Come ti risolvo il caro benzina

Un appello via mail spiega come ottenere un risultato che tutti desiderano. Peccato che il metodo sia del tutto sbagliato

  • In Articoli
  • 25-08-2007
  • di Paolo Attivissimo
Questo appello è circolato su Internet in tre versioni a partire dal 2002.
Il testo dell’appello versione 2002.
Diamoci una mano… Abbassiamo il prezzo della benzina. Se ci mettiamo assieme possiamo veramente fare qualcosa, oppure preferite vedere la benzina arrivare a 2 euro al litro? Una soluzione intelligente ed efficace. Non solo per la benzina ma il metodo potrebbe determinare una soluzione per qualsiasi tipo di prodotto. C’è bisogno di un’azione energica e aggressiva per far capire alle case produttrici di petrolio e derivati che sono i CLIENTI a controllare il mercato e non i VENDITORI.
L’unico metodo per far abbassare i prezzi della benzina è attaccare la tasca di chi la produce, e la parte più sensibile, quindi NON ACQUISTANDO BENZINA DA LORO. E noi possiamo fare questo senza alcun problema. Come? Consideriamo che tutti dipendiamo delle nostre auto, e non possiamo far a meno di acquistare la benzina. Ma possiamo promuovere un impatto nei prezzi dei combustibili, se tutti assieme forziamo una guerra di prezzi tra tutti i produttori.
Proprio così. È così che funziona il mercato. Ecco l’idea: da oggi fino alla fine del 2002 non comprare benzina o derivati dalla principale fornitrice di benzina e derivati di petrolio, l’IP. Semplice. Se non vendono benzina, per un lungo periodo, automaticamente ridurranno i prezzi dei propri prodotti, per recuperare il mercato. Se IP riduce i prezzi, anche le altre compagnie dovranno adeguarsi e abbassare anche i loro prezzi. Questo è assolutamente sicuro, è già successo molte volte. Per avere una grossa influenza dobbiamo raggiungere milioni di consumatori.
È sufficiente, al momento di fare benzina, scegliere un distributore che non sia IP. Fino alla fine del 2002.
Per raggiungere milioni di persone è semplice: io sto inviando questa mail a circa 30 persone. Se ognuno di questi 30 inviasse il messaggio ad altre 10 persone (30x10=300) e questi 300 inviassero ad altre 10 facciamo 3000, e così via, potremmo raggiungere rapidamente 3 MILIONI di persone! Se questi tre milioni inviassero la mail ad altri 10 sono 300 MILIONI DI PERSONE, molto di più di tutti gli italiani, IMMAGINATE quanto è forte il nostro potere. Se ognuno di noi rispedisce questa mail dopo un giorno, tutti i possibili 300 milioni di persone sarebbero contattati entro 8 GIORNI! Sembra strano che un semplice mail possa far abbassare il prezzo della benzina MA È COSÌ!
Passate questa mail a tutti quelli che usano la macchina, abbassiamo la benzina.
N.B. Negli USA la benzina costa 0,55 euro = 1064 lire, abbassata a questi livelli con questo metodo.

Versione 2003.
Siamo venuti a sapere di un’azione comune per esercitare il nostro potere nei confronti delle compagnie petrolifere: semplice e geniale! Possiamo far abbassare il prezzo della benzina ai colossi del petrolio, senza dover rinunciare ad acquistare benzina!
Anche se non hai la macchina, per favore fai circolare il messaggio agli amici. È un’idea geniale!
Si sente dire che la benzina aumenterà ancora fino a 1,10 euro al litro. Possiamo far abbassare il prezzo solo se ci muoviamo insieme, in modo intelligente e solidale. Ecco come. Posto che l’idea di non comprare la benzina un determinato giorno ha fatto ridere le compagnie (sanno benissimo che per noi, si tratta solo di un pieno... differito, perché alla fine ne abbiamo bisogno!), c’è un sistema che invece li farà ridere pochissimo, purché agiamo in tanti. La parola d’ordine è: colpire il portafoglio delle compagnie senza lederci da soli. I petrolieri e l’OPEC ci hanno condizionati a credere che un prezzo che varia tra 0,95 e 1 euro al litro sia un buon prezzo, ma noi possiamo far loro scoprire che il prezzo conveniente è la metà. Ormai i consumatori hanno scoperto che possono incidere moltissimo sulle politiche delle aziende, e basta decidere di usare il potere che abbiamo.
La proposta è che, da qui alla fine dell’anno, non si compri più benzina delle due più grosse compagnie, SHELL ed ESSO, che peraltro ormai formano una sola compagnia. Se non venderanno più benzina, saranno obbligate a calare i prezzi. Se queste due compagnie calano i prezzi, le altre dovranno per forza adeguarsi. Per farcela, però, dobbiamo essere milioni di clienti di Esso e Shell, in tutto il mondo. Questo messaggio, proveniente dalla Francia, è stato inviato a una trentina di persone; se ciascuna di queste aderisce e a sua volta lo trasmette a... diciamo una decina di amici, siamo a trecento.
Se questi fanno altrettanto, siamo a 3000, e così via. Di questo passo, quando questo messaggio sarà arrivato alla… settima “generazione”, avremo raggiunto e informato trenta milioni di consumatori! Inviate dunque questo messaggio a dieci persone, chiedendo loro di fare altrettanto. Abbiamo calcolato che, se tutti sono abbastanza veloci nell’agire, potremmo sensibilizzare circa 300 milioni di persone in otto giorni.
È certo che, ad agire così, non abbiamo niente da perdere, non vi pare?!


Versione 2007.
Attenzione! Dal blog di Beppe Grillo parte un’iniziativa. Provare non costa nulla... COME AVERE LA BENZINA A METÀ PREZZO? Anche se non hai la macchina, per favore fai circolare il messaggio agli amici. Siamo venuti a sapere di un’azione comune per esercitare il nostro potere nei confronti delle compagnie petrolifere.
Si sente dire che la benzina aumenterà ancora fino a 1,50 euro al litro. UNITI possiamo far abbassare il prezzo muovendoci insieme, in modo intelligente e solidale. Ecco come.
La parola d’ordine è “colpire il portafoglio delle compagnie senza lederci da soli”. Posta l’idea che non comprare la benzina in un determinato giorno ha fatto ridere le compagnie (sanno benissimo che, per noi, si tratta solo di un pieno differito, perchè alla fine ne abbiamo bisogno!), c’è un sistema che invece li farà ridere pochissimo, purché si agisca in tanti. I petrolieri e l’OPEC ci hanno condizionati a credere che un prezzo che varia da 0,95 e 1 euro al litro sia un buon prezzo, ma noi possiamo far loro scoprire che un prezzo ragionevole anche per loro è circa la metà. I consumatori possono incidere moltissimo sulle politiche delle aziende; bisogna usare il potere che abbiamo. La proposta è che da qui alla fine dell’anno non si compri più benzina dalle due più grosse compagnie, Shell ed Esso. Se non venderanno più benzina (o ne venderanno molta meno), saranno obbligate a calare i prezzi. Se queste due compagnie caleranno i prezzi, le altre dovranno per forza adeguarsi. Per farcela, però dobbiamo essere milioni, in tutto il mondo.
Questo messaggio proviene dalla Francia, è stato inviato ad una trentina di persone; se ciascuna di queste aderisce e a sua volta lo trasmette a, diciamo, una decina di amici, siamo a trecento. Se questi fanno altrettanto, siamo a tremila, e così via. Di questo passo, quando questo messaggio sarà arrivato alla “settima generazione”, avremo raggiunto e informato 30 milioni di consumatori!
Inviate dunque questo messaggio a dieci persone chiedendo loro di fare altrettanto. Se tutti sono abbastanza veloci nell’agire, potremmo sensibilizzare circa trecento milioni di persone in otto giorni! È certo che, ad agire così, non abbiamo niente da perdere, non vi pare?
Rinunciamo per un po’ ai bollini e regali e baggianate che ci vincolano a queste compagnie. Coraggio, diamoci da fare».


Datazione e origini


Secondo gli archivi di Google, la prima versione dell’appello (quella del 2002) circola almeno dal 30 luglio 2002 nei newsgroup italiani. Le prime segnalazioni della versione 2003 mi sono arrivate ai primi di marzo 2003. L’ultima versione ha iniziato a circolare a maggio 2007.
Tralasciando l’italiano decisamente sconnesso di alcune versioni, la premessa di base di questi appelli è che boicottando una delle case produttrici si possano ottenere sostanziali ribassi del prezzo della benzina. Purtroppo la premessa è sbagliata: gran parte del prezzo alla pompa, infatti, non dipende dai produttori, ma dal fisco.
Per esempio, all’epoca della circolazione del primo appello (2002), sull’euro circa che si pagava per un litro di benzina, al produttore andavano una trentina di centesimi: il resto era costituito da tasse (accisa e IVA). Queste, perlomeno, erano le cifre che avevo trovato presso www.tecnici.it , in cui erano dichiarate come “dati forniti dal Ministero dell’Industria” a novembre 2002 (v. tabella; i prezzi elencati sono in euro).

Prodotto oetrolifero (dati 2002) Al consumo Accisa IVA Tot. imposte Pranzo al netto delle imposte
Benzina senza piombo 1,056 0,542 0,176 0,718 0,338
Gasolio per auto 0,866 0,403 0,144 0,547 0,319
GPL 0,545 0,157 0,091 0,248 0,297

Prodotto oetrolifero (dati 2003) Al consumo Accisa IVA Tot. imposte Pranzo al netto delle imposte
Benzina senza piombo 1,090 0,542 0,182 0,724 0,366
Gasolio per auto 0,905 0,403 0,151 0,544 0,351
GPL 0,579 0,157 0,096 0,253 0,326

Prodotto oetrolifero (dati 2007) Al consumo Accisa IVA Tot. imposte Pranzo al netto delle imposte
Benzina senza piombo 1,280 0,564 0,213 0,777 0,502
Gasolio per auto 1,128 0,416 0,188 0,604 0,524
GPL 0,641 0,125 0,107 0,107 0,409


I dati sulla composizione del prezzo di benzina, gasolio e GPL a febbraio 2003, quando circolava la seconda versione dell’appello, sono nella tabella 2: la fonte, ora obsoleta, era ancora www.tecnici.it . I prezzi sono sempre in euro.
La composizione del prezzo di benzina, gasolio e GPL ad aprile 2007, periodo di circolazione della terza variante dell’appello, era quella di tabella 3, tratta dal sito dell’Osservatorio prezzi del Ministero dello Sviluppo Economico, che riportava la struttura del prezzo medio nazionale dei prodotti petroliferi aggiornata al 23 aprile 2007 (in euro).
Il boicottaggio potrebbe quindi incidere soltanto sugli importi nell’ultima colonna a destra. È abbastanza chiaro che quand’anche benzinai e società petrolifere decidessero di scontare fortemente il prezzo della benzina, il prezzo al consumo non si dimezzerebbe come sostiene l’appello.
Insomma, questi appelli al boicottaggio selettivo dei distributori di benzina sono rivolti al bersaglio sbagliato. È il fisco, non l’OPEC, che si mangia gran parte di quello che paghiamo alla pompa. Ma col fisco non si può discutere e non si possono fare boicottaggi, per cui questi appelli si sfogano prendendosela con chi invece c’entra poco: la classica sindrome del “se la moglie ti rimprovera, dai un calcio al cane”. Boicottare una catena di distributori e rivolgersi a un’altra, per il fisco non fa alcuna differenza.
In realtà, il modo per ridurre subito la spesa affrontata al distributore c’è, e non richiede catene di sant’Antonio o improbabili boicottaggi altamente coordinati. Basta guidare un po’ più piano e meno nervosamente, magari rispettando i limiti di velocità cittadini, visto che il ciclo urbano di continue brusche accelerazioni e brusche frenate è quello che fa schizzare verso l’alto i consumi. Rispettare i limiti di velocità, inoltre, avrebbe anche il non trascurabile effetto collaterale di ridurre il numero impressionante di morti per incidenti stradali. Pensateci.
Inoltre, il risultato che, secondo la versione 2002 dell’appello, sarebbe stato ottenuto negli Stati Uniti (55 centesimi di euro) è inventato di sana pianta.
Infatti il prezzo medio nazionale USA riferito a novembre 2002 (grosso modo l’epoca in cui ha iniziato a circolare quella versione dell’appello) era 1,44 dollari al gallone (un gallone vale circa 3,78 litri), pari a 0,38 euro al litro, non 0,55. La fonte di questo dato è la ABC: purtroppo il link è ormai obsoleto.
Anche l’affermazione che il prezzo è stato abbassato a questi livelli con questo metodo è falsa, perché la variazione dei prezzi non è dovuta a boicottaggi selettivi, ma all’andamento del mercato petrolifero. Un documento della Exxon taglia la testa al toro: presenta due grafici, quello del prezzo del greggio e quello del prezzo alla pompa in USA, che sono sostanzialmente sovrapponibili, soprattutto dagli anni Settanta in poi. Quando sale il prezzo del greggio, sale il prezzo alla pompa. Idem in caso di discesa.
Quindi di calo dei prezzi USA derivanti da boicottaggi proprio non c’è alcuna traccia.

Cosa c’è dietro


Appurato che il contenuto dell’appello è totalmente infondato, resta da chiedersi che cosa abbia spinto l’autore della prima versione dell’appello a diffonderlo. La spiegazione più logica è l’intenzione di sabotare la IP (l’unica compagnia petrolifera citata), che fra l’altro non pratica sistematicamente i prezzi più alti: controllate i distributori della vostra zona e ve ne accorgerete.
Tuttavia, la ricerca in Google Groups indica che il messaggio è arrivato improvvisamente nei newsgroup fra il 30 e il 31 luglio 2002, ha sempre come mittente una “Sonia”, il cui indirizzo [email protected] punta a un nome di dominio inesistente, riporta sempre gli stessi due indirizzi altrettanto inesistenti (da [email protected] a [email protected], che ho verificato entrambi ottenendo “user unknown”), ed è stato inviato ripetutamente ai newsgroup più disparati e fuori tema, come it.annunci.usato, it.annunci.commerciali, free.it.auto.lancia-delta, free.it.cultura.fotografica e it.lavoro.consulenti.
La presenza di diversi errori grammaticali, che di primo acchito parrebbe una semplice indicazione di scarsa cultura linguistica, se combinata con questi indizi, fa invece pensare a un “pallone-sonda” di quelli lanciati occasionalmente dagli spammer: gli errori servono per creare sequenze di parole univoche, che consentono di seguire la diffusione del messaggio tramite i motori di ricerca, proprio come ho fatto io. Tuttavia, in mancanza di conferme, non posso esserne del tutto certo. In ogni caso, l’appello è una bufala in tutte le sue varianti e ne sconsiglio vivamente la diffusione.

Marzo 2003: è coinvolto un professore


La distribuzione incontrollata degli appelli più squinternati fa spesso “vittime” innocenti. Ricevo infatti da un professore dell’Università di Pisa la richiesta di segnalare che la bufala circola anche in una versione accompagnata in calce dal suo nome, cognome, indirizzo del luogo di lavoro, numeri di telefono, e indirizzo e-mail, in maniera tale che ne sembra l’autore, cosa assolutamente falsa.
Il professore smentisce in maniera categorica di essere l’autore dell’invito al boicottaggio. Il caso del professore è tipico delle conseguenze nefaste di chi, per varie ragioni, si ritrova ad avere il proprio nome associato a una bufala. Come mi racconta il professore stesso,
da diverse settimane mi arrivano ogni giorno decine di e-mail e telefonate con richieste di chiarimento, commenti di tutti i tipi, e anche insulti. Ho quindi cercato di rispondere a tutti i messaggi che mi sono arrivati con delle smentite e richieste di interrompere la catena. Tuttavia, negli ultimi giorni la divulgazione di questo messaggio sembra invece aumentare esponenzialmente (forse anche grazie a questa firma, ritenuta da qualcuno “autorevole”).

Ma come sempre le sue risposte individuali e le sue smentite non bastano, per cui si è rivolto al Servizio Antibufala nella speranza che questo possa dare più visibilità alla reale situazione.
Speriamo serva a qualcosa.

C’è boicottaggio e boicottaggio


Gli appelli descritti qui non vanno confusi con un’altra iniziativa di boicottaggio riguardante la benzina, quella promossa intorno al 2002 da Greenpeace contro Esso (Exxon), che non era affatto una bufala e aveva tutt’altro significato e spessore. Non vorrei che qualcuno, leggendo una riga sì e una no della mia indagine, pensasse che tutte le forme di boicottaggio che girano intorno al petrolio siano bufale (e magari che io sia al soldo delle compagnie petrolifere; capita anche questo). La differenza fondamentale e abissale fra l’appello di Greenpeace e le campagne come “boicotta Esso e Shell per dimezzare il prezzo della benzina” e simili sta nelle motivazioni e nell’efficacia: mentre le seconde hanno un obiettivo egoista e oltretutto impossibile per motivi fiscali (si vuole pagare meno la benzina soltanto per essere liberi di rombare con il macchinone, mentre è il Fisco il principale responsabile del prezzo del carburante), l’invito al boicottaggio della Esso fatto da Greenpeace aveva una motivazione etica e ottime possibilità di riuscita. Era una forma pacifica di protesta, presente in numerosi paesi, come trovate descritto sul sito inglese di Greenpeace e dalla BBC fra le notizie del 2002.

Paolo Attivissimo
Scrittore e informatico, responsabile del Servizio Antibufala.
Testo tratto da www.attivissimo.net
accessToken: '2206040148.1677ed0.0fda6df7e8ad4d22abe321c59edeb25f',