Nessuno, ovviamente, potrà mai dimostrare la identificabilità della Sindone di Torino con il sudario che si immagina avvolse il corpo di Cristo. Diventa allora importante saggiare la sua congruità con le fonti storiche sulla crocifissione in epoca romana, con la vicenda di Cristo quale narrata dai Vangeli e con la documentazione sul percorso noto della reliquia.
Ma come riempire il silenzio delle fonti certe, fino al quattordicesimo secolo? e perché la Sindone, presentata inizialmente come una semplice "rappresentazione", ha assunto successivamente la dignità di sacra reliquia?
Antonio Lombatti, illustre sindonologo, peraltro convinto già del valore delle prove scientifiche a favore della origine artefattuale tardo-medievale, ha riunito in questo suo libro una serie di approfondite e convincenti ricerche, alla scoperta innanzitutto dell'itinerario presunto della Sindone, dalla Palestina fino alla Francia, al seguito dei templari, che si presume l'abbiano portata in Europa dopo la caduta di Gerusalemme nel 1291.
Il lenzuolo venerato a Torino (solo uno fra gli oltre quaranta noti) è una delle tante reliquie copiosamente giunte in occidente allorché il loro culto, e quindi la loro richiesta, era in forte crescita. Il desiderio di possedere ciò che aveva intimo legame con le fonti della fede cristiana originò un lucroso mercato, che dovette aguzzare non poco l'ingegno di abili falsari.
Lombatti dichiara apertamente di non volere sollevare problemi di fede, che non interessano lo storico; ma la sua ricostruzione tocca più volte il problema dei mezzi a sostegno alla fede. I documenti d'epoca (ed in particolare le testimonianze scritte sulla lunga battaglia legale, sul finire del XIV secolo, fra i detentori della Sindone e la Chiesa locale) sarebbero già importanti prove contro la sua presunta autenticità. La Chiesa di Roma all'inizio giudicò negativamente il manufatto ed il suo uso; ma poi si oscillò fra il collocarla al livello di altre reliquie, e l'astenersi dal giudizio (e di fatto incoraggiando la credenza).
La lettura del memoriale del vescovo Pierre d'Arcis, ha certamente inciso sulla impostazione delle successive polemiche, fino ai nostri tempi, focalizzando la querelle sull'alternativa dipinto-non dipinto; al punto che la dimostrazione della impossibilità che si tratti di un dipinto è sembrata a molti quasi una prova della sua autenticità, laddove invece sarebbe preferibile abbracciare un più ampio ventaglio di ipotesi; cosa sostanzialmente non avvenuta, tanto è vero che le ipotesi basate sull'utilizzo di bassorilievi vengono ritenute dai sindonologi credenti una eccessiva semplificazione.
Va notato, di passaggio, come l'enigma Sindone, dal punto di vista scientifico, sia fortemente alimentato dalla impossibilità di compiere studi allo stato dell'arte sul reperto, cioè in particolare, dall'impossibilità di poterne esaminare qualunque porzione e con tutte le comodità del laboratorio; troppo limitati sono risultati infatti, fino ad ora, i tempi ed i modi concessi.
Non sorprende dunque che la via della ricerca storica, qui ottimamente rappresentata, risulti per molti versi assai più prolifica.