Alla ricerca di animali misteriosi

Introduzione al Quaderno del Cicap n. 6: Animali del mistero

  • In Articoli
  • 16-06-2005
  • di Andrea Albini

Persino in un’epoca come la nostra, dominata dalla scienza e da una struttura tecnologica sempre più complessa costruita dall’uomo per dominare la natura, il regno animale non ha perduto il suo fascino. Milioni di anni di evoluzione biologica hanno prodotto un’incredibile varietà di forme viventi, estremamente diversificate e adattate al loro ambiente naturale.
Quando le conoscenze scientifiche e naturalistiche erano scarse, come nell’antichità e durante il Medioevo, la distinzione tra le descrizioni di creature animali realmente esistenti e quelle che erano il frutto dell’immaginazione o di errori interpretativi, non erano sempre ben chiare ed era comune trovare, anche nei libri degli eruditi più illustri, la descrizione di creature animali fantastiche.
Nella prima parte di questo volume si inizia appunto trattando di queste creature leggendarie. Alberto Bertini ci racconta di come una confusione interpretativa sull’origine di alcuni reperti fossili trovati nel sottosuolo ha portato alla nascita di miti e credenze che perdurarono fino alla nascita della scienza paleontologica.
Segue la storia dell’Agnello di Scizia, un’incredibile creatura a metà tra il regno vegetale e quello animale alla cui esistenza prestarono fede in molti fino all’Illuminismo, quando le indagini sul campo dei primi naturalisti moderni rivelarono la verità. Ne approfittò il filosofo Denis Diderot che utilizzò questa leggenda per fare una lezione memorabile nelle pagine dell’Encyclopédie su come il far troppo affidamento sul principio di autorità di chi è venuto prima di noi, possa facilmente condurre sull’orlo del ridicolo.
Sempre nella prima parte del volume, Luigi Garlaschelli mostra i risultati di un’indagine condotta in Toscana sui resti di una creatura presentata come “L’ultimo drago del Medioevo”, approfittandone per condurci attraverso un’avvincente panoramica sulle leggende che circolavano in quell’epoca attorno a questi mostri leggendari e ai loro uccisori.
Da ultimo, Sergio Della Sala prende lo spunto da alcune “reliquie” esistenti, che sono esibite ancora oggi come “ossa di drago”, per fare una riflessione ironica (dato che utilizza una parodia della comunicazione scientifica) ma molto profonda su come il desiderio – o meglio la volontà – di credere possa sopraffare l’oggettività scientifica anche nel presentare una tesi assurda: quella dell’esistenza dei draghi.
La credenza nell’esistenza di creature “nascoste” ma non conosciute – ossia di cui si parla ma che non sono mai state catturate, documentate in modo chiaro, o di cui non sono neppure mai stati recuperati i resti – non è finita con l’epoca dei Lumi. Oggi esiste un campo di ricerca, chiamata criptozoologia, che per opera dei suoi rappresentati più seri si sforza di dare una consistenza scientifica alle molte testimonianze e alle poche e controverse tracce che potrebbero indicare l’esistenza di creature come i serpenti marini, le piovre giganti, lo Yeti, il mostro del lago di Loch Ness, un dinosauro che abiterebbe la giungla africana e innumerevoli altre bestie di cui parlano i racconti folcloristici e una serie di testimonianze sparse.
Nella seconda parte di questo volume, Silvano Fuso, Federico Federighi e altri collaboratori del CICAP, presentano e analizzano criticamente alcune tra queste numerose quanto ineffabili “cripto-creature”, scelte tra quelle più significative o più pubblicizzate grazie ai libri scritti su di esse e alla copertura che hanno ricevuto da giornali e televisioni.
Se le creature della criptozoologia si collocano sulla linea di confine tra l’animale fantastico e quello reale, ogni anno gli zoologi scoprono e descrivono decine di nuove specie. Generalmente, si tratta di insetti e di altre piccole creature, ma non mancano i ritrovamenti di animali di medie o grosse dimensioni, particolarmente negli oceani e nelle “zone calde” della biodiversità presenti nel nostro pianeta.
Sono qui illustrati alcuni dei più recenti e famosi ritrovamenti animali, compiuti dagli zoologi durante la loro attività di ricerca oppure scoperti in modo fortuito. Tra questi troviamo il celacanto – un pesce preistorico che si credeva estinto da milioni di anni – il calamaro gigante, e l’okapia: uno strano animale africano che assomiglia un po’ a una giraffa e un po’ a una zebra e che vive in una zona talmente impervia ed è dotato di proprietà mimetiche talmente sviluppate che fu riconosciuto (perlomeno degli esploratori occidentali) solo alla fine dell’Ottocento.
È curioso osservare che le scoperte di questi animali sono talvolta portate come la prova della possibilità dell’esistenza degli animali “nascosti” della criptozoologia; In alcuni casi esse sono presentate come scoperte della criptozoologia anche se, in realtà, i comuni zoologi non hanno alcuna pregiudiziale nei confronti della scoperta di nuove creature che darebbe loro una fama mondiale, come un dinosauro o un grosso rettile marino vivente.
Il mondo dei “mostri” animali non si limita solo alle leggende tramandate dell’antichità, alle testimonianze aneddotiche di avvistamenti che avvengono di tanto in tanto, o a qualche foto di dubbia attendibilità: talvolta sono emersi veri e propri reperti, ampiamente indagabili dal punto di vista scientifico e razionale.
Seguendo lo spirito del CICAP, la terza e conclusiva parte di questo volume prende in considerazione proprio alcuni di questi casi, per vedere se l’ipotesi della creatura fantastica regge a un esame oggettivo delle evidenze. Si inizia con la leggenda degli uomini lupo, che trova la sua controparte nella realtà in una forma di malattia genetica; Piero Angela mostra come in un’epoca diversa dalla nostra, gli sfortunati soggetti affetti da questo disturbo avrebbero potuto erroneamente essere scambiati per licantropi. Successivamente, Armando de Vincentiis esamina il tema del “delirio licantropico” sotto il punto di vista della salute mentale, mostrando come alcuni individui possano autoconvincersi di essersi trasformati in lupi fino al punto da imitarne i comportamenti.
Da ultimo è narrata la vicenda storica della Bestia del Gévaudan, una serie di sanguinose uccisioni avvenute nella Francia del Settecento, che sono via via state attribuite a un licantropo, a uno o più lupi mostruosi, a un animale ibrido, a una congiura o a un insieme di tutte queste cause.
Nel capitolo successivo si tratta del caso dei “pesci diavolo”; mostri rinsecchiti talvolta presentati come resti del Basilisco: la mitica creatura che si dice fosse in grado di uccidere con lo sguardo. Luigi Garlaschelli, Franco Ramaccini e, indipendentemente, Marco Morocutti esaminano un esemplare di questo mostro, arrivando a un’interpretazione sulla sua origine molto più prosaica di quella che forse si erano fatti i suoi sprovveduti acquirenti iniziali.
In seguito si parla dell’incredibile raccolta di falsi mostri esaminata dallo zoologo inglese Peter Dance, curatore del British Museum di Londra, ponendo l’accento particolarmente sugli esemplari di draghi e sirene che periodicamente sono emersi e sono stati presentati come autentici nel corso della storia. Paolo Boschetti, indaga un campione di “pesce sirena” ancora conservato presso il Museo di Storia Naturale di Milano, mentre Massimo Polidoro racconta quello che è presumibilmente il più recente caso di ritrovamento di un esemplare di “drago”: il mostriciattolo conservato in formaldeide scoperto all’inizio del 2004 a Londra, che ha fatto parlare i giornali di tutto il mondo.
Gli ultimi due capitoli sono dedicati ai mostri marini: forse gli animali di cui è più probabile una futura materializzazione, visto che buona parte delle profondità oceaniche rimangono inesplorate. Inizialmente, viene esaminato il caso dei “globster”: masse gelatinose di tessuti in decomposizione che periodicamente sono trovate arenate sulle spiagge e che taluni considerano come una prova dell’esistenza di piovre gigantesche. Le indagini scientifiche che sono state eseguite negli ultimi anni hanno dato interpretazioni differenti, anche se spesso queste non hanno trovato lo spazio che meritavano nelle pagine di chi avrebbe preferito che questi resti appartenessero ai discendenti del mitico kraken scandinavo: una piovra gigante in grado di affondare interi vascelli con i suoi tentacoli.
Nell’ultimo capitolo rimaniamo nel campo dei mostri marini parlando in particolare del recupero di una carcassa al largo delle isole Hawaii che è stata attribuita a un rettile marino preistorico: il plesiosauro. Se l’ipotesi fosse confermata sarebbe una prova che non solo il pesce celacanto – scoperto nel 1938 – è riuscito a sopravvivere dal periodo Cretaceo fino a noi, ma anche perlomeno un esemplare di quel tipo di animali che ricevono un grosso interesse di pubblico e sono attivamente cercati dai criptozoologi. Gli studi scientifici del mostro delle Hawaii, e di altri ritrovamenti simili, hanno offerto indicazioni differenti per la sua attribuzione anche se i risultati sono poco pubblicizzati.
La sezione conclusiva del volume esamina infine il ruolo delle credenze negli animali fantastici all’interno del sistema delle conoscenze scientifiche moderne.
Questo volume, vuole offrire ai lettori non solo uno sguardo non credulo sull’aspetto meraviglioso della sconfinata letteratura sugli animali “mostruosi” (nel senso che escono dalle comuni classificazioni e dalla routine della ricerca zoologica) ma anche dare gli strumenti critici per prendere in considerazione interpretazioni sulla loro esistenza e sui loro comportamenti che sono forse meno intriganti, ma più vicine alla realtà.
Sotto questo punto di vista il libro rappresenta una sfida e una scommessa; una sfida perché mette in discussione alcune comuni credenze e affermazioni riguardanti l’aspetto più romantico del mondo animale: quello che, in ultima analisi, riguarda l’esistenza dei “mostri” e la convinzione che anche nel nostro mondo, addomesticato dalla tecnica, le altre creature viventi che condividono con noi il pianeta hanno e continueranno ad avere un lato nascosto e misterioso; una scommessa perché sono convinto che è possibile avvicinarsi in modo razionale e non ambiguo ai cosiddetti “misteri della natura” senza che questi smettano di essere interessanti, indipendentemente dalla loro realtà fisica.
Se i lettori al termine del volume condivideranno la mia opinione questa scommessa sarà vinta.

Quest’opera non ha pretese di originalità assoluta per quanto riguarda i contenuti ma certo rappresenta una novità per i lettori italiani a cui si rivolge come uno strumento per affrontare in modo critico l’argomento degli animali misteriosi e fantastici.
Desidero ringraziare Massimo Polidoro che mi ha suggerito l’idea per questo quaderno; tutti gli autori che vi hanno collaborato; Luigi Garlaschelli che, come al solito, mi ha messo a disposizione la sua inesauribile biblioteca personale e, in generale, tutti coloro che hanno collaborato con consigli, osservazioni e lavoro editoriale alla realizzazione del volume.


Andrea Albini è funzionario tecnico presso l’Università di Pavia, dove si occupa dello studio dei materiali per l’Ingegneria elettrica e di didattica. Oltre a una serie di lavori scientifici, presentati a convegni e su riviste nazionali e internazionali, coltiva da tempo un interesse per la divulgazione scientifica che lo ha portato a collaborare con testate come Le Scienze, Newton, e il supplemento “Tutto Scienze” de La Stampa. Collabora regolarmente con Scienza & Paranormale.


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