Il caso di Natuzza Evolo

Un primo tentativo di esame psicologico della fenomenologia mistica, dalle stigmate alle visioni, legata a una donna calabrese

Quando si parla di spettacolarità di un fenomeno mistico, ossia la classica situazione in cui ci si riferisce alle apparizioni della Madonna, alle estasi e soprattutto a quei segni sanguinanti di mani, piedi e costato che rievocano la passione di Cristo, viene subito in mente il personaggio del Santo Padre Pio, sul quale tanto è stato detto e scritto.

Altrettanto straordinario e spettacolare, sebbene meno noto, è il caso di Fortunata Evolo, un'abitante, ormai ottantenne, di un paesino calabro, Paravati di Mileto (CZ). Questa donna, soprannominata da sempre "Natuzza", proprio come Padre Pio presenta quelle particolari piaghe sanguinanti su mani, piedi e costato che hanno ormai, presso una parte del mondo cattolico, l'accettato compito di rievocare all'uomo le sofferenze che Cristo dovette subire sulla croce per espiare i peccati del mondo.
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Ma Natuzza, in quanto a spettacolarità, batte di gran lunga il Santo Padre Pio. Le sue non sono "semplici" stigmate ma, durante il sanguinamento che avviene nei giorni di quaresima, sono in grado di far comparire tracce di una vera e propria scrittura su un panno che vi sia eventualmente posto sopra. Inoltre, sulle sue ginocchia appaiono strane immagini e volti umani.

Come molti mistici, Natuzza non vanta guarigioni miracolose ma si presenta solo come intermediaria tra gli uomini e Dio, il quale le parla tramite il suo angelo custode. Ogni anno, moltissimi pellegrini si recano al suo paese per ottenere da lei verifica sulla bontà di diagnosi mediche e per chiedere consiglio su dove eventualmente andare a curarsi. Sì, perché la signora Natuzza, dietro suggerimento del suo angelo, verifica le diagnosi fatte in precedenza dai medici e invia i "pazienti" pellegrini presso diverse città per la terapia.

Un aspetto importante della sua fenomenologia mistica è il contatto perenne che Natuzza ha con il mondo dei morti. Essa, infatti, raccoglie messaggi da quelle che lei definisce le anime del Purgatorio e del Paradiso e che vanno spontaneamente a trovarla; i messaggi sono ovviamente espressi per i parenti ancora in vita delle anime.

Cosa pensare?


Come commentare tutto ciò? Attraverso quali elementi si può analizzare il fenomeno che Natuzza esprime? Così come per ogni stigmatizzato, anche per la signora Natuzza sarebbe indispensabile osservare i suoi segni ininterrottamente e per diversi giorni, allo scopo di comprendere il fenomeno e rilevare eventuali modificazioni fisiologiche delle stigmate. Tuttavia, questo paziente lavoro di osservazione non è mai stato effettuato con nessuno. Persino le stigmate del Santo Padre Pio, sulle quali un medico pose delle bende con suggelli che aprì solo dopo diversi giorni[1], non essendo state seguite ininterrottamente, poco ci dicono sulla loro effettiva evoluzione biologica. Per tale ragione, ogni testimonianza di chi vive accanto all'interessato non ha alcun valore scientifico.

Non si vuol discutere della buona o cattiva fede della signora Natuzza, sebbene in un discorso scientifico nulla dovrebbe essere trascurato, ma in assenza di un contatto diretto non è corretto esprimere giudizi su quest'aspetto. Pochi sono gli elementi significativi che vengono in nostro aiuto per tracciare un quadro, per quanto approssimato, del fenomeno Natuzza. Il primo è di tipo strettamente personale e riguarda la personalità patologica che la signora Natuzza forse esprime, il secondo, ossia il contesto in cui le stigmate appaiono, rientra nella sfera culturale.

La personalità


Non avendo effettuato in modo diretto una diagnosi sul soggetto, ci si può basare solo su quanto si riesce a capire dalle dichiarazioni fatte dalla stessa Natuzza in un'intervista televisiva.[2]

Dichiarare di vedere entità sovrannaturali, come le anime dei morti o gli angeli accanto alle persone, può far pensare a fenomeni di tipo allucinatorio. Si rischia tuttavia di immergersi pericolosamente nella polemica tra visione laica e religiosa.

Il lettore provi a riflettere su cosa proverebbe di fronte a qualcuno che affermasse di vedere lo spirito di un proprio caro morto. E se lo spirito apparso fosse quello di Napoleone? Presumibilmente si avrebbero due impatti emotivi diversi nei due differenti casi. Lo spirito del parente defunto susciterebbe di certo una serie di emozioni suggestive basate su vecchi ricordi e la voglia di rivedere o risentire il proprio caro. Questo stato psicologico indurrebbe a dare un briciolo di autenticità alla visione. Lo spirito di Napoleone, invece, non generando alcuna particolare emozione, sarebbe probabilmente interpretato come un'allucinazione. Tuttavia, si converrà con il fatto che vedere o sentire qualcosa che non c'è, abbia o meno un impatto emotivo, è un'allucinazione. L'apparente realismo dell'allucinazione è conseguenza solo di effetti emotivi e suggestivi.[3]
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Un'incisione di Albrecht Durer rappresenta Francesco D'Assisi, il primo stigmatizzato della storia.


Durante l'intervista televisiva, Natuzza Evolo affermò che, talvolta, mentre è intenta a fare qualcosa, come parlare con le persone o altro, sente all'improvviso di trovarsi altrove; altre volte, ad esempio pranzando con i familiari, la sua volontà si assenta a tal punto che chi le sta accanto effettua commenti del tipo: "sta viaggiando". Ci sono quindi tutte le caratteristiche per poter parlare di trance estatica. Ma come avviene questa trance in Natuzza?

Non sembra che la donna avverta quando la trance sta per arrivare: essa è improvvisa. Non sono descritti, almeno in questi particolari episodi, rituali preparatori, come ad esempio intense preghiere, che possano destabilizzare la coscienza e mandarla in uno stato alterato. Sembrerebbe piuttosto uno stato di "depersonalizzazione[4]", ossia una condizione ben nota in psicopatologia in cui un individuo si sente proiettato in un posto diverso da quello in cui si trova, oppure vive come estraneo l'ambiente circostante. Le cause di questa depersonalizzazione possono essere tra le più varie, da motivazioni strettamente psicodinamiche a lesioni organiche, come quelle del lobo temporale. Poiché non siamo a conoscenza di dati di questo tipo riguardanti Natuzza, le nostre non possono che essere ipotesi.

La cultura delle stigmate


Innanzitutto, bisogna essere assolutamente certi del fenomeno. Una testimonianza a posteriori dell'evento non è sufficiente: un fenomeno va prima documentato e poi interpretato. L'unica cosa certa è la presenza dei segni che la signora Natuzza porta con sé.

Esistono argomentazioni abbastanza complesse, ma storicamente ben documentate[5], sulle lesioni autoinflitte, oppure si potrebbe ricordare l'esistenza di numerose affezioni dermatologiche molto somiglianti alle stigmate, e infine bisogna aggiungere come la suggestione sia in grado di aggravare tali affezioni sino a renderle difficilmente guaribili.[6] Un noto neuropsichiatra dell'Università di Torino, Franco Granone, trattando del caso delle stigmate epigrafiche, formulò un'ipotesi scientifica quanto mai suggestiva: le figure riprodotte sul corpo sarebbero l'espressione di un'eccezionale correlazione tra corteccia cerebrale e mesencefalo, per cui la corteccia trasferirebbe sul corpo l'immagine osservata mediante il mesencefalo attraverso una via "vasomotrice diapedesica", ossia un passaggio di sangue attraverso la parete intatta dei capillari[7]. Un'ipotesi, s'intende, tutta da verificare.

Per capire, e solo in parte, il fenomeno delle stigmate della signora Natuzza, bisogna prima capire il contesto in cui si manifesta.

I segni di Natuzza Evolo sono l'espressione di quella parte della cultura cattolica che vuol vedere le prove tangibili della fede e non si accontenta di adorare la divinità solo attraverso la contemplazione delle sacre scritture o la preghiera. La fenomenologia che accompagna Natuzza è un fatto strettamente cattolico. Vi sono religioni che non contemplano questi segni: non esistono nel buddismo segnali fisici che indichino una relazione con il divino, non ci sono stigmatizzati islamici e la dottrina musulmana è assolutamente contraria a fenomeni di questo genere. Addirittura, presso i cristiani, le stigmate si evidenziano solo nella chiesa latina. La Chiesa ortodossa d'Oriente non riconosce la sovrannaturalità di questo fenomeno; lo stesso vale per il protestantesimo, che ignora totalmente questa forma di espressione religiosa. Gli stigmatizzati sono una esclusiva degli appartenenti alla Chiesa romana[8].

Va sottolineato che anche il periodo storico nel quale tali segni si esprimono è limitato nel tempo: non esistono infatti testimonianze precedenti il 1224, anno in cui San Francesco d'Assisi, primo stigmatizzato della storia, cominciò a mostrarle. Ciò avvenne proprio nell'epoca in cui si cominciava ad esaltare il culto dell'incarnazione di Cristo attraverso le frequenti e spettacolari rappresentazioni pittoriche della passione e della crocifissione, che fino ad allora erano fredde e stilizzate[9]. È facilmente intuibile come, in assenza di modelli e di rappresentazioni, non vi fosse stata sino ad allora la possibilità che il fenomeno delle stigmate prendesse avvio. In assenza di immagini da imitare non potevano esserci stigmatizzati, e infatti apparvero solo dopo la proliferazione di esse.

Infine, le stesse visioni della Signora Natuzza appartengono a una concezione religiosa quanto mai immatura e mitologica. Le "anime dei morti", le "anime del purgatorio in attesa di purificazione prima di incontrare Dio" sono l'espressione di un'immagine dantesca che ha ben pochi riferimenti alle Sacre Scritture.

Possiamo affermare che, ancor più di un'accurata diagnosi dermatologica, sono la personalità, la storia e la cultura che ci lasciano seri dubbi sull'autenticità del fenomeno. Il caso Natuzza non è così incredibile come i media vogliono presentarlo, ma si tratta di un fatto culturalmente limitato e inquadrato in un contesto religioso ben preciso[10].

Note


1) Pandiscia, A. 1993. Padre Pio, Nuova Eri.
2) Detto tra noi, a cura di P. Vigorelli, RAI2, 8.12.1992.
3) Sarteschi, P., Maggini, C. 1982. Manuale di Psichiatria, SBN, Bologna.
4) AA.VV., 1994. D.S.M. IV, American Psychiatric Association, Washington D.C.
5) Thaurston, H. 1952. I fenomeni fisici del misticismo, Cuneo: Ed. Paoline.
6) Lattes, W., 1993. "Intervista al professor Emilio Panconesi", Corriere della Sera, 24.10.1993
7) Granone, F. 1989. Trattato di Ipnosi, Torino: UTET.
8) Bouflet, J. 1997. Il Mistero delle stigmate, Milano: Ed. San Paolo.
9) Harrison, T. 1998. Stigmatics: Mystcs or hysterics? Miracle, March 1998.
10) De Vincentiis, A. 1999. Estasi, Roma: Ed. Avverbi.


Armando De Vincentiis Psicologo, Coordinatore Cicap Puglia

Per saperne di più


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