Davvero la meta-analisi dimostra l’esistenza dello “psi”?

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Quando nel 1930 Wolfgang Metzger, uno degli ultimi grandi teorici della Gestaltpsychologie, pubblicò le sue ricerche sul Ganzfeld (campo totale)[1] probabilmente l’ultima cosa che si sarebbe aspettato era che la sua tecnica qualche decennio più tardi sarebbe stata utilizzata dai parapsicologi per dimostrare l’esistenza dei fenomeni cosiddetti “psi”. Nell’idea di Metzger, infatti, un campo di stimolazione assolutamente omogenea (come può ottenersi mettendo dei semiglobi traslucidi davanti ai bulbi oculari), essendo priva di struttura, avrebbe potuto facilmente far emergere in modo “puro” i fattori autoctoni di organizzazione sensoriale. Lo scopo dei parapsicologi, a partire da una ricerca di Honorton e Harper[2] del 1974, era opposto: secondo loro, la tecnica del Ganzfeld costituiva una situazione ideale per esaltare i fenomeni psi e rendere più evidente la comunicazione extrasensoriale.

Evidentemente è ozioso discutere il perché di questa pretesa facilitazione. Siamo in un campo in cui a ogni ragione si possono con uguale (in)sensatezza contrapporre infinite contro ragioni. L’unica cosa di fatto interessante è se, sul piano dell’analisi dei dati, le ricerche che usano il Ganzfeld portano a ottenere risultati migliori di quelli che usano altre tecniche. In particolare, oggi si disputano il campo arato dai nipotini di Rhine tre tipi di indagini: i) tecniche tipo Ganzfeld, appunto; ii) tecniche di deprivazione sensoriale non Ganzfeld - perché? perché sì - associate o meno a vari tipi di attività anch’esse ritenute capaci di aumentare le capacità psi dei partecipanti; iii) tecniche così dette a “risposta libera”, senza riduzione della stimolazione sensoriale, o della sua organizzazione.

Negli anni trascorsi dal 1974, mentre gli esperimenti condotti con queste tecniche si moltiplicavano, un altro elemento è entrato in gioco: la meta-analisi. È questa una tecnica statistica, proposta nella sua forma attuale nel 1976 da Gene Glass[3], che se ben applicata consente di mettere insieme e integrare i risultati di ricerche diverse sullo stesso tema, spesso disperse e altrimenti difficilmente comparabili. Purtroppo, quando male applicata, la meta-analisi si dimostra un formidabile strumento di distorsione dei dati, che consente di dimostrare tutto e il suo contrario. Mi limito a due rapide considerazioni: le ricerche che devono essere integrate devono essere tra loro omogenee per metodologia seguita, e condotte rigorosamente all’interno di ben precisi paradigmi metodologici, tra cui il rispetto della casualizzazione ha un’importanza assoluta. Peggio, in settori dubbi (medicine alternative, parapsicologia) è imponente il file drawer effect, e cioè la tendenza a pubblicare solo ricerche i cui risultati siano significativamente in accordo con le ipotesi del ricercatore: la meta-analisi diventa così un moltiplicatore degli effetti di distorsione, e permette di affermare l’efficacia dell’omeopatia e dei fiori di Bach, e l’esistenza dello psi.

Le ricerche sul Ganzfeld in parapsicologia sono oggi decine, e più meta-analisi trionfalistiche sono state eseguite su di esse, suscitando anche vivaci critiche, particolarmente da parte di Ray Hyman[4]. Ora l’occasione di questa nota è un’ulteriore meta-analisi condotta da Storm, Tressoldi e Di Risio, pubblicata su una delle più prestigiose riviste di psicologia scientifica, il Psychological Bulletin, con critica di Hyman, e controreplica dei primi[5].

Il terreno è molto tecnico, e rinvio senz’altro il lettore agli articoli originali, che non potrebbero neppure essere qui riassunti. In breve, Storm, Tressoldi e Di Risio affermano di aver dimostrato con le loro meta-analisi una significativa presenza di un fattore psi in 29 ricerche con tecnica Ganzfeld; una presenza sempre significativa ma inferiore in 16 ricerche di deprivazione, ma non Ganzfeld; e una presenza ancora inferiore in 14 ricerche a risposta libera. Tutte queste ricerche sono molto recenti, condotte tra il 1997 e il 2008.

I risultati parrebbero impressionanti (anche se mai clamorosi). La grandezza dell’effetto infatti non è mai di quelle che Cohen avrebbe chiamato grandi. Ma il risultato è indubbiamente impressionante.

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Il fatto è, come nota Hyman, che questa, come tutte le meta-analisi in campi così scivolosi, è una tecnica che viene applicata senza garanzie. Al meglio, Storm, Tressoldi e Di Risio hanno indicato una “ricetta” per condurre degli studi che dovrebbero essere replicabili, condizione ineludibile per accettare delle conclusioni come scientificamente sensate, ricetta che consiste, al di là della correttezza sperimentale, in una selezione accurata dei soggetti (e non in una pulizia a posteriori dei dati, per rendere le ricerche da confrontare omogenee). Ma, nota Hyman, ricerche così fatte sono già state condotte, e hanno fallito[6].

È superfluo dire che nella loro replica Storm, Tressoldi e Di Risio non hanno accettato le conclusioni di Hyman. Credo che di queste discussioni seguiteremo a leggerne, e ognuno si formerà poi le proprie opinioni. Quel che va però detto è che il livello del dibattito è nettamente superiore a quello che si incontra di solito. E questa non mi sembra una cattiva notizia, se vogliamo che la discussione non sia tra preclusioni aprioristiche contro adesioni acritiche.

Riccardo Luccio
Ordinario di psicometria, Università di Trieste

Note

1) Metzger, W (1930). Optische Untersuchungen am Ganzfeld. Psychologische Forschung, 13, 6-29; 30-54.
2) Honorton, C., & Harper, S. (1974). Psi-mediated imagery and ideation in an experimental procedure for regulating perceptual input. Journal of the American Society for Psychical Research, 68, 156-168.
3) Glass, G. V (1976). Primary, secondary, and meta-analysis of research. Educational Researcher, 5, 3-8.
4) La discussione si è svolta con notevole fair-play. vedi ad esempio Hyman, R., & Honorton, C. (1986). A joint communiqué: The psi ganzfeld controversy. Journal of Parapsychology, 50, 351-364.
5) Storm, L., Tressoldi, P. E., & Di Risio, L. (2010). Meta-analysis of free-response studies, 1992–2008: Assessing the noise reduction modelin parapsychology. Psychological Bulletin, 136(4), 471-485; Hyman, R. (2010). Meta-analysis that conceals more than it reveals: Comment on Storm et al. (2010). Psychological Bulletin, 136(4), 486-490. Storm, L., Tressoldi, P. E., & Di Risio, L. (2010). A Meta-Analysis With Nothing to Hide: Reply to Hyman (2010). Psychological Bulletin, 136(4), 491-494.
6) Broughton, R. S., & Alexander, C. H. (1997). Autoganzfeld II: An attempted replication of the PRL ganzfeld research. Journal of Parapsychology, 61, 209-226; Bierman, D. J. (2001). On the nature of anomalous phenomena: Another reality between the world of subjective consciousness and the objective world of physics? In P. Van Loocke (Ed.), The physical nature of consciousness (pp. 269-292). New York, NY: Benjamins.

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