Retroingegneria aliena? Ovvero il transistor l'abbiamo inventato noi!

L'unica sovrapposizione temporale fra il crash di Roswell e la nascita del transistor coincide indicativamente con il primo tentativo riuscito di far funzionare lo strumento nell'autunno del 1947: un po' poco per credere al mito della retroingegneria umana applicata a manufatti alieni

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©www.rivieraviaggi.it
Una delle leggende che circolano in ambiente ufologico è quella secondo la quale il transistor sarebbe stato realizzato attraverso un’opera di retroingegneria su dei componenti elettronici ritrovati tra i resti della presunta astronave aliena schiantatasi nel 1947 presso la località di Roswell negli USA. Gli uomini cioè, partendo da un componente elettronico alieno, avrebbero seguito un percorso ingegneristico al contrario in modo da ricostruire il funzionamento di un oggetto tecnologico fino ad allora sconosciuto per poi poterlo produrre in serie sulla Terra e utilizzarlo all’interno di altri manufatti tecnologici terrestri. Quanto c’è di vero in tutto ciò?

Con un po’ di pazienza si può ripercorrere la vera storia che ha portato l’uomo alla creazione del transistor[1]. La prima cosa da considerare è che il transistor è di fatto l’evoluzione della valvola termoionica, in sostanza questo componente elettronico che è molto più piccolo, fa meglio quello che facevano le valvolone di un bel po’ di anni fa, ma dal punto di vista concettuale non agisce in modo diverso. Le valvolone hanno visto la loro nascita all’inizio del 1900, quindi il loro meccanismo di funzionamento era noto all’umanità sicuramente molto prima del crash di Roswell che è datato, seppure con qualche incertezza, 2 luglio 1947. Il ritrovamento dei resti sarebbe avvenuto il giorno successivo o qualche giorno dopo.

La tecnologia dei transistor si basa sui semiconduttori, materiali noti all’umanità ancora una volta nei primi anni del 1900, ma fu solo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale che Mervin Kelly, direttore della ricerca della Bell, mise insieme un team di scienziati per sviluppare un componente basato sui semiconduttori per cercare di sostituire le valvole termoioniche. Il team si sarebbe basato sulle ultime conquiste scientifiche sui semiconduttori acquisite durante la guerra e che già avevano reso possibile l’uso del radar. Il giovane e brillante scienziato Bill Shockley fu scelto come leader del team di ricerca e nella primavera del 1945 il gruppo riuscì a produrre un primo prototipo che però non funzionò.

A questo punto Shockley assegnò ai due scienziati Bardeen e Brattain il compito di capire il perché del fallimento. Nell’autunno del 1947 Brattain decise di provare a immergere l’apparato nell’acqua e sorprendentemente il componente mostrò i primi cenni di funzionamento. Continuarono così le sperimentazioni fino a quando, prima del Natale del 1947, a Bardeen venne un’intuizione sul comportamento degli elettroni nei cristalli, la quale si dimostrò vincente. Si giunse dunque al 16 dicembre 1947, giorno in cui venne alla luce il primo transistor funzionante.

Pertanto, ricapitolando gli ultimi avvenimenti:
− primavera 1945, primo prototipo non funzionante;
− autunno 1947, primi successi;
− 16 dicembre 1947, primo transistor funzionante.

È quindi abbastanza evidente quanto il processo scientifico-tecnologico che ha portato alla creazione del transistor segua una logica e una tempistica umana abbastanza chiara. L’unica sovrapposizione temporale fra il crash di Roswell e la nascita del transistor coincide indicativamente con i primi successi avvenuti durante l’autunno del 1947, indubbiamente un po’ poco per fare il salto logico senza rete e credere al mito della retroingegneria umana applicata a manufatti alieni.

A conti fatti il tutto appare invece come una sorta di rivisitazione del mito di Prometeo in chiave moderna, secondo la quale in tutti i nostri apparecchi elettronici brillerebbe un microscopico fuoco donatoci dagli alieni. Veramente suggestivo, ma alla prova dei fatti non vero.

Note


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