San Giorgio...e la balena.

Notevoli prove dell'esistenza dei draghi

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Reale come una balena.
         -Shakespeare, Amleto. Atto 3, Scena 2.

    Bergamo è una bella e ricca città del nord Italia. È, però, una città bigotta e piena di contraddizioni. I suoi abitanti hanno tanta pudicizia che non credono a ciò che vedono. Nei dintorni di Bergamo ci sono diversi monasteri e chiese in cui sono state trovate ossa di autentici draghi (Figura 1), che ricordano alle future generazioni le sacre vittorie dei santi su di loro e altri feroci ed orrendi mostri. Naturalmente ci sono altri reperti simili sparsi per l'Italia: per un'ampia rassegna vedere il riferimento [1]. Sfortunatamente, qualche scettico - gente senza speranza - sostiene che queste e altre reliquie [2,3], come le armi di San Giorgio [4] e la chitarra di San Vito, siano false. In realtà arrivano a dire che quelle trovate sono soltanto le ossa costali delle balene, che riescono ad ingannare soltanto gli sciocchi (Ramaccini e Rossetti, comunicazione personale; vedere anche riferimento [5]. Questo articolo si propone di confutare l'assurda negazione di un fatto ovvio, cioè che le ossa ritrovate appartengono certamente a dei draghi. Per confermarlo mi servirò, come molti degli scettici, di ragionamenti logici, di argomenti persuasivi e di dati sperimentali.

I draghi sono esistiti ed esistono tuttora.

    Le leggende che riguardano i draghi [6,7] sono conosciute e potrebbero essere sufficienti come prove della loro esistenza. Ma gli scettici sostengono che, quando una persona fa un'asserzione, deve escludere tutte le possibili cause naturali prima di proporre una spiegazione sovrannaturale [8]. Questo a dispetto del fatto che molte influenti autorità, come la Società Internazionale di Criptozoologia, hanno confermato la veridicità di queste affermazioni. Gli scettici dicono di essere razionali, ma in realtà "razionalizzare" significa semplicemente "comportarsi arbitrariamente ma in accordo con qualche sistema arbitrario"[9]. Questi saccenti "pensatori" sostengono in modo dogmatico che "credere a qualcosa" sia irrazionale. Essi usano abilmente le evidenze a nostra disposizione (vedere per esempio il riferimento [8]), ignorando il fatto che anche gli scienziati spesso non sanno quasi niente sui settori al di fuori delle loro competenze [10]. Perciò, se dobbiamo discutere di draghi, lasciateci riferire quello che dicono gli esperti. Come esempio (uno dei molti) dovrebbe essere sufficiente ricordare che David Attenborough ha riportato nel suo libro Zoo Quest for a Dragon di aver localizzato nelle isole più orientali dell'Indonesia degli enormi e feroci
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Figura 1: L'osso costale di drago che pende dal soffitto della chiesa di San Giorgio ad Almenno San Salvatore, Bergamo.
draghi a forma di lucertola con mostruosi artigli, spaventose zanne e lingue rossicce, come se fossero di fuoco (per una esauriente discussione vedere [11]). La spiegazione scientifica è che i draghi masticano rocce contenenti fosfina, producendo così un gas interno che si infiamma al contatto con l'ossigeno [12,13]. Oltre a David Attenborough, anche io ho visto queste creature (vedere Figura 2). Così, pure gli scettici più convinti ammetteranno che, dal momento che natura non facit saltus («la natura non compie salti», Linneo, Philosophia botanica, Capitolo XXVII) e omne vivum ex ovo («ogni cosa vivente deriva da un uovo», Harvey G., Execitationes de generatione animalium), questi animali dovrebbero avere qualche antenato medievale.


Le ossa non possono essere di balena.

    Gli scettici (Rossetti e Ramuccini, comunicazione personale) in un museo di storia naturale fecero alcune fotografie di ossa costali di grandi balene. Poiché, indubbiamente, queste mostrarono qualche rassomiglianza a quelle trovate, conclusero che, dato che erano simili, sarebbero dovute appartenere allo stesso animale. Ohimè! Anche uno scettico dovrebbe sapere che non tutto ciò che luccica è oro. Non è difficile ragionare contro questo argomento specioso e che va contro l'intuizione. È comunemente accettato che in un combattimento il vincitore prenda con sé i resti dello sconfitto e che raramente accada il contrario. I dati ricavati dalla letteratura (vedere Tabella 1) mostrano chiaramente che, quando gli uomini hanno combattuto contro i draghi, hanno vinto, mentre molto meno successo hanno riportato nelle lotte contro le balene. Questa differenza è statisticamente significativa (c2=20,30, DF=1, p<0,001). Inoltre, dalla Figura 1, è chiaro che l'osso non può essere della costola di una balena, poiché nel loro scheletro, come in quello di tutte le creature, le ossa costali sono unite al Processo Traverso e non al corpo della vertebra (guardare qualunque enciclopedia). Non c'è traccia di questo caratteristico punto dell'articolazione nelle ossa dei draghi.
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Figura 2: Un drago fotografato dall'autore nell'isola di Komodo, Indonesia orientale.

Le ossa sono ossa di drago.

    La curvatura dell'osso di Figura 1 dimostra che questo appartiene a una creatura che è un rettile e che potrebbe sedersi, come può un drago; l'impresa, al contrario, è abbastanza difficile per un cetaceo. Inoltre, i draghi non strisciano sul terreno [18]), ma piuttosto, come comunemente accettato [19, 20, 21], possono volare. È per questa ragione che l'osso è stato trovato sul soffitto di una chiesa e non nell'acquasantiera (Legge di Alan). Se gli argomenti esposti sopra non sono sufficienti a persuadere i lettori scettici, essi dovrebbero forse considerare che l'area geografica dove le ossa sono state rinvenute era notoriamente creduta quella in cui vivevano i draghi [1]. In ogni caso è un fatto più unico che raro che una balena si trovi su una pianura. Al contrario non è facile trovare ossa di drago in chiese presenti nell'area (come l'Artico e l'Oceano Pacifico settentrionale) dove le balene sono continuamente avvistate!

Evidenze sperimentali.

   L'osteocalcina, una proteina legata fortemente alle ossa minerali, è preservata nei fossili [22] ed è caratteristica di grandi rettili come i dinosauri, ma non di animali acquatici [23]. Purtroppo, non abbiamo potuto ottenere evidenze dirette, per esempio per mezzo della cromatografia liquida a fasi inverse, della presenza di osteocalcina nell'osso intrappolato nel soffitto della chiesa (come nel caso di molti reperti non è stato possibile ottenere campioni per l'analisi). Nondimeno, osservando la Figura 1, è abbastanza chiaro che l'osso è caratterizzato dalla sua presenza. Inoltre, noi abbiamo analizzato quantità di polvere del pavimento sotto l'osso. Si è trovata, fra le altre sostanze, una piccola quantità di boro (del tipo usato dalle vecchie nubili devote per truccarsi) la cui presenza può essere spiegata solo da un'impercettibile decomposizione dell'osso. Infatti, la presenza di boro e calcio fa sì che l'endoscheletro sia tanto forte da permettere al drago di stare senza problemi in posizione eretta. Come gli scettici potrebbero spiegare questo per una balena?

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Tabella 1: Esempi di vittorie e sconfitte dell'uomo con draghi e balene.


Direzioni future.

    La sequenza delle proteine del DNA è stata ottenuta per alcuni fossili. Noi ci serviremo dei recenti progressi nella determinazione della sequenza delle proteine delle ossa di dinosauro, per mezzo della tecnica della reazione a catena della polimerasi, per studiare le ossa di drago. L'idea di donare un drago usando il suo DNA è perciò adesso più di una fantasia [27], come provato dalle potenti tecniche di manipolazione genetica di Ping [12] per produrre embrioni di drago con cinque artigli.

Conclusioni.

   «Quae seu vera seu falsa sunt, Druidi draconem maxime timent et venerantur» (« sia che queste cose siano vere sia che siano false, i Druidi temono sommamente e rispettano i draghi» ) [28] e questo è principalmente il motivo per cui loro, come noi, avevano bisogno di credere [29].

Sergio Della Sala
neurologo, professore di psicologia all'Università di Aberdeen e socio effettivo del CICAP.

Bibliografia
1. Cordier, U. (1986) Guida ai Draghi e Mostri in Italia. Milano: Sugarco Edizioni.
2. Calvin. J. (1543) Trait des Reliques. Ginevra.
3. Garlaschelli, L., Ramaccini, F. e Della Salla, S. (1991) Working bloody miracles. Nature, 353: 507.
4. Bentley, J. (1985) Restless Bones: The Story of Relics. Constable: Londra.
5. Satolli, R. (1993) Le Balene di Castell'Arquato. Alisei, 4, p.137.
6. Corliss, W.R. (1976) Strange Life. The Sourcebook Project Glen Arm.
7. Bergier, J. (1977) Il libro dell'Inesplicabile. Edizioni Mediterranee: Roma.
8. Baker, R.A. e Nickell, J. (1992) Missing Pieces. New York: Prornetheus Books.
9. Storr, G. (1982) The fairly concise New Scientist Dictionary. New Scientist 23/30 Dicembre 1982.
10. Pool, R. (1991) Science Literacy: The Enemy is Us. Science 251: 266-267.
11. Cumming, J., Fortsyth, S., Noble, J., Samagalski, A., Wheeler, T. (1990) Indonesia. A Travel Survival Kit. Victoria: Lonely Planet Publications.
12. Nye, J.L. e McCaffrey, A. (1989) The Dragonlover's Guide to Pern. New York: Del Rey Book.
13. Nye. J.L. (1988) Dragonfire. Tor Books: New York.
14. Wu Ch'eng-en (XIV secolo) Monkey. Trad. A.Waley 1942. George Allen and Unwin: Londra.
15. Budge. W. (1888) The Mortyrdom and Miracles of St. George. London.
16. Asbjornsen, C. e Moe, J. (1842-1866) Norwegian Fairy Tales. Traduzione italiana: Il giovane che si trasformò in leone, in falcoe in formica. Kodansha-Mondadori, 1983.
17. Maragnani, L. e Fava, F. (1990) Leggende e Storie Milanesi. Milano: Libreria Milanese.
18. Howgate, M. (1992) What makes a dinosaur? In S.White (Ed.) Dinosaurs, a celebration. Terrible claws and tyrants. Marvel Comics: New York, pp. 6-7.
19. Abel, 0. (1923) Die vorweltlichen Tiere in Maerchen, Sage und Abelglaube. Karlsruhe.
20. McCaffrey, A. (1968) Dragonflight. New York: Del Rey Book.
21. Borales, J.1.. (1978) El libro de los Seres Imaginarios. Buenos Aires: Emece Editores.
22. Ajie, H.O., Hauschka, P.V., Kaplan, I.R. e Sobel, H. (1991) Comparison of bone collagen and osteocalcin fòr determination of radiocarbon ages and paleodietary reconstruction. Earth and Planetary Science Letters. 107: 380-388.
23. Muyez, G., Sandberg, P., Knapen, M.H.J., Vermeer, C., Collins. M. e Westbroek, P. Preservation of the bone protein osteocalcin in dinosaurs. Geology, 20: 871-874.
24. Paabo, S., Higuchi, R.G. e Wilson, A.C. (1989) Ancient DNA and the polymerase chain reaction: The emerging field of molecular archaeology. Journal of Biological Chemistry, 264: 9709-9712.
25. Golenberg, E.M., Gianassi, D.E., Clegg, M.T., Smiley, C.J., Durbin, M., Henderson, D. e Zurawski, G. (1990) Chloroplast DNA sequences from a Miocene Magnolia species. Nature, 344: 656-658.
26. Saiki, R.E., Gelfand, D.H., Stoffel, S., Scarf, S.J., Higuchi, R., Horn, G.T., MuIlis, K.B. e Erlich, H.A. (1988) Primer-directed enzymatic amplification of DNA with a thermostable DNA polymerase. Science, 239: 487-491.
27. Crichton, M. (1990) Jurassic Park. Ballantine Books: New York. 28. Woodruff, U. The Expedition Journal of Pliny the Elder. Inventorum Natura, 1979, p. 115.
29. Gazzaniga, M. (1985) The Social Brain. Basic Books: New York.
30. Donegan (1984) Punch, Luglio 4, p. 63.

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