Riflessioni sul congresso di Macerata

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  • 06-05-2011
  • di Riccardo Mancini
Massimo Polidoro mi ha chiesto di descrivere qualche impressione sul congresso di Macerata che si è svolto lo scorso novembre. Accetto con piacere anche perché mi si offre la possibilità di infrangere uno dei comandamenti cardinali della professione di giornalista: posso infatti esprimere senza remore le più sfacciate opinioni personali. Prima però qualche cenno di cronaca è d’obbligo.
Il IV Congresso Nazionale del Cicap dal titolo "Energie misteriose?" e dall’esplicito sottotitolo "Medium, guaritori, icone piangenti, alieni e altre stranezze" si è svolto a Macerata dal 17 al 19 novembre, con un clima (atmosferico) da tregenda: pioggia torrenziale, venti impetuosi, temperature glaciali. Alla faccia di questi aspetti negativi, il Congresso è andato bene, tanto che dai successivi bollettini sanitari non sembra essere emersa nemmeno una banale influenza.
Durante la "tre giorni" sul palco si sono succeduti praticamente tutti i nomi noti del Cicap (quasi tutti diventati anche "volti televisivi" grazie, o se preferite per colpa, della terribile diffusione di spettacoli esoterici e paranormali offerti da tutte le emittenti tv durante gli ultimi mesi). Relazioni, confronti, dibattiti con il pubblico: tutto secondo le regole e la migliore tradizione.
Numerosi i soci presenti provenienti da ogni parte d’Italia. Peccato però che la città di Macerata sia risultata assai scarsamente coinvolta nel congresso, a parte l’eccezione di un piccolo gruppo di sostenitori di una santona locale.
Una caratteristica curiosa è stata la presenza asfissiante dei mass media. Sia chiaro, sono sempre i benvenuti specialmente se, almeno una volta all’anno, riportano il punto di vista razionale e scientifico nella descrizione dei cosiddetti "fenomeni". Però, tutti abbiamo compatito l’esausto Luigi Garlaschelli, costretto a far lacrimare a ripetizione le sue statue di gesso o l’affranto Polidoro colto da stiramenti muscolari per aver fatto levitare per la decima volta di seguito il solito tavolinetto spiritico. Ma se questo è il prezzo da pagare per ottenere "semel in anno" un’informazione corretta, non ci si può certo tirare indietro.
Piacevoli e ciarlieri sono risultati i momenti conviviali, nelle sale di un ristorante del centro. Ma quello che mi è sembrato più significativo è che questo congresso ha segnato un momento di crescita del Cicap. E come ogni crescita, richiede una serie di cambiamenti. A parere di molti presenti, infatti, è ormai poco utile realizzare congressi "generalisti", come avvenuto fino ad ora e come è stato quello di Macerata. E a maggior ragione se questi si svolgono in località minori che non permettono un adeguato supporto di pubblico. In sintesi, la richiesta (emersa tra i corridoi e nelle chiacchiere dei convenuti) è quella di svolgere durante tutto l’anno e nella città più rappresentative, o comunque nelle località in cui stanno nascendo gruppi locali del comitato, una serie di incontri utili a pubblicizzare ed estenderne l’attività stessa. Si tratterebbe quindi di conferenze (monotematiche o "generaliste" di supporto alle varie iniziative) che si rivolgono a simpatizzanti che potrebbero essere coinvolti nelle attività dell’associazione.
Il congresso, invece, dovrebbe rappresentare innanzi tutto un momento di sintesi organizzativa e strategica con l’effettuazione di un bilancio delle attività svolte durante l’anno e di quelle che si possono pensare per il prossimo.
Inoltre un appuntamento di questo genere rappresenterebbe un importante momento, per i soci che si cominciano ad aggregare regionalmente, per confrontarsi sui metodi e le strategie usate da ciascun gruppo per incrinare i vari muri di omertà "paranormale".
Non a caso infatti ho avuto l’impressione che uno dei momenti più vivi e significativi (purtroppo schiacciato come ultima sezione congressuale alla domenica pomeriggio) sia stato l’incontro presentato da Massimo Polidoro dal titolo "Il progetto Cicap 2000" e effettuato con i rappresentanti dei gruppi regionali. Da parte dei numerosissimi soci presenti in sala, sono arrivati stimoli, proposte, aspettative che hanno reso concreto e propositivo il dibattito. Come darci una struttura organizzativa più efficace? Come realizzare una rivista più presente e incisiva?
Credo che sia opportuno anche ragionare sul fatto che l’intervento che durante il congresso ha raccolto il maggior numero di applausi sia stato quello di Giovanni Panunzio, l’insegnante cagliaritano di religione, che ha fondato il "telefono antiplagio" contro i soprusi di maghi e santoni. Probabilmente almeno una consistente quota dei partecipanti ha apprezzato la concretezza dell’azione di denuncia realizzata da Panunzio. D’altra parte è anche vero che questo genere di attività non rientra nei compiti istituzionali del Cicap, però è evidente che oltre all’attività informativa e didattica, molti soci sentono l’esigenza di contrastare con più incisività l’opera di tanti ciarlatani.
La mia impressione è che il Cicap ha oggi capacità e intelligenze adatte a riuscire in una operazione di sviluppo consistente dei suoi soci e delle sue attività. A conferma di questa ipotesi sono arrivati, in queste ultime settimane, i primi incontri dei soci romani per la creazione di un gruppo locale (oltre trenta presenze in ciascuna delle due riunioni iniziali) e l’appuntamento del 3 marzo a Pavia di numerosi soci intenzionati ad avviare attività locali in altre regioni. Un entusiasmo e una carica, da non sottovalutare e da non disperdere.

Riccardo Mancini, giornalista, è il responsabile del costituendo Gruppo Lazio del Cicap.
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