I nostri dubbi su San Gennaro

Subito dopo la pausa estiva, il CICAP si è trovato ad affrontare una notevole attenzione da parte dei media. Prima è stata la volta del caso della veggente di Como e poi una polemica seguita alla consueta liquefazione del presunto sangue di S. Gennaro.

Per quasi un mese, giornali, radio e televisioni ci hanno consultato quasi ogni giorno, più volte al giorno, e invitato alle loro trasmissioni, per parlare di questi casi e di altri correlati.

Della veggente di Como leggerete nelle pagine seguenti. Per quanto riguarda invece la vicenda legata a S. Gennaro, visto che questo numero di S&P è dedicato proprio alle reliquie, vorrei spendere qui due parole.

In occasione della liquefazione di settembre, alcuni giornali hanno ripreso il parere del CICAP con toni un po' troppo perentori, che difficilmente useremmo. Per esempio, non potremmo mai affermare, come è stato fatto , che "Secondo il Cicap nelle ampolle non c'è il sangue del santo ma un gel medioevale che quando viene agitato diventa liquido", perché non abbiamo mai potuto esaminare il contenuto delle ampolle. La nostra è semplicemente un'ipotesi su quello che potrebbe esserci nelle ampolle, un'ipotesi che noi riteniamo molto credibile, ma pur sempre un'ipotesi.

Come molti lettori ricorderanno, tutto era cominciato nel 1991, quando tre ricercatori del CICAP, Luigi Garlaschelli, Franco Ramaccini, Sergio Della Sala, pubblicarono un articolo sull'autorevole rivista scientifica Nature (vol. 353, n. 6344, 10.10.91, p. 507) in cui si avanzava l'ipotesi secondo cui all'origine del "miracolo" di S. Gennaro vi potrebbe essere il fenomeno della tissotropia.

Le sostanze che presentano questa proprietà, se agitate, possono aumentare la loro fluidità e, in certi casi, possono passare da uno stato pastoso, quasi solido, allo stato liquido. Gli esperti del CICAP sono riusciti a preparare, con tecniche molto semplici e disponibili anche nel medioevo, una sostanza che come aspetto, colore e comportamento riproduce esattamente il sangue di S. Gennaro. Durante la funzione officiata dall'arcivescovo di Napoli, la teca contenente il sangue di S. Gennaro viene ripetutamente manipolata con diversi capovolgimenti finalizzati a controllare la liquefazione del sangue. Queste sollecitazioni meccaniche potrebbero indurre la fluidificazione del contenuto, esattamente come succede per la sostanza prodotta in laboratorio dai tre ricercatori del CICAP.

Tutti i componenti necessari per creare questo gel, inoltre, si trovano da sempre in natura ed erano certo disponibili a qualche alchimista medievale che, con le tecniche dell'epoca, avrebbe potuto tranquillamente preparare la singolare sostanza tissotropica. La miscela presenta una colorazione perfettamente uguale a quella del presunto sangue del martire, senza bisogno di aggiungere alcun colorante. La presenza del ferro, inoltre, consentirebbe di interpretare i risultati ottenuti da due analisi spettroscopiche eseguite sulla reliquia nel 1902 e nel 1989 che avrebbero rivelato la presenza di emoglobina.

Fatto curioso, anche la sostanza prodotta in laboratorio non si comporta ogni volta nello stesso modo, a volte impiega molto tempo a liquefarsi, altre meno: proprio come accade per quella di Napoli.

È chiaro che l'ultima parola sul presunto miracolo potrebbe essere pronunciata solo analizzando il contenuto dell'ampolla. Con le tecniche odierne sarebbe senz'altro possibile condurre questa analisi senza danneggiare minimamente la reliquia. Dunque, se c'è qualcosa da chiarire è caso mai perché le autorità ecclesiastiche non consentano questa semplice verifica.

Sostenere, come dice il nunzio apostolico in Italia, monsignor Paolo Romeo, che "L'inspiegabilità scientifica del fenomeno è stata comprovata anche dalle ricerche più recenti", non serve. Non esiste infatti alcuna ricerca pubblicata su una rivista scientifica (come è invece il caso del lavoro del CICAP, pubblicato sul più prestigioso journal scientifico del mondo) che possa corroborare questa affermazione.

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