Che fine ha fatto Eolo, l’auto ad aria?

Decine di brevetti e milioni d’investimento, ma soprattutto grande attesa per un’auto rivoluzionaria. Realtà o bufala?

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  • 22-07-2007
  • di Paolo Attivissimo
Circolano da alcuni anni appelli diffusi tramite e-mail che parlano di Eolo, un’auto ad aria compressa che avrebbe dovuto rivoluzionare il mercato automobilistico con il suo sistema di propulsione ultraecologico, ma che è misteriosamente scomparsa dalla scena. C’è chi ipotizza complotti da parte di chi non avrebbe interesse a liberarci della dipendenza dal petrolio. Ecco un esempio di uno di questi appelli, comparso in rete il 28 febbraio 2006 alle ore 14.49:
L’auto ad aria è... volata via.Eolo, la vettura che avrebbe fatto a meno della benzina è stata fatta sparire. Perché?
VIVIAMO IN UN MONDO DOVE DEI BASTARDI CI VOGLIONO FAR CREDERE CHE IL PETROLIO È IMPORTANTE QUANTO L’ACQUA. QUESTA DEVE DAVVERO FARE IL GIRO DEL MONDO!
Guy Negre, ingegnere progettista di motori per Formula 1, che ha lavorato alla Williams per diversi anni, nel 2001 presentava al Motorshow di Bologna una macchina rivoluzionaria: la "Eolo" (questo il nome originario dato al modello), era una vettura con motore ad aria compressa, costruita interamente in alluminio tubolare, fibra di canapa e resina, leggerissima e ultraresistente.
Capace di fare 100 km con 0,77 euro, poteva raggiungere una velocità di 110 km/h e funzionare per più di 10 ore consecutive nell’uso urbano. Allo scarico usciva solo aria, a una temperatura di circa -20°C, che veniva utilizzata d’estate per l’impianto di condizionamento.
Collegando Eolo a una normale presa di corrente, nel giro di circa sei ore il compressore presente all’interno dell’auto riempiva le bombole di aria compressa, che veniva utilizzata poi per il suo funzionamento.
Non essendoci camera di scoppio né sollecitazioni termiche o meccaniche, la manutenzione era praticamente nulla, paragonabile a quella di una bicicletta.
Il prezzo al pubblico doveva essere di circa 18 milioni delle vecchie lire, nel suo allestimento più semplice.
Qualcuno l’ha mai vista in TV?
Al Motorshow fece un grande scalpore, tanto che il sito www.eoloauto.it venne subissato di richieste di prenotazione: chi vi scrive fu uno dei tanti a mettersi in lista d’attesa, lo stabilimento era in costruzione, la produzione doveva partire all’inizio del 2002: si trattava di pazientare ancora pochi mesi per essere finalmente liberi dalla schiavitù della benzina, dai rincari continui, dalla puzza insopportabile, dalla sporcizia, dai costi di manutenzione, da tutto un sistema interamente basato sull’autodistruzione di tutti per il profitto di pochi.
Insomma l’attesa era grande, tutto sembrava essere pronto, eppure stranamente da un certo momento in poi non si hanno più notizie.
Il sito scompare, tanto che ancora oggi l’indirizzo www.eoloauto.it risulta essere in vendita.
Questa vettura rivoluzionaria, che, senza aspettare vent’anni per l’idrogeno (che costerà alla fine quanto la benzina e ce lo venderanno sempre le stesse compagnie), avrebbe risolto OGGI un sacco di problemi, scompare senza lasciare traccia.
A dire il vero una traccia la lascia, e nemmeno tanto piccola: la traccia è nella testa di tutte le persone che hanno visto, hanno passato parola, hanno usato Internet per far circolare informazioni.
Tant’è che anche oggi, se scrivete su Google la parola "Eolo", nella prima pagina dei risultati trovate diversi riferimenti a questa strana storia.
Come stanno oggi le cose, previsioni e approfondimenti. Il progettista di questo motore rivoluzionario ha stranamente la bocca cucita, quando gli si chiede il perché di questi ritardi continui. I novanta dipendenti assunti in Italia dallo stabilimento produttivo sono attualmente in cassa integrazione senza aver mai costruito neanche un’auto. I dirigenti di Eolo Auto Italia rimandano l’inizio della produzione a data da destinarsi, di anno in anno.
Oggi si parla, forse della prima metà del 2006...
Quali considerazioni si possono fare su questa deprimente vicenda? Certamente viene da pensare che le gigantesche corporazioni del petrolio non vogliano un mezzo che renda gli uomini indipendenti.
La benzina oggi, l’idrogeno domani, sono comunque entrambi guinzagli molto ben progettati. Una macchina che non abbia quasi bisogno di tagliandi né di cambi olio, che sia semplice e fatta per durare e che consumi soltanto energia elettrica, non fa guadagnare abbastanza. Quindi deve essere eliminata, nascosta insieme a chissà cos’altro in quei cassetti di cui parlava Beppe Grillo tanti anni fa, nelle scrivanie di qualche ragioniere della Fiat o della Esso, dove non possa far danno e intaccare la grossa torta che fa grufolare di gioia le grandi compagnie del petrolio e le case costruttrici, senza che "l’informazione" ufficiale dica mai nulla, presa com’è a scodinzolare mentre divora le briciole sotto al tavolo...
Invece delle inutili catene di S. Antonio, facciamo girare queste informazioni!!! LA GENTE DEVE SAPERE!!!!!!!

La fonte originale di questa versione dell’appello pro-Eolo è il blog ruggine.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=879960 di febbraio 2006, ma non è Ruggine la persona che (come dice l’appello) si è messa in lista d’attesa per acquistare Eolo. Ruggine ha infatti copiato pari pari il testo di un articolo che circola in Rete almeno da giugno 2005 ed è firmato da Marco Pagani. L’originale dell’articolo di Pagani è su www.arengario.net/poli/poli219.html . Ecco cos’altro ho trovato con una rapida ricerca in Rete.
Il progetto Eolo è reale: per esempio, CNN riporta un breve articolo datato 23 gennaio 2004, nel quale si cita l’inventore Guy Negre, «che nel sud della Francia afferma di aver sviluppato un’auto che va ad aria» e raggiunge le 70 miglia orarie (circa 112 km/h) e rimanda a www.aircaraccess.com . Negre dichiara nell’articolo di avere oltre trenta brevetti su questa tecnologia. Una ricerca all’Ufficio Brevetti Europeo trova circa un centinaio di brevetti a nome di Negre, molti dei quali riguardano l’uso dell’aria compressa per la propulsione.
Anche il Corriere della Sera ne ha parlato a gennaio 2002, indicando che
la Eolo Italia ha in programma di avviare in primavera il primo stabilimento, che avrà sede a Rieti e che sarà in grado di produrre circa 8.000 veicoli all’anno. A questo saranno poi affiancate altre nove fabbriche di cui sono già state individuate le località: Carini (Palermo), Candela (Foggia), Tito (Potenza), L’Aquila, Narni (Terni) , San Giorgio di Nogaro (Udine), Broni (Pavia), Ostellato (Ferrara), Ferentino (Frosinone).
Vi sono inoltre moltissimi siti che parlano del progetto, come ad esempio EcPlanet, che dichiara per Eolo un’autonomia di
200 km alla media di 60 km/h (oppure 10 ore di utilizzo in città)
e segnala che
la Eolo entrerà in produzione quest’anno (2003) e sarà assemblata a Broni, nell’Oltrepò pavese.
Tuttavia l’articolo risale appunto al 2003 e non mi risulta che a Broni sia in corso alcun assemblaggio. Chi è sul posto potrebbe andare a controllare e segnalarmi i risultati della sua indagine in loco. L’idea, di per sé, teoricamente non è campata in aria: secondo Aircaraccess.com , i locomotori ad aria compressa venivano usati ampiamente nelle miniere, luogo dove i gas di scarico dei motori normali sarebbero stati fatali. Tecnologicamente, insomma, non si tratterebbe di un principio basato su una bufala.
Quello che invece è meno chiaro è quanto funzioni davvero la versione di questa tecnologia inventata da Negre. Quattroruote.it è lapidario in un articolo di luglio 2005:
Da qualche giorno gira via e-mail l’ennesima catena di sant’Antonio. Questa volta non si tratta di un caso umano, ma della "Eolo", l’auto ecologica spinta da un motore ad aria compressa. Su Quattroruote ne abbiamo parlato ampiamente (sui fascicoli di dicembre 2001, aprile 2002 e gennaio 2003), ma il tam tam di questi giorni ha riportato alla luce questo progetto... L’innovativa ed economica "Eolo", voluta dall’ex ingegnere di Formula 1 Guy Negre, ha avuto alcuni problemi legati ai costi di sviluppo dei prototipi: già nel 2002 la MDI (società che avrebbe dovuto produrre la vettura ecologica) aveva speso circa 15 milioni di euro per produrre qualche esemplare-laboratorio e alcuni particolari di ricambio. Ma non solo. Sul fascicolo di Quattroruote dell’aprile 2002 c’è una nostra piccola presa di contatto con la "Eolo", su strada: il risultato fu un breve tragitto su un’auto che, non ancora messa a punto, si fermò dopo qualche minuto a causa di una formazione di ghiaccio nel motore...

Dietro i ritardi di Eolo ci sarebbe, insomma, un problema tecnologico difficile da risolvere: per sua natura, un gas compresso, quando si espande, si raffredda. L’aria fortemente compressa nel "serbatoio" (in realtà una bombola) della Eolo, nel raggiungere il sistema di propulsione, passerebbe da qualche centinaio di atmosfere a un’atmosfera, facendo quindi congelare i tubi di alimentazione. L’umidità comunque presente nell’aria (anche se dessiccata) genererebbe ghiaccio nei tubi, ed Eolo si bloccherebbe in brevissimo tempo. Quindi l’appello sbaglia alla grande quando dice che Eolo non è soggetto a «sollecitazioni termiche o meccaniche».
Dal punto di vista tecnico, quindi, l’estrema compressione proposta dal progetto di Negre sarebbe poco praticabile. Inoltre, dal punto di vista commerciale le cose sono molto confuse.
C’è infatti una sorta di gioco al rimpallo: l’articolo di EcPlanet dice che
MDI... ha ceduto la licenza per costruzione e commercializzazione in vari paesi alla Eolo International, che ha girato per l’Italia alla Eolo Italia
. Secondo un articolo di Mybestlife.com , datato prima del 2003, l’amministratore delegato di Eolo Italia è (o era) Giuseppe Martellucci.
Alcuni articoli su Eolo portano a Motordeaire.com , che mostra video di prototipi datati 2005, racconta di riunioni di investitori di varie nazioni e nella sua FAQ spiega che
nei paesi nei quali sono state vendute le licenze di fabbricazione, si comincerà a costruire non appena la fabbrica madre in Francia avrà iniziato la produzione
. Solo che a quanto pare, la fabbrica madre non ha ancora iniziato questa produzione.
Sembra di capire, dai vari siti ufficiali e non ufficiali, che esista una società, la MDI (Moteur Developpement International), che concede la licenza di fabbricazione a chi è interessato. MDI ha vari siti, il principale dei quali sembra essere [Mdi.lu], che si dichiara
unico sito ufficiale delle auto ad aria compressa MDI» (ma ci sono anche il già citato sito spagnolo Motordeaire.com e un sito inglese, The AirCar.com , che offre una biografia di Guy Negre). Sta poi agli interessati investire i propri capitali per realizzare e vendere Eolo e gli altri veicoli ad aria compressa proposti dalla MDI. Anzi, MDI vende anche fabbriche complete, di cui però mostra soltanto modellini e disegni. Di certo non è esatta l’affermazione dell’appello secondo la quale «da un certo momento in poi non si hanno più notizie
.
Secondo le FAQ inglesi di TheAircar.com , «la fabbrica centrale è a Nizza (Francia), dove risiede il nostro presidente e inventore. Tutto viene fatto là e la produzione inizierà a breve. Noi a Barcellona costituiamo l’ufficio vendite principale e il nostro compito è l’espansione commerciale del progetto nel mondo, specificamente in Spagna, Portogallo, America Latina, Regno Unito e Canada». Notate l’assenza dell’Italia.
Secondo Mdi.lu , la fabbrica francese sarebbe per l’esattezza a Carros, vicino a Nizza. L’indirizzo indicato dal sito è «3405-4ème Avenue - BP 547 - F06516 Carros». Ho provato a visitare Carros con Google Earth (43°47’29.40 N 7°12’22.67 E), ma la risoluzione nella zona è insufficiente e non ci sono i nomi delle vie: magari qualche lettore francese è più esperto di me nel reperire cartine della zona e magari anche una foto aggiornata della fabbrica.
E in Italia? Il sito Eoloauto.it citato nell’appello è vuoto; il sito Eoloenergie.it è invece ricco di comunicati stampa e video di presentazioni di un generatore (statico) ad aria compressa, alcune trasmesse anche dal TG1. Delle auto, tuttavia, non si parla, se non per dire che
la vettura sarà presentata in anteprima mondiale a Roma nel mese di settembre [ma di quale anno?], per la commercializzazione bisognerà attendere ancora un poco. Ulteriori informazioni verranno aggiunte su questo sito... Il progetto è in fase avanzata, alcuni prototipi di nuove generazioni di motori ulteriormente migliorati sono già installati sulle vetture "test", si conta di avviare la produzione di serie appena saranno ultimati i test delle nuove motorizzazioni
.
Eoloenergie.it appartiene alla Eolo energie SRL, via Federico Cesi 30, 00193 Roma. Il sito non fornisce alcun recapito telefonico né i nomi dei responsabili, ed è molto strano e poco professionale che un sito aziendale contenga banner pubblicitari forniti da Google. Ho chiesto una presa di contatto a Eoloenergie, ma non ho mai ricevuto risposta.
Esiste anche una Eolo Energie Aquila S.p.A., che il 20 aprile 2005 ha presentato alle autorità a L’Aquila un trattore ad aria compressa basato sulla tecnologia di Negre (come descritto in un PDF in francese scaricabile presso Mdi.lu ). Il trattore ha fatto un giretto in sala, ma nulla più: non risulta che siano state fatte prove sul campo, per esempio facendo lavorare il trattore per una giornata.
Inoltre il sito della Eolo Energie Aquila è completamente vuoto, a parte la facciata "in costruzione", cosa decisamente strana per un sito aziendale di una S.p.A. Articoli trovati in Rete ne indicano la sede: viale Crispi 28/A, L’Aquila. Se qualcuno passa da quelle parti, potrebbe dare un’occhiata e scattare una foto della sede, che pubblicherei volentieri.
In sintesi, per ora non sembra esserci alcun complotto per fermare un’invenzione che sarebbe già pronta per la commercializzazione: sembra invece che ci siano, più banalmente, seri problemi tecnici nel passare dall’idea (peraltro non nuova) all’attuazione pratica. A quanto mi risulta, nessuno ha mai visto Eolo viaggiare per più di qualche minuto: siamo quindi ben lontani dalle prestazioni dichiarate.
A questi problemi tecnici si abbina un approccio commerciale piuttosto confuso e fumoso, basato molto sulle promesse ma ben poco sulla sostanza.
Ci sono anche delle complicazioni giudiziarie. Secondo il Giornale Tecnologico del 5 dicembre 2005,
...i soci della Eolo Auto Italia hanno perso la pazienza, e dopo aver investito circa sei milioni di euro hanno deciso di far causa alla francese MDI. La società, infatti, si trova costretta a licenziare i suoi 74 operai tenuti per un lunghissimo periodo in cassa integrazione. "Abbiamo dato mandato a uno studio legale di citare la società in tribunale - ha detto Giuseppe Bussotti, presidente e amministratore dimissionario - perché non hanno rispettato il contratto". La causa, ha aggiunto Bussotti, dovrebbe svolgersi in Lussemburgo. Gli operai, ha spiegato Bussotti, "sono sul libro paga della Eolo, ma non sono stati pagati, perché ci sono queste difficoltà. Dobbiamo licenziarli: come possiamo pagare 74 persone senza produrre nulla?". "Ci sono stati consegnati solo alcuni macchinari - ha detto l’ex presidente Giuseppe Martellucci - ma non le distinte dei pezzi, dunque non si è mai potuto produrre nulla".
...Bussotti, i tecnici della MDI "non sono mai stati in grado di dirci i veri rendimenti della Eolo", cioè di indicare l’effettiva autonomia dell’auto con un "pieno" d’aria. "Non sono un tecnico - ha aggiunto e concluso il presidente - ma secondo me non riescono ancora ad avere rendimenti importanti, non hanno ancora trovato il modo di trasformare e conservare la potenza. Le speranze di poter arrivare a produrre l’auto ci sono ancora, ma siamo onesti: è probabile che non potremo farlo.

Sarei molto lieto di potermi ricredere, ma sulla base dei dati disponibili fin qui, sembra insomma un classico caso di investitori (ed ecologisti in poltrona) abbagliati da un’idea troppo bella per essere vera. Cose che capitano, quando chi investe non chiede consiglio a un tecnico e non pretende di vedere un prototipo funzionante in condizioni realistiche e controllate prima di aprire il portafogli.
Lo so, sarebbe stato molto più emozionante scoprire un complotto delle multinazionali del petrolio, ma purtroppo la realtà è spesso molto più banale delle fantasie degli appelli che circolano in Rete.

Paolo Attivissimo
Scrittore informatico,
responsabile del
Servizio Antibufala.
Testo tratto da
www.attivissimo.net
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