Falsi ricordi alla sbarra

Centinaia di processi e tante condanne ingiuste. Martin Gardner ricostruisce la "guerra dei ricordi" che per 10 anni ha attraversato gli Stati Uniti. E che non smette di provocare vittime

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  • 07-08-2007
  • di Martin Gardner
Tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta migliaia di famiglie furono distrutte da uno dei peggiori scandali psichiatrici della storia degli Stati Uniti. All'improvviso moltissime donne "ricordarono" di aver subito abusi sessuali da parte dei padri o di altri parenti stretti quando erano bambine.
Le accuse si fondavano su presunte memorie di abusi che erano state a lungo represse ed erano riemerse con l'aiuto di psicoterapeuti che utilizzavano tecniche di suggestione tra cui l'ipnosi.
Le carceri si riempirono di padri condannati anche all'ergastolo da uno stuolo di giudici poco informati.
Quella che venne in seguito definita la "sindrome dei falsi ricordi" giocò un ruolo cruciale anche nella condanna di Padre Shanley, uno degli imputati nello scandalo sessuale all'interno della Chiesa cattolica che sconvolse l'America nel 2002. Con una differenza: i ricordi degli abusi subiti dai suoi quattro accusatori non erano riemersi nel corso di una terapia, ma erano stati tutti scatenati dalla lettura di un articolo di giornale.
Pubblichiamo la sintesi di due articoli di Martin Gardner su questo tema apparsi su Skeptical Inquirer.

Su che basi vennero mosse queste terribili accuse? I ricordi erano riaffiorati grazie a potenti tecniche di suggestione come l'ipnosi, alla somministrazione di "sodium amytal" (più noto come siero della verità), all'impiego di tecniche di visualizzazione guidata dal terapeuta, all'analisi dei sogni.
Di tutte queste tecniche, quella che ha meno valore è l'ipnosi. I pazienti ipnotizzati si trovano in uno stato di estrema suggestionabilità e accondiscendenza. Imparano velocemente a dire quello che l'ipnotista vuole che dicano. L'idea che, sotto ipnosi, l'inconscio riemerga, facendo riaffiorare ricordi autentici e accurati del passato, è uno dei miti più persistenti della psicologia. Non esiste nessun metodo conosciuto per distinguere quali ricordi emersi sotto ipnosi - o con qualsiasi altra tecnica - siano veri e quali falsi in assenza di una conferma indipendente. Dopo numerose sedute con uno psicoterapeuta in buona fede, ma impreparato, i falsi ricordi possono diventare così vividi e così radicati nella mente di un paziente da restarci per tutto il resto della sua vita.
Una delle prime e più brillanti studiose che smantellarono l'idea che i ricordi di traumi infantili possano rimanere repressi per decenni è stata la psicologa sperimentale Elizabeth Loftus, professore all'Università della California a Irvine. La Loftus ha vinto il prestigioso Gramemeyer Award per la Psicologia, che viene assegnato ogni anno dall'Università di Louisville, ed è anche componente dell'Accademia Nazionale delle Scienze statunitense. La sua appassionata opera The Myth of Repressed Memory (Il mito dei ricordi repressi, N.d.T.), scritto con Katherine Ketcham, è diventato un classico nello studio di quella che viene chiamata la "sindrome del falso ricordo" (vedi il suo articolo "Come si creano i falsi ricordi" in questo numero di S&P, N.d.R.).
Nel 1990 la mania della "sindrome del falso ricordo", diffusasi negli Stati Uniti, segnò la vita anche di centinaia di maestre di asilo e di addetti all'assistenza infantile. Genitori isterici spedirono i loro figli di pochi anni dallo psicoterapeuta, convinti che avessero subito abusi sessuali, ma che non fossero in grado di ricordarlo. Dopo molte sedute di terapia, i ricordi repressi sembravano riaffiorare.
Uno dei casi più noti fu quello dell'asilo Little Rascals di Edenton, nella Carolina del Nord, una città che vanta un triste record di casi di presunte molestie sessuali subite da bambini in età prescolare.
Al banco dei testimoni, piccoli discoli, reduci da un vero e proprio lavaggio del cervello, raccontavano storie incredibili. "Ricordavano" di aver visto il comproprietario dell'asilo, Robert Kelly, assassinare diversi bambini. Uno dei piccoli testimoni raccontò che "il signor Bob" sparava abitualmente ai bambini. Un altro disse alla Corte che Kelly aveva portato un gruppo di ragazzini su una barca circondata da squali e aveva gettato in acqua una bambina. Lo squalo aveva divorato la bambina? No, aveva risposto il piccolo testimone, dichiarando che lui stesso si era gettato in acqua e l'aveva salvata!
Robert Kelly venne giudicato colpevole di 99 capi d'accusa per molestie sessuali di primo grado e condannato a 12 ergastoli. Fu la sentenza più pesante nella storia giudiziaria della Carolina del Nord. Kelly passò sei anni in prigione prima che una corte di appello lo scarcerasse dietro il pagamento di una cauzione di 200.000 dollari. Gli amici e i colleghi di Kelly, inclusa sua moglie e il cuoco dell'asilo, furono condannati a pene pesanti. Solo nel 1995 un documentario, Innocence Lost, chiarì senza ombra di dubbio che i ragazzini si erano inventati tutto.
Numerosi studi hanno dimostrato che i bambini possono essere facilmente indotti da terapeuti impreparati a immaginare eventi che non sono mai accaduti. Lo dimostra un divertente esperimento citato da Daniel Goleman in un articolo apparso sul New York Times. A un bambino venne raccontato di essere stato portato all'ospedale per una ferita al dito provocata da una trappola per topi. Intervistato la prima volta, il bambino negò che un simile evento fosse mai accaduto. Ma all'undicesima intervista non solo si ricordava l'accaduto, ma sapeva raccontarne parecchi dettagli.
In realtà, solo in casi estremamente rari il ricordo di un evento traumatico viene represso per riemergere anni dopo grazie a una terapia. Al contrario, è molto più comune che le vittime di eventi traumatici cerchino invano di dimenticare ciò che è accaduto loro.
Non mancano i libri scritti per sostenere la tesi dei ricordi che rimangono repressi per lunghi periodi di tempo. Il peggiore è di gran lunga The Courage to Heal (Il coraggio di curare, N.d.T.) di Ellen Bass e Laura Davis. Bestseller nel 1988, questo libro ha persuaso con la sua retorica centinaia di donne del fatto che i loro problemi mentali e comportamentali dipendevano dalle molestie sessuali subite da bambine e poi dimenticate, spingendole a cercarne conferma attraverso una terapia. Un altro testo, che rivaleggia con il precedente, è Secret Survivors (Superstiti segreti, N.d.T.) della terapeuta Sue Blume. «L'incesto è la maggiore ragione sottostante il desiderio delle donne di sottoporsi a una psicoterapia» scrive la Blume.
«... Non è irragionevole [affermare] che più della metà delle donne sono sopravvissute a un trauma sessuale avvenuto durante l'infanzia.» Entrambe le affermazioni sono, naturalmente, ridicole.
Nel 1989 Holly Ramona andò in cura perché affetta da bulimia. Dopo mesi di terapia con uno psicologo prima e con uno psichiatra poi, Holly iniziò a ricordare di essere stata stuprata dal padre quando era solo una bimba. Convinti seguaci della simbologia freudiana, i due convinsero Holly che la ragione per cui detestava maionese, minestra e formaggio fuso era perché le ricordavano lo sperma paterno. Holly non riusciva a mangiare una banana a meno che non fosse affettata perché le ricordava il pene del padre. Sotto giuramento, disse in tribunale che suo padre la obbligava a fare sesso orale con il suo cane! Il padre di Holly fece causa ai due terapeuti. Lenore Terr, psichiatra chiamato in causa nel processo in qualità di esperto, disse alla giuria che il disgusto di Holly per banane, cetrioli e cetriolini confermava i ricordi riemersi di essere stata costretta a praticare sesso orale con il padre. Terr è stato "l'esperto" di molti processi simili. L'editore Basic Books pubblicò il suo vergognoso lavoro: Unchained Memories: True Stories of Traumatic Memories, Lost and Found (Ricordi scollegati: storie vere di ricordi traumatici persi e poi ritrovati, N.d.T.). Fortunatamente, un tribunale della California si rifiutò di credere alle speculazioni freudiane di Terr. Il padre di Holly vinse una transazione di mezzo milione di dollari.
Nello scandalo che travolse la Chiesa cattolica americana nei primi anni 2000, la maggior parte degli abusi sessuali compiuti da preti omosessuali nei confronti di chierichetti o giovani parrocchiani venne confermata da confessioni e da prove di colpevolezza indipendenti. Ma, in un caso molto noto, la "sindrome dei falsi ricordi" giocò un ruolo determinante. Joseph Bernardin, stimato cardinale di Chicago, venne accusato da Stephen Cook di pedofilia. La sua accusa si fondava solamente su ricordi che Cook diceva di aver completamente rimosso fino a quando non erano stati richiamati alla mente da uno psicoterapeuta. Più tardi Cook si convinse che i ricordi, che pensava di aver represso per 17 anni, erano falsi e fece marcia indietro. Il cardinale Bernardin fu comprensivo e non citò in giudizio lo psicoterapeuta.
Nel 2002 Paul Fox Busa, un poliziotto dell'Aeronautica del Colorado che allora aveva 24 anni, lesse un resoconto sul quotidiano Boston Globe che riportava le accuse dello stato del Massachusetts contro Paul R. Shanley. Padre Shanley era stato parroco della chiesa di Saint Jean a Newton, una cittadina vicina a Boston, a lungo considerata la città più cattolica del paese. Busa aveva frequentato la parrocchia di Padre Shanley quando aveva tra i 6 e i 12 anni. L'articolo del Globe, sostenne Busa, e una conversazione telefonica con un amico d'infanzia anche lui molestato da Shanley, avevano all'improvviso riattivato il ricordo, a lungo represso: Shanley lo aveva violentato non meno di ottanta volte. Busa rimase così scosso da questi ricordi che pianse per ore. Nauseato, agitato, confuso, ebbe delle convulsioni e perse la fede nella propria religione. Pensò al suicidio. Di ritorno a Newton, intentò una causa civile contro il cardinale Bernard Law, allora a capo dell'arcidiocesi di Boston, per aver lasciato che Padre Shanley proseguisse nell'esercizio delle sue funzioni nonostante fosse al corrente delle sue perverse tendenze sessuali.
Le accuse di Busa portarono all'arresto di Padre Shanley, allora settantunenne e residente a San Diego. Venne ammanettato e riportato nel Massachusetts, dove restò in carcere per sette mesi prima di essere rilasciato dietro il pagamento di una cauzione di 300.000 dollari. La Chiesa lo ha spretato nel 2004.
Dichiaratamente omosessuale, Shanley aveva sempre avuto grosse difficoltà all'interno della Chiesa per le sue tendenze sessuali. I media lo chiamavano "il prete della strada" per la sua infaticabile attività a favore dei vagabondi e dei drogati di Boston. Portava i capelli lunghi, con le basette e preferiva i jeans all'abito talare. Shanley non negò mai la proprie preferenze sessuali, ma insisteva nel sottolineare che le sue scappatelle erano sempre con giovani maggiorenni, mai con bambini. Per anni l'arcidiocesi di Boston fece del suo meglio per nascondere il comportamento di Shanley, spostandolo da una parrocchia all'altra e risolvendo in segreto le cause civili intentate contro di lui.
Poi entrò in scena Gregory Fray, il compagno di infanzia con cui Busa aveva parlato per telefono, riattivando così i ricordi delle molestie. Affermò di aver subito abusi da parte di Padre Shanley quando, come Busa, era chierichetto nella chiesa di Saint Jean. Proprio come Busa, Ford disse che aveva completamente dimenticato le molestie fino a quando non aveva letto l'articolo del Globe su Shanley, definito allora "l'uomo più odiato del Massachusetts".
La famiglia Ford, insieme a Busa e a un altro amico d'infanzia di Busa, Anthony Driscoll, intentarono una causa civile contro l'arcidiocesi di Boston. Anche Driscoll, come Busa e Ford, disse di non aver avuto ricordi degli abusi di Shanley prima di leggere l'articolo del Globe. Vennero presentate le deposizioni di altri ventuno uomini che sostenevano che il prete li aveva molestati quando frequentavano la sua parrocchia da bambini. Quattro degli accusatori erano in carcere per rapina. L'arcidiocesi di Boston offrì 85 milioni di dollari per chiudere la faccenda, un'offerta che i tre sorprendentemente respinsero. La causa si chiuse con una transazione nel 2004. Il Globe scrisse che Ford ricevette 1,4 milioni di dollari. A Busa andò mezzo milione, mentre la somma data a Driscoll non venne resa nota. Ma i tre non erano ancora soddisfatti. Pensavano che Shanley non avesse ancora pagato abbastanza per i suoi crimini. Insieme a un senzatetto, di cui non venne mai rivelato il nome, convinsero lo Stato del Massachusetts ad avviare una causa penale contro il prete. Come Busa, Ford e Driscoll, anche il senzatetto sosteneva che i suoi ricordi degli abusi infantili non erano venuti a galla prima di aver letto di Shanley su un giornale di Boston. Disse che, diretto a Las Vegas per giocare, all'improvviso si ricordò di essere stato molestato da Shanley quando era bambino e frequentava la sua parrocchia. Ma l'accusa iniziò a indebolirsi. Tre dei quattro accusatori furono abbandonati dal proprio avvocato. Greg Ford fu il primo a ritirarsi. Nel corso delle udienze che precedettero il processo, iniziarono lentamente a emergere informazioni che lo danneggiavano. Una volta aveva dichiarato di essere stato violentato dal padre e in un'altra occasione dal cugino. Era stato in una struttura per malati di mente diciassette volte. Più volte aveva cercato di suicidarsi. Una volta, poi, aveva minacciato di dare fuoco alla propria casa. Emersero diverse contraddizioni nella sua deposizione relativamente al momento nel quale erano riemersi per la prima volta i ricordi degli abusi subiti.
Driscoll fu il secondo a lasciare. Come gli altri tre accusatori aveva detto che i ricordi erano riaffiorati solo dopo aver letto del prete in un giornale di Boston. I rappresentanti dell'accusa iniziarono a sospettare che si stesse inventando tutto.
Si scoprì che il senzatetto era alcolizzato, tossicodipendente, soggetto a frequenti allucinazioni e aveva tentato per due volte il suicidio. Nessuna di queste informazioni era stata portata a conoscenza della giuria al processo.
Anche se la sindrome dei falsi ricordi giocò un ruolo cruciale nel processo civile e in quello penale contro Padre Shanley, è curioso che i ricordi di tutti e quattro gli accusatori non fossero emersi durante una terapia. Erano stati tutti scatenati dalla semplice lettura di un giornale!
Nelle udienze che precedettero il processo civile, gli esperti della difesa fecero del loro meglio per spiegare alla giuria la sindrome dei falsi ricordi. Harrison Pope, professore della Medical School di Harvard, dichiarò che «non ci sono studi autorevoli che dimostrino che i ricordi traumatici possano essere repressi». La morale è chiara: quando ci si trova dinanzi a ricordi "riemersi" di atti di pedofilia - ricordi che si dice siano stati repressi fino a quando, decenni dopo, non sono stati riattivati da una terapia o da un evento scatenante - questi "ricordi" vanno considerati costruzioni della fantasia, a meno che non vengano confermati da una confessione o da solide prove indipendenti.
Il 25 gennaio 2005 a Cambridge, nel Massachusetts, venne celebrato il processo penale che vedeva imputato Padre Shanley. Al prete, allora settantaquattrenne, vennero contestati diversi reati di violenze e abusi sessuali su minori. Padre Shanley si dichiarò non colpevole. Elizabeth Loftus fu uno dei testimoni della difesa. La Loftus ha testimoniato in più di 250 casi di ricordi riemersi ed è autrice o coautrice di 400 perizie. Il 9 febbraio la giuria all'unanimità dichiarò Padre Shanley colpevole per tutti i capi di accusa. La settimana successiva, il giudice lo condannò alla detenzione per un periodo non inferiore ai dodici anni e non superiore ai quindici. Ci sarà un appello. I giurati, che non conoscevano la sindrome dei falsi ricordi e le tragedie che ha provocato, di fronte alle lacrime di Paul Busa non hanno avuto dubbi.

Martin Gardner
Matematico, illusionista
e divulgatore, è stato
tra i fondatori dello
CSICOP (l'analogo americano del CICAP). Per il CICAP
ha pubblicato
Confessioni di un medium
e a lui è dedicato l'intero numero 4 di
Magia .

Sintesi e traduzione di due articoli pubblicati su Skeptical Inquirer: "The Memory Wars part one" (volume 30, n. 1, gennaio-febbraio 2006) e "The Memory Wars parts two and three" (volume 30, n. 2, marzo-aprile 2006).
accessToken: '2206040148.1677ed0.0fda6df7e8ad4d22abe321c59edeb25f',