Preda

Michael Crichton
Les Belles Lettres,1997
466 pp,€ 18,50

  • In Articoli
  • 17-11-2004
  • di Mario Della Barba
image

Si tratta di un thriller di fantascienza, ma l'autore dimostra una competenza eccezionale sulle tecnologie oggi di avanguardia ed il romanzo riesce ad essere decisamente avvincente non solo per il lettore medio, ma forse ancor più per un tecnico od uno scienziato che possono apprezzarne il non comune realismo.

Crichton è infatti l'autore di vari best-seller, come Andromeda e Jurassic Park, e sa intuire e descrivere potenzialità e pericoli dei nuovi sviluppi tecnologici.

In Preda riesce a dare corpo ad alcune delle paure più profonde di chi vede nella scienza una minaccia per la società, ma delinea la sequenza di eventi che le materializzano in modo da evidenziare colpe e debolezze degli uomini, che di tali eventi sono responsabili.

I reali protagonisti della vicenda sono dei nanorobots, protagonisti veri perché plausibili, che creano uno scenario forse più verosimile di quello di Terminator, ultima e più nota versione delle macchine che prendono il sopravvento sull'uomo.

Qui non si tratta, infatti, di un sistema bellico computerizzato su scala mondiale che diventa incontrollabile per un'eccessiva complessità della sua intelligenza artificiale: in tale realtà eventi disastrosi imprevisti possono verificarsi, ma l'esigenza di mantenere sicuro un simile sistema titanico sarebbe evidente, e quanto meno sarebbero previste elaborate misure di controllo.

Il pericolo descritto nel romanzo, potenzialmente altrettanto devastante, è causato invece dallo sviluppo di nanorobots, portato avanti con una colpevole leggerezza, dovuta all'esigenza di mettere a punto in breve tempo un prodotto che dimostri a cliente ed azionisti la validità del progetto.

Il protagonista umano, Jack, è un esperto di programmazione evolutiva senza lavoro da vari mesi, che bada alla casa ed a tre bambini, piuttosto pestiferi per la verità, mentre la moglie Julia è manager rampante in una nuova impresa della Silicon Valley, leader nelle nuove tecnologie.

Un giorno Jack viene chiamato nella piccola fabbrica dell'impresa, dove i nanorobots sono prodotti, situata nel deserto e dove lavorano solo alcuni tecnici altamente specializzati.

Il mondo di ognuno di questi si limita al proprio lavoro, per il quale ciascuno ha le sue motivazioni e le sue debolezze che fanno del gruppo una galleria di difetti tipici di scienziati e tecnici; tutti sono intenti ad eseguire supinamente gli ordini, in particolare di Julia, ma nessuno parla volentieri di quanto ha fatto.

Quella che appariva una consulenza diventa quindi in breve un'indagine sull'attività svolta e successivamente una lotta contro una minaccia paragonabile a quella di un agente infettante epidemico, che diventa di ora in ora sempre più grave.

Si sono verificati inconvenienti seri, sono evidenti le inadeguate misure di sicurezza, il prodotto è forse troppo innovativo e presenta pertanto rischi che dovrebbero essere valutati con attenzione.

Il protagonista ha l'intuito e l'autonomia di giudizio necessari, ma arriva quando la minaccia ha assunto ormai una reale e multiforme concretezza...

Il romanzo non è però solo un thriller che da' corpo alle paure striscianti nel pubblico, ispirate dai "guru" di certo ambientalismo mistico teso a demonizzare il progresso tecnologico come un vaso di Pandora.

Un lettore appena attento riceve chiaramente il messaggio che il rischio vero non è nelle potenzialità sempre più vaste della tecnologia, naturale conseguenza del progresso, bensì nell'uso che di questa viene fatto.

Quando infatti in uno sviluppo innovativo le ragioni di mercato prevalgono sulla corretta gestione tecnica, ad esempio per offrire il prodotto in anticipo sulla concorrenza, per rendere appetibile l'investimento al capitale di rischio o peggio per ottenere un'economia sacrificando la sicurezza, allora si può colpevolmente creare situazioni di pericolo.

Motivazioni analoghe si riscontrano anche a livello personale, con l'aggravante della cultura troppo settoriale che oggi rischia di imporsi: per padroneggiare una materia occorre una preparazione ben più vasta di quanto sembra necessario e, nei nuovi sviluppi sempre più multidisciplinari, una collaborazione stretta e leale si rivela assolutamente necessaria.

Si richiedono quindi qualità umane consone al livello della qualificazione professionale, che sono invece assai carenti nel gruppo di lavoro del romanzo.

Una recensione più tecnica si trova su IEEE Spectrum di Febbraio 2003 a pag. 48, tra le cui considerazioni, dirette specificamente ad un pubblico di ingegneri, una va evidenziata: "Forse la lezione in tutto questo è che gli ingegneri e gli informatici dovrebbero leggere più fantascienza".

Certo ben poca di questa è al livello di Asimov (di cui si citano "leggi della robotica") o di Crichton, ma forse la valenza dell'esortazione è più ampia e dovrebbe includere altri scienziati e tecnici, come microbiologi e biotecnologi, ed anche chi parla di bioetica, come ambientalisti, esperti giuridici e filosofi.

In conclusione il romanzo sembra una lettura valida e da raccomandare.

accessToken: '2206040148.1677ed0.0fda6df7e8ad4d22abe321c59edeb25f',