Misteri ancora aperti

  • In Articoli
  • 04-05-2010
  • di Chiara Vandelli
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Nella fotografia in apertura, Massimo Polidoro durante una rievocazione storica dell’uomo nella maschera di ferro, manifestazione che si ripete ogni anno a Pinerolo, nella cui fortezza ormai scomparsa il misterioso prigioniero rimase alcuni anni (foto: M. Polidoro)

Da quando è nato più di vent’anni fa, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale ha affrontato centinaia di casi misteriosi. Per molti ha trovato una spiegazione, ma ne restano alcuni per i quali una soluzione definitiva ancora manca.

Il CICAP non ha certo la pretesa di avere una risposta per tutto; i suoi collaboratori sono soprattutto persone curiose che vogliono capire come funziona il mondo e quando capita di non poter mettere la parola fine a un’indagine non hanno problemi ad ammetterlo: la scienza progredisce solo se non ha preconcetti. Nella mancanza di certezze ogni teoria è libera di fiorire e qualunque ciarlatano può dire la sua; quello che contraddistingue il lavoro del CICAP è l’applicazione di un metodo scientifico più rigoroso possibile, cercando di non farsi trascinare dalle ipotesi più sfrenate e slegate dalle prove. È però anche vero che certi enigmi non smetteranno forse mai di affascinare e di sollevare interrogativi. Magari da qualche teoria che oggi ci appare bizzarra domani potrebbe anche uscire qualche nuova, affascinante scoperta. La redazione di Query racconta quali sono i casi ancora aperti che li incuriosiscono di più.

Chi era l’uomo nella Maschera di Ferro?
Fu fatto prigioniero durante il regno di Luigi XIV, ma fu subito isolato e il suo volto nascosto da una maschera, che portò per tutta la vita. Chi era? «I romanzi di Alexandre Dumas ipotizzano che fosse il gemello del Re Sole, rinchiuso per impedirgli di salire al trono, ma non è così» dice Massimo Polidoro, giornalista, scrittore e Segretario Nazionale del CICAP. «Gli storici più accreditati sembrano propendere per un’altra spiegazione. Sembra infatti si trattasse di un semplice criminale, costretto a indossare una maschera dal suo carceriere, Bénigne Dauvergne de Saint-Mars, che, grazie a questa trovata, fece carriera e per tutta la vita, in tutti i suoi spostamenti, si portò sempre appresso il prigioniero mascherato. Tuttavia, la distruzione della Bastiglia, dove l’uomo morì, e la scomparsa di molti documenti rendono incerta anche questa spiegazione».

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Esperimento Ganzfeld: la chiaroveggenza è dimostratata?
Esiste qualche facoltà extrasensoriale?
«Se guardiamo i dati, la parapsicologia è una scienza che ha fallito» dice Lorenzo Montali, psicologo sociale all’Università di Milano-Bicocca e direttore di Query. «I pochi centri di ricerca nel mondo hanno quasi tutti chiuso. Ormai nessuno realizza più gli esperimenti Ganzfeld sulla chiaroveggenza, ovvero la possibilità di vedere qualcosa che succede a distanza, o quelli sulla “micro-psicocinesi”, cioè la possibilità di influenzare con la mente variazioni infinitesimali in un generatore di numeri casuali. I risultati di questi studi erano sempre sul filo dell’incertezza, non era chiaro se i pochi successi fossero dovuti a facoltà ESP oppure a errori procedurali. È evidente che se un filone di ricerca chiude non è una buona notizia, e potremmo non scoprire qualche potenzialità ad oggi sconosciuta, ma d’altro canto perché un ricercatore dovrebbe investire tempo ed energie in un campo così improduttivo?».

Esiste lo Yeti?
«Quello delle creature misteriose è uno dei campi più promettenti» spiega Polidoro. «Periodicamente, la zoologia registra nuove specie scoperte in qualche angolo remoto della terra. E non si tratta solo di particolari varianti di insetti o batteri. A volte, soprattutto in fondo al mare, si scoprono nuove specie animali anche di grandi dimensioni, piovre gigantesche o pesci, come il celacanto, che si credevano estinti 70 milioni di anni fa. Tra le creature semileggendarie, i cosiddetti uomini-scimmia, variamente definiti “abominevoli uomini delle nevi”, yeti, sasquatch e bigfoot, rappresentano le meno improbabili. Intanto perché, a differenza del mostro di Loch Ness, non stiamo parlando di un dinosauro, che sarebbe sopravvissuto milioni di anni, in uno spazio ridotto come quello di un lago, e nonostante ciò riuscirebbe comunque a rimanere praticamente invisibile e introvabile. Quindi, qualcosa di altamente improbabile. Parliamo piuttosto di una creatura dalle caratteristiche umanoidi, forse una specie ignota di orso o di grizzly, che vivrebbe in regioni remote e poco ospitali, e ciò giustificherebbe in qualche modo le poche notizie che si hanno circa la sua effettiva esistenza».

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UFO: esistono forme di vita oltre a quelle che popolano la Terra?
Gli extraterrestri esistono?
«È uno dei grandi interrogativi dell’uomo» dice Andrea Ferrero, ingegnere alla Thales Alenia Space di Torino. «Esistono forme di vita oltre a quelle che popolano la Terra? Al CICAP ci siamo spesso occupati di presunti incontri con alieni e avvistamenti UFO, ma finora non abbiamo ancora trovato un caso autentico. Non saremo certo noi a scoprire se c’è vita nello spazio, di ben altra portata sono i progetti in corso alla Nasa e altrove». Uno di questi è il progetto SETI (Search For Extraterrestrial Intelligence), dedicato alla ricerca di vita intelligente nel cosmo. Una ricerca che non prevede viaggi interstellari, per ora non realizzabili, ma piuttosto la ricerca di segnali radio di origine artificiale, generati da civiltà non umane.

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L’antico meccanismo di Antikitera: che cos’è?
Sono autentiche certe antiche tecnologie?
«Tra i misteri più grandi a volte si citano i cosiddetti “oggetti fuori posto”, esempi di tecnologia in epoche remote, ben prima della loro invenzione “ufficiale” o addirittura della comparsa dell’uomo» dice Stefano Bagnasco, fisico all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. «In genere si scopre che o gli oggetti erano più recenti, oppure la loro funzione è stata fraintesa. Ora, però, c’è un nuovo caso di cui il CICAP si vorrebbe occupare. Si tratta di microscopiche spirali di tungsteno, esempi di “nanotecnologie” secondo alcuni, ritrovate sugli Urali a profondità che fanno pensare al Pleistocene». È chiaro che se questi oggetti risalissero davvero a un’epoca preistorica significherebbe che erano esistite civiltà tecnologiche molto sviluppate di cui oggi non sappiamo nulla. E, naturalmente, c’è già chi ipotizza il passaggio sulla Terra di extraterrestri o lo sviluppo e l’estinzione di una qualche civiltà misteriosa. «Al momento non si sa di che cosa si tratti, ma potrebbero semplicemente essere pezzi di lampadina. Il problema è capire come sono finiti lì» continua Bagnasco. «Speriamo di saperne di più prima o poi: in questo momento, non è nemmeno chiaro dove siano andati a finire i reperti».

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Un’illustrazione di N.C. Wyeth per il frontespizio di The Boy’s King Arthur, un’edizione per ragazzi della storia di Re Artù datata 1922.
È esistito Re Artù?
Altrettanto enigmatica la ricerca di riscontri storici a vicende leggendarie, come la storia di Re Artù. Secondo alcuni storici, potrebbe essere esistito nel medioevo un re britannico sui cui sarebbe stata modellata la leggenda di Artù. Si chiamava Riothamus e, come Artù, sbarcò in Gallia per combattere i Romani ma, come il re della leggenda, fu tradito e perse la battaglia. Infine, fuggì diretto verso una città della Borgogna che si chiamava Avallon e sparì nel nulla. Proprio come Artù che partì per Avalon senza lasciare tracce. «Si tratta di un’ipotesi molto suggestiva, ma nemmeno qui abbiamo alcuna certezza» continua Polidoro. «La figura di Artù, ripulita da certe leggende, sembra plausibile che sia realmente esistita. Certo, sarebbe bello trovare qualcosa che possa fare luce su questo mistero: un libro dimenticato, una targa, un’iscrizione, una tomba... Così come sarebbe straordinario potere avere certezze su uno degli elementi più celebri della saga Arturiana, il Sacro Graal. È esistito? E se sì che cos’era di preciso: un calice, una scodella, un libro, una discendenza, una metafora? Nemmeno su questo però c’è accordo tra gli studiosi. Un altro mistero che, temo, sarà destinato a restare sempre tale».

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Un caso sospetto: autocombustione o tragica fatalità?
L’autocombustione umana è un fenomeno autentico?
«Davvero una persona può prendere fuoco all’improvviso dall’interno e ridursi in cenere?» si chiede Beatrice Mautino, biotecnologa e divulgatrice scientifica. «In letteratura si trovano casi di persone incenerite in casa propria senza che altro nella casa abbia preso fuoco. Però, spesso si trattava di persone dal sonno particolarmente profondo, alcolizzate o sotto farmaci, che si addormentavano con una sigaretta accesa o vicino a un caminetto scoppiettante. L’Organizzazione Mondiale della Sanità non riconosce l’autocombustione come un fenomeno biologico e nessuno è mai stato testimone diretto di un evento del genere. Tuttavia, qualche dubbio resta e, pur non augurando a nessuno di fare questa fine, sarebbe interessante poter documentare un caso di questo tipo».

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Il busto dorato di San Gennaro conservato presso il Duomo di Napoli (foto: M. Polidoro)
Perché si liquefa il sangue di San Gennaro?
«Questo è un caso di cui ci siamo direttamente occupati e per il quale possiamo avere dei sospetti» dice Luigi Garlaschelli, chimico all’Università di Pavia e responsabile delle Sperimentazioni del CICAP. Insieme a due colleghi del CICAP, Sergio Della Sala e Franco Ramaccini, nel 1991 Garlaschelli riuscì a ottenere in laboratorio una sostanza che – quando agitata - si trasformava da solida a liquida, proprio come accade con il sangue di S. Gennaro. «La notizia della nostra scoperta fece il giro del mondo. Tuttavia, non ci è (ancora) stato permesso di analizzare la sostanza presente nell’ampolla conservata al Duomo di Napoli per capire se possa trattarsi di qualcosa di analogo. Di conseguenza, finché non sarà possibile condurre qualche semplice test sull’originale, è impossibile dire se la nostra ipotesi è quella giusta o meno. Naturalmente, abbiamo scritto alla Curia offrendo la nostra disponibilità, ma aspettiamo ancora risposta».

Adattato da un articolo originariamente pubblicato su Focus Extra 36 (Inverno 2009) e riprodotto su gentile concessione dell’editore.
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