Polidoro a distanza di tanti anni è riuscito a incontrare la nipote di Margery e a farsi raccontare i ricordi famigliari della famosa nonna, capirete perché valeva davvero la pena di riprendere in mano certi temi ‘classici’.
Questo non implica la volontà di mettere da parte il filone originario da cui è nata l’attività del Comitato: le storie di medium, sedute spiritiche, ectoplasmi e tavolini che ballano continuano a piacerci molto e, come nota ancora Andrea, il loro impatto sul pubblico si mantiene intatto. In questo senso rappresentano sempre un modo utile per parlare e ragionare di scienza e di metodo scientifico partendo dall’analisi di fenomeni curiosi quando non affascinanti. Per questa ragione la copertina di questo numero è dedicata al caso di una medium di Boston molto nota e altrettanto controversa, Mina Stinson Crandon conosciuta più comunemente come Margery, della quale non ci eravamo mai occupati sulle pagine di questa rivista nonostante la sua vicenda abbia rappresentato una pietra miliare nella storia della ricerca paranormale. Basti solo pensare che nei primi anni 20 del secolo scorso Margery sembrava sul punto di conquistare un premio di ben 5.000 dollari messo in palio dalla prestigiosa rivista scientifica Scientific American per chi fosse stato in grado di produrre un autentico fenomeno paranormale in una condizione di controllo. E per capire l’autorevolezza della commissione incaricata di svolgere tale controllo bisogna ricordare che tra i suoi componenti figurava il celeberrimo Harry Houdini; il quale sul caso di Margery finì anche per scontrarsi con l’altrettanto celebre creatore di Sherlock Holmes, il romanziere Arthur Conan Doyle. Insomma gli ingredienti per un racconto interessante ci sono tutti. Se poi aggiungete il fatto che Massimo Polidoro a distanza di tanti anni è riuscito a incontrare la nipote di Margery e a farsi raccontare i ricordi famigliari della famosa nonna, capirete perché valeva davvero la pena di riprendere in mano certi temi ‘classici’.