Edwin Aldrin si difende

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  • 05-03-2003
  • di Lisa Maccari

Los Angeles. Anni di fatica, di sacrifici, di esercitazioni massacranti per il privilegio sconvolgente di partecipare alla prima missione umana sulla Luna; anni di stress da scontare, di esaurimento nervoso, di crisi personali dopo il ritorno; altri anni ancora per riconciliarsi con se stesso e con il proprio ruolo, e per accettare di essere una vecchia gloria nazionale, venerata e superata dai tempi. Diversi decenni dopo tutto questo, ecco anche l'assedio di un esagitato, che continua a pretendere a gran voce che quell'impresa sia stata tutta un falso e alla fine, Edwin Aldrin, detto Buzz, non ce l'ha fatta più.

Perseguitato da un cultore di complotti deliranti, che lo aveva aggredito sulla pubblica via a colpi di Bibbie, pretendendo che giurasse per l'ennesima volta che lo sbarco sulla Luna del 1969 era stato autentico, l'ex astronauta, oggi settantaduenne, ha reagito, esasperato, a pugni e a spintoni. La vicenda è finita in tribunale, ma il giudice, accreditando la parola dei testimoni, pronti a ribadire come Aldrin avesse solo reagito a un attacco immotivato, ha stabilito il non luogo a procedere.

Incauto protagonista della storia è stato Bart Sibrel, regista di documentari, e sostenitore della tesi secondo la quale la conquista della Luna sarebbe stata un falso. L'invadente investigatore avrebbe apostrofato violentemente Buzz Aldrin, il 9 settembre scorso, mentre questi si trovava a passeggiare, in compagnia di una figliastra, di fronte all'ingresso di un albergo a Los Angeles, rivolgendogli gli epiteti offensivi di "ladro, bugiardo e vigliacco". Armato di un ponderoso volume di testi sacri, avrebbe colpito con esso il malcapitato reduce dalla Luna, ingiungendogli di giurare, su quella stessa Bibbia, che la missione fosse stata effettivamente realizzata. Sconvolto da tanta violenza, Aldrin avrebbe reagito con la stessa moneta. Nessuna conseguenza grave per Sibrel, finito a terra interdetto, e precipitatosi a denunciare l'accaduto; ma a incastrarlo è stato proprio il video che il suo cineoperatore stava girando per lui, che mostra chiaramente come il regista fosse stato il primo ad aggredire l'interlocutore con violenza ingiustificabile.

Molti astronauti dell'epoca d'oro della corsa allo spazio americana scontarono sulla propria pelle le loro straordinarie esperienze. Alcolismo, nevrosi e fallimenti familiari hanno costellato le vite della maggior parte di questi pionieri. Buzz Aldrin, secondo uomo a mettere piede sulla Luna in quella storica missione, impiegò parecchi anni a fare i conti con lo stigma incancellabile di essere stato, appunto, "il secondo". Le stesse selezioni, lo stesso addestramento, la stessa fatica e gli stessi rischi per poi affrontare una stagione di intollerabile oblio e oscurità, in cui tutti citavano il nome del suo collega Neil Armstrong, ma quasi nessuno ricordava il suo. Oggi, che ha raggiunto una meritata pace con se stesso, illustre pensionato e nonno, paladino della causa del volo spaziale per i privati, merita senza dubbio qualcosa di più delle ossessioni paranoiche di chi spera di attrarre l'attenzione del pubblico ricostruendo la storia in base alle proprie libere fantasie.

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