Il segreto dei carboni ardenti

Come camminarci sopra senza rischiare di finire in ospedale

  • In Articoli
  • 12-05-2004
  • di Andrea Albini
Quello della camminata sul fuoco a piedi nudi (firewalking) non è solo un gesto con connotazioni rituali ma un classico fenomeno che anche oggi viene spesso proposto come inspiegabile dalla scienza.
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In questa incisione di Gustave Dorè per la Divina commedia, Dante e Virgilio osservano i dannati camminare sulle braci ardenti.
Ancora cento anni fa la pirobazia - per usare un termine greco che significa, appunto, camminare sul fuoco - era descritta come una cerimonia strana e dalle origini lontane, praticata in regioni esotiche e lontane come l'India, Trinidad, le isole Fiji, le Mauritius e Thaiti; ma anche la Bulgaria e il Giappone. In questi riti, sacerdoti locali, fachiri o adepti, attraversavano a piedi nudi e senza danni un percorso cosparso di braci fumanti oppure formato da pietre riscaldate sulle fiamme[1]. L'antropologo inglese James Frazer, nella sua monumentale opera Il ramo doro, descrisse le cerimonie che si svolgevano nella provincia cinese di Fo-kien, dove alcuni preti taoisti praticarono la pirobazia portando l'immagine di una divinità. I celebranti erano seguiti nel passaggio sulle braci dai contadini locali, dopo che questi si erano preparati con un periodo di digiuno e astinenza sessuale [2]. Frazer pensò che questo tipo di cerimonie primaverili fossero una forma di magia simpatetica in cui gli adepti, esponendo un idolo al calore delle braci durante l'attraversamento, evocavano l'arrivo della stagione calda necessaria ai raccolti. Oggi sappiamo che le ragioni per cui viene eseguita la pirobazia variano da regione a regione. Nello Sri Lanka, ad esempio, è spesso svolta per ringraziare le divinità di un'avvenuta guarigione; in Giappone, invece, questo rituale si compie a beneficio delle anime degli antenati mentre a Singapore la cerimonia rievoca un'ordalia compiuta da una dea della mitologia locale per dimostrare la propria fedeltà al marito [3].

Accanto agli aspetti che toccano il folclore e lo studio delle religioni, come è ovvio, una parte dell'interesse per la pirobazia è collegato alla presunta immunità alle bruciature in chi la pratica. Questa curiosità crebbe in Occidente all'inizio del secolo passato anche grazie ai resoconti del poeta e folclorista scozzese Andrew Lang: un sostenitore del paranormale e un membro della più antica associazione parapsicologica inglese, la Society for Psychical Research [4]; oltre ai racconti pubblicati da H.K. Beauchamp sulle passeggiate sul fuoco dei fachiri indiani [5]. L'opinione di Lang era che, sebbene non ci fosse ragione di pensare che la resistenza alle braci e alle pietre arroventate fosse dovuta ad una causa fisica, non esistesse a quell'epoca una spiegazione per il fenomeno della pirobazia. In effetti, una delle caratteristiche dei primi osservatori del firewalking era la mancanza di solide conoscenze scientifiche.

Da allora, una serie di rituali che comportavano il passaggio sulle braci, svolti nei loro luoghi d'origine, sono stati osservati fino in epoca recente ma non hanno necessariamente tutte portato all'esito sperato: una cerimonia indiana descritta nel 1974 da J.M. Freeman si concluse con numerose bruciature tra i partecipanti e fu considerata un fallimento dagli organizzatori locali [6].
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La preparazione di un letto di braci per una passeggiata tradizionale alle isole Fiji.
Nel maggio del 1957, il medico e parapsicologo Piero Cassoli osservò, insieme a altri studiosi, i riti delle cosiddette Anastenaria: una cerimonia eseguita da una popolazione probabilmente di origine bulgara che si svolgeva nelle località greche di Langadhà e di Sant'Elena [7]. La cerimonia nel primo villaggio si rivelò "deludente": il rito era avvenuto durante il pomeriggio, quando il forte sole aveva fatto sembrare le braci apparentemente spente; l'uomo, che in preda all'esaltazione aveva eseguito la danza, attraversò il braciere molto velocemente, percorrendo non più di quattro o cinque passi. Al termine del rito, il celebrante aveva una vescica sotto il piede e solo undici minuti dopo la fine della cerimonia la temperatura misurata da un pirometro era scesa a 190 gradi centigradi [8]. A Sant'Elena la danza sul fuoco si svolse verso sera e fu più suggestiva: accanto al forte riverbero del calore sul volto delle persone, si vedevano le braci rosseggiare. Per attraversare il braciere erano necessari sette passi e tra i partecipanti alla cerimonia gli studiosi osservarono anche una donna che invece di calpestare la brace, "strisciava i piedi sotto la coltre ardente". Nell'eccitazione, gli osservatori dimenticarono di misurare la temperatura del fuoco ma notarono che, undici minuti dopo, esso era ormai "disperso, calpestato, semispento": la donna che aveva strisciato i piedi nel letto di braci non presentava ustioni, ma non fu possibile esaminare i piedi del danzatore principale, probabilmente offeso - racconta Cassoli - dal fatto che lui, come ospite, non aveva voluto unirsi alla cerimonia [9]. Al termine della sua relazione, il medico italiano osservava che per quanto impressionante quanto visto "non riteneva definitivamente e scientificamente dimostrato il fenomeno dell'incombustibilità" [10]. Dopo aver elencato qualche ipotesi fisica per spiegare il fenomeno, Cassoli suggeriva alcune esperienze che avrebbero detto in modo definitivo se l'apiria era un fenomeno reale oppure no. Accanto alla ripetizione delle osservazioni greche con maggior precisione, una strada era quella di trovare una persona o un animale in grado di rimanere a contatto diretto con una superficie che superasse una certa temperatura. Un altro test definitivo era di "inviare una spedizione di [persone] competenti in un luogo dove il fenomeno si manifesta in modo clamoroso; su pietre al calor bianco, in fosse così lunghe che il tempo di esposizione al calore diventi di necessità di molti secondi" [11]. A quarantacinque anni da questa testimonianza, dobbiamo constatare che queste due ultime interessanti possibilità non si sono mai avverate. Al contrario, la pirobazia sembra essere uscita sempre più dal folclore e dalle zone rurali per diventare un fattore di costume anche nella nostra civiltà urbanizzata: oggi non è più necessario recarsi in località esotiche ma ci sono aziende specializzate che possono organizzarvi un happening di firewalking nel vostro giardino di casa.

Potere della mente o gioco New Age?


In tempi recenti, la camminata sul fuoco ha perso buona parte del suo carattere esotico ed è stata adottata in alcuni ambienti vicini al movimento New Age, che la vede come una dimostrazione tangibile dei poteri della mente, della volontà, sulla materia. Attraverso questa cerimonia, l'iniziato impara a vincere le proprie paure e a compiere azioni che prima riteneva impossibili. Sull'onda della popolarità del firewalking - promosso anche da esibizioni televisive - negli Stati Uniti e in Europa, alcune aziende hanno deciso di impiegare questa tecnica - peraltro non esente da pericoli - per motivare i propri agenti commerciali, ma anche manager e dirigenti. Nel 2001, si calcolava che le società italiane per la formazione del personale specializzate in firewalking avevano già fatto marciare sulle braci, a spese della ditta, circa trentamila persone [12].

Un'opinione corrente tra molti sostenitori della pirobazia è che questa esperienza possa essere effettuata senza rischiare la propria incolumità solo quando si è in preda ad uno stato di esaltazione o a una pulsione di tipo mistico. Ne sarebbe prova il fatto che le persone che hanno praticato il firewalking, rimanendone indenni, si ustionano come tutti gli altri nelle comuni situazioni della vita.

Anche se è vero che la sensazione del dolore è fortemente soggettiva e può essere attenuata da uno stato esaltato - così come è altrettanto vero che un letto di braci mal preparato è in grado di provocare serie ustioni in chiunque - questa tesi è stata clamorosamente contraddetta dal fatto che recentemente un numero considerevole di dimostrazioni di pirobazia sono state effettuate da membri di organizzazioni scettiche come il CICAP senza alcun tipo di preparazione o convinzione "spirituale" [13].

La pirobazia sotto indagine


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Il prestigiatore Kuda Bux si prepara a camminare sulle braci nel 1935.
A partire dall 1930, iniziarono ad essere pubblicate le prime osservazioni sperimentali di qualità su test di pirobazia. Il London Council for Psychical Investigation - un'associazione fondata per indagare la parapsicologia - pose degli annunci nella stampa a cui rispose un unico volontario: l'illusionista indiano e uomo di spettacolo Kuda Bux. Nel 1935, accanto ad una serie di dubbi esperimenti di chiaroveggenza, Bux riuscì a percorrere in quattro passi una fossa di braci lunga dodici piedi (4,17 metri) e con una temperatura superficiale di 806°F (430°C). Al termine dell'esibizione, che fu filmata e avvenne di fronte a un pubblico di giornalisti e scienziati, la pianta dei piedi dell'indiano risultò intatta mentre quella di alcuni volontari - invitati dal Bux a seguirlo nell'impresa sotto la sua protezione durante la prima serie di esperimenti - riportarono delle lievi scottature. Gli sperimentatori prestarono attenzione nell'esaminare i piedi del fachiro prima e dopo la camminata per verificare che non avesse usato sostanze chimiche protettive [14]. Queste prime esibizioni effettuate decenni prima che il firewalking diventasse, per così dire, un fenomeno di largo consumo, impressionarono il pubblico ma l'indicazione che la pirobazia si fondava su basi fisiche e non paranormali arrivò solo due anni dopo, quando il London Council for Psychical Investigation indagò le doti di Ahmed Hussain, un altro mago indiano che vantava delle capacità sostanzialmente simili a quelle di Bux [15]. Questa volta, dopo le appropriate preghiere preparatorie, sia Hussain sia alcuni volontari accompagnati riuscirono ad attraversare indenni la fossa di quattro metri piena di braci ardenti, preparate secondo le istruzioni del mago. Vi riuscì anche un'inglese, agendo di sua iniziativa, ma Hussain non ne fu imbarazzato, sostenendo che solo lui era in grado di camminare indefinitivamente sulle braci. Allora i ricercatori gli chiesero di percorrere di seguito nelle due direzioni la fossa ardente, cosa che Hussain rifiutò, dichiarando che i suoi poteri erano efficaci solo se marciava in un'unica direzione. La settimana successiva gli sperimentatori preparano una fossa lunga otto metri e questa volta, sfortunatamente, anche Ahmed Hussain riportò qualche bruciatura sulla pianta dei piedi. Gli studiosi conclusero che nella camminata sulle braci il trasferimento di calore verso i piedi dei partecipanti era cumulativo e che quindi, per un percorso sufficientemente lungo, anche i fachiri - una volta accertato che non facessero uso di trucchi - rimanevano irrimediabilmente ustionati [16].
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Il prestigiatore Kuda Bux cammina sui carboni ardenti.
Commentando i risultati degli esperimenti, Harry Price, uno dei principali studiosi del paranormale di quegli anni (a lui sarà dedicato un lungo articolo sul prossimo S&P), dichiarava che ogni persona sufficientemente rapida e determinata poteva eseguire indenne il firewalking senza chiamare in causa poteri psichici o stati mentali particolari. Per il ricercatore, gli elementi essenziali per non scottarsi erano il ridotto tempo di contatto con le braci e la ridotta superficie di contatto che si aveva camminando a passo sostenuto [17].

La fisica della pirobazia


Anche se l'aspetto mistico del firewalking sta cedendo il posto a quello sportivo e alle applicazioni commerciali, possiamo affermare che la camminata sul fuoco può essere spiegata in modo razionale e scientifico? Sicuramente si: camminare sul fuoco - nelle condizioni in cui viene effettuata questa esibizione - non ha in sé niente di più sorprendente che mettere la mano dentro un forno riscaldato a 200 gradi senza rimanerne scottati. A patto, sia ben chiaro, di non toccare le parti metalliche.

Il mistero, se possiamo usare questo termine, sta nel fatto che l'aria ha una capacità molto bassa di condurre e trasferire il calore dal forno al nostro corpo. Ora, se consideriamo i materiali con cui viene preparato il letto di braci prima di un'esibizione, notiamo che anche in questo caso essi devono essere scelti con una bassa capacità e conducibilità termica. Il legno secco è un ottimo isolante e anche quando è ridotto in brace, continua a conservare una parte di questa proprietà, soprattutto se si viene a contatto con esso per un tempo molto breve. Una cosa completamente diversa, e veramente miracolosa, sarebbe quella di essere in grado di camminare scalzi su una lastra di ferro rovente! Ciononostante, nella stampa periodica, le segnalazioni di incidenti avvenuti durante queste esibizioni non mancano. Le ragioni possono essere molteplici e variare dagli errori nella preparazione della brace ad una serie di motivi fisici. Il fatto che la brace di legno secco ha una bassa capacità termica significa che, sebbene sia molto calda, non riesce a trasferire troppa energia al piede che la calpesta nel breve tempo della camminata. In aggiunta, l'area che deve essere attraversata non è liscia ma irregolare, facendo sì che la reale superficie di contatto con i carboni fumanti sia inferiore alla pianta del piede del camminatore. Bisogna anche tener conto che il nostro sangue è, al contrario, un buon conduttore di calore e quindi adatto a dissipare velocemente gli eccessi di calore dovuti al contatto. In aggiunta, la percezione del dolore è una sensazione molto soggettiva. Da questo punto di vista i soggetti psicologicamente molto motivati riescono a sopportare meglio il fastidio dovuto a questa esperienza e forse anche le piccole bruciature che si possono formare.

In un articolo del 1988 sulla rivista Experientia, Bernard Leikind e William McCartey hanno valutato le osservazioni sperimentali e i test empirici sulla pirobazia descritti fino a quel momento, concludendo che tutte potevano essere riconducibili alle spiegazioni fisiche di questo fenomeno sopra accennate. Il carattere prodigioso che il firewalking ha per molte persone - hanno osservato i due ricercatori - dovuto alla mancata comprensione che per due corpi (il piede e le braci) "avere la stessa temperatura non è la stessa cosa che avere la stessa quantità di energia termica" [18]. Tra i fattori protettivi che possono intervenire durante l'attraversamento del letto di braci, non bisogna dimenticare anche l'isolamento termico dovuto alle callosità che si possono formarsi sulla pianta di piedi abituati a non portare le calzature, ma anche lo strato di sporcizia che si è raccolto. Sotto questo punto di vista, il piede del moderno cittadino non è molto adatto a praticare la pirobazia ma - come vedremo - anche lo strato d'acqua dovuto alla sudorazione potrebbe fornire una protezione.

Come una goccia d'acqua su una pentola rovente


Tra gli ulteriori meccanismi protettivi che possono entrare in azione durante la camminata sul fuoco è stata avanzata anche quella dell' effetto Leidenfrost: la formazione di una barriera di vapore al contatto di una superficie fredda e umida (la pianta del piede) con una calda (il letto di braci). Questo fenomeno fu descritto dallo scienziato tedesco J.G. Leidenfrost verso la metà del Settecento. Dato che il vapore è un pessimo conduttore di calore, esso proteggerebbe il piede bagnato; analogamente a come si osserva che una goccia d'acqua posta su una pentola rovente non si dissolve immediatamente ma frigge per un tempo insolitamente lungo. Jearl Walker, il curatore di una nota rubrica di scienza amatoriale su Scientific American, ha spiegato così nel numero dell'agosto 1977 della rivista, il successo di un suo esperimento di firewalking [19]. Questa teoria non ha però convinto tutti: anche se cè chi bagna i propri piedi prima di una esibizione di pirobazia, altri preferiscono tenerli perfettamente asciutti per timore che frammenti di brace possano restare attaccati al piede. Talvolta succede che le persone reduci da questa esperienza, anche se prive di ustioni gravi, presentino sulla pianta del piede bruciature localizzate. Può essere accaduto che la sudorazione eccessiva, dovuta all'emozione - una cosa che gli esperti di firewalking fanno di tutto per scoraggiare - abbia provocato non il Leidenfrost ma l'adesione di frammenti di brace al piede per un tempo superiore alla frazione di secondo considerata sicura per il contatto. In aggiunta, altri piccoli frammenti possono essere rimasti incastrati tra le dita del piede, provocando una bruciatura. Per evitare questi inconvenienti, gli esperti consigliano di camminare velocemente ma con passo uniforme, senza premere con forza le braci con le dita del piede. Anche le osservazioni di cerimonie in cui i partecipanti strisciano i piedi nella coltre di brace sono meno sorprendenti di quanto possano sembrare: pur se si espone in questo modo la parte delicata del dorso del piede, si evita il pericolo di pressare con il peso del corpo un tizzone ardente, che invece sarà spinto rapidamente di lato durante il movimento. Inoltre, bisogna tener conto che il fondo del terreno - contro cui striscia la pianta del piede - rimane sensibilmente più freddo della superficie delle braci [20].

Nel loro studio sul firewalking, Leikind e McCarthy hanno richiamato l'attenzione su alcuni esperimenti precedenti in cui i partecipanti camminarono sulle braci con cerotti o sandali con suole di corda (in cui l'effetto Leidenfrost è escluso) senza che questi rimanessero bruciati; inoltre sembra che lo strato di vapore del Leidenfrost tenda a formarsi troppo tardi rispetto a quanto necessario per essere di aiuto nella rapida camminata del firewalking [21]. Anche Cassoli parla di partecipanti a cerimonie di pirobazia che indossavano le calze senza che queste riportassero bruciature [22]. Possiamo immaginare, in accordo con i principi sopra esposti, che questi fenomeni di incombustione siano dovuti alla non eccessiva temperatura del letto di braci e alla brevità del tempo di contatto.

Trucchi del mestiere e rischi inevitabili


Nessuno è in grado realmente di camminare sul fuoco senza bruciarsi: l'attraversamento avviene sulle braci e, il più delle volte, sullo strato di cenere che le ricoprono. Generalmente il tappeto di braci viene preparato ore prima che avvenga l'attraversamento; i tizzoni più grossi sono rimossi e il tutto è accuratamente rastrellato per distribuire sulle braci uno strato di cenere e permettere la passeggiata media di cinque passi veloci alla portata di chi, come la maggioranza delle persone, è abituato a portare calzature e ha le piante dei piedi sensibili.

Non sorprendentemente, alcuni degli accorgimenti per effettuare il firewalking senza danni sono stati divulgati su riviste d'illusionismo. Sul Magic Magazine del febbraio 1975 leggiamo che in India talvolta i fuochi sono preparati con piccoli bastoni e canne: un tipo di legno che brucia velocemente lasciando solo cenere. Nelle cerimonie shintoiste giapponesi, invece, gli adepti passano su del sale prima di percorre le braci. È possibile - continua la rivista - che l'allume contenuto nel sale possa aiutare a proteggere il piede. Cassoli cita il parapsicologo J.B. Rhine, che prima di presenziare a una cerimonia di firewalking in Giappone fu invitato a bagnarsi i piedi in un liquido non meglio identificato [23].

Tra gli espedienti adottati da chi compie attraversamenti lunghi in esibizioni molto pubblicizzate c'è quello di creare delle isole fredde nel letto di braci che normalmente dovrebbe avere una temperature tra i 600 e gli 800 gradi centigradi [24]. In generale, l'attraversamento del letto di braci avviene nella parte centrale, che è meno ventilata rispetto a quelle laterali e quindi meno calda [25]. Attorno al 1980, Piero Angela riassumeva nella sua inchiesta sul paranormale le impressioni di coloro che avevano personalmente sperimentato la pirobazia: in assenza di trucchi o di accorgimenti speciali era possibile camminare sul fuoco a condizione che "ogni piede non abbia più di due contatti successivi con le braci per una durata di meno di un quarto di secondo" [26]. Da allora, il record di distanza per la camminata sul fuoco è diventato molto più grande: il 2 luglio 1998 a Johnstown in Pennsylvania sedici persone hanno percorso 52 metri in 50-60 passi. L'evento è stato organizzato da David G. Willey, un esercitatore di fisica dell'Università della Pennsylvania che, oltre ad essere un veterano del firewalking, è convinto che in questa pratica il controllo della mente sulla materia non centri per nulla [27].

Dopo tutto quanto detto, perché alcune persone che camminano sulle braci si scottano mentre altre no? Leikind e McCarthy ci ricordano che un'esibizione di pirobazia non è un esperimento controllato: come abbiamo visto gli elementi sia individuali sia esterni che possono variare sono tanti. Di certo per un partecipante pensare che non ci si ferirà "perché si è protetti dalla propria mente" è più pericoloso che aver ben presente qual è il comportamento fisico del calore, perché può spingere ad indugiare a contatto con le braci più di quanto sia sicuro [28].

S. P. Langley, ovvero la pirobazia demistificata nel 1901


Anche se, come abbiamo visto, gli studi scientifici sulla fattibilità del firewalking in termini di ridotta capacità termica iniziarono attorno al 1930, già all'inizio del secolo una semplice ma efficace indagine sul campo, che dimostrava trattarsi di un'attività insolita ma niente affatto magica, fu compiuta dal celebre fisico e astronomo americano Samuel Pierpoint Langley. Lo scienziato aveva letto i resoconti delle camminate sul fuoco raccolti da Andrew Lang e, durante una visita all'isola polinesiana di Tahiti, aveva potuto confrontare con le proprie osservazioni i sorprendenti racconti fatti dalla stampa occidentale sulle doti dello stregone Papa-Ita, ultimo di una dinastia di sacerdoti locali e in grado di camminare su uno stato di pietre arroventate al fuoco [29]. Dopo il suo passaggio, sia i seguaci sia i turisti occidentali potevano seguire incolumi sulle sue tracce ma dovevano guardarsi dal voltarsi perché così facendo si sarebbero irrimediabilmente ustionati.

Langley chiese a Papa-Ite di ripetere la cerimonia, che trovò impressionante dal punto di vista scenografico. Restava da determinare il calore reale che sprigionava da quelle rocce. Lo scienziato ottenne il permesso di rimuovere una grossa pietra usata per preparare la camminata. Questa fu gettata in un secchio d'acqua che andò subito in ebollizione; Langley si accorse immediatamente che il materiale di cui era composta doveva essere un pessimo conduttore di calore, perché l'ebollizione durò per circa venti minuti. Si trattava, infatti, di una pietra vulcanica di tipo refrattario e poroso che poteva essere arroventata da un lato rimanendo relativamente fredda sull'altro. Le analisi sulla conducibilità termica, condotte in laboratorio al ritorno del viaggio, confermarono che la camminata sul fuoco era stata possibile solo grazie alle caratteristiche refrattarie della pietra: un frammento di essa - comunicò Langley nel 1901 sulla rivista Nature - poteva essere tenuta tranquillamente in mano mentre se ne riscaldava indefinitivamente l'altra estremità con una fiamma.

Un'indagine strumentale sulla pirobazia


Nel 1997, un'indagine strumentale delle condizioni che permettono la pirobazia è stata compiuta grazie al lavoro sperimentale di Kjetil Kjernsmo, uno studente di fisica norvegese [30]. Oltre a partecipare personalmente a una dimostrazione di firewalking, Kjernsmo si è avvalso dell'aiuto di Karl Grimnes, un esperto di fotografia nell'infrarosso. I due hanno osservato che la distribuzione della temperatura nel letto di braci era molto disomogenea e rendeva difficile una stima della temperatura. Le immagini mostrarono anche che non vi era una variazione significativa nella temperatura di un punto del letto di braci prima e dopo che un piede vi aveva impresso un'orma. Questo significava che la trasmissione di energia dallo strato di braci al piede era molto piccola. Anche le fotografie all'infrarosso della pianta del piede di Kjernsmo, prese immediatamente prima e subito dopo la camminata, mostravano un aumento di temperatura visibile ma non eccessivo. Al contrario, la temperatura del letto di braci diminuiva rapidamente nel tempo, rendendo la passeggiata più facile a chi la effettuava tra gli ultimi. Anche se durante la camminata i piedi non avevano rimosso una quantità significativa di calore, gli sperimentatori osservarono comunque una chiara diminuzione di temperatura nel sentiero tracciato dai vari camminatori. Questo era in accordo con le osservazioni di chi aveva notato durante le cerimonie di firewalking che i partecipanti lasciavano dietro di se delle orme scure, indicative di un raffreddamento delle braci nel punto di compressione. Tra i meccanismi suggeriti per spiegare questo fenomeno c'è quello che il piede interrompe l'afflusso di ossigeno negli strati superiori della brace, rallentando le reazioni chimiche di combustione per uno o due minuti [31]. Se i partecipanti si susseguono abbastanza velocemente, quindi, il tracciato più freddo ha tempo di mantenersi.

La pirobazia oggi nei mari del Sud


Cosa è restato oggi delle cerimonie di pirobazia che si svolgevano un tempo nelle isole del Pacifico e che affascinarono Andrew Lang e molti altri viaggiatori? Anche se la loro origine è stata certamente religiosa, ora sono condotte principalmente a beneficio dei turisti [32]. Non molto tempo fa, Denis Dutton, il presidente dell'associazione scientifico-razionalista neozelandese NZ CSICOP, si è recato in Nuova Guinea per un viaggio di lavoro. Qui ha addestrato una tribù locale nelle tecniche di camminata sul fuoco: una pratica molto utile per intrattenere i turisti e per permettere alle popolazioni native, che certo non navigano nell'oro, di guadagnarsi un poco di danaro. Ben presto tutto il villaggio fu in grado di attraversare allegramente il letto di braci, aggiungendo da sé la necessaria scenografia e quanto serviva in fatto di riti magici per rendere l'esibizione interessante ai turisti. Dopo aver insegnato loro il trucco, Dutton chiese agli abitanti dell'isola come avrebbero spiegato il modo con cui avevano acquisito queste sorprendenti capacità. I membri della tribù risposero di non preoccuparsi, avevano già ideato una storia che avrebbe avuto successo: "degli alieni scesi dal cielo glielo avevano mostrato!" [33].

Andrea Albini
Collaboratore tecnico presso l'Università di Pavia dove si occupa di didattica e dello studio dei materiali per l'ingegneria elettrica.

Note


1) Fire-Walking Encyclopaedia Britannica, (11a ediz.), 1911.
2) James George Frazer. The golden bough: a study in magic and religion. Macmillan, London, 1890 (1a ediz. in 2 vol.);1900 (2a ediz. in 3 vol.); 1906-1915 (3a ediz. in 12 vol.). Traduzione italiana condensata: Il ramo d'oro, Bollati Boringhieri, Torino, 1990.
3) B. J. Leiking e W. J. McCarthy. "Firewalking". Experientia (1988), vol. 44, p. 312.
4) Andrew Lang. "The fire-walk". Proceeding of the Society for Psychical Research (1900) vol. 15, pp. 2-15.
5) H. K. Beauchamp. "Fire-walking ceremonies in India" Proceeding of the Society for Psychical Research (1900) vol. 8, p. 312.
6) J. M. Freeman. "Trial by fire". Natural History, New York (1974), vol. 83, pp. 54-63.
7) Piero Cassoli. "La pirobazia in Grecia" (Le Anastenaria). Minerva Medica (1958), vol. XLIX, n. 77, pp. 3677-3686.
8) Ibid. pp. 3681-3682.
9) Ibid. pp. 3682-3683.
10) Ibid. p. 3684.
11) Ibid. p. 3685.
12) Laura Maragnani. "Come sono ardenti i nuovi manager". Panorama (12 Luglio 2001), pp. 84-85.
13) Massimo Polidoro. "Camminare sulle braci ardenti". Scienza & Paranormale (Settembre/Ottobre 1999), pp. 40-41; Bernard J. Leikind e William J. McCarthy. "Camminare sul fuoco" in I segreti dei fachiri. A cura di Massimo Polidoro e Luigi Garlaschelli, Avverbi, Roma, 1998.
14) Harry Price. "A report of two experimentals fire-walks by Kuda Bux and others". University of London Council for Psychical Investigation, bulletin. 2, London, 1936.
15) G. Brown e A. Burniston. "A report of three experimentals fire-walks" by Ahmed Hussain and others. University of London Council for Psychical Investigation, bulletin. 4, London, 1938.
16) Cit. in Leiking e McCarty. 1988, Cit. p. 311.
17) Harry Price. Fifty years of psychical research. Longsman, Green & Co., London, 1939, pp. 250-262.
18) Leikind e McCarthy. 1988, Cit., p. 311.
19) Jearl Walker. "Drops of water dance on a hot skillet and the experimenter walks on hot coals". Scientific American (Agosto 1977), pp. 126-131. Vedi anche F. L. Curzon. "The Leidenfrost phenomenon" American Journal of Physics (1978), vol. 46, n. 8, pp. 825-828.
20) Clyde Freeman Herreid. "The fire dance of Bali". Skeptical Brief (1999), vol. 9, n. 2, p. 2.
21) Leikind e McCarthy. 1988, cit. p. 312.
22) Cassoli. 1958, cit. p. 3683.
23) Cassoli. 1958, cit. p. 3684.
24) Polidoro, 1999, cit. p. 41.
25) Cit. in Piero Angela. Viaggio nel mondo del paranormale. Garzanti, Milano, 1992, p. 273.
26) Ibid.
27) David Noelle. "Worlds longest firewalk: Physicist lead hot trek for science in Pennsylvania". Skeptical Inquirer, (Gen./Feb. 1999), pp. 5-6.
28) Leikind e McCarthy. 1998, Cit. pp. 63-64.
29) Samuel P. Langley. "The fire walking ceremony in Tahiti". Nature (1901) vol. 64, p. 397-399. Riprodotto in A bedside Nature. Genius and eccentricity in science 1869-1953. A cura di Walter Gratzer, W. H. Freeman and Co., New York, 1997, pp. 108-109.
30) L'esperienza di Kjetil Kjernsmo, Scientific study of firewalking, è stata presentato all'International Conference for Physics Students, Vienna, 1997. (www.skepsis.no/english/subject/firewalk/)
31) Leikind e McCarthy. 1988, Cit. p. 311.
32) Leikind e McCarthy. 1988, Cit. p. 312.
33) L'aneddoto neozelandese è citato in Fire-walking di Bill Latura, responsabile di The Left Hemisfere, un sito web dedicato a scetticismo, religione e secolarismo. (home.xnet.com/~blatura/skep_6.html). Per una descrizione di uno spettacolo turistico di firewalking nellisola di Bali vedi Herreid. 1999, cit. pp. 1-2.
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