La fine dell'omeopatia?

Un nuovo attacco all'efficacia dell'omeopatia è stato recentemente portato dalla prestigiosa rivista medica inglese Lancet, in un articolo del ricercatore Ben Goldacre dal titolo "Benefici e rischi dell'omeopatia"

Ben Goldacre è un medico che si occupa di pseudoscienza e di sociologia della medicina. Scrive su The Guardian, ove il 16 novembre 2007 è comparso un altro suo commento ("La fine dell'omeopatia?", su www.badscience.net/?p=578 ).

Nel commento su Lancet (vol. 370, 17 novembre 2007), Goldacre ricorda i vantaggi dell'uso consapevole di un placebo - ad esempio in casi di stress lavorativo, affaticamento, alcuni tipi di dolori alla schiena, e i comuni raffreddori - ma anche gli impliciti problemi, non solo di ordine etico, che esso pone. Una statistica rivela che la metà degli omeopati sconsiglia ai propri pazienti le vaccinazioni contro le malattie infantili, oppure raccomanda un'inefficace profilassi omeopatica contro la malaria. Minare la fiducia nella medicina scientifica, secondo Goldacre, è un tratto distintivo, forse dettato da ragioni commerciali, dei fautori dell'omeopatia.
Esporre il pubblico a pericoli, ritardare le diagnosi accurate, o addirittura interrompere cure mediche efficaci per malattie gravi sono altri pericoli reali contro i quali Goldacre mette in guardia.
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Gli esiti di tutti i test meglio condotti hanno sinora costantemente confermato che non vi è differenza tra un rimedio omeopatico e un placebo.

Goldacre ritiene che i sostenitori dell'omeopatia ne diffondano un'immagine falsamente scientifica al pubblico generico, citando solo i risultati positivi. Per avere un'idea di quanto le riviste omeopatiche siano parziali e selettive nei lavori che pubblicano, basti sapere che solo il 5 per cento di essi ha esiti negativi.
Alle sue critiche su come gli omeopati affrontano il problema della malaria, la Società degli Omeopati non ha risposto, limitandosi a querelare il suo sito.
Da decenni, comunque, neppure l'omeopatia può esimersi dal sottoporsi a test clinici adeguati. Gli esiti di tutti i test meglio condotti hanno costantemente confermato che non vi è differenza tra un rimedio omeopatico e un placebo. Lancet, dopo l'ultima meta-analisi (27 agosto/2 settembre 2005; 366 (9487): 726-32) ritiene che questo sia un fatto definitivamente provato e che l'omeopatia dovrebbe ormai essere dimenticata dai medici come tante altre vecchie terapie.
In Italia, grazie all'autonomia di spesa delle Regioni, esistono vari centri e ambulatori che forniscono anche terapie "alternative" (ovvero, come per l'omeopatia, di efficacia dubbia o indimostrata). Brilla la Regione Toscana, che ha di recente emanato una legge (la 9/07) al riguardo. Forse ora anche da noi, come già in altri paesi europei, in seguito a queste ripetute smentite il Servizio Sanitario nazionale valuterà se ridurre le spese per le terapie non testate clinicamente.

Nel frattempo, l'omeopatia è tanto inverosimile da rientrare negli interessi del CICAP. Esiste un premio di un milione di dollari, fornito dal noto investigatore americano James Randi, per chiunque sappia distinguere (in laboratorio o in una clinica) tra contenitori anonimi quali contengano un prodotto omeopatico e quali solo acqua fresca. Un test fatto dalla BBC e dalla Royal Society inglese su quello che gli omeopati presentavano come il miglior esperimento disponibile ha prodotto un fallimento completo (consultabile su www.cicap.org/new/articolo.php?id=273174 ).
In Germania capitò un altro caso esemplare del quale non si è mai sentito parlare da noi: era stato pubblicato su una rivista di omeopatia un lavoro nel quale degli omeopati (Karen Nieber et al.) trovavano differenze misurabili in laboratorio con l'uso di belladonna in dosi omeopatiche. Per questa pubblicazione era stato loro assegnato dall'associazione degli omeopati tedeschi un premio di 10 mila euro. Tre accademici di altre università si presero la briga di fare le pulci a questo lavoro, scoprendo una serie di errori nei calcoli e nelle misure. È andata a finire che gli autori della pubblicazione restituirono il premio!
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Una statua del dottor Samuel Hahnemann, il medico tedesco fondatore dell'omeopatia

Anche il CICAP in Italia ha eseguito vari test (falliti), il più bizzarro dei quali fu condotto all'Università di Parma su 300 polli d'allevamento, mentre è da tempo in trattative con un professore dell'Università di Napoli per un ulteriore esperimento di laboratorio.

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