Quell'UFO è un geroglifico

Davvero civiltà extraterrestri visiteranno l'antico Egitto? Un esame delle prove.

  • In Articoli
  • 17-09-2004
  • di Marcello Garbagnati

Durante i tremila anni della sua esistenza, la civiltà Egizia visse quasi esclusivamente in pace e tranquillità. Ovviamente ci furono invasioni da parte di altre popolazioni, periodi di tensione interna, rivolte. Tutto sommato, però, la civiltà dei faraoni mantenne per tre millenni la propria identità potendosi dedicare, oltre che ad agricoltura e allevamento, al progresso della tecnica e della scienza. Non che essi conoscessero o applicassero alcun metodo scientifico, ma è un fatto suffragato da prove archeologiche che essi conoscevano tra le altre cose la medicina, l'edilizia, le basi della matematica e l'astronomia. Gli Egizi, come tutti i popoli antichi privi dei moderni passatempi come televisione e cinema, passavano gran parte del tempo a osservare e studiare la natura e naturalmente il cielo.

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Al cielo dedicarono 3.000 anni di osservazione. Un tempo assai più lungo di quanto possano vantare le società odierne. Ovviamente, gli antichi egizi non avevano strumenti di osservazione paragonabili ai nostri, ma sicuramente di cose in cielo ne devono avere viste parecchie.

Gli egizi avevano anche l'abitudine di scrivere, descrivendo tutto ciò che di importante accadeva. Purtroppo, non avevano l'abitudine di spiegare le cose che davano per scontate e che, dunque, per noi risultano misteriose; come, ad esempio, la tecnica utilizzata per la costruzione delle piramidi.

Ad ogni modo, se qualcosa di strano fosse apparso nel cielo sicuramente si sarebbero preoccupati di documentarlo.

E da qui nasce la ricerca di queste testimonianze da parte di chi vuole trovare la conferma di avvistamenti UFO nell'antichità.

Conferma che puntualmente è stata trovata.

Nel tempio di Abydos, infatti, vi sono alcune strane rappresentazioni.

Una parete, decorata con geroglifici, sembra mostrare: un disco volante (3), un carro armato (2) e, addirittura, un elicottero Apache (1)!

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Carri armati ed elicotteri? Assurdo per assurdo, sarebbe allora più probabile che si tratti di veicoli provenienti dal futuro piuttosto che da altri mondi...

Ma vediamo di capire di cosa si tratta veramente, con l'aiuto di Marco E. Chioffi, archeologo esperto di scrittura geroglifica.

Prima di tutto Chioffi ci spiega che i Faraoni, soprattutto nei templi, avevano l'abitudine di aggiornare i testi lasciati dal predecessore, coprendo tutto con uno strato di intonaco che poi decoravano con geroglifici e illustrazioni.

Strato su strato, col passare del tempo, l'intonaco si indebolisce e si sgretola facendo oggi apparire un mix di ciò che è rappresentato sui vari strati.

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Spesso, quindi, quello che vediamo sulle pareti dei monumenti egizi va prima elaborato per capire di cosa si tratti veramente e poi interpretato. Ed evidentemente per effettuare questa interpretazione è necessario conoscere l'arte egizia, la storia, la religione e naturalmente la lingua geroglifica.

Risiede qui il punto chiave della questione. La conoscenza di una lingua evolutasi nell'arco di 3.000 anni non è certo cosa semplice e assimilabile nell'arco di poco tempo.

Chioffi spiega che lo studio della lingua è in continua evoluzione e anche lui, nonostante il suo impegno costante ormai da parecchi anni, continua a perfezionare e progredire nelle sue conoscenze. Regole di grammatica a parte si pensi che il medio Egizio conta circa 700 simboli, mentre in epoca tolemaica la lingua ne conta più di 2.000.

Non basta quindi avere letto un libro di divulgazione sui geroglifici per arrogarsi la capacità di sapere interpretare l'antica lingua.

Ma torniamo alla questione dei geroglifici che secondo alcuni rappresenterebbero macchine extraterrestri. Analizzando quelle figure secondo la stratigrafia ne escono simboli ben conosciuti, per altro molto semplici e facilmente riconoscibili.

Nell'immagine sopra è evidenziato il geroglifico che secondo alcuni ufologi rappresenta un disco volante (indicato con il numero 3).

Dai vari strati di intonaco riusciamo a identificare chiaramente tre geroglifici che sovrapposti danno l'illusione di rappresentare un disco volante.

Teniamo poi presente che visitando da turisti il tempio di Abydos, la parete in questione risulta posta in alto e illuminata artificialmente. Tali condizioni non permettono una visione accurata dei segni in questione ed è facile essere ingannati da ombre ed effetti di luce.

Forse spesso siamo noi stessi a ingannarci; è molto bello, infatti, lasciar correre la fantasia davanti alla bellezza e alla precisione della scrittura geroglifica e immaginare civiltà provenienti da mondi lontani per trasmetterci conoscenze e tecnologie straordinarie...

Questa però è solo fantascienza e l'importante è tenere sempre ben netta la separazione tra scienza e fantasia.

Marcello Garbagnati
Curatore del portale www.egittologia.net

Con la consulenza di:
Marco E. Chioffi, Docente di geroglifico presso la Fondazione Bernardelli, Milano.

 

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