Ancora non si è spento in Italia l'eco delle statue che avrebbero pianto, ed ecco un nuovo prodigio: statue che bevono!
È il 21 settembre le prime pagine di tutti i quotidiani riportano la notizia incredibile che nei templi Indù, da Nuova Delhi a Londra, alcune statue rappresentanti divinità berrebbero il latte offerto loro dai fedeli.
Ganesh, il dio dalla testa di elefante, sembra il più assetato.
La notizia, originata in India in circostanze fin dall'inizio nebulose, si è sparsa come un baleno via telefono, fax, e Internet.
Da Londra si riportano, davanti ai templi, code lunghissime di fedeli; ognuno con una bottiglietta di latte ed un cucchiaio. Tutti vogliono verificare di persona, toccare con mano l'evento prodigioso. La polizia deve regolare il traffico; nei negozi il latte inizia addirittura a scarseggiare. Anche in altre città del mondo molti tentano di abbeverare le statue che tengono in casa, e si riferisce di altri miracoli. A Roma diventa famosa una statuetta di Ganesh, proprietà della titolare di un emporio di articoli indiani.
Intanto alla TV si vedono le prime immagini riprese in India: del latte in un cucchiaino, accostato alla proboscidina di una statuetta, sembra sparire in pochi secondi, come aspirato. Le brevissime riprese, anche riviste alla moviola, in effetti ci lasciano perplessi. Si poteva pensare a statue fatte di materiale poroso ed assorbente, ma la velocità con cui il liquido sparisce sembra troppa; inoltre si parla di statue di metallo o marmo, materiali non porosi.
Finalmente vediamo alla televisione in primissimo piano il famoso Ganesh di Roma. Sorpresa: non beve affatto!
Ciò che succede è questo: la proboscide (che in quel punto fa una curva verso l'alto) è immersa nel cucchiaino, il cui orlo va però a toccare anche il corpo della statua. Il latte bagna la proboscide, bagna il corpo della statua e poi forma un rivoletto, sottile e continuo, sul corpo stesso della statuetta, gocciolando infine sul tavolo in una pozza. Se si guarda soltanto nel cucchiaino si ha forse l'impressione che il latte sparisca, ma se si abbassa lo sguardo di appena cinque centimetri si capisce benissimo dove va a finire.
Si tratta di fisica elementare. La tensione superficiale tra il liquido e la proboscide forma un piccolo menisco che innalza il livello del latte appena oltre l'orlo del cucchiaio e lo porta a contatto col corpo della statua. Si innesca una specie di "effetto sifone" in scala ridotta che svuota il cucchiaino. Un po' come quando si svuota un recipiente succhiando da un tubo flessibile: appena il livello del liquido nel tubo è inferiore a quello del recipiente, lo svuotamento procede da solo).
Dopo mezz'ora dalla fine della trasmissione, con un po' di plastilina realizziamo anche noi un elefantino che "beve". In pratica, qualunque beccuccio di forma adatta funziona come la piccola proboscide. Il mattino dopo abbiamo la soddisfazione di vedere già riportata la nostra spiegazione su // Messaggero di Roma. Spediamo anche una lettera alla rivista Chemistry in Britain.
Intanto, ci rendiamo conto di altri piccoli particolari. L'effetto sembra funzionare meglio con cucchiaini piccoli, e dipende dalla natura del liquido e da quella della superficie della statua. Statue lievemente ruvide, o già bagnate, si prestano meglio. Il latte è perfetto anche perché è bianco ed opaco, e la sua "sparizione" dal cucchiaino è molto visibile. Al contrario, sul corpo di pietra chiara delle statue viste in TV il rivoletto di latte che scende vi si confonde. Alla base delle statue quasi sempre si nota però una pozza di latte, oppure stracci per assorbirlo, o ghirlande di fiori per nasconderlo. Ma queste raffinatezze non sembrano nemmeno più necessarie a chi vuole comunque il miracolo. Il nostro collega, Sergio Della Sala, intervistato dalla TV inglese, ha visto fedeli che letteralmente rovesciavano cucchiaiate o bicchieri di latte addosso alla statua... posta in un lavandino per fare scolare via il liquido!
Non suona familiare questo tipo di comportamenti?
Pochi giorni dopo apprendiamo dal settimanale India Today (15.10.95) che il prof. Salisti Abbi dell'Indian Institute of Technology di Delhi ha esaminato da vicino il fenomeno e ha dato una spiegazione esattamente uguale alla nostra.
Ancora una volta le leggi della fisica sono salve. L.G.