Le strane idee di Paul Feyerabend

A proposito di scienza, pseudoscienza e paranormale

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Il filosofo Paul Feyerabend.
Il dibattito relativo ai rapporti tra parapsicologia e scienza può ricevere utili contributi dalle discipline epistemologiche, intese come riflessione critica sui metodi, gli strumenti, la validità del sapere scientifico e sulla definizione dei criteri di scientificità.

Nel panorama dell'epistemologia contemporanea occupa una posizione di spicco Paul K. Feyerabend, scomparso nel 1994, la cui notorietà va al di là dei ristretti ambienti specialistici. Feyerabend, in molte occasioni, ha affrontato il problema dei rapporti tra scienza e pseudoscienze (parapsicologia, astrologia, magia, ecc.), sostenendo posizioni che hanno sicuramente creato imbarazzo nel mondo scientifico e filosofico e suscitato entusiasmi tra i fautori di queste discipline.

Nel presente articolo verranno esposti sinteticamente alcuni aspetti del pensiero di questo singolare autore. Molte posizioni di Feyerabend difficilmente sono condivisibili da coloro che riconoscono valore conoscitivo alla scienza e, in generale, alla razionalità. Tuttavia dal suo pensiero si può trarre sicuramente un utile messaggio sul quale dovrebbero meditare sia gli strenui sostenitori della razionalità scientifica, sia i fautori delle discipline paranormali e affini.

La posizione di Feyerabend nei confronti della scienza


L'opera più famosa di Feyerabend, Contro il metodo (1970), riporta, in modo programmatico, il sottotitolo: Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza. In essa Feyerabend, sulla base di considerazioni epistemologiche e storiche, sostiene che ogni tentativo di inquadramento dell'attività scientifica all'interno di una metodologia codificata è destinato a fallire. La scienza non obbedisce a nessuna norma metodologica, muovendosi in una prospettiva decisamente anarchica. L'anarchismo epistemologico di Feyerabend viene sintetizzato nel famoso slogan anything goes (tutto va bene): qualsiasi procedimento e qualsiasi metodo sono validi per il raggiungimento di determinati fini conoscitivi.

La mancanza di norme metodologiche che caratterizzino il suo modo di svilupparsi fa perdere alla scienza ogni prerogativa di rappresentare una forma privilegiata di conoscenza. L'autorità che essa riveste nella cultura contemporanea è, secondo Feyerabend, frutto di propaganda e di atteggiamenti fideistici. In una delle sue ultime opere, il Dialogo sul metodo (1989), egli afferma:

Ho sempre sospettato che la scienza sia solo uno dei tanti miti, che non abbia vantaggi intrinseci [...]. I successi della scienza sembrano impressionanti solo perché siamo stati condizionati a reputarli importanti, perché non sono mai stati confrontati con i successi conseguiti grazie ad altri punti di vista e perché i grandi fallimenti della scienza raramente giungono alle orecchie del vasto pubblico [...]. La scienza è la nostra religione. Quello che accade all'interno è la Buona Novella..

Cosa pensa Feyerabend delle pseudoscienze


Negando alla scienza ogni tipo di metodologia specifica, Feyerabend ritiene che essa non possa vantare alcuna superiorità nei confronti di altre possibili fonti di conoscenza. Esiste cioè una forte somiglianza tra il sapere scientifico e quello non scientifico e ogni distinzione è puramente arbitraria. Nel Dialogo sul metodo egli afferma:

[...] la scienza non è l'unica via per acquisire la conoscenza, ci sono alternative che possono riuscire laddove la scienza ha fallito. C'è l'intero campo dei fenomeni parapsicologici, che è interessante ai fini di questo dibattito per due motivi. Da un lato molti fenomeni descritti o presupposti dai miti sono di natura parapsicologica. Lo studio della parapsicologia, quindi, ci fornisce il materiale per una realistica (cioè non fittizia) interpretazione dei miti, leggende, favole e racconti simili. Inoltre, i fenomeni sembrano molto più impressionanti dei miti di quanto non lo sembrino i nostri laboratori, il che insegna qualcosa sulle condizioni in cui è lecito attendersi forti effetti parapsicologici [...].

Se la scienza è apprezzata per i suoi risultati, il mito dovrebbe essere apprezzato cento volte di più e con maggiore entusiasmo, perché le sue conquiste furono incomparabilmente più grandi: gli inventori del mito hanno dato il via alla cultura, mentre gli scienziati l'hanno soltanto modificata, e non sempre per il meglio.

A proposito dell'atteggiamento della scienza nei confronti dell'astrologia, il nostro autore afferma:

Anche l'astrologia è un esempio eccellente del modo in cui gli ignoranti -cioè gli scienziati- dando la mano ad altri ignorantoni -i filosofi della scienza- per esempio riescono ad ingannare tutti [...]. E penso che la violenza da cui attualmente è caratterizzata la battaglia, per quanto i suoi principali sostenitori pretendano che sia "scientifica", sia ancora una conseguenza dell'epoca medievale [...] Ora, si dice che la ricerca sul cancro sia scientifica e ne viene favorita la continuazione, nonostante la distanza che ancora ci separa dalla meta. Perché non usare la stessa cortesia verso gli assunti fondamentali dell'astrologia?

Feyerabend si dimostra inoltre critico spietato della moderna medicina scientifica:

[...] i moderni dottori "scientifici" sono come dittatori fascisti che impongono le loro idee di salute e di malattia con il pretesto di una terapia che, nella maggior parte dei casi, è un esercizio di futilità.

Alla violenza della moderna medicina egli contrappone la maggior umanità delle pratiche mediche alternative, quali l'agopuntura, l'omeopatia, ecc. che considerano i concetti di salute e di malattia in una accezione molto più ampia di quella strettamente riduzionista tipica della medicina scientifica.

Feyerabend si scaglia contro la posizione privilegiata che la scienza possiede nella cultura contemporanea e arriva al punto di suggerire provocatoriamente che nei piani di studio universitari dovrebbero trovare posto, almeno come materie facoltative, la parapsicologia, l'astrologia, la stregoneria, il vudu, ecc. Solo l'elevamento di queste discipline allo stesso livello di dignità che la scienza ha oramai raggiunto, consentirebbe l'attuazione di un vero pluralismo e libertarismo culturale.

Le citazioni delle posizioni eterodosse di Feyerabend potrebbero continuare. Occorre tuttavia avvisare chi legge che esse perdono molto del loro significato, una volta estrapolate dal contesto in cui compaiono. Il gusto per il paradosso e lo spirito provocatorio e dissacratore del nostro autore potrebbero infatti condurre ad interpretazioni superficiali e a facili fraintendimenti.

Cosa non si può condividere del pensiero di Feyerabend


È sempre difficile decidere se le parole di Feyerabend devono essere prese alla lettera. Lui stesso, in diverse occasioni, si definisce un dadaista e, in quanto tale, non degno di essere preso sul serio. Egli nega addirittura di essere un filosofo, controbattendo di essere solamente "un professore di filosofia, cioè un impiegato statale pagato per attenersi ad un programma".

Tuttavia quando sostiene che "gli scienziati lavorano meglio se sono al di fuori di ogni autorità, compresa l'autorità della ragione", l'interpretazione sembra univoca e non si può fare a meno di dissentire dall'ultima parte dell'affermazione. Se si nega valore alla razionalità si entra nel campo in cui qualsiasi affermazione è legittima e ogni pretesa di raggiungere una qualsiasi conoscenza, degna di questo nome, diventa puramente illusoria.

L'accusa di irrazionalismo è proprio quella che più frequentemente viene rivolta alle posizioni epistemologiche di Feyerabend. Egli stesso, d'altra parte, non si è mai difeso da questo tipo di accusa, proclamandosi apertamente irrazionalista. Questo atteggiamento, unito al ruolo non certo secondario esercitato da Feyerabend nell'epistemologia contemporanea, ha prodotto, oltre tutto, un certo intiepidirsi dei rapporti tra il mondo della scienza attiva e quello filosofia della scienza, tra i quali sarebbe invece auspicabile un fruttuoso interscambio.

Cosa si può condividere del pensiero di Feyerabend


Feyerabend non si scaglia tanto contro la scienza, bensì contro un certo tipo di filosofia della scienza. Principale obiettivo delle sue invettive è la concezione neopositivistica che ha a lungo dominato il pensiero epistemologico del Novecento. In particolare egli si scaglia contro le posizioni scientiste che vedono nella scienza l'unica e assoluta fonte di conoscenza di cui l'uomo dispone e che considerano quella scientifica l'unica forma di razionalità possibile. In questo senso molte posizioni di Feyerabend sono senz'altro condivisibili e le più moderne correnti di pensiero epistemologiche hanno oramai dimostrato che molte posizioni del Neopositivismo peccavano di ingenuità ed eccessivo ottimismo. Anche per quanto riguarda la questione del metodo scientifico, il pensiero di Feyerabend contiene molti elementi di verità. Le regole secondo le quali la conoscenza scientifica si sviluppa non sono così facilmente individuabili e codificabili. La pretesa di elaborare un metodo scientifico universale si è rilevata abbastanza illusoria.

Il messaggio principale del pensiero di Feyerabend, che è sicuramente condivisibile, è tuttavia, a nostro parere, un altro. Esso può essere sintetizzato in una espressione: non dare mai nulla per scontato. Mai adagiarsi su conoscenze acquisite, ma mettere continuamente tutto in discussione. Questo atteggiamento dovrebbe essere costantemente presente nella mente di chiunque, pur sostenendo una certa posizione, voglia onestamente ricercare la verità. Va tenuto presente dai fautori delle pseudoscienze, ma anche, e a maggior ragione, dai loro avversari. Chi si fa portatore di un messaggio di vera razionalità non può fare a meno di sottoporre costantemente a una analisi critica gli stessi principi in cui crede. Purtroppo non è infrequente trovare anche da parte dei rappresentanti del mondo scientifico atteggiamenti dogmatici e decisamente autoritari che portano a una posizione di chiusura nei confronti di tutto ciò che può mettere in crisi le loro certezze. In questi casi, risultano estremamente opportune le parole di Feyerabend: "[...] avere una mentalità aperta significa essere pronti ad esaminare i meriti e i demeriti di ogni idea, indipendentemente da quanto possa apparire strana a prima vista."

Gli strali di Feyerabend si rivolgono poi soprattutto verso coloro che si sentono autorizzati a sentenziare su determinate questioni, senza averne la minima conoscenza. Le sue paradossali prese di posizione vanno intese in questo senso. Forse Feyerabend, come sembra di capire da alcune sue affermazioni, non crede affatto nell'astrologia, nella magia e nel vudu. Egli utilizza questi esempi estremi per stigmatizzare l'atteggiamento di coloro che, pur ignorando completamente tali argomenti, non esitano ad emanare su di essi giudizi apodittici.

In questo senso la lezione di Feyerabend è quanto mai attuale e ad essa si deve ispirare qualsiasi dibattito a proposito della presunta attendibilità dei fenomeni paranormali. Per combattere l'irrazionalismo occorre essere razionali ed essere razionali significa essere aperti ad ogni nuova conoscenza. Giulio Giorello, nella prefazione a Contro il metodo, afferma: "l'anarchico epistemologico lavora dunque per il metodo (o meglio per i metodi), proprio argomentando contro il metodo" e, aggiungeremmo noi, egli lavora per la razionalità, proprio argomentando contro la razionalità.

Silvano Fuso
Chimico fisico, docente di chimica
Segretario CICAP-Liguria
[email protected]

Bibliografia


Citiamo di seguito le principali opere di P. K. Feyerabend, disponibili in edizione italiana:

  • Contro il metodo, Fe1trinelli, Milano 1985;
  • Dialogo sul metodo, Laterza, Roma-Bari 1993;
  • Dialoghi sulla conoscenza, Laterza, Roma-Bari 1991;
  • Scienza come arte, Laterza, Roma-Bari 1984;
  • La scienza in una società libera, Feltrinelli, Milano 1981;
  • Il realismo scientifico e l'autorità della scienza, Il Saggiatore, Milano 1983;
  • I problemi dell'empirismo.
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