Il meccanismo di Anticitera

L'isola di Anticitera (Andikithira o, secondo la grafia inglese, Antikytera), che si trova nel tratto del mar Egeo compreso tra il Peloponneso e Creta, è famosa per un ritrovamento archeologico avvenuto nel 1902 nelle acque che la circondano. In quell'anno, infatti, vennero rinvenuti, presso il relitto di una nave lì naufragata, i resti di un congegno meccanico che sarebbe passato alla storia come "Meccanismo di Anticitera". I frammenti, costituiti di rame, erano fortemente corrosi; ciononostante si riuscì a ricomporli e, in parte, a interpretare le iscrizioni ivi incise. Queste indagini permisero di appurare che essi facevano parte di un congegno a orologeria che riproduceva, tramite quei complicati meccanismi, il moto dei pianeti attorno al Sole e anche le fasi della Luna. La complessità tecnologica dell'apparato faceva pensare a un moderno strumento a orologeria affondato con la nave, ma a questo punto nacquero i problemi. La nave, infatti; era di epoca romana (I secolo a.C.), e certamente non poteva avere a bordo un congegno moderno. Non era nemmeno possibile ipotizzare due affondamenti separati che, casualmente, avessero posto questi due oggetti così differenti l'uno vicino all'altro, perché le iscrizioni datavano inesorabilmente anche il meccanismo allo stesso periodo, ovvero la prima metà del I secolo a.C.! Vediamo allora di analizzare più attentamente le caratteristiche che rendono così "fuori dal tempo" il Meccanismo di Anticitera. Prima di tutto si potrebbe pensare che gli antichi Greci o Romani non avessero sufficienti nozioni di Astronomia per poter descrivere i moti dei pianeti attorno al Sole, piuttosto che attorno alla Terra. In secondo luogo gli ingranaggi che compongono lo strumento sono estremamente complessi e, apparentemente, impossibili da realizzare con la tecnologia del tempo. Includono infatti una ventina di ruote dentate che hanno la funzione di riprodurre il rapporto 254:19 necessario per ricostruire il moto della Luna in rapporto al Sole (la Luna compie 254 rivoluzioni siderali ogni 19 anni solari). Includono anche un cosiddetto differenziale, ovvero un meccanismo che permette di ottenere una rotazione di velocità pari alla differenza di due rotazioni date e che ritroviamo solo a partire dal XVII secolo, quando venne introdotto negli orologi meccanici. A un esame più attento, però, i dubbi non reggono. Spesso ci si dimentica infatti che la civiltà greca in quel periodo non era quella del periodo classico da noi comunemente immaginata. Essa si era evoluta nella ben diversa civiltà ellenistica in cui, secondo una recente teoria (Russo, 1996), sia le nozioni scientifiche che le capacità tecnologiche erano estremamente sviluppate. In particolare lo erano molto più di quelle dei Romani, che riuscirono a prevalere sul piano militare, ma non ad assimilare la diversa mentalità che aveva permesso un così significativo avanzamento culturale e tecnologico. Trae quindi in inganno immaginare il periodo antico come un continuo di crescita in tutti i campi, mentre sembra che si possa piuttosto configurare una situazione in cui l'epoca romana sia stata caratterizzata da una complessiva decadenza in ambito scientifico e tecnologico. Per quel che riguarda il moto dei pianeti attorno al Sole, basti ricordare che già con Aristarco di Samo, nel III secolo a.C., venne sviluppata una teoria eliocentrica, e che, a quanto sembra, scienziati ellenici come Archimede avevano capito il concetto di modello teorico in maniera più chiara di quanto non l'abbiano tuttora molti scienziati attuali. Anche il problema della complessità dei meccanismi usati non appare così insormontabile se si osserva che Erone di Alessandria, vissuto nel I secolo d.C., conosce e usa meccanismi e ingranaggi di precisione paragonabili a quelli usati nel XVIII secolo. Visto sotto questa nuova luce, il Meccanismo di Anticitera appare quindi più come una delle prove a favore di una diversa interpretazione dell'evoluzione scientifica e tecnologica nel mondo antico, che come un oggetto inspiegabile e fuori dal tempo.

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