Le bugie della scienza (recensione)

di Federico Di Trocchio
Oscar Saggi Mondadori, 2001
pp.335, € 8,78

  • In Articoli
  • 03-03-2004
  • di Matteo Granziero

Tutti gli scienziati imbrogliano. Questo è il succo dell'opera. Una tale affermazione necessita di notevoli prove a sostegno, ecco perché viene espressa nell'ultimo capitolo a seguito di tutti gli esempi e considerazioni che l'hanno fatta maturare all'autore e ad altri filosofi della scienza. Federico Di Trocchio, infatti, è docente di Storia della Scienza presso l'Università di Lecce e si occupa prevalentemente di storia e filosofia della biologia.

Tutti i capitoli tranne l'ultimo sono un'analisi attenta, approfondita e documentata di varie tra falsificazioni ed errori scientifici. La falsificazione può essere compiuta per il puro interesse personale, in questo caso si parla di frode, o per il progresso della scienza. Proprio questo è stato il caso di Galileo, Newton, Mendel e altri insospettabili mostri sacri della scienza. Gli errori scientifici, invece, possono essere commessi dagli scienziati che propongono una teoria o da chi a posteriori la interpreta.

L'autore analizza le ragioni che possono spingere uno scienziato alla truffa consapevole e organizzata: la gloria personale, il bisogno di fondi, l'invidia o la gratitudine. Quest'ultima può indurre assistenti o promettenti scienziati a sostenere anche con la truffa le teorie del loro maestro.

Le falsificazioni dei grandi sono stati espedienti usati dagli stessi per avvalorare una teoria nella quale credevano fortemente e necessitavano di prove determinanti, a volte non ottenibili con le conoscenze dell'epoca. È questo il caso di molti esperimenti di Galileo: quello della nave per provare le proprietà di un sistema di riferimento inerziale, quelli sul moto dei gravi su un piano inclinato, della caduta delle sfere dalla torre di Pisa e del pendolo.

Il creatore del metodo scientifico è stato il primo a non applicarlo per il semplice fatto che se lo avesse fatto non sarebbe riuscito a provare le sue intuizioni per via degli attriti. Nel Dialogo sui massimi sistemi Salviati-Galilei afferma: "Io senza esperienza son sicuro che l'effetto seguirà come vi dico perché così è necessario che segua" mentre nella stessa opera descrive minuziosamente gli esperimenti mai compiuti perché non è stato possibile ripeterli!

Altro nome d'impatto ma vivente è Robert Gallo: lo scopritore del virus HIV. Secondo l'autore più che uno scopritore è un ladro. Nonostante fosse uno dei più autorevoli esperti di retrovirus il primato spetterebbe a Luc Montagner dell'Istituto Pasteur di Parigi e ai suoi collaboratori che dettero un campione del virus a Gallo che coltivò, studiò e annunciò al mondo come causa dell'AIDS prima di Montagner. Alle accuse sostenute da prove inequivocabili dell'uguaglianza dei due virus lo scienziato americano si giustifica con un freezer accident cioè la contaminazione dei campioni americani con quelli francesi.

La maggior parte delle truffe si è verificata in ambito medico e biologico ma la più grande, a detta dell'autore, è quella dell'uomo di Piltdown già analizzata su S&P. A questa, Di Trocchio dedica l'analisi più approfondita di tutta l'opera: ogni singolo individuo che prese parte al ritrovamento, allo studio, alla divulgazione o alla critica della scoperta.

Nel complesso il libro è chiaro e documentato con un'ampia bibliografia per verificare le fonti.

Il capitolo meno convincente è quello finale dove l'autore si stacca dai dati oggettivi e si dedica a considerazioni finali piuttosto audaci. A parte una premessa in cui non considera i truffatori come veri scienziati, i rimanenti, seri, sono costretti a farlo per le stesse ragioni che hanno mosso Galileo. L'autore riprende dei concetti di Renè Thom il quale considera le truffe come insignificanti ed accidenti che capitano mentre afferma che una teoria scientifica vera nasce e muore nella falsità. La scienza è in continuo progresso e ogni sua teoria è destinata a essere soppiantata da una nuova più completa come ha fatto ella stessa con la sua precedente. Aggiunge: "Le teorie della scienza insomma potranno anche essere, e sicuramente saranno, dimostrate false un giorno, ma le ricadute tecnologiche sono dei fatti incontestabili anche se questo non vuol dire che esse costituiscano, necessariamente e sempre, un bene, o che sia in senso assoluto meglio vivere in una società tecnologica che in una primitiva. Sta di fatto però che mentre in una società primitiva contro una malattia si dispone soltanto dell'esorcismo e della forza di suggestione, in una società scientifica evoluta sono possibili interventi più decisi e concreti, nel bene e nel male". Quanto appena espresso pare un tentativo di colpire con frasi d'impatto, cosa che si ripete quando sostiene la teoria dell'effetto farfalla, secondo cui un battito d'ali d'una farfalla in Brasile può causare un tornado in Texas.

Insomma quando Di Trocchio si abbandona alle considerazioni personali oltre a trarre conclusioni piuttosto fragili dimentica lo scopo di un libro divulgativo: quello di permettere l'approccio a un argomento anche a lettori non esperti e quindi utilizzare con cautela affermazioni come le precedenti tutt'altro che generalizzabili. Una teoria vera non diventa falsa; essa viene semplicemente inglobata e affinata nella successiva.

Propone, anche, una soluzione per le truffe finalizzate a evitare il taglio dei fondi per la ricerca: mettere gli scienziati in condizione di praticare l'otium romano cioè una condizione di ricerca squisitamente fine a sé stessa senza assoggettamento alla legge del mercato.

Infine, la ricetta per distinguere le teorie scientifiche dalle truffe non è tanto la ripetibilità, dato che anche gli scienziati seri barano, ma la durata. Una truffa ha vita sempre più breve di una teoria vera.

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