Lo spirito della ragazza dal cuore spezzato

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La casa del mistero a Breganzona
Il vecchio, seduto a una sedia, si portò le mani al petto e afferrò il maglione stringendolo forte. Aveva gli occhi chiusi e parlava sussurrando.

«Sì... sento che qui è accaduto tutto. È questo il posto giusto» ripeteva. «È stato orribile... Non c’era più niente che si potesse fare. Ma finalmente è venuto il momento per porre fine a questo dolore. Ora potremo liberare il fantasma che per così tanti anni è rimasto intrappolato in questa casa».

Il clou dell’evocazione spiritica giunse dopo mezza giornata trascorsa a passeggiare per la casa, salendo scale, su fino in soffitta e poi giù nello scantinato, e di nuovo stanza per stanza all’infinito.

Era il medium inglese Eddie Burks quello che la RTSI, la televisione italiana della Svizzera, aveva chiamato a Breganzona perché tentasse di capire se una bella villa ottocentesca, ora usata come sede degli uffici comunali, era infestata dai fantasmi. C’erano state voci di paese e ipotesi di un’infestazione dopo che alcuni impiegati avevano notato episodi strani, luci che si spegnevano, rumori di passi... E io ero stato chiamato per osservare il lavoro di Burks e dare il mio parere su tutta la faccenda.

Dopo che ci eravamo presentati, era stato lo stesso medium a chiedermi di accompagnarlo nei suoi giri per la casa, forse per dimostrarmi che non intendeva usare trucchi - cosa che non avevo nemmeno sospettato, visto il tipo di dimostrazioni che era abituato a dare - e io avevo volentieri accettato per avere un’occasione di chiacchierare con lui e conoscerlo meglio.

Burks mi era subito sembrato un tipo simpatico. Di lui sapevo che la Coutts & Co., banca d’alto bordo da cui si serviva anche la Regina Elisabetta, lo aveva ingaggiato un paio d’anni prima per liberare gli edifici dalla banca da una misteriosa presenza spettrale senza testa. Stando ai resoconti giornalistici, dopo l’intervento di Burks nessuno aveva più visto il fantasma.

Nonostante la sua fama, però, Burks non si dava arie da mistico né sosteneva di cadere in trance e parlare in falsetto per simulare la voce di qualche spirito. Tuttavia, era convinto di potere “sentire” in un dato luogo la presenza di eventuali entità e di poterle contattare.

Ogni tanto, si fermava in una stanza, si sedeva, chiudeva gli occhi e, come diceva lui, apriva i suoi canali per cercare di “sintonizzarsi” con il mondo degli spiriti. Dopo un paio d’ore di questi giri e tentativi, chiese di potersi riposare un momento.

In quella mezz’oretta, ne approfittammo per tentare un altro approccio spiritico. Un’esperta locale di psicofonia, la tecnica attraverso cui alcuni sostengono di potere registrare le voci dei morti, avrebbe cercato di contattare il presunto spirito della villa.

Si trattava di una signora appassionata di spiritismo che si serviva per le sue prove di un vecchio registratore a cassette. Ci sedemmo in una stanza dove Burks aveva detto poco prima che forse aveva sentito una presenza. Su un tavolo fu appoggiato il registratore, mentre lei e io ci sedemmo su due poltroncine da ufficio. La donna fece partire il registratore e poi rimanemmo in silenzio per alcuni minuti.

Le tecniche usate dagli psicofoneti sono infatti diverse. C’è chi pensa che durante la registrazione sia necessario parlare, leggere magari un brano da un libro, per poi riascoltare il nastro e scoprire se - tra le normali chiacchiere - si è infilata qualche parola o qualche frase “extra” lasciata dagli spiriti. Altri, ascoltano queste registrazioni all’incontrario, decine di volte, finché qualche suono in quel guazzabuglio di parole capovolte sembra ricordare qualche parola reale. Altri ancora, infine, pretendono il silenzio più totale. La signora apparteneva a questo gruppo.

Una volta conclusa la registrazione, la donna riavvolse il nastro e alzò al massimo il volume. Essendo un vecchio registratore, quello che si sentì fu un fruscio fortissimo, dove ogni rumore casuale (auto che passavano in strada, il canto degli uccelli, le voci di bambini che giocavano in un parco poco lontano...) diventava un suono confuso e molto rumoroso. Tuttavia, in quel frastuono si udì qualcosa.

«È una voce, la sente?» esclamò la medium emozionata.

«Si sente qualcosa, ma non so se è una voce».

Lei riavvolse il nastro più e più volte per riascoltare ripetutamente il suono.

«Ma certo che è una voce! Ascolti, bene... cerchiamo di capire cosa dice».

Non volevo insistere sul fatto che a me non sembrava affatto una voce e lasciai continuare la signora.

«Ecco, forse dice: “Son qui”. Sentiamo...»

E via ancora, più e più volte.

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Il medium Eddie Burks con un giovane Massimo Polidoro
Quando ormai la donna era certa di avere scoperto una voce spiritica, che secondo lei diceva qualcosa come “Sono qui, mi senti?”, mi mossi sulla poltroncina. In quel preciso momento si udì un cigolìo, provocato dalle molle del sedile. Era identico alla “voce” sul nastro. La signora sbiancò, forse convinta che lo spirito fosse lì con noi nella stanza!

«Ma no, signora. Senta qui... è solo la sedia che cigola. Non è una voce».

Il colore le tornò di colpo sul viso e anche lei fu costretta ad ammettere che avevo ragione. Quella frase, “Sono qui, mi senti?”, se l’era solo immaginata. Si alzò, mise via il suo registratore e decise che si sentiva ormai troppo stanca per continuare.

Nel frattempo, Burks era pronto a ricominciare e iniziammo di nuovo a passeggiare per la casa finché, raggiunta una stanza al primo piano dove eravamo già passati più volte, disse che lo spirito era lì.

Così, si sedette e cercò il contatto. «Dimmi!» supplicava. «Raccontami cosa è successo in questa casa!»

Dopo poco iniziò a raccontare quello che la voce gli diceva. In breve, era successa una tragedia una cinquantina di anni prima. Una giovane donna, forse lasciata dal suo innamorato per un’altra, o forse contrastata dal padre che non apprezzava il suo spasimante, si era lanciata dalle scale, non si sa se intenzionalmente o per un incidente, rompendosi il collo.

Burks, con le lacrime che gli rigavano le guance, iniziò a pregare e a supplicare che lo spirito potesse tornare libero e lasciare così quelle mura. Ci volle una decina di minuti di preghiere finché Burks si rilassò, tirò il fiato e finalmente sorrise. «È fatta. Lo spirito se n’è andato» disse soddisfatto asciugandosi il viso.

La sensazione che ebbi fu quella di una persona che sinceramente credeva in quello che faceva e diceva. Quanto all’autenticità del contatto spiritico, tuttavia, avevo forti dubbi. Chiesi agli autori del programma di fare un ulteriore sforzo per documentarsi su ciò che era accaduto in quella casa una cinquantina d’anni prima. Come immaginavo, venne fuori che in quella villa, negli ultimi 100 anni, nessuno era morto di morte violenta, sicuramente nessuna ragazza dal cuore spezzato si era gettata dalle scale.

Ma all’epoca di quella scoperta il medium era già tornato in Inghilterra e ho forti dubbi che qualcuno lo abbia mai informato che, proprio come la psicofoneta, forse anche lui si era immaginato il suo contatto con l’aldilà.
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