Chi è Fulvio Fùlleri? Un ricercatore? Uno scettico? Un curioso? Una persona d'ingegno non comune? È tutto questo e altro.
Si tratta, innanzitutto, del protagonista del primo giallo scritto da Luigi Garlaschelli per l'editore Neftasia.
In questo momento, Fùlleri sta studiando i procedimenti ancora ignoti utilizzati da antichi scienziati - metà medici, metà alchimisti - per pietrificare corpi umani.
Ma non è questa l'unica attività misteriosa che lo sta interessando; infatti, all'inizio di questa sua prima avventura, lo troviamo in procinto di partire per la Toscana con la sua compagna Giulia per partecipare a uno scavo archeologico nella speranza di ritrovare la tomba perduta di san Galgano, il santo che piantò la celebre Spada nella Roccia presso Siena.
In quella città, comunque, deve anche visitare un museo contenente pezzi pietrificati, e ritrovare le tracce di un suo collaboratore sparito.
La sera prima di partire, però, egli riceve per posta un pacco contenente la testa pietrificata del collaboratore.
Questo originale regalo dà il via a un viaggio tra tombe e scheletri, corpi pietrificati e antichi misteri: dalla Pianura Padana al dolce giugno toscano, Fulvio Fùlleri si muove con la determinazione dello scienziato e la passione dell'indagatore di misteri per ricomporre un macabro puzzle.
Lo stile del romanzo, leggero e garbato, si inserisce nella tradizione dei polizieschi aventi per protagonisti degli investigatori dilettanti.
I lettori di S&P riconosceranno, nella finzione del racconto, situazioni e luoghi reali (si parla anche del CICAP).
Ma Fulvio Fùlleri è qualcosa di più di un nuovo personaggio, scettico e ironico, destinato a guadagnarsi la simpatia del pubblico. Egli è anche un personaggio "vero". Ha persino scritto un articolo su "La nobile arte dei grimaldelli" per il n. 2 della rivista Magia, edita dal CICAP.
Possiede un indirizzo di posta elettronica e un sito internet (www.fulviofulleri.com ), non su Fulvio Fùlleri, ma di Fulvio Fùlleri. In esso, il lettore potrà trovare una biografia del protagonista, l'elenco delle sue pubblicazioni, le foto della sua casa e del suo gatto, eccetera.
E naturalmente, in una sezione protetta da una password che solo i lettori del racconto conoscono, molte immagini degli avvenimenti narrati nel romanzo.
È dunque con piacere che vi offriamo un assaggio da Corpi di pietra, il romanzo che segna l'esordio di Fulvio Fùlleri.
Corpi di pietra
"Vediamo. - disse Giulia - Pacco postale. Nessun mittente. Timbro di Siena. Spedito tre giorni fa. Carta da pacco standard con spago. Apriamo, dài. Aspetti qualcosa?"
"Bah, libri su tecniche di polizia scientifica comperati via internet da Amazon, ma non devono arrivare prima di dieci giorni almeno, e poi questo pacco viene da Siena. Sarà qualcosa da don Vittorio di Chiusdino?" rispose Fùlleri, tagliando lo spago con un coltello della tavola ancora sporco di sugo.
Tolta la carta marrone, comparve una scatola di cartone spesso, di circa trenta centimetri di lato.
Sotto il coperchio vi era un'imbottitura di più strati di carta velina bianca appallottolata, che Fùlleri rimosse con circospezione; sotto di essa sentiva un oggetto duro, vagamente rotondo, appiattito.
"Cazzo!" esclamò il chimico.
Giulia diede un balzo indietro con un grido soffocato.
La scatola conteneva una testa umana.
La metà sinistra di una testa umana pietrificata e segata.
La testa, Fùlleri era sicuro di riconoscerla, di Orlandi.
Giulia e Fùlleri rimasero ammutoliti per diversi minuti ad osservare l'orrore che giaceva nella scatola di cartone. La donna riusciva a malapena a guardarla, mentre il chimico, più avvezzo a maneggiare reliquie e preparati anatomici, fu presto vinto dalla curiosità. La pelle della mezza testa era giallastra e incartapecorita; l'orecchio deformato e accartocciato, il bulbo oculare assente, le labbra contratte in un ghigno distorto da cui si intravvedevano alcuni denti. Il cranio era rasato e non si vedevano tracce di barba o baffi.
Fùlleri indossò un paio di guanti di lattice presi dalla valigetta per esaminare l'orribile regalo, mentre Giulia sgomberava la tavola e si apprestava, facendosi forza e vincendo l'orrore, a scattare delle fotografie con la sua macchina digitale. Fùlleri estrasse la testa dalla scatola e la depose su un telo verdastro che fungesse da sfondo, ponendovi accanto una scala centimetrica per ricavare in seguito le misure dalla fotografia.
La parte interna della testa sembrava l'illustrazione di un libro di anatomia. Fùlleri riconobbe, visibili in sezione, l'interno della bocca, il palato molle e quello duro, le fosse coane, la trachea e l'esofago, la scatola cranica e quello che restava del cervello della cosa che pochi giorni prima era Orlandi.
"Un notevole lavoro di pietrificazione, direi, eseguito con la tecnica del professor Santi" concluse Fùlleri, picchiettando la testa con una spatolina presa dalla valigetta.
"Ma perché, Fulvio, perché? Chi lo ha fatto, e perché lo hanno mandato a te? E che cosa faremo ora? Tutto questo mi spaventa da morire."
Fùlleri non rispose. Anch'egli era confuso e provava qualcosa di molto simile alla paura. Ripose la testa, o meglio la mezza testa, nella scatola, coprendola con la carta e chiudendo il coperchio.
"Teniamo anche l'imballaggio e lo spago. Domani dovremo andare alla polizia, loro ci diranno che cosa fare. Non penso che possiamo far finta di niente e tenerci questo ricordino, sarebbe considerato occultamento di cadavere, credo. Giulia, non temere, vedrai che tutto si chiarirà. Adesso sediamoci e calmiamoci, ragioniamo un momento" disse Fùlleri ostentando una tranquillità che non aveva.
"Fulvio, però ti prego, togli da qui questa cosa."
"Lo faccio subito. Ti capisco. La chiudo in una scatola di latta, non vorrei che i topi se la rosicchiassero" rispose Fùlleri, tentando di allentare la tensione con una battuta.
Pochi minuti dopo lui e Giulia erano seduti sul divano. Fùlleri fumava e teneva un braccio attorno alle spalle di Giulia, che era rannicchiata accanto a lui, carezzandola piano.
"C'è una cosa che non ti ho detto, Giulia. Credo proprio che quella testa sia di Orlandi, il socio del gruppo CICAP-Toscana che stava indagando su un pietrificatore dalle parti di Chiusdino. Non dava sue notizie da vari giorni, Federighi stava appunto cercando di contattarlo. Capisci che questo pone tutto in una luce diversa."
"Orlandi? Oh madonna... ma allora qualcuno lo ha ammazzato, pietrificato, segato in due e te ne ha mandato la testa? Quindi ti conoscono... è una specie di avvertimento mafioso? Cazzo, Fulvio, ho davvero paura! Credo che mi metterò a piangere."
"Dai, non pensiamoci ora. Intanto non è detto che Orlandi lo abbiano ammazzato. Magari è morto serenamente, e nelle sue ultime volontà ha lasciato detto che voleva essere pietrificato, e... beh, non so. Ci possono essere altre spiegazioni. "
"Adesso voglio solo dormire e non pensare. E domani vedremo" disse Giulia.
Fùlleri ingoiò un Tavor, e fece bere una grappa a Giulia.
Poco dopo erano nel loro lettone, abbracciati immobili nel buio. Le candele al gelsomino non erano accese ed entrambi sentivano una specie di gelo che non era quello della notte estiva. Mentre l'alcool faceva il suo effetto soporifero, Giulia si sistemò sul petto di Fùlleri e gli diede un lieve bacio.
I grilli cantavano lontani.