"13 maggio 1917 tre pastorelli portoghesi, Lucia Dos Santos, Francesco Marto e Giacinta Marto, rispettivamente di 10, 9 e 7 anni, in località Cova Da Iria, mentre sono intenti a far pascolare il gregge, assistono all'apparizione della Madonna".
In breve tempo la notizia fa il giro di tutto il paese, valica i confini e si sparge in tutta Europa diventando il "Miracolo" più importante del ventesimo secolo (questo secondo la chiesa cristiana), in una parola diventa Fatima. Ma se allarghiamo per un attimo la nostra visuale dall'evento a se stante fino al contesto nel quale si verifica, emergono almeno due fatti importanti.
Fatto 1: l'Europa è dilaniata dalla più spaventosa guerra che l'umanità ricordi, ossia la prima guerra mondiale.
Fatto 2: il Portogallo è fucina di forti tensioni interne. La rivoluzione del 1910 ha gettato il paese allo sbaraglio politico. Un'innumerevole serie di golpe sconquassano l'assetto politico del paese fino al 1926, quando la destra finalmente sale al potere e vi rimarrà fino al 1974.
Insomma, un paese alla deriva psicologica ed esistenziale prima ancora che politica ed economica. Ed è in questo scenario che magicamente si verifica il forte catalizzatore religioso e sociale dell'apparizione della Madonna.
È proprio il contesto storico e sociale che il bravo Francesco D'Alpa analizza innanzitutto nel suo libro. Contesto, secondo l'autore, imprescindibile per leggere correttamente il fenomeno di Fatima. Con il piglio giornalistico e la passione dello storico, l'autore scioglie tutta la complessa matassa del fenomeno evidenziando incongruenze e omissioni, focalizzando l'attenzione su particolari rilevanti volutamente taciuti dalle ricerche e dalle ricostruzioni rilasciateci dalla chiesa.
Una su tutte è la lunga pausa tra il verificarsi degli eventi (1917) e la stesura del resoconto dei fatti da parte di Lucia Dos Santos, nella prima memoria nel 1935, ossia ben diciotto anni dopo. Elemento, che da solo, secondo la scienza psicologica più ortodossa, serve a spiegare il presunto miracolo. Infatti la moderna psicologia ci dice che ogni ricordo è comunque una costruzione dei fatti vissuti e non semplicemente una ricostruzione; in altre parole la nostra mente non si comporta come un fotografo che riprende la realtà, ma come un pittore che reinterpreta artisticamente la realtà stessa. Questo ricordo è tanto più artistico e soggettivo quanto più l'evento è remoto. Figuriamoci quanto estro artistico ha usato Lucia Dos Santos nel ricordare un evento accadutole diciotto anni prima.
A mio avviso, particolarmente importante è la terza parte del libro e soprattutto i capitoli che vanno dal XII al XV, dove l'autore pone importanti domande che pongono altrettanto importanti interrogativi. Il più imperioso di quest'ultimi è che nei lunghi anni trascorsi dall'evento stesso alla sua divulgazione, Lucia Dos Santos abbia avuto solo referenti appartenenti al clero e quindi fortemente religiosi e, appunto per questo, altamente condizionati circa l'interpretazione degli eventi stessi. Ritengo molto importante porre l'accento sul contesto nel quale si svolge un fatto. Per meglio comprenderlo vorrei esporre un esempio illuminante: mettiamo un'alta carica dello Stato, un ministro, che decida di effettuare un'ispezione all'interno di un ospedale psichiatrico e che per scelta personale decida di farla in maniera informale. Ammettiamo che si presenti alla reception dicendo di essere il ministro Tal dei Tali e che si trova lì per un'ispezione, ma che, per una serie di vicissitudini, non fosse riconosciuto. Sicuramente verrebbe scambiato per un pazzo e qualsiasi sua affermazione, tesa al suo riconoscimento, sarebbe presa come la prova della sua follia. In questo caso avremmo un sano di mente che sicuramente finirebbe la sua ispezione con una camicia di forza in una stanza imbottita. Avremmo, in una parola, un Pazzo istituzionalizzato ma non per questo reale. Nella stessa maniera, probabilmente, Fatima altro non è stato che una serie di eventi insoliti riportati da tre bambini fortemente religiosi all'interno di un contesto, la chiesa e il clero portoghese dell'epoca, non solo fortemente ricettivo ma anche interessato ad una divulgazione in chiave mistico-religiosa del fatto stesso. In una parola, abbiamo un Miracolo istituzionalizzato ma non per questo reale.
Cos'altro dire di questo libro se non che l'autore è riuscito, nonostante la notevole dose di informazioni in esso contenute, se non proprio a renderlo facile, sicuramente a renderlo accessibile a tutti, esperti o semplici curiosi, ansiosi di sentire la campana stonata della ragione, contro il seducente, ma aimè pericoloso, canto delle sirene.