Chi sono gli "altri"?

Classico thriller di fantasmi con finale a sorpresa

THE OTHERS
Regia: Alejandro Amenàbar
Interpreti: Nicole Kidman, Fionnula Flanagan, Christopher Eccleston, Elaine Cassidy, Eric Sykes, Alakina Mann, James Bentley.
U.S.A./Spagna/Francia, 2001

Siamo certamente di fronte a un classico film di fantasmi benché di secondo piano, uno di quelli che hanno dato vita ultimamente a quel curioso filone di riconciliazione col genere che gli appassionati creatori di definizioni/etichetta hanno già battezzato shymalaniano (Il Sesto Senso). Per intenderci, film che giocano nei confronti del genere fantasmico un ruolo simile a quello giocato a suo tempo da Soldato blu & C. nei confronti dei western alla John Ford (che Lui li perdoni!).

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Il riferimento nobile più evidente per The Others si trova certamente nel capolavoro del 1961 The innocents di Jack Clayton, ricalcato dal giovane cileno Amenàbar con diligenza, garbo e intelligenza, ma senza introdurvi un'idea originale che sia una. Le metafore che sottolineano il soggetto del narrare, ovvero il rifiuto della coscienza del proprio essere morti (per la serie "gli altri siamo noi"), sono elementari: gli ambienti sempre bui ci raccontano della mancanza di una luce del futuro; le porte sempre chiuse a chiave a ogni passaggio sono la barriera contro il passato che insegue; la religione dominante nel regno del buio e che sfuma sotto i raggi del sole, luce della realtà, nel momento della coscienza. Eppure il film qualche pregio lo esprime: il primo di raccontarci la storia terribile di una donna abbandonata (il marito in guerra), con due figli fotofobici che in un momento di depressione decide di uccidere per poi spararsi a sua volta, senza mai toccare toni di tragedia (eppure come non pensare all'ultima battuta della Medea pasoliniana: "Niente è più possibile, oramai"), mantenendo anzi il thriller senza una sola stilla di sangue; poi soprattutto una costante ironia di fondo, questa sì sfuggita a molti, tutta giocata sull'inversione dei luoghi comuni: fantasmi, noti per la loro capacità di attraversare i muri, che si chiudono metodicamente le porte alle spalle; entità incorporee eternamente destinate a svaporare alla luce del giorno che scoprono che uno dei privilegi della loro condizione spettrale sta proprio nel godere quella luce del sole della quale erano stati privati da un'atrocità del destino nella loro vita terrena; lo spavento maggiore provocato, paradossalmente, dalla repentina apparizione dei vivi "intrusi". Insieme a una apprezzabilissima atmosfera di malinconica sospensione, resta purtroppo una meccanicità stereotipata nella gestione delle logiche, ovviamente incoerenti, indotte dall'incrocio fra mondo terreno e ultraterreno (medium, sedute spiritiche, lapidi rivelatrici), ma si tratta soltanto di espedienti narrativi, bazzecole cinematografiche.

Un'ultima considerazione la merita un altro sottogenere holliwoodiano al quale The Others appartiene, cioè quello della recitazione di opere di Henry James, in sostituzione dell'inflazione shakespeariana, quale prova inoppugnabile di talento d'attore. Messaggio recepito qui piuttosto bene dalla Kidman, dopo il bizzarro Ritratto di signora, in una prova molto apprezzata. E a proposito di questa, un po' di gossip per concludere: qualcuno, maliziosamente, ha trovato curioso che lo scaltro Amenàbar abbia chiesto proprio a Tom Cruise i soldi per la produzione di un film nel quale la sua ex moglie interpreta una giovane isterica signora, anche un po' bigotta, che, aggirandosi in una grande casa vuota, copre di attenzioni paranoiche i propri figli, tormentandosi nell'attesa del ritorno impossibile del proprio marito. Un conticino da regolare?

Lucio Braglia
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