Il caso della “veggente” Pasqualina

Nel suo nuovo libro, Incontrare il mistero (Oscar Mondadori), l'amica Fulvia Cariglia ricorda la figura della marchigiana Pasqualina Pezzola (1908-2006), forse il più famoso caso in Italia di "veggente diagnostica".
Diversi guaritori, infatti, affermano di essere dotati della presunta facoltà paranormale di diagnosticare malattie semplicemente osservando una persona o esaminandone una fotografia. Nel primo caso si parla di "diagnosi chiaroveggente", nel secondo di "telediagnosi". In entrambe le situazioni, però, almeno stando alle prove esistenti (o non esistenti) a favore di tali capacità, sembra trattarsi più che altro di casi di "cold reading" (più o meno involontaria).
Il sensitivo, infatti, di fronte a un cliente può essere in grado di scorgere la presenza di qualche lieve sintomo o direttamente sul malato, o dalle fotografie e dalle informazioni che gli arrivano dai parenti dello stesso. Nulla esclude, inoltre, che tali veggenti, sulla base delle informazioni accumulate per esperienza con migliaia di pazienti, o magari anche grazie a letture di vario tipo su temi legati alla salute, possano acquisire una quantità di conoscenze mediche sufficiente a consentire loro di formulare diagnosi corrette, così come può fare un normale medico di base. In casi simili, non è affatto necessario presupporre la malafede di chi agisce, in quanto si può instaurare quel circolo vizioso "mago-cliente" sulla base del quale il cliente trova soddisfacenti le affermazioni del guaritore e questi, a sua volta, si convince della realtà dei suoi poteri proprio grazie alla soddisfazione dei clienti[1]. Poiché la Cariglia dedica oltre 40 pagine al caso di Pasqualina, e in sole sei righe liquida i dubbi degli scettici definendoli come «vecchie teorie sulla psicologia dell'inganno valide per un qualunque maghetto da rotocalco», crediamo valga la pena chiarire meglio come operava Pasqualina e perché l'ipotesi della cold reading ci sembra ancora la più efficace a spiegarne la casistica.
Per oltre cinquant'anni, la Pezzola ha ricevuto ogni giorno decine di malati che andavano da lei per sapere qualcosa sulla propria salute e per ricevere consigli su come curarsi. Per ognuno, lei chiudeva gli occhi e bisbigliava qualcosa come se pregasse, quindi allungava le mani verso il malato, senza mai toccarlo, e cominciava un'esplorazione a distanza delle varie parti del corpo. Infine, si sedeva di nuovo, sempre bisbigliando e tremando, e riapriva gli occhi pronta a discutere con il malato i risultati del "viaggio" appena condotto.
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Paolo Diodati, fisico all'Università di Perugia, ebbe occasione di farle visita un paio di volte prima della sua scomparsa e ha potuto documentare per il CICAP un tipico scambio tra lei e un malato (in questo caso "Giovanni", un amico di Diodati). Come si vedrà, ciò che emerge dalla trascrizione dell'incontro rientra perfettamente nel campo della cold reading, per quanto involontaria e sicuramente non riconosciuta come tale dalla stessa Pasqualina. Ecco un esempio:
«Ti dole la testa...»
«No, non mi duole, a volte la sento confusa, in questo periodo mi stanco troppo e troppo spesso...»
«Appunto! Alla testa nun c'hai niente. Nun c'è nessun tumore! Devi stare tranquillo! C'hai la pressione normale, ho misurato 130 e c'hai 7 milioni e 200 di globuli bianchi. La glicemia sta a posto, l'uricemia lo stesso, la prostata è appena ingrossata...»
«E il cuore, il cuore come sta?», l'interrompe Giovanni.
«Eh, al cuore qualche problema ce l'hai, infatti la stanchezza che senti dipende un po' pure da quello, perché i dottori che t'hanno detto? Ti sei fatto visità?»
«Sì, m'hanno trovato qualcosa che non va...», dice Giovanni un po' rassegnato e un po' allarmato.
«C'hai il ventricolo destro che fatica, infatti ti senti stanco... C'hai pure qualche doloretto digestivo... la milza sta bene».
«Qualche volta sento proprio un senso di peso... e i reni, come stanno?»
«C'hai problemi al rene destro. C'hai i calcoli. Li ho visti, sono più di tre. Ma nun so' tanto grossi... tieni, mo' ti scrivo la ricetta. Prendi le foglie d'ulivo. Ne metti a bollì sette-otto in mezzo litro d'acqua, per un quarto d'ora. Vedrai che spariscono: te ne liberi»
[2].
L'amico aveva dei problemi di cuore e, come si legge, fu lui stesso ad attirare l'attenzione della veggente su questa parte del corpo. Quando fu il suo turno, Diodati si presentò sorridente e Pasqualina non ebbe difficoltà a capire che non aveva particolari disturbi.
Qualche mese dopo, Diodati decise di mettere alla prova l'ipotesi che Pasqualina non fosse una veggente, bensì una cold reader, tornando a farle visita con l'amico Giovanni. Questa volta, però, lui avrebbe finto di essere malato mentre l'amico avrebbe dovuto fingere di essere sano.
Giovanni non disse niente e non reagì alle affermazioni di Pasqualina che, al termine della visita, non vide nessun problema al cuore e concluse che l'uomo era sano come un pesce.
Ben diverso fu il giudizio su Diodati. Ecco come andò a finire nelle parole dello stesso Diodati:
Appena ripresasi dalla fatica del viaggio interno al mio corpo, dopo le solite scosse e tutto il resto della collaudatissima gestualità, mi chiese: «Sei scapolo o ammogliato?»
E io, sposo felicissimo e da sempre con rapporti indescrivibilmente buoni con quell'angelo di mia moglie, risposi accentuando un'espressione sconsolata: «Eh... Sono sposato».
E lei: «So' le liti co' tu moje che te fanno stà male... te dole la testa».
«Sempre! Forte... dalla mattina alla sera».
«Ma nun l'ho visto un tumore...»
«Mi sento stanco e poi mi fa sempre male qua, dalla parte del cuore...»
«E sì, ce l'hai ridotto maluccio!»

«Mi sento sempre un peso...»
«È il ventricolo sinistro che nun funziona... e le coronarie nun è che ce l'hai tutte tappate... ma quasi. Insomma, te devi dà 'na calmata, per esempio nun te devi arrabbià quando guidi...»
«E come faccio, ha mai visto come guidano gli aretini? Quelli tagliano la strada, passano col rosso... e come fai a non infuriarti?»
«Ma tu ti c'arrabbi troppo e te fa male il cuore!»

Inutile dire che finora, fortunatamente, non ho mai avuto problemi di cuore, mai dolori, neanche toracici. Poi, in macchina sono sempre stato calmissimo.
«C'hai qualche doloretto di pancia...»
«Altro che doloretto... Mi fa male tutto! Dalla parte del fegato, più a sinistra... in basso...»

«Eh, c'hai pure il fegato brutto! Nun c'hai un tumore, quello nun l'ho visto, ma sei proprio messo male. Devi stà attento. Adesso de pressione sei quasi normale. Se te la misuri trovi novanta, ma soffri de sbalzi», (mai sofferto di sbalzi e sono ipoteso!).
«C'hai la prostata normale ma sei un po' anemico. Di globuli bianchi ne ho visti 8 milioni e 200 mila. C'hai la testa piena di pensieri! Troppi! T'hai da calmà! Che lavoro fai?»
E qui, purtroppo, feci un errore che poi pagai, rispondendo: «Faccio il commerciante, perciò ho i pensieri! Allora, concludendo, io sto messo male, mentre... il mio amico, sta bene. Ma è proprio sicura?»
«Sì che so' sicura, vie' qua che te faccio 'naltra visitina e dico 'na preghiera», disse riprendendo le mani di Giovanni e riportandoselo davanti.
Gli riappoggiò un orecchio al petto, rimase ferma alcuni secondi, si rifece il segno della croce. Pregò. Riaprì gli occhi e, quando le diedi la cifra che mi aveva chiesto per la prima "visita", mi disse: «Solo questi mi dai? Ho rivisitato l'amico tuo e ho detto pure 'na preghiera».
E, o perché le avevo detto d'essere un commerciante, o perché questa volta non avevamo i blu jeans ed eravamo vestiti con giacca e cappotto, volle esattamente il doppio.
Forse avrei fatto bene a... [far] notare alla sensitiva che aveva detto una montagna di sciocchezze. Avrei forse fatto bene a non darle un soldo, perché ora che per stanchezza ha ridotto il numero di visite, non si accontenta più di un'offerta, anche se buona. Ma io sono di cuore troppo tenero e di fronte a un'ultraottantenne che forse ha creduto e crede di avere poteri paranormali, ho preferito non darle un dolore e un'umiliazione. I soldi che le ho dato per due volte li considero spesi per lo studio di un caso.
L'episodio ci dimostra, una volta di più, che i resoconti acritici e spesso ammirati di chi parla di un veggente o di un sensitivo vanno presi con enorme cautela. È infatti sufficiente uno sguardo più smaliziato per fare emergere immediatamente gli aspetti meno leggendari e più prosaici dell'azione di questi personaggi, rivelando così la natura tutt'altro che paranormale delle loro capacità.

Note


1) Esperimenti sulle affermazioni di alcuni studiosi del Silva Mind Control e del Mind Dynamics, che affermavano di poter fare telediagnosi, hanno dimostrato che una volta esclusi gli indizi di tipo sensoriale le loro diagnosi non erano più accurate delle congetture casuali: Vaughan, A. 1973. "Investigation of Silva Mind Control Claims" in: Morris J.D., Roll, W.G., Morris, R.L. 1973. "Research in Parapsychology". Metuchen, N.J. Scarecrow Press, p. 51; Jacobson, N., Wiklund, N. 1975. "Investigation of claims of diagnosing by means of ESP" in: Morris, J. D. et al., idem, pp. 74-76; Brier, B., Schmeidler, G., Savits, B. 1975. "Three experiments in clairvoyant diagnosis with Silva Mind Control Graduates". JASPR, 69: pp. 263-71.
2) Diodati, P. 1997. "Pasqualina Pezzola: la donna Tac". New Age: nuova era o vecchie idee? Padova: CICAP, pp. 76-82.


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