Una spinta antiscientifica è da tempo affiorata paradossalmente negli Stati Uniti, dove la ricerca è al top, ma dove negli ultimi anni si è pure registrato un fiorire di sette pseudoreligiose più o meno sataniche. Mentre l'atteggiamento nei confronti delle sette, tranne che per gli adepti, suscita sdegno ed esecrazione, un crescente atteggiamento antiscientifico si diffonde senza suscitare indignazione grazie a messaggi mediatici irresponsabili.
Del crescendo antiscientifico, e non solo in medicina dove le pseudocure alternative pretendono di legittimarsi, si occupa il libro I nemici della scienza (sottotitolo: Integralismi filosofici, religiosi e ambientalisti) appena uscito per le Edizioni Dedalo con prefazione di Umberto Veronesi.
L'autore, il nostro socio Silvano Fuso, dottore di ricerca in scienze chimiche e docente di chimica, non è nuovo nella produzione di testi divulgativi (tra gli altri, Pinocchio e la scienza), sempre attento da un lato ai progressi responsabili della vera scienza e, dall'altro, ai freni ideologici o alla astruseria delle tante pseudoscienze.
I nemici della scienza è strutturato in cinque capitoli ricchi di dati, riflessioni e provocazioni. Il primo ("L'antiscienza filosofica") si sofferma sulla sostanziale diffidenza/dispregio della scienza da parte di filosofi di varia matrice quali Vico, Croce, Gentile e di intere "scuole" quali quella di Francoforte di ispirazione marxista nella quale troviamo, tra i più noti, pensatori come Adorno, Marcuse e Fromm. Il secondo capitolo ("L'antiscienza religiosa") tratta dei rapporti tra fede (di varie confessioni, Islam compreso) e scienza. Emerge con evidenza che la religione ha sempre subìto ma non accettato se non molto dopo (e non sempre!) i risultati della ricerca scientifica. Ciò non solo per motivi bioetici giustificati o meno, ma pure per il timore che le scoperte in qualche modo indeboliscano la fede (o il potere temporale?): così è successo per evoluzionismo, terapia del dolore, cellule staminali, clonazione, trapianti, testamento biologico, eutanasia. Il terzo capitolo ("L'antiscienza ambientalista") si occupa invece degli eccessi degli ambientalisti più radicali e analizza, tra le altre, le problematiche relative al principio di precauzione, all'elettrosmog, agli organismi geneticamente modificati, alle questioni energetiche in generale e alle centrali nucleari in particolare e al problema dei cambiamenti climatici. Affrontati dai media e da molti politici solo con sollecitazioni emotive e paventate catastrofi, questi temi impediscono un'oggettiva discussione su pro e contro.
Tema dell'ultimo capitolo sono infine i rapporti tra scienza, educazione e società. In esso uno spazio molto puntuale è dedicato alla ricerca scientifica in Italia. Il panorama che Fuso ci prospetta non è dei più rosei, non fosse altro che per le decurtazioni dei fondi per la ricerca e per l'insegnamento. Questo impedisce di fatto di investire sui giovani che sono il futuro di ogni nazione. Esiste insomma il pericolo che i progressi scientifici, in futuro, noi li si debba comprare all'estero senza concorrevi direttamente.
Con obiettività l'Autore segnala opportunamente anche gli aspetti negativi di una eccessiva spettacolarizzazione della scienza, i pericoli di una scienza che si ritenesse onnipotente o fosse motivata da interessi (non impossibili) invece che da obiettivi di conoscenza. Tuttavia, pur con questa attenzione, solo la conoscenza e non l'attacco alla Scienza rimane la strada maestra per l'Autore, una conclusione tutt'altro che "romantica", in esplicita sintonia con un recente editoriale di Enrico Bellone su Le Scienze che recita: «La ricchezza di una nazione e il benessere dei suoi cittadini dipendono, nei paesi moderni, dalla capacità di potenziare la libera ricerca fondamentale».
Insomma, chi frena la ricerca scientifica rema controcorrente, dimostrando una miopia gestionale in parte correlata con il fatto che sulle varie questioni scientifiche a parlare sono spesso persone ignoranti nello specifico o bloccate da preconcetti. Questi sono forse i "nemici della scienza" più insidiosi per l'Autore, che alla fine opportunamente cita quanto affermava già nel 1699 lo scrittore francese de Fontenelle: «Di solito si dichiarano inutili le cose che non si capiscono».
Un libro, quello di Silvano Fuso, che non deve mancare nella biblioteca di coloro che piuttosto che credere acriticamente alle cose preferiscono capirle.
Del crescendo antiscientifico, e non solo in medicina dove le pseudocure alternative pretendono di legittimarsi, si occupa il libro I nemici della scienza (sottotitolo: Integralismi filosofici, religiosi e ambientalisti) appena uscito per le Edizioni Dedalo con prefazione di Umberto Veronesi.
L'autore, il nostro socio Silvano Fuso, dottore di ricerca in scienze chimiche e docente di chimica, non è nuovo nella produzione di testi divulgativi (tra gli altri, Pinocchio e la scienza), sempre attento da un lato ai progressi responsabili della vera scienza e, dall'altro, ai freni ideologici o alla astruseria delle tante pseudoscienze.
I nemici della scienza è strutturato in cinque capitoli ricchi di dati, riflessioni e provocazioni. Il primo ("L'antiscienza filosofica") si sofferma sulla sostanziale diffidenza/dispregio della scienza da parte di filosofi di varia matrice quali Vico, Croce, Gentile e di intere "scuole" quali quella di Francoforte di ispirazione marxista nella quale troviamo, tra i più noti, pensatori come Adorno, Marcuse e Fromm. Il secondo capitolo ("L'antiscienza religiosa") tratta dei rapporti tra fede (di varie confessioni, Islam compreso) e scienza. Emerge con evidenza che la religione ha sempre subìto ma non accettato se non molto dopo (e non sempre!) i risultati della ricerca scientifica. Ciò non solo per motivi bioetici giustificati o meno, ma pure per il timore che le scoperte in qualche modo indeboliscano la fede (o il potere temporale?): così è successo per evoluzionismo, terapia del dolore, cellule staminali, clonazione, trapianti, testamento biologico, eutanasia. Il terzo capitolo ("L'antiscienza ambientalista") si occupa invece degli eccessi degli ambientalisti più radicali e analizza, tra le altre, le problematiche relative al principio di precauzione, all'elettrosmog, agli organismi geneticamente modificati, alle questioni energetiche in generale e alle centrali nucleari in particolare e al problema dei cambiamenti climatici. Affrontati dai media e da molti politici solo con sollecitazioni emotive e paventate catastrofi, questi temi impediscono un'oggettiva discussione su pro e contro.
Tema dell'ultimo capitolo sono infine i rapporti tra scienza, educazione e società. In esso uno spazio molto puntuale è dedicato alla ricerca scientifica in Italia. Il panorama che Fuso ci prospetta non è dei più rosei, non fosse altro che per le decurtazioni dei fondi per la ricerca e per l'insegnamento. Questo impedisce di fatto di investire sui giovani che sono il futuro di ogni nazione. Esiste insomma il pericolo che i progressi scientifici, in futuro, noi li si debba comprare all'estero senza concorrevi direttamente.
Con obiettività l'Autore segnala opportunamente anche gli aspetti negativi di una eccessiva spettacolarizzazione della scienza, i pericoli di una scienza che si ritenesse onnipotente o fosse motivata da interessi (non impossibili) invece che da obiettivi di conoscenza. Tuttavia, pur con questa attenzione, solo la conoscenza e non l'attacco alla Scienza rimane la strada maestra per l'Autore, una conclusione tutt'altro che "romantica", in esplicita sintonia con un recente editoriale di Enrico Bellone su Le Scienze che recita: «La ricchezza di una nazione e il benessere dei suoi cittadini dipendono, nei paesi moderni, dalla capacità di potenziare la libera ricerca fondamentale».
Insomma, chi frena la ricerca scientifica rema controcorrente, dimostrando una miopia gestionale in parte correlata con il fatto che sulle varie questioni scientifiche a parlare sono spesso persone ignoranti nello specifico o bloccate da preconcetti. Questi sono forse i "nemici della scienza" più insidiosi per l'Autore, che alla fine opportunamente cita quanto affermava già nel 1699 lo scrittore francese de Fontenelle: «Di solito si dichiarano inutili le cose che non si capiscono».
Un libro, quello di Silvano Fuso, che non deve mancare nella biblioteca di coloro che piuttosto che credere acriticamente alle cose preferiscono capirle.