La valutazione dei risultati di un esperimento non sempre è immediata e attendibile. Infatti, inevitabilmente, occorre tenere conto del fatto che qualunque sperimentatore possiede una sua psiche che può in qualche modo influire sulla valutazione dei risultati. È stato ampiamente dimostrato che le aspettative, i preconcetti o semplicemente determinate informazioni che lo sperimentatore possiede possono condurlo a un involontario fraintendimento dei dati osservati. Le cose si complicano ulteriormente nel caso in cui l'oggetto della sperimentazione sia costituito a sua volta da un soggetto umano. Questo accade, ad esempio, in psicologia, medicina e
parapsicologia. In questi casi, infatti, non solo lo sperimentatore possiede una sua psiche, ma la possiede anche il soggetto esaminato.
Per ovviare a tali inconvenienti è quindi necessario predisporre procedure e protocolli d'indagine che eliminino il rischio di errori di interpretazione e portino a una valutazione oggettiva dei dati.
Una prima procedura adottabile è quella del cosiddetto "cieco semplice" (single-blind control procedure), che consiste nell'eliminare ogni possibile fonte di informazione sul soggetto esaminato. Se, ad esempio, si vuole valutare l'efficacia di un farmaco, occorre tenere conto dell'inevitabile effetto placebo. Per fare questo occorre prendere in considerazione due campioni omogenei di pazienti. A uno di essi (campione sperimentale) si somministra il farmaco oggetto di studio e all'altro (campione di controllo) un placebo, ovvero una sostanza farmacologicamente inerte. Ovviamente (e in ciò consiste il "cieco semplice") nessun paziente di entrambi i campioni deve sapere se sta assumendo il farmaco o il placebo. Analogamente se si vuole esaminare un soggetto che sostiene di essere in grado di individuare corsi d'acqua sotterranei (rabdomante), occorre eliminare ogni indizio che possa suggerire al soggetto la presenza dell'acqua: particolare vegetazione, segnali geologici, ecc.
La procedura del "cieco semplice", tuttavia, si è dimostrata insufficiente, poiché i risultati possono essere falsati dalla psiche degli stessi sperimentatori. Infatti, questi ultimi, influenzati dalle proprie aspettative, possono involontariamente assumere comportamenti che possono condizionare le reazioni del soggetto, invalidando così l'esperimento. Se ad esempio il medico sperimentatore sa di somministrare il farmaco piuttosto che il placebo, può involontariamente suggestionare il paziente. Analogamente, se lo sperimentatore che studia il rabdomante conosce anticipatamente la posizione dei corsi d'acqua può inavvertitamente fornirgli utili suggerimenti. Per questo motivo, al fine di ottenere risultati attendibili, è necessario che neppure gli sperimentatori conoscano certe informazioni. Nel caso della sperimentazione clinica, quindi, neppure i medici devono conoscere la natura della terapia somministrata e, nel caso del rabdomante, neppure lo sperimentatore deve conoscere la posizione dei corsi d'acqua sotterranei. In questi casi la procedura viene chiamata "doppio cieco" (double-blind control procedure), poiché sia i soggetti esaminati che gli sperimentatori ignorano informazioni importanti che potrebbero influenzare pesantemente i risultati.
La procedura in doppio cieco si è rivelata quindi l'unica strada percorribile per valutare correttamente i risultati di un esperimento in psicologia, parapsicologia e medicina. In molti casi, inoltre, la procedura in doppio cieco deve essere seguita da un'accurata analisi statistica dei risultati ottenuti sul campione sperimentale e su quello di controllo per mettere in evidenza eventuali differenze significative. In campo medico questa è l'unica metodologia possibile e soltanto i farmaci e le terapie che superano tale procedura possono essere definiti efficaci. Nessuna delle cosiddette terapie alternative, ad esempio, è mai stata capace di superare un simile controllo. Analogamente questa procedura è la sola adottabile per cercare di fornire una dimostrazione su basi statistiche della percezione extrasensoriale e di altri presunti poteri paranormali. Tutti gli studi fatti, però, non hanno mai evidenziato rilevanze statistiche significative, tali da dimostrare la reale esistenza di qualcuno di questi poteri.
Per saperne di piu:
- Betelé, B. e S. Garattini, "Valutare l'efficacia dei farmaci", in "I Farmaci: dalla natura alle biotecnologie", Le Scienze Quaderni, n. 102, Milano 1998.
- Gessa, G.L., "Placebo e medicine alternative "
- Angela, P., Viaggio nel mondo del paranormale, Garzanti, Milano 1978
- Pedon, A., Metodologia per le scienze del comportamento, Il Mulino, Bologna 1995.
- Gniech, G., Effetti di disturbo negli esperimenti psicologici, Città Nuova, Roma 1981.
- http://www.roche.it/pubblicazioni/rr/rr25/paziente/rr25p05.html