Ciò che più colpisce nella ricerca sulle credenze popolari, che da oltre un decennio sto conducendo con i miei studenti, è il mutamento sostanziale che in larghi strati della società si è prodotto nei riguardi dell'occulto. Diamo solo un dato estremamente significativo: il 31 gennaio 1981 il Corriere della sera aveva 4 inserzioni pubblicitarie di maghi; dieci anni dopo, il 31 gennaio 1991, le inserzioni erano 44. Notiamo negli ultimi anni una progressiva scomparsa delle credenze tradizionali che va di pari passo con il cambiamento della struttura sociale (acquisizione di maggior benessere economico, innalzamento della scolarità, fruizione dei mass-media) e la scomparsa della generazione più anziana ancora legata all'antica "'fede".
Anche nel Veneto l'organicità della tradizione contadina che fungeva da connettivo sociale, si sta progressivamente disgregando. La comune credenza nel magico, che serviva a spiegare gli eterni problemi del vivere, diventa sempre più espressione di angosce e paure individuali che non trovano risposta. Non è un caso che di tutte le credenze popolari, l'unica rimasta sia quella nella stregoneria. Gli orchi, le fate, i folletti, che fino a pochi anni fa ancora popolavano le campagne e le vallate del Veneto, sono in via di estinzione: i giovani non li conoscono e le persone di mezza età ne hanno un pallido ricordo; solo gli anziani ne parlano, meravigliati e riconoscenti che ancora qualcuno voglia sapere quelle vecchie storie. Nei loro racconti si rintracciano gli esili fili delle antiche credenze, che riprese e ingigantite dalle istituzioni nel corso della caccia alle streghe, continuarono sotterranee a sollecitare la fantasia della società contadina per altri due secoli.
Le fate della tradizione non hanno niente a che fare con quelle delle fiabe: sono le anime delle donne morte di parto, che appaiono di notte vestite di bianco lungo i corsi d'acqua intente a lavare e stendere panni cantando bellissime canzoni. Ricordano da vicino quelle donne vestite di bianco che a Venezia si evocavano la notte dell'Epifania o di San Giovanni preparando loro una mensa imbandita in una stanza addobbata di bianco. Le fate potevano dare ai mortali doni meravigliosi e portarli a cogliere erbe magiche nei vari campi della città, ma guai a mettere in tavola coltelli e forchette, perché potevano diventare armi terribili nelle loro mani. Così almeno afferma Margarita de Rossi, processata dal S. Uffizio nel 1581. Nello stesso modo i folletti delle nostre nonne avevano perso il carattere demoniaco per diventare piccoli monelli in vena di scherzi innocui a donne e cavalli.
Nella tradizione anche le streghe erano tornate a essere povere vecchie, i cui poteri erano facilmente impressionanti metamorfosi delle streghe descritti dai trattati, nei racconti tradizionali si riducono a innocui mosconi che escono di bocca dalla donna in catalessi, oppure nelle solite gatte o addirittura in asini (e i figli ne approfittano per arare i campi).
Dell'incubo, il cui nome variava quasi da luogo a luogo e si chiama Smara, Striga, Pesariol, Calcarel, Pesantola e così via, quasi del tutto debellato da ansiolitici e antiasmatici, restano poche tracce. Per non parlare dell'orco, confuso spesso col folletto o con quello delle fiabe se non identificato con l'orca marina (potere dei reportages televisivi). Ma al contrario dell'orco, l'incubo è stato riciclato e ora può manifestarsi in forma del tutto positiva. Racconta una seguace della scuola vibratoria (non so definirla altrimenti), che attraverso vibrazioni psichiche entra in contatto con le persone e le guarisce a distanza, sa riconoscere le anime incarnate e ha come spirito guida quello del marito sposato sotto il regno di Cheope qualche migliaio di secoli fa: "Una sera ero a letto e stavo per addormentarmi. A un tratto sento dei passi che si dirigono verso la mia camera. Penso sarà mio marito che sta venendo a letto, ma mio marito usa le ciabatte e queste sono scarpe. Ascolto. I passi si avvicinano, arrivano accanto a me, si fermano e una voce che non era voce mi chiede: vuoi fare un viaggio astrale?".
La strega invece rimane, anzi la sua figura è potenziata ed elevata al rango di antagonista del mago o della maga, che dagli schermi televisivi si ergono a difensori del genere umano. Investiti di forza positiva, discesa loro per li rami o acquisita in defatiganti sedute collettive e con ecerbissimi studi, i moderni maghi riconoscono con l'aiuto delle carte o solo dalla voce degli interpellanti telefonici la qualità e l'intensità del potere negativo che la strega (quasi sempre definita "una donna in età") ha scaricato sui malcapitati. La vaghezza dell'indicazione fa sì che chi si rivolge al mago identifichi subito in qualche familiare o vicino l'essere malvagio che li ha avvolti nella sua negatività e si convinca a contattare direttamente il mago per liberarsene. Una volta entrato nello studio del mago, il cliente non ha più scampo: tornerà libero e positivo solo dopo aver sborsato fior di milioni.
La gente ha sempre creduto alle fatture e conosceva vari rimedi per allontanarle. Ora però le cose si stanno complicando perché accanto alle tradizionali si sono aggiunte quelle esotiche importate attraverso la stampa e la TV. Racconta una cinquantenne del vicentino: "A me personalmente hanno fatto 30-35 fatture. Io mi so difendere abbastanza bene, quindi da me non hanno ottenuto nulla, le ho riconosciute subito. Però l'ultima, nell'88, era più grave perché era una fattura a morte mandatami attraverso il rito di macumba. Ho impiegato più tempo per rimettermi, perché ero dimagrita di 8 chili in 15 giorni".
Sembra che le caratteristiche negative delle streghe descritte nei trattati del XV e XVI secolo si siano tramutate in positive e diventate appannaggio delle maghe odierne. Al posto della scopa e dei viaggi notturni che, forse a causa del diverso carburante, erano circoscritti ai cieli regionali o al massimo nazionali, ora si vola fra gli astri. La maga non usa più oggetti sacri rubati nelle chiese, come le tanto favoleggiate ostie risputate (cosa pressoché impossibile da fare, come sanno per esperienza i cattolici), l'olio santo, la corda della campanella, briciole di altare ecc. La sua preferenza va alle confezioni in proprio, tipo pentacoli, nastri, candele, talismani e simili, più o meno corredati da segni e caratteri magici tratti da esemplari antichi, dall'astrologia o inventati di sana pianta. Un certo rapporto con la chiesa sembra comunque rimanere in chi si presenta come reincarnazione della divinità. È il caso di una certa signora di una cittadina padovana, che da qualche tempo ha scoperto di essere l'incarnazione della Santissima Trinità e durante le cerimonie religiose suole benedire fedeli e infedeli alzando la mano con le tre dita tese. Fra gli adepti di questa Signora Trinità si attende a giorni una nuova spettacolare reincarnazione (dicono si tratti di un dio), ma forse sono solo chiacchiere di paese.
Il passaggio dalla cultura contadina a quella di massa non è stato indolore. La frattura provocata dalla scomparsa della cultura originaria è stata ricoperta con una congerie di sottoprodotti della cultura infimo borghese quotidianamente riciclati da stampa e TV commerciali. Le fonti sono indifferentemente le credenze popolari, i giornali e un certo tipo di letteratura a usum populi, che continua con infinite contaminazioni il genere del feuilleton e il gotico settecentesco e romantico, a cui si mescola il cinema horror. Ne è un segno la sempre più ampia circolazione di racconti riguardanti morti, apparizioni e fantasmi.
Le storie di morti hanno rallegrato, si fa per dire, generazioni di lettori, ma soprattutto di ascoltatori, che le udivano raccontare in famiglia o nelle veglie serali, nei filò, come venivano chiamati da noi. Si raccontavano e tramandavano, come fatti veramente accaduti. Era l'incontro del viandante solitario con la processione di Sant'Orsola e le sue 11 mila vergini, la corsa furibonda della caccia selvaggia, la processione dei defunti la notte del 2 novembre o il lumicino che seguiva il passante e non lo lasciava che sulla porta di casa. Poteva succedere che qualcuno del corteo desse la propria fiaccola o candela al vivente, il quale la portava con sé e il mattino dopo scopriva di essersi preso il braccio o la mano di un morto. Queste storie sono dimenticate (il loro scopo educativo si è esaurito: i brutti incontri notturni sono adesso di altro tipo), in compenso molto spazio trovano i racconti di fantasmi, magari sotto specie di storie metropolitane, e quelli di argomento cimiteriale, ma soprattutto sono tornati in auge le sedute spiritiche e i giochetti con bicchieri, piattini e pendolini semoventi. Spiriti di ogni luogo e di ogni tempo sono chiamati. Mi chiedo ancora quanto impulso abbia dato a queste pratiche la notizia della seduta spiritica durante la quale è uscito il nome "Gradoli" durante il sequestro di Moro, e perché quella seduta sia stata presa per buona quando si sa che, se quel nome è davvero stato fatto, qualche vivo lo deve aver scritto (v. S&P n. 14, pp. 10-11, n.d.r.). Un tempo, dei morti era soprattutto apprezzata la capacità di dare i numeri del lotto, anche se di rado il vivente riusciva a giocarli. Ora sono ricercati come spiriti guida e più sono antichi più sono validi. Le nuove credenze tuttavia non hanno portato a una ripresa del culto dei morti, che sembrano avere anzi sempre meno spazio nella nostra società. Alla pietà verso i defunti si è sostituito lo sfruttamento e sempre meno sono le messe di suffragio fatte dire per le anime in pena.
Quanto ai fantasmi, dice una casalinga padovana: "vediamo le storie di Ghostbusters alla televisione, ma per fortuna non siamo in Inghilterra, dove i castelli ne sono pieni. Qui da noi i castelli sono pochi e di fantasmi non ho mai sentito parlare".
Un altro personaggio. che la tradizione aveva ammansito fino a farlo diventare un povero diavolo è "Satanasso" con tutte le sue legioni. Devo dire che, per quanto ci provi, non riesco a prendere sul serio le varie sette sataniche di cui tanto si parla in questi giorni. Sarà perché, avendo letto qualche vecchio trattato di demonologia, vedo chiaramente su quali basi di idiozia o di furbizia quelle sette si fondino, al diavolo invocato da ragionieri e dattilografe (pare che queste categorie siano in maggioranza fra i demoniaci) preferisco quello delle streghe di un tempo e più ancora quello dei racconti di paese: il diavolo che andava al ballo, quello che si fidanzava o quello che aspettava sul ponte l'anima da portare con sé. A dire il vero, il diavolo che preferisco è la diavolessa, o meglio, l'orchessa, come si chiama dalle nostre parti. L'orchessa non è la moglie dell'orco ma una specie di superdiavolo femmina, che si diverte a tentare in particolar modo i fidanzati, lascia impronte di fuoco su porte e finestre, assume le sembianze di uomini e animali e sparisce ridendo in una palla di fuoco. Si incontrava nei dintorni di Marostica.
Al revival demoniaco corrisponde una ripresa degli esorcismi. Per combattere la concorrenza dei maghi e sopperire alle richieste dei fedeli la Chiesa è intervenuta autorizzando le pratiche esorcistiche. Tutti noi conosciamo, per esempio, i sei padri che operano a Torino. Frequenti servizi televisivi rafforzano nel pubblico l'idea che la possessione diabolica sia comunque possibile e il filone iniziato con L'esorcista ha da tempo divulgato il codice di comportamento del perfetto ossesso. L'esorcismo in diretta recentemente trasmesso da una TV americana ha mostrato come il modello cinematografico funzioni, anche se la ragazzina posseduta, che si sforzava di imitare Linda Blair, assomigliava molto di più all'irresistibile indemoniata del Piccolo Diavolo (v. S&P n. 9, pp. 36-38).
Ci si può chiedere che cosa spinga tanta gente verso la magia e l'occulto. La risposta credo si trova, a mio parare, nel cambiamento sempre più rapido della società e nella insicurezza che questo comporta. È sufficiente vedere che cosa la gente chiede ai maghi. Un tempo si ricorreva alla magia soprattutto per due motivi: la malattia e l'amore. Le donne la usavano per trattenere i mariti o gli amanti, gli uomini per liberarsi dall'impotenza da sempre attribuita a fattura. Ora al male e all'amore si sono aggiunti i problemi di lavoro, la difficoltà di trovare una casa e perfino la riuscita nello studio. Per nostra fortuna, come le antiche guaritrici che si vantavano di guarire ogni tipo di malattia dalla erisipela al mal francese, gli odierni maghi possono risolvere qualsiasi problema. Basta pagare.
Marisa Milani