Bambini indaco e bambini di cristallo: la New Age applicata all’infanzia

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Il protagonista del videogioco The Indigo prophecy è un ragazzo indaco ©Miyaoka Hitchcock
«Ogni scarrafone è bello a mamma soja», dice un proverbio, ma alcuni bambini, oltre a essere, agli occhi dei propri genitori, più belli degli altri, sono anche dotati di maggiore empatia, curiosità, forza di volontà, sono più intelligenti e intuitivi, hanno una spiccata inclinazione spirituale e risultano insofferenti nei confronti dell’autorità, infine hanno dei poteri extrasensoriali: sono i bambini indaco.

I bambini indaco non sono solo bambini speciali, essi vengono considerati il prossimo stadio dell'evoluzione umana e si dice siano arrivati in massa a scardinare le vecchie certezze di un mondo tutto da rifare. Grazie a una nuova umanità più cosciente e, naturalmente, grazie all’amore di cui questi bambini hanno particolarmente bisogno e che a loro volta sanno regalare, l'umanità starebbe piano piano passando a un nuovo stadio evolutivo. Secondo alcuni autori, i bambini indaco, chiamati anche “bambini delle stelle”, avrebbero perfino un DNA diverso da quello del resto dell’umanità.

La prima a parlare di bambini indaco è stata Nancy Ann Tappe nel 1986, nel suo libro "Understanding your life through color" (“Capire la propria vita attraverso il colore”). Il colore a cui si riferisce è quello dell’aura, un alone luminoso invisibile alla normale percezione, che circonderebbe e animerebbe tutti gli esseri viventi (persone, animali e piante) e può essere rivelato usando apparecchi come la macchina Kirlian, oggetto di questa rubrica in Query n.12.

Secondo le teorie New Age sull’aura, i colori che questa assume riflettono l’anima dell’individuo, e quella dei bambini speciali per la nuova era dell’umanità sarebbe per l’appunto indaco.

Il libro di Tappe sarebbe stato solo uno dei tanti libri tra la miriade di scritti della New Age se Lee Carroll, un californiano laureato in Business ed Economia, non ne avesse adottato le idee quasi vent'anni dopo. Nel 1999, Carroll e sua moglie Jan Tober pubblicarono il libro The Indigo Children: The New Kids Have Arrived (“I bambini indaco: i nuovi bimbi sono arrivati”), che divenne poi la più nota e citata fonte sull’argomento. Carroll e Tober danno una descrizione dei bambini indaco soprattutto dal punto di vista dei tratti caratteriali, includendo numerosi elementi nei quali molti genitori avrebbero potuto vedere rispecchiati i propri figli:

«I Bambini Indaco nascono portando i loro doni divini bene in vista. Molti sono filosofi in erba. Saranno scienziati, inventori, artisti di talento a livello innato. Tuttavia la nostra società, che poggia ancora sulla vecchia energia, tende a sminuire i loro pregi. Molti di questi bambini vengono scambiati per bambini con “disturbi dell’apprendimento” e molti altri vengono attualmente distrutti dal sistema dell’istruzione pubblica»

Al libro contribuirono anche altri autori, alcuni dei quali enfatizzarono gli aspetti soprannaturali della natura dei bambini indaco, per esempio descrivendo la loro stretta relazione con gli angeli e altre creature eteree.

Carroll era un esperto del fenomeno del channeling (il contatto diretto per via telepatica con entità spirituali, superiori o extraterrestri, tipico della New Age), ovvero quello che in gergo si definisce "canalizzatore". In particolar modo Carroll era in contatto con Kryon, un’entità angelica o “angelo amorevole” che, secondo i suoi seguaci, era stata inviata da un gruppo di maestri extrafisici che conosciamo come La Fratellanza. Kryon e il gruppo de La Fratellanza comunicavano con il nostro pianeta «per la Convergenza Armonica», ed erano venuti «a modificare la rete magnetica del pianeta per sostenere noi umani nel nostro cammino verso l’illuminazione». Carroll sosteneva che Kryon conversava con lui della situazione critica attuale della Terra, e che gli aveva annunciato un imminente cambio di epoca che avrebbe dovuto verificarsi già in date come il 1987 o il 2003. Gli aveva anche illustrato cose come la situazione karmica speciale del mondo, l’ascesa di tutta la realtà a una nuova fase dell’esistenza senza passare per la morte, il cambiamento magnetico del DNA… In questo quadro, i bambini indaco «stanno arrivando nel pianeta senza attributi karmici di vite passate», sono «barlumi evolutivi» e i medici che hanno assistito al loro parto dicono che sembravano emanare «un’energia singolare».

L'opera di Carroll e Tober ebbe un’eco molto vasta, tanto che a partire dai primi anni 2000 iniziarono a tenersi congressi internazionali sull’argomento (il primo si svolse alle Hawaii nel 2002).

Ma i bambini indaco non sono l’ultima frontiera: fra i più noti seguaci della teoria dei bambini indaco, infatti, c’è Doreen Virtue, fondatrice della “Angel Therapy”, una forma di terapia alternativa basata sull'interazione con gli angeli, che ha annunciato l’avvento di una nuova generazione di bambini successiva a quella indaco, detta dei “bambini di cristallo”.

Il sito Spiritual Growth Prophecies[1] elenca una serie di elementi che accomunerebbero i bambini indaco: «Nascono sentendosi e sapendo di essere speciali e dovrebbero essere riveriti», «sono sicuri di sé e hanno un maggior senso del proprio valore», «sanno di essere come sono e si aspettano che anche tu te ne accorga», «il raggiungimento dei loro bisogni personali è importante per loro e te lo faranno sapere».

Se volete fare il test in italiano andate alla pagina http://tinyurl.com/z6ffagb . Il questionario è diversificato per fasce di età, da 0-5 anni fino agli adulti. Tra le caratteristiche che un indaco deve avere, alcune sono davvero “peculiari”... Per esempio per riconoscere un indaco da 0 a 5 anni osservate se: «quando si sveglia è spesso sofferente perché sarebbe rimasto volentieri a dormire “nel suo mondo”», «come prima risposta dice sempre no e questa è una parola che usa più spesso di altre», «vorrebbe avere sempre i suoi genitori vicino e ricevere da loro sempre attenzioni», «si annoia», «quando parla, comincia a balbettare se non trova le parole adatte»; da 6 a 11 anni: «è sempre in movimento, ha un’energia eccessiva, difficile da controllare», «è spesso troppo stanco per alzarsi, vestirsi, andare a scuola: in poche parole, è stanco per fare tutto», «è disattento, distratto, non concentrato», «è socievole, parla con tutti ovunque e in ogni momento», ma anche «propende per essere un solitario», «è difficile da domare, si sente come un re/regina e come tale vuole essere trattato/a». Anche nella fascia dagli 11 anni all’età adulta si riscontra che un indaco «deve muoversi molto. Se studia è sempre in movimento, è iperattivo» ed «è estremamente sensibile e passionale, ma anche forte e indipendente».

Accademici come David Cohen e Robert Todd Carroll sostengono che i genitori di figli con comportamenti fuori dall'ordinario adottino la definizione di bambino indaco per non riconoscere che sono affetti dalla sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). L’ADHD è un disturbo dello sviluppo neurologico che comporta iperattività, difficoltà di attenzione e concentrazione. Questi problemi derivano dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente.

Nel suo “Dizionario dello Scettico”[2], Carroll sostiene che alcuni genitori si rifiutano di riconoscere i propri figli come affetti da ADHD, in quanto questo implicherebbe “imperfezione”, e di fronte ad amici e insegnanti sostengono che i loro figli abbiano un dono, piuttosto che un problema. Diversamente dai bambini con problemi fisici, infatti, nei casi di ADHD è facile per un genitore ignorare il problema trovando una giustificazione al proprio atteggiamento, anziché considerare i sintomi riconducibili a una specifica condizione medica. Se i disagi di questi bambini non venissero nascosti dall’illusione di avere in casa un bambino indaco, potrebbero essere curati con interventi medici, educativi, comportamentali e psicologici che risparmierebbero loro molti problemi sia da piccoli che da adulti.

Note

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