La persecuzione degli albini in Malawi

  • In Articoli
  • 24-11-2016
  • di Sofia Lincos
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©Wikimedia
Il 7 giugno scorso Amnesty International, la più nota organizzazione per la difesa dei diritti umani nel mondo, ha lanciato sul suo sito una petizione[1] volta a fermare la persecuzione degli albini in Malawi, in Africa orientale. L'iniziativa ha il merito di aver attirato l'attenzione su un tema estremamente delicato, e fa seguito a un analogo appello pubblicato sul sito delle Nazioni Unite il 29 aprile[2], in cui l'esperta indipendente Ikponwosa Ero, al termine della sua prima visita ufficiale nel paese, ha definito l'attuale situazione «una crisi disturbante nelle sue proporzioni» e invitato il Governo a lavorare insieme alla società civile per fronteggiare questa emergenza.

Dalla fine del 2014, infatti, sono stati registrati 65 casi di attacchi a persone affette da albinismo: discriminate per il colore della pelle, queste persone sono oggetto di una vera e propria "caccia" da parte di chi vorrebbe ricavare dai loro corpi amuleti e pozioni magiche. In tutta l'Africa orientale (e in particolare Malawi e Tanzania) è diffusa la credenza secondo cui queste persone non sarebbero esseri umani, ma "fantasmi incarnati", creature sovrannaturali da cui alcuni guaritori "Muti" (la medicina tradizionale di quella zona dell'Africa) ritengono di poter ricavare potenti talismani. Come spiega Ikponwosa Ero, spesso sono gli stessi parenti delle vittime a orchestrare omicidi e rapimenti, attirati da facili guadagni: il corpo di una persona affetta da albinismo può valere più di 65.000 euro.

A partire dal mese di aprile, questi attacchi sembrano essersi intensificati: Amnesty International ne elenca tre, che evidenziano tutta l'atrocità di questi atti.

Il primo è quello dell'adolescente David Fletcher, scomparso il 24 aprile dopo essere andato a vedere una partita di calcio: rapito e venduto a un guaritore tradizionale del Mozambico, il suo corpo è stato trovato con mani e piedi mozzati.

Il secondo è quello di Enelesi Nkhata, ritrovata il 14 aprile in una fossa a Mpale Estate: anche lei aveva braccia e gambe amputate. Ad attirarla nella trappola sembra che sia stato Gerald Phiri, un parente che le aveva fatto credere di poterle trovare un lavoro.

L'ultimo, forse il più terribile, è quello di una bambina di solo due anni, Whitney Chilumpha: il 13 aprile il suo teschio e i suoi vestiti sono stati ritrovati sulla collina di Balantha, dopo che alcuni sconosciuti l'avevano portata via da casa sua.

Nonostante diverse persone siano state arrestate per questi omicidi, le ONG che si occupano di albinismo chiedono un maggior impegno del Governo per prevenire questi episodi. La speranza è che, grazie anche alla pressione internazionale, qualche passo in più possa essere fatto. Si iniziano a vedere già i primi risultati: la giurisdizione su questo genere di casi è stata assegnata ai magistrati di maggiore esperienza e, nei mesi scorsi, la legge che disciplina la conservazione di resti di esseri umani è stata inasprita con pene più dure, fino all'ergastolo, per i possessi illegali[3].

Note


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