La scienza e il culto dei cargo

Il grande fisico americano spiega che cosa manca a tutte quelle discipline che imitano le forme della scienza ma nonostante cio' non funzionano

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  • 12-12-2003
  • di Richard P. Feynman

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Nel Medioevo troviamo numerose idee balzane, come quella per cui un pezzo di corno di rinoceronte aumenterebbe la potenza sessuale. Poi però si scoprì un sistema per selezionare le idee - consisteva nel provare a farle funzionare: se non funzionavano, si eliminavano. Il metodo si affinò, divenne scienza, e si sviluppò a tal punto che oggi viviamo nell'era scientifica. Un'era tanto scientifica che ci è difficile capire come possano essere esistiti gli stregoni, dato che dei loro rimedi nessuno, o quasi, ha mai funzionato.

Eppure capita di incontrar gente che a un certo momento porta la conversazione sugli UFO, sull'astrologia o su qualche forma di misticismo, coscienza allargata, telepatia, parapsicologia e roba simile. Io ne ho concluso che non viviamo in un mondo scientifico.

La gente crede a cose così strane che ho voluto cercare di capire perchè. E quella che è stata definita la mia curiosità per la ricerca mi ha trascinato in mezzo a idiozie tali che mi sono spesso sentito sopraffatto. Per esempio mi sono occupato di fenomeni mistici: sono entrato in cassoni di isolamento sensoriale, ho provato ore e ore di allucinazioni, esperienze su cui ora dispongo di molti dati. Poi mi sono recato a Esalen, una roccaforte di questo tipo di pensiero (un bellissimo posto, dovreste andarci un giorno). E sono stato sopraffatto: non sapevo che ci fosse così tanto da sapere.

A Esalen ci sono vasche, alimentate da fonti calde, a circa dieci metri sopra l'oceano. Una delle esperienze più gradevoli è stato sedere in una di quelle vasche, guardare le onde infrangersi sulle rocce sottostanti, ammirare il cielo azzurro, e studiare una bella ragazza nuda che viene a prender posto nella vasca accanto. Un giorno ero a bagno, a Esalen, e vicino a me c'erano una stupenda ragazza e un ragazzo; apparentemente non si conoscevano. Cerco subito un modo di far conversazione con la ragazza. Mentre io rifletto, il ragazzo le chiede: "Senti, studio da massaggiatore: posso fare pratica su di te?"

"Certo", risponde lei. Escono dalla vasca e lei si sdraia su un tavolo da massaggio.

Che approccio! mi sono detto, ammirato: io non ho questa abilità. Intanto lui le massaggiava un alluce: "Ora lo sento", dice il ragazzo, "sento un piccolo incavo, è la ghiandola pituitaria?"

"Lei è ben lontano dalla ghiandola pituitaria, giovanotto!" sbuffai io.

Mi guardarono inorriditi - mi ero tradito - e chiarirono che studiavano riflessologia. Chiusi gli occhi, finsi una profonda meditazione.

È un esempio di ciò che mi sconvolge.

Mi sono occupato anche di percezione extrasensoriale e di fenomeni paranormali. All'epoca andava di moda Uri Geller: era in grado, si diceva, di piegar le chiavi carezzandole con un dito. Geller mi invitò nella sua stanza d'albergo a seguire una dimostrazione di lettura del pensiero e piegatura di chiavi. Nel pensiero non lesse niente, credo non ci riesca nessuno. Mio figlio teneva in mano una chiave, Geller la strofinò: non accadde nulla. Disse che funzionava meglio sott'acqua. Riuscite a immaginarci, tutti in piedi nel bagno, con l'acqua che scorre sulla chiave, nel lavandino, e Geller che invano stuzzica la chiave col dito? Un altro fenomeno che non ho potuto studiare.

Volli però approfondire anche altre credenze (pensate come sarebbe stato facile indagare sugli stregoni, e scoprire che non avevano alcun potere). Scoprii che una delle credenze più diffusa è questa: noi conosciamo il modo di educare i giovani. Intere scuole propugnano metodi per insegnare la lettura, la matematica, e così via; ma se ci fate caso la lettura peggiora, o comunque non migliora, nonostante si continuino a impiegare le medesime persone per migliorare i metodi. Questo sì è un rimedio da stregone che non funziona! Andrebbe controllato. Come fanno a stabilire se il metodo è efficace? Altro esempio: il modo di trattare i delinquenti. È chiaro che in questo campo non è stato fatto alcun progresso - tanti metodi, niente progressi.

Eppure questi metodi sono detti scientifici. Li studiamo. E credo esista molta gente di buon senso che si lascia intimidire da queste pseudoscienze. Una maestra che abbia buone idee su come insegnare a leggere, è costretta dal sistema scolastico ad applicare altri metodi, o addirittura a convincersi che il proprio metodo non sia quello giusto. O la madre di un monellaccio: dopo averlo in qualche modo castigato, si sentirà colpevole per il resto della vita, per non aver fatto la "cosa giusta" secondo gli esperti.

Dovremmo davvero esaminare le teorie che non funzionano, le scienze che non sono scienze.

Gli studi pedagogici e psicologici che ho citato sono esempi di quella che chiamerei una scienza da "cargo cult". Nei mari del Sud vive un popolo che pratica il "culto del cargo". Durante la guerra ha visto atterrare aerei carichi di ogni ben di dio, e ora vuole che la cosa continui. Hanno tracciato delle specie di piste; accendono fuochi ai lati; hanno costruito una capanna di legno in cui siede un uomo con due pezzi di legno a mo' di cuffie, da cui spuntano stemmi di bambù a mo' di antenne - rappresenta il controllore di volo - e aspettano che gli aerei atterrino. Hanno fatto tutto correttamente. La forma è perfetta e rispetta quella precedente: ma la cosa non funziona. Non atterra nessun aereo.

Parlo di scienze da cargo cult perché sono scienze che seguono i precetti e le forme apparenti dell'indagine scientifica e alle quali, però, manca un elemento essenziale, dato che gli aerei non atterrano.

A questo punto dovrei indicarvi l'elemento mancante. Sarebbe però altrettanto difficile dello spiegare agli isolani dei mari del Sud come procedere per arrivare a un certo benessere. Non è semplice quanto dir loro come migliorare la forma delle cuffie. C'è soprattutto una cosa, che in genere manca nelle scienze da cargo cult: l'idea che tutti ci auguriamo abbiate imparato a scuola - non la esplicitiamo mai, speriamo che la scopriate da soli, grazie a tutti gli esempi di indagine scientifica che avete studiato. Ora invece sarà interessante formularla apertamente.

Si tratta dell'integrità scientifica. Un principio del pensiero scientifico che richiede una totale onestà, una disponibilità completa. Per esempio, quando si effettua un esperimento bisogna riferire tutto ciò che potrebbe invalidarlo - e non soltanto quel che sembra corretto - le altre cause che potrebbero originare gli stessi risultati. Bisogna riferire tutti i punti superati con precedenti esperimenti, e cosa e come sia avvenuto di nuovo, accertarsi che anche gli altri possano capire che sono stati davvero superati.

Vanno dati i dettagli che potrebbero mettere in forse l'interpretazione, se vi sono noti. Dovete fare del vostro meglio per spiegare qualsiasi eventuale discordanza. Se elaborate una teoria, e la pubblicate, dovete pubblicare tutti i fatti che la contraddicono - oltre a quelli che la sostengono.

Ma c'è un problema ancora più sottile. Quando avete sistemato le idee in una teoria completa e la riferite, dovete accertarvi che i fenomeni che la teoria spiega non siano proprio quelli che vi han fatto venire in mente l'idea originale: la teoria - una volta completata - deve quadrare con altri fenomeni ancora.

Occorre fornire tutte le informazioni per aiutare gli altri a giudicare il valore del vostro contributo, non si possono dar solo quelle che orientino in un determinato modo.

Questa idea sarà ancora più chiara se la si confronta, ad esempio, con la pubblicità. Ieri sera, ho sentito che l'olio Wesson non impregna il cibo. E vero. Non è uno slogan disonesto. Ma sto parlando di qualcosa di più: l'integrità scientifica si colloca a un livello più alto della non disonestà. Quello slogan pubblicitario avrebbe dovuto aggiungere che nessun olio impregna il cibo, alla giusta temperatura. A una temperatura diversa, invece, tutti impregnano il cibo, compreso l'olio Wesson. In questo modo si fornisce un rapporto di implicazione, non il semplice fatto (che in sé è vero). Questa è la differenza con la quale dobbiamo misurarci.

Sappiamo per esperienza che la verità finisce col venire a galla. Altri scienziati ripeteranno il vostro esperimento, e scopriranno se era corretto o no. I fenomeni della natura coincideranno o no con la vostra teoria. E magari otterrete una fama temporanea, ma se non avrete lavorato con molta accuratezza la vostra reputazione di scienziato non sarà buona. Sono questa integrità, questa volontà di non ingannarsi, che mancano alla ricerca delle scienze da cargo cult.

Gran parte delle difficoltà, per le scienze da cargo cult, dipendono dall'argomento, dalla inapplicabilità dei criteri scientifici all'argomento. Ma non sono le uniche difficoltà, questi sono i motivi per cui gli aerei non atterrano, ma resta il fatto che non atterrano.

L'esperienza ci ha insegnato come evitare di autoingannarci. Faccio un esempio: Millikan ha misurato la carica di un elettrone con un esperimento in cui cadevano delle gocce d'olio, e ha ottenuto una risposta che ora noi sappiamo non essere del tutto esatta. Non lo è perché Millikan non aveva i dati esatti sulla viscosità dell'aria. È molto interessante studiare la storia delle misure della carica dell'elettrone, dopo Millikan. Se riportaste quelle misure su una curva temporale, vi accorgereste che la prima è leggermente superiore a quella di Millikan, la successiva ancora di poco superiore, e così via fino a raggiungere una cifra di parecchio più grande.

Perché mai non si è trovata subito la cifra più alta? È una storia di cui gli scienziati si vergognano, eppure il motivo è chiaro. Ogni volta che uno scienziato otteneva un valore molto superiore a quello di Millikan, pensava d'aver sbagliato e cercava l'errore. Se la misura era più vicina a quella di Millikan, non tentava così accuratamente di rintracciare l'errore: eliminava i valori troppo discordanti. Ci è servito da lezione, non soffriamo più di questa malattia.

Mi spiace però dire che a quanto ne so non esiste un corso che comprenda la storia, la lunga storia di come si sia imparato ad evitare l'autoinganno. Forse contiamo sul fatto che gli studenti la imparino per osmosi.

Primo principio: non ingannare se stessi. Ma la persona più facile da ingannare siamo proprio noi stessi, quindi occorre molta vigilanza. Se non vi ingannate, non ingannerete neppure gli altri scienziati: vi basterà esser normalmente onesti.

Vorrei aggiungere una cosa assai meno sostanziale per la scienza, ma di cui sono personalmente convinto: non si deve nemmeno tentare di ingannare i non scienziati, quando si parla da scienziato. Non voglio consigliarvi di non mentire a vostra moglie o alla vostra fidanzata, cioè nella vita quotidiana, quando vi comportate come ogni altro essere umano. Vedetevela con la vostra coscienza o col vostro rabbino. Parlo di un'integrità ulteriore, specifica; parlo del non mentire, anzi del farsi in quattro per dimostrare dove forse si è sbagliato: ciò fa parte dell'agire scientifico. E questa è la vostra responsabilità di scienziati, sia nei confronti dei colleghi, sia verso tutti gli altri.

Sono rimasto sorpreso da una conversazione con un amico che doveva parlare alla radio. Si occupa di cosmologia e di astronomia, e si chiedeva come spiegare le applicazioni pratiche delle sue ricerche. "Tanto", dissi io, "non ce ne sono". "Già, ma se lo rivelo non finanzieranno mai più simili ricerche". Secondo me questa era una disonestà. Se vi presentate come uno scienziato, dovete spiegare quello che state facendo. Se nessuno vorrà aiutarvi, be'... può succedere.

Un esempio pratico del principio che vi ho indicato è questo: se avete deciso di verificare una teoria o di spiegare qualche nuovo concetto, dovete pubblicarne i risultati, qualsiasi questi siano. Se pubblichiamo risultati soltanto di un tipo possiamo far apparire valida la nostra argomentazione. Ma dobbiamo pubblicare anche i dati negativi.

La stessa rigorosa integrità va mantenuta quando enti governativi vi chiedono un parere. Immaginiamo che un senatore vi domandi se convenga cercare petrolio in una località della sua circoscrizione, e invece a vostro avviso sia meglio farlo altrove. Se non pubblicate i vostri risultati non avrete dato nessun parere scientifico. Sarete stati usati. Se la vostra risposta sarà confacente agli interessi governativi o politici, essi la useranno come argomento a loro favore; altrimenti, non la pubblicheranno di certo. Be', non la chiamerei una consulenza scientifica.

Ci sono altri errori tipici di una scarsa scientificità. Quando insegnavo a Cornell, parlavo spesso con quelli di psicologia. Una studentessa mi descrisse l'esperimento che intendeva fare. Era stato scoperto che in circostanze X i topi reagivano con un comportamento A. Lei voleva modificare le circostanze da X a Y e controllare se la reazione sarebbe rimasta A.

Le spiegai che occorreva innanzitutto ripetere in laboratorio il primo esperimento, per vedere se il risultato era sempre A nelle stesse condizioni X; poi avrebbe potuto cambiare le condizioni in Y, e vedere se A mutava. Soltanto così avrebbe saputo se la differenza era dovuta alla variante scelta.

Felice del consiglio, la studentessa andò a trovare il suo professore. Giammai, disse lui: la prima esperienza è già stata fatta, ripeterla sarebbe una perdita di tempo. Era il 1947, e la prassi corrente era di non ripetere gli esperimenti psicologici ma soltanto di modificarne le condizioni.

Oggi rischiamo di trovarci nella stessa situazione, persino nel glorioso campo della fisica. Sono rimasto sbalordito quando mi hanno riferito di un esperimento, svolto con il grande acceleratore di particelle del National Accelerator Laboratory, in cui un ricercatore ha utilizzato il deuterio. Per paragonare i risultati ottenuti con l'idrogeno pesante a quelli avuti con l'idrogeno leggero, ha utilizzato i dati dell'esperimento con idrogeno leggero eseguito da un altro ricercatore, con altre apparecchiature. Gli si è chiesto il perché, e ha spiegato che, col pretesto che tanto i dati sarebbero stati uguali a quelli ottenuti in precedenza, non gli avevano concesso l'uso delle apparecchiature (sono costosissime, vengono assegnate per pochissimo tempo) per ripetere l'esperimento con l'idrogeno leggero. I responsabili del programma del National Accelerator Laboratory sono tanto smaniosi di nuovi risultati, e pertanto nuova pubblicità e altri fondi, da rischiare di distruggere essi stessi il valore degli esperimenti, che pure sono l'unico scopo del laboratorio che dirigono. È spesso difficile per i ricercatori del NAL completare il proprio lavoro nei modi che l'integrità scientifica esige.

Non tutti gli esperimenti di psicologia però sono raffazzonati come quello di cui vi ho raccontato. Si sono fatti correre tantissime volte dei topi attraverso labirinti, per esempio, senza approdare a nulla. Nel 1937 però, un certo Young compì un esperimento assai interessante. Aveva costruito un lungo corridoio, che aveva su un lato le porte da cui i topi entravano e sull'altro delle porte dietro alle quali si trovava il cibo. Voleva vedere se riusciva a insegnare ai topi a passare dalla terza porta a partire da quella da cui entravano, anche se quest'ultima continuava a cambiare. Invece no, i topi si precipitavano direttamente verso la porta che nascondeva il cibo la volta precedente.

Come facevano a riconoscere proprio quella, in un corridoio dove ogni porta era identica all'altra? Quella porta doveva avere qualcosa di particolare. Young le riverniciò tutte, e controllò che la superficie fosse sempre assolutamente liscia. Eppure i topi coglievano una differenza. Forse annusavano un odore di cibo? Young sparse dei prodotti chimici, che modificavano l'odore a ogni passaggio. I topi continuavano a distinguere una qualche differenza. Suppose allora che i topi si orientassero alla luce del laboratorio, proprio come delle persone, e oscurò il corridoio. Niente da fare.

Infine scoprì che i topi si orientavano col rumore dei loro passi nel corridoio, e lo cosparse di sabbia. Una dopo l'altra, aveva eliminato ogni possibilità e infine ottenne che i topi passassero dalla terza porta.

Ora, dal punto di vista scientifico l'esperimento di Young merita 30 e lode; dà senso a tutti gli altri, perché scopre gli indizi seguiti davvero dai topi, e non quelli immaginati dal ricercatore. Inoltre, ci indica esattamente le condizioni in cui operare, in tutti gli esperimenti simili, per renderli accurati e controllarne ogni elemento.

Ho studiato gli sviluppi di questa ricerca. I resoconti degli esperimenti successivi non accennavano mai a Young. Nessuno faceva uso dei suoi criteri, né copriva di sabbia i corridoi. Continuavano a far correre i topi come prima, senza tener conto delle grandi scoperte di Young e senza citarne le pubblicazioni, perché Young non aveva scoperto nulla di nuovo sui topi. In realtà, aveva scoperto tutto quello che occorreva sapere per sperimentare sui topi. Trascurare ricerche come queste è tipico delle scienze da cargo cult.

Un ultimo esempio: gli esperimenti sulla percezione extrasensoriale condotti da Rhine e altri. Le critiche e le auto-critiche sono state assai numerose, le tecniche sperimentali sono migliorate, e contemporaneamente sono diventati sempre meno clamorosi i risultati, fino a scomparire. Tutti i parapsicologi sono a caccia dell'esperimento che possa esser ripetuto in identiche condizioni e con identici risultati, così da ottenere dei dati statistici. Fanno correre un milione di topi... no, scusate, di persone, e ottengono un certo dato statistico. Ma ripetendo l'esperimento non ottengono lo stesso dato. E quindi Rhine sostiene che è irrilevante giungere a un esperimento ripetibile. Ma questa, è scienza?

Rhine parla anche di una nuova istituzione, nel discorso con cui si è dimesso dalla carica di direttore dell'Istituto di parapsicologia. Nel dire ai colleghi quello che devono fare, raccomanda di dedicarsi agli studenti che abbiano dimostrato la capacità d'ottenere con regolarità dei risultati soddisfacenti; di non perder tempo con studenti ambiziosi e dediti, che ottengono raramente risultati. È pericoloso insegnare agli studenti il modo per ottenere risultati, invece del modo per condurre un esperimento con integrità scientifica.

Vi auguro una cosa sola: la fortuna di trovarvi sempre in una situazione che vi consenta di mantenere liberamente l'integrità di cui ho parlato di non sentirvi costretti a perderla per conservare il posto, trovare fondi, o altro. Possiate avere questa libertà.

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Richard P. Feynman

(1918-1988) Vincitore del Premio Nobel per la fisica, è stato uno dei più grandi fisici del 900.

 

Discorso inaugurale tenuto agli studenti del Caltech in occasione dell'apertura dell'anno accademico 1974-75.

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